venerdì 16 settembre 2016

La perfida madrina...

...di M.C. Beaton.

La scheda del libro sul sito della Astoria Edizioni

Dalla presentazione della serie:

67 Clarges Street.
In una serie costituita da sei volumi, M.C. Beaton racconta le avventure legate a una dimora situata a Mayfair, quartiere elegante ed esclusivo di Londra, affittata di anno in anno, all’epoca della Reggenza, a inquilini che volevano sfruttare la Stagione, ovvero quel periodo che andava dalla primavera all’estate e durante il quale, attraverso balli e feste, si organizzavano matrimoni tra la ricca gioventù inglese.
La casa di Clarges Street appartiene al decimo duca di Pelham, essendosi il nono suicidato. Non solo per questo la casa non è stata affittata per due Stagioni: durante quella successiva al suicidio, il figlio degli affittuari aveva perso al gioco l’intero patrimonio di famiglia e la figlia era stata trovata morta in Green Park senza apparenti ragioni. L’alone di sfortuna che circonda la dimora fa sì che si siano abbassati i prezzi dell’affitto.
La casa è quindi vuota a eccezione della servitù, l’altra vera protagonista della serie. Trattata malissimo dall’intermediario del duca, le viene dato uno stipendio da fame, e quindi conta sugli inquilini per avere qualche mese più ricco.
Il maggiordomo Rainbird, il cuoco Angus MacGregor, la governante Mrs Middleton, le cameriere Jenny e Alice, Joseph il valletto e gli sguatteri Lizzie e Dave costituiscono un gruppo a cui è impossibile non affezionarsi.
Scritti con l’usuale folgorante umorismo di Beaton, questi libri ci regalano un delizioso intrattenimento accompagnato da un’ottima ricostruzione del periodo storico.

Harriet Metcalf ha solo venticinque anni ed è sola al mondo, ma un amico di famiglia, morendo, ha pensato che lei fosse la persona più adatta a fare da madrina alle sue due figlie, Sarah ed Annabelle, e a gestire il loro ingente patrimonio fino a che non compiranno ventuno anni.
Harriet ama molto le ragazze, ma non sa che le due sorelle invece la odiano dal profondo del cuore.
Quando Harriet deciderà di portarle a Londra per la Stagione mondana e affitterà la casa sita al numero 67 di Clarges Street, non sa che andrà incontro a diverse avventure, e troverà che lo staff della casa sarà pronto ad aiutarla nelle disavventure riuscendo anche a cambiare il finale della sua storia.

La perfida madrina è il terzo volume della serie.
Avvertiamo, dopo i primi due romanzi, che qualcosa sta cominciando a cambiare nell'economia della saga. Molto più spazio è riservato alle vicende della servitù, che gioca un vero ruolo risolutivo per arrivare ad una felice conclusione della vicenda.
La storia che riguarda Harriet e le sue pupille, affittuarie per questa Stagione, non acquista vero mordente finchè la servitù non entra in gioco.
Le due sorelle sono odiose e sciocche al punto giusto, ma escono di scena un po' troppo velocemente, a parer mio, e senza la giusta espiazione per tutto ciò che hanno combinato.
Harriet apparentemente sembra una figura un po' troppo scialba e ingenua, anche se ha una insospettabile vena polemica, ma in realtà viene usata dall'autrice per mettere in luce l'ipocrisia della società dell'epoca, dove il denaro e la posizione sociale contavano più di qualsiasi altra cosa, più dell'onestà e della moralità. L'importante era salvare le apparenze.
Quando si doveva combinare un matrimonio poi, ogni altro aspetto passava in secondo piano, e l'ipocrisia la faceva da padrona.

Delizioso anche il ritratto che la Beaton fa dell'alta società inglese, dove essere disapprovati era molto, molto più facile che essere accettati.

Che ragazzine orribili e noiose, pensò il marchese. Ma erano poi davvero così sgradevoli? Si stavano comportando esattamente come ci si aspettava che si comportassero delle giovani signore dell’alta società. Nel bel mondo non era raro trovare vivacità, spirito e una certa dose di anticonformismo. Ma non ci si aspettava, tanto per fare un esempio, che la propria moglie se ne andasse in giro a parlare in modo aperto e brutalmente sincero come Harriet Metcalf.

Come si evince dal brano precedente, essere come voleva la società significava essere banali e noiose. Essere se stesse, significava essere brutali e volgari.

Ben delineata anche la estrema caratterizzazione classista della società.
Ma essendo questo ovviamente un romanzo, è bello vedere Harriet unire le forze con i domestici di Calrges Street per arrivare al lieto fine.

Non il migliore della serie, ma comunque piacevole.
Voto: 6 e 1/2.

 
 

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