sabato 27 aprile 2019

Sabbia nera...

... di Cristina Cassar Scalia.

La scheda del libro sul sito della Einaudi

A Catania un'eruzione dell'Etna riempie l'aria di una pioggia di sabbia nera. E così, Alfio Burrano, imprenditore vinicolo, si vede cancellare il volo che doveva prendere per un viaggio di lavoro. Decide di fermarsi presso la decadente villa di proprietà della ricca zia, di cui occupa saltuariamente qualche stanza. Un improvviso cedimento di una parete rivela un cadavere mummificato da tempo, nascosto nel vano di un montacarichi in disuso. Ad indagare è il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina. Il mistero non è facile da risolvere, e dare un'identità al cadavere sembra impossibile. Ma alcuni piccolissimi indizi sembrano indicare una pista che risale addirittura agli anni Cinquanta, e sembrano collegare il cadavere con un altro omicidio avvenuto nella villa.

Sabbia Nera è un bel giallo, il primo di una serie, di ambientazione siciliana.

Per presentarci il suo nuovo personaggio, Cristina Cassar Scalia sceglie un cold case di quelli difficili, ma proprio per questo maggiormente intrigante. Difatti, cosa può meglio mettere in luce la bravura di una scrittrice se non il dover ricostruire un mistero che ha più di sessant'anni? Niente tecniche moderne nelle indagini, se non quelle poche possibili sui reperti sopravvisuti, pochi testimoni ancora in vita e scena del crimine probabilmente manomessa e contaminata: le sfide per l'intuito investigativo del vicequestore Guarrasi sono molteplici. Questi elementi rendono perciò la trama avvicente, intricata al punto giusto e non banale.
Aggiugiamo a ciò una ambientazione diversa dal solito, Catania e non Palermo come siamo abituati a leggere, e la cenere dell'Etna che avvolge la città. Può sembrare un particolare da poco, ma invece è perfetto a rendere l'ambientazione viva e palpabile. Considero questo dettaglio una prova dell'intelligenza con cui l'autrice ha costruito il suo romanzo.
Infatti il romanzo è costruito con estrema intelligenza e lucidità, anche se l'autrice non riesce, a parer mio, ad evitare del tutto la trappola tipica di tutte le indagini su omicidi avvenuti a distanza di tempo. Mi riferisco al fatto che solitamente, nel trattare un cold case, l'investigatore di turno si trova davanti  testimoni che ricordano con incredibile (a volte inverosimile) precisione i fatti accaduti decenni prima. Diciamo però che in questo caso si tratta di un peccato veniale, che non inficia la godibilità dell'intreccio e che è meno accentuato rispetto ad altri romanzi che mi è capitato di leggere. Proprio per questo parlo di una trama costruita con intelligenza, perchè l'autrice ha saputo dosare le testimonianze con cura, utilizzandole insieme ad altri elementi probabatori ed evitando eccessive forzature.

Inevitabilmente, parlando di un giallo ambientato in Sicilia, la mente corre al più famoso dei commissari siciliani, quel Montalbano di cui sono fan devota e appassionata. Ma Vanina Guarrasi ha poco in comune con il suo illustro collega, e l'autrice evita abilmente qualsiasi contatto, omaggio o riferimento.
Scontrosa, taciturna, decisionista, può apparire fredda e distaccata sul lavoro; ma dentro ha una grande tempesta emotiva che fatica a governare, e ferite mai guarite che le ricordano tutti i giorni chi è e da dove viene.
Questa duplice natura del vicequestore Guarrasi mi è piaciuta molto, e trovo che sia il tratto distintivo del personaggio. L'ho apprezzato proprio perchè rende Vanina un personaggio con le proprie caratteristiche, e non un detective di cartone utilizzato per risolvere un mistero. Nel panorama ricco e variegato dei gialli italiani, riuscire a crerare qualcosa di originale che si imprima nell'animo del lettore non è facile, ma direi che Cassar Scalia c'è riuscita benissimo.
Ben costruiti anche i comprimari, anche se inizialmente ho fatto fatica distinguerli l'uno dell'altro, forse perchè sono comparsi in scena praticamente tutti insieme. 

Apprezzabile anche il finale, che scioglie il mistero con ben dosati colpi di scena, e che ci lascia con la voglia di leggere il successivo volume della serie (La logica della lampara, in libreria dal 30 aprile).

Voto: 7

giovedì 25 aprile 2019

Jane e la disgrazia di Lady Scargrave. Le indagini di Jane Austen #1...

... di Stephanie Barron.

Siamo nel 1802. Jane Austen ha appena rifiutato una proposta di matrimonio che tutti definiscono vantaggiosa. Per sfuggire alle recriminazioni della famiglia ed al biasimo sociale, si rifugia nella residenza di campagna di una cara amica, Isobel, che ha recentemente sposato Lord Scargrave. Ma subito dopo un ballo in onore dei novelli sposi, lord Scargrave ha un malore e muore. Sembrerebbe una morte naturale, ma ad Isobel cominciano ad arrivare biglietti anonimi in cui si insinua che ci sia qualcosa di scandaloso fra lei e il giovane erede del defunto conte, la cui morte non sarebbe accidentale...

Quando si è lettori e si ama appassionatamente un libro, un autore o una saga, non se ne ha mai abbastanza. La voglia di rivivere le emozioni che un romanzo ci ha regalato ci spinge a tuffarci in improbabili sequel, prequel, rivisitazioni (e ve lo dice una che ha letto tutti i possibili seguiti di Via col vento, compreso quello che narra gli stessi eventi dal punto di vista di Rhett, e poi si è ritirata in un angolino a piangere per l'orrore e lo sdegno).
Dunque, da grande estimatrice di Jane Austen e dei suoi romanzi, con non poco timore mi sono accostata a questo primo volume di una serie che eleva al rango di protagonista la donna dietro capolavori come Orgoglio e Pregiudizio e Ragione e Sentimento.

L'autrice ricorre ad un espediente letterario, fingendosi la curatrice della pubblicazione di alcune lettere e diari di Jane Austen, ritrovati per caso in una vecchia casa; fin da subito, dunque, Stephanie Barron mette in chiaro che mescolerà realtà e fantasia.
Barron sceglie, tanto per iniziare, un periodo della vita della scrittrice di cui si sa poco. È la fine dell'anno 1802, Jane aveva prima accettato e poi rifiutato la proposta di matrimoniodi un certo Harris Bigg – Wither, ed aveva bisogno di fuggire dal biasimo sociale che le era piombato addosso per la decisione presa. A ventisette anni, infatti, Jane si avviava a diventare una zitella, destino poco desiderabile per una donna di quell'epoca.
Fin qui i fatti, su cui si innesta la fantasia dell'autrice. Jane si reca presso la nobile dimora della cara amica Isobel, appena maritata ad un conte molto più grande di lei, e qui verrà coinvolta in una serie di omicidi, ricatti e misteri.

La prima cosa che colpisce in positivo di questo romanzo, è la grande conoscenza che l'autrice ha di Jane Austen, della sua vita e delle sue opere.
Questo le ha permesso di ricreare una perfetta atmosfera austeniana, e di far sentire a casa un'appassionata come me. È di sicuro questo il più grande merito del romanzo, ovvero quello di aver ricreato l'ambiente e il contesto dei romanzi austeniani senza alcun bisogno di prendere a prestito personaggi o situazioni dei romanzi originari.
Insomma, Barron riesce a creare qualcosa di originale restando nel solco della tradizione letteraria austeniana.

Lo stile è vivace e ricco di dialoghi; il contesto storico sociale è, come detto, molto accurato, e ben spiegato da sporadiche note a piè di pagina che hanno avuto il grande merito di gettare luce su alcuni aspetti meno noti della società e delle leggi dell'epoca.
La trama è ben costruita, e nonostante il ristretto numero di possibili sospetti, l'individuazione del colpevole non è affatto facile. 
I personaggi non solo sono ben delineati, ma possiedono tutti sufficente spessore e abbastanza contrasti interiori e tormenti da risultare interessanti. Sia dietro la frivola cugina di Isobel, ad esempio, sia dietro quello che sembra essere il cattivo di turno c'è molto da scoprire: nessun personaggio è bidemensionale, infatti.
Jane svolge le indagini in prima persona, esponendosi spesso, e quello che ho apprezzato è stato che la Barron non ha mai forzato le regole e le convenzioni sociali per permettere a Jane di muoversi più liberamente; la protagonista ha dovuto indagare facendo i conti con i limiti che la società, il ceto e il sesso le imponevano.

La storia, come è lecito aspettarsi da una romanzo che richiami le atmosfere delle opere di Jane Austen, si svolge principalmente tra le pareti domestiche: prima Scargrave Manor, in campagna, e poi la residenza londinese della famiglia Sacargrave. Il romanzo non risulta però affatto statico o lento. L'evoluzione dell'indagine è dosata con cura, per adattarsi al ritmo del romanzo.
Nel finale il ritmo accelera, come è giusto che sia.

Sono rimasta molto sorpresa da questo romanzo, e lo consiglio a tutti quelli che di Jane Austen hanno amato non solo l'enigmatico Mr. Darcy, ma anche tutto il resto: dialoghi, vivacità, ironia, contesto e critica sociale.

Voto: 7 e 1/2

lunedì 15 aprile 2019

Le sette morti di Evelyn Hardcastle...

...di Stuart Turton.

Un uomo si sveglia in un bosco sconosciuto, gridando il nome di una donna, Anna. Non sa chi sia Anna e non ricorda nemmeno il proprio nome, ma sa che la donna è in pericolo. 
Sente qualcuno correre nel bosco, ombre vestite di nero, poi un grido, e un colpo di pistola. Fuggendo senza meta giunge ad una maestosa residenza nobiliare, Blackheat House, e scopre di essere ospite della famiglia che la abita. Con sgomento, scopre che il corpo in cui si trova non è il suo. È sull'orlo della follia, o sta accadendo qualcosa di incredbile? L'uomo non lo sa, ma sa che qualcosa di orrendo accadrà a Balckheat House, e lui deve a tutti i costi venirne a capo.

Prima di inziare la recensione, vorrei fare una premessa. Se non avete letto nulla a proposito di questo romanzo, vi consiglio di continuare così, e di non leggere neanche il risvolto di copertina, se avete intenzione di affrontare Le sette morti (la mia recensione la potete leggere però, perchè sarà al 100% spoiler free).
Se invece avete letto qualcosa su questo romanzo, vi renderete conto che la sinossi che ho elaborato è sostanzialmente diversa da quelle che si trovano in rete (e sul sito ufficiale della casa editrice, di cui non metterò il link per ragioni che sto per spiegare).
Questo perchè trovo che la sinossi ufficiale, riportata anche sul risvolto di copertina, sia ricca di spoiler, e la cosa mi ha infastidito non poco. Onestamente credo sia scorretto riportare in copertina elementi che il lettore scoprirà solo una volta giunto oltre pagina 100/150. La struttura del romanzo è molto particolare, come ben dovrebbe sapere anche la casa editrice, e contribuire a dipanare i nodi iniziali prima che il lettore si cimenti nella lettura del romanzo è fastidioso.

Il romanzo inizia con un uomo che si sveglia e pensa di essere precipitato in un incubo. È riverso nel fango, sa che Anna è in pericolo ma non sa chi sia Anna, e per di più non sa nenache dove si trovi o quale sia il suo nome. Una volta raggiunta Blackheat House, che sembra essere il luogo dove alloggia, scopre con orrore di non riconoscere nemmeno il proprio corpo; gli altri ospiti della villa tentano di aiutarlo a ricostruire gli eventi della notte, ma nessuno di loro ha mai sentito nominare Anna.  Comincia così la ricerca del protagonista, che si muove a tentoni, brancolando nel buio, cercando di dare un senso alle incredibili incongruenze che lo circondano.

È come se questo libro fosse composto da due romanzi avvolti l'uno nell'altro; c'è qualcosa di strano, misterioso e sovrannaturale all'opera a Bleackheat House, e i lettori scopriranno presto che le leggi del tempo e dello spazio non funzionano come nel resto del mondo; ed allo stesso tempo c'è un omicidio (indovinate un po' di chi?!?) che va impedito, o quanto meno risolto per assicurare il colpevole alla giustizia.
Nella prima metà del libro, l'elemento sovrannaturale è preponderante (chiamiamolo così ma è comunque una definizione imprecisa); nella seconda metà, invece, il mistero giallo prende il sopravvento. Sebbene io abbia apprezzato entrambe le anime del romanzo, la seconda metà è stata quella che ho preferito. La prima parte risulta faticosa da leggere, ma certo non per demerito dell'autore, ma per sua stessa natura. In pratica per le prima 200 pagine brancoliamo nel buio come e forse più del protagonista, e questo rende la lettura a tratti  ostica . 
Nella seconda metà del romanzo, invece, il meccanismo particolare che muove le vicende di Blackheat House comincia ad esserci un poco più chiaro, e indagare sull'omicidio diventa una priorità. 

Di sicuro Le sette morti di Evelyn Hardcastle è un romanzo originale. Io l'ho trovato anche straordinario. Un giallo avvincente è stato reso ancora più misterioso e avvincente da qualcosa che faticheremo a capire fino alla fine del romanzo. È stata un'esperienza di lettura a tratti lenta e faticosa (vi consiglio carta e penna a portata di mano, e vi consiglio di prendere appunti!), ma entusiasmante. Mi chiedo come abbia fatto Stuart Turton a scrivere questo romanzo e a conservare la propria sanità mentale: l'intreccio è davvero incredibile, ingarbugliato e a tratti pare impossibile.
Nonostante i molti fili intrecciati, però, i pezzi del rompicapo alla fine vanno tutti perfettamente a posto, regalandoci nel finale qualche colpo di scena che gli amanti del giallo classico non potrenno che apprezzare. Ma è nel suo complesso che il romanzo va apprezzato, perchè riesce a fondere due generi diversi senza trascurare il minimo dettaglio, senza cercare facili scorciatoie e senza lasciare buchi nella trama (e vi assicuro che non deve essere stato facile).
Già la storia che ruota intorno all'omicidio sarebbe bastata a reggere da sola un romanzo di ottima qualità; l'aggiunta di una struttura e di una narrazione molto particolari rappresenta davvero il raggiungimento di un livello superiore.

A ciò va aggiunta la capacità dell'autore di creare un'atmosfera pesante e decadente, con descrizioni mirate e vivide della vecchia casa e della famiglia che la abita, rimasta legata ad una tragedia avvenuta diciannove anni prima.
Anche i personaggi, a causa della particolarità del romanzo (ve l'ho detto che Le sette morti è un romanzo particolare? No? Ve lo dico ora) sono molto ben delineati e approfonditi. In pratica l'autore riesce a portarci nella loro testa, e lo fa con grande abilità, e questo è un altro punto di forza del romanzo.

Le sette morti di Evelyn Hardcastle è romanzo che consiglio a chi ama il giallo ed il mistero, ma con una avvertenza: è una lettura che va affrontata con calma e con pazienza. Bisogna dare il tempo al romanzo di svelarsi, dopodichè non riuscirete più a metterlo giù.

Voto: 8