sabato 26 gennaio 2019

Rien va plus...

... di Antonio Manzini.

 La scheda del libro sul sito della casa editrice Sellerio

Un furgone portavalori che trasportava incassi particolarmente ricchi del casinò di Saint Vincent scompare nel nulla, insieme alle due guardie giurate che erano a bordo. Una delle due viene presto ritrovata narcotizzata, e le sue dichiarazioni avviano le indagini per quella che sembra una rapina come tante ad un portavalori. Eppure c'è qualcosa che a Rocco Schiavone non torna; dettagli, dubbi legati all'omicidio dell'anziano ispettore in pensione del casinò, la cui soluzione non ha convinto del tutto il vicequestore. Nonostante la contrarietà dei suoi capi, Rocco indaga.
Nel frattempo, Enzo Baiocchi, suo nemico giurato dai tempi delle vicende romane, inizia a collaborare con le autorità, promettendo di svelare inquietanti retroscena sulla sparizione di suo fratello, trafficante internazionale di stupefacenti che aveva tragicamente incrociato la strada di Rocco Schiavone molti anni prima.

Dopo la conclusione del romanzo precedente Fate il vostro gioco, che aveva lasciato il nostro vicequestore con l'amaro in bocca, Manzini ci regala un nuovo capitolo della vicende umane e professionali di Rocco Schiavone, complicatissimo personaggio, umano, ingarbugliato, con un suo senso della morale della giustizia che molto spesso non coincidono con l'ordine precostituito e con la legalità.

Questo romanzo, che inizia dove l'altro si era concluso, è una bomba ad orologeria che minaccia di scoppiare tra le mani del lettore. È la degna conclusione del giallo che coinvolge il casinò di Saint Vincent, raccontato in Fate il vostro gioco, ma è soprattutto la svolta cruciale nelle vicende di Rocco Schiavone.
Non a caso ho parlato di bomba ad orologeria, perchè l'autore riesce a tenerci con il cuore in gola per tutto il romanzo; la storia minaccia di prendere una piega piuttosto complicata per Schiavone, che si trova sull'orlo del precipizio per tutto il tempo... e noi con lui.

Questo è un romanzo che si divora, sia per la curiosità di sapere chi e cosa si sta tramando all'ombra del casinò, sia perchè si ha la sensazione che dopo questa storia, le cose non saranno più le stesse per Rocco Schiavone.

Quello che ho apprezzato di più è stata la capacità dell'autore di farmi venire il fiato corto insieme a Rocco, costretto a correre su e giù per l'Italia nel tentativo di trovare una soluzione ad uno stato di cose che sta diventando sempre più insostenibile. Il senso di ansia crescente, di angoscia, di urgenza non mi ha abbandonato mai. Lo scrittore sicuramente sa come farci immergere nel suo romanzo. Le storie narrate sono costruite in modo da catturare il lettore e tenerlo avvinto pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo e anche libro dopo libro.
Manzini riesce ancora una volta a passare al lettore, attraverso le sue parole, il peso del dolore di un uomo spezzato ma non ancora pronto ad arrendersi.
Lo spessore del personaggio è tale che il lettore non può non immedesimarsi e provare empatia per Rocco, il quale è quanto di più distante si possa immaginare dal tipico "eroe". È un uomo solo, problematico, con un carattere difficile e con parecchi scheletri nell'armadio, eppure non si può non amarlo.
In ogni romanzo Manzini riesce ad aggiungere un tocco, una pennellata, un dettaglio che rendono il suo personaggio sempre più reale.

Apprezzabile e interessante anche la trama. Questo è un romanzo che è costruito perfettamente, che alterna le indagini ufficiali con il precipitare delle vicende personali del vicequestore, passando dall'una all'altra narrazione senza che il lettore avverta strappi, riuscendo a rendere organica una trama così articolata. Non c'è tempo di tirare il fiato.
E quando sembra, a Rocco e a noi, di poter tirare un sospiro di sollievo, ecco che nel finale l'autore ha in serbo altro. Ovviamente non svelerò cosa ci riserva l'epilogo, ma sicuramente ci toccherà fare il conto alla rovescia in attesa del prossimo romanzo.
Voto: 8

giovedì 24 gennaio 2019

Vuoto. I Bastardi di Pizzofalcone #7...

... di Maurizio de Giovanni.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Einaudi

La squadra di poliziotti del commissariato di Pizzofalcone ha dimostrato di essere all'altezza del ruolo che riveste. Palma, il dirigente pro tempore del commisariato, è stato promosso, e ciò sembra essere un buon segnale per la permanenza in vita della squadra. Quando un'insegnante arriva al commissariato preoccupata per l'irreperibilità di una collega, moglie di un uomo molto influente, i Bastardi sanno di trovarsi di fronte ad un'indagine molto delicata, in cui dovranno muoversi nell'ombra e ai limiti della legalità. Ad aumentare la tensione, l'arrivo di un nuovo elemento. Elsa, questo è il suo nome, arriva dal Piemonte ed ha una storia molto problematica alle spalle. Una vera "bastarda" anche lei, ma i suoi modi rischiano di compromettere l'indagine e minare il delicato equilibrio della squadra.

La prima impressione che ho avuto quando ho finito di leggere Vuoto è stata che si trattasse di un romanzo di transizione. L'autore ha più volte dichiarato che il 2019 sarà l'anno in cui chiuderà le due serie più amate dai lettori, quella dei Bastardi e quella del commissario Ricciardi, e la sensazione è proprio che con questo romanzo ci troviamo ad un bivio, e ben presto la squadra dovrà prendere una strada che ci condurrà all'epilogo delle vicende umane e professionali dei Bastardi.

I poliziotti del commissariato più chicchierato della città devono indagare sulla presunta scomparsa di una professoressa, Chiara Fimiani, Della scomparsa, nessuno sembra preoccuparsi. Non il marito, famoso industriale con ambizioni politiche; non la dirigente della scuola dove la donna lavora; non i colleghi, eccezion fatta per la professoressa Costanzo, amica oltre che collega, che ha ricevuto, in piena notte, un allarmante messaggio e poi più nulla. Proprio questo apparente disinteresse per la sorte della donna rende questa indagine diversa e particolare. I poliziotti si trovano costretti ad indagare in via ufficiosa, senza potersi esporre più di tanto, e questo rende  l'investigazione interessante e originale. 

Questo, assai più degli altri, è un romanzo corale. La soluzione del mistero è più che mai frutto del lavoro di squadra e dell'unione delle diverse competenze di ogni Bastardo.
In questo romanzo la squadra è infatti molto compatta nonostante (o forse proprio per) l'inserimento di un elemento che è estraneo soltanto a prima vista. Il confronto fra un gruppo unito più che mai dopo l'epilogo dello scorso romanzo e una figura che proviene da una realtà distante e diversa serve all'autore per caratterizzare ancora meglio la squadra come entità a se stante, distinta dai singoli che la compongono.  Le individualità così spiccate negli altri romanzi non sono qui in primo piano. Si tratta di una interessante novità. Questa caratteristica mi è piaciuta molto e trovo che si sposi bene con la trama più compatta del solito, lineare ma senza cali di interesse, con meno digressioni e senza corpose sottotrame.

Intrigante è anche l'assenza di questa donna, discreta e riservatissima professoressa di lettere, adorata dai suoi studenti ma che pare essere invisibile, tanto nella quotidianità quanto nella situazione di emergenza in cui, presumibilmente, è venuta a trovarsi. Nessuno la cerca, nessuno sembra agitarsi per la sua sparizione, perchè, dicono tutti, è una persona riservata, tiene alla propria privacy e potrebbe essere andata via di sua spontanea volontà senza avvisare nessuno. La potenziale vittima, insomma, ha un vuoto intorno a sè, scavato come un fossato. L'indagine intorno a questo vuoto apparentemente senza spiegazioni prende sfumature profonde, risvolti interessanti e inquietanti, oltre che misteriosi.

In questo senso, il titolo del romanzo è emblematico e assume significati più profondi. Il vuoto non è quello lasciato dalla scomparsa della donna, ma è piuttosto quello che aveva intorno quando era ancora a casa, incastrata nella sua routine. Il vuoto appartiene anche ai Bastardi; ma non è banalmente quello che potrebbero avere dentro loro che hanno trascorsi problematici alle spalle, ma è piuttosto quello che hanno intorno e che tentano disperatamente di colmare. Lo spazio vuoto da percorrere per azzerare le distanze, per raggiungere un obiettivo, per conquistare la stima di se stessi.
Adoro questa caratteristica della serie: il titolo, secco, sempre composto da una sola parola, dice di più di quello che lascia intendere all'inizio. È l'essenza del romanzo. Vuoto non fa eccezione.

Bello l'epilogo che, anche se non può essere definito un colpo di scena, è comunque una sorpresa inaspettata.

Voto: 7 e 1/2

martedì 22 gennaio 2019

Fate il vostro gioco...

... di Antonio Manzini.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Sellerio

Un ispettore in pensione del casinò di Saint Vincent è stato ucciso con due coltellate in casa propria. Il vicequestore Rocco Schiavone e la sua squadra, composta di elementi validi e meno validi, indagano in un mondo all'apparenza dorato e frivolo, quello dei casinò, ma scoprono un sottobosco di disperati, malati patologici di gioco d'azzardo. È qui che il vicequestore deve cercare il colpevole, o forse bisogna cercare più in alto, dove davvero girano i soldi, e dove forse l'anziano ispettore aveva notato qualcosa di sospetto?

Se non conoscete Rocco Schiavone (e ciò è male), cliccate qui per le recensioni delle puntate precedenti. Come sempre vi avviso che se non avete letto nulla della serie, questa recensione potrebbe contenere spoiler sui romanzi precedenti.

Ve lo dico senza tanti giri di parole: la serie di Rocco Schiavone è una serie imprescindibile per chiunque ami la letteratura italiana. Questo romanzo continua la saga mantendo l'ottimo livello a cui Manzini ci ha abituati. Un altro capitolo della vita di Rocco Schiavone, un altro centro.
Manzini e la sua penna sono, insieme a  quelle di Camilleri e de Giovanni, la massima espressione del giallo italiano contemporaneo.

Fate il vostro gioco parte, come di consueto con la scoperta di un cadavere. Un caso di omicidio è, secondo la personalissima scala di valori di Rocco Schiavone, una rottura di co****ni del nono livello (su una scala di dieci). Eppure in questo romanzo Rocco ha poco tempo per lamentarsi, perchè le indagini e i fatti della sua vita personale gli lasciano pochissimo tempo per pensare.
L'indagine è complessa e ben costruita. L'aver introdotto nuovi personaggi (come Michela Gambino, dirigente della Scientifica) e aver dato più spazio a personaggi già noti (ad esempio Fumagalli, il medico legale) è una cosa che ho apprezzato molto. Sebbene Rocco Schiavone resti il pilastro su cui poggia il romanzo, lo spazio concesso a personaggi secondari rende trama e personaggio più interessanti e completi. Le indagini sono come sempre articolate, realistiche, sensate e avvincenti.
Intrigante poi il colpo da maestro finale di concludere l'indagine senza concluderla davvero (non posso dire altro per non svelare troppo), che da un lato fornisce al lettore qualche risposta, dall'altro lascia aperto un'ampia via, pronta per l'arrivo del romanzo successivo, Rien va plus.

Rocco Schiavone è, in questo romanzo, un'anima ferita più che mai, un'anima prossima a mollare perchè i pesi da sopportare sono troppi, e la solitudine pesa più di ogni altra cosa.

C'è un giorno, una data certa in cui il dolore finalmente si attenua? Ma una risposta ancora non l'aveva trovata. Invidiava chi ce la faceva a superare quegli ostacoli, a guardare avanti, a rimboccarsi le maniche per seguitare a camminare sulla propria strada lunga o breve che fosse.Tu non ci riesci, Rocco, si disse sorridendo. Ti sei creato un mondo che vive solo nella tua testa e non vivi più in quello reale.

L'alchimia vincente del romanzo mescola un caso interessante e misterioso al punto giusto con il dolore presente costantemente nella vita di Rocco; le sue vicende personali, ingarbugliatissime, tragiche, tali da tenerci col fiato sospeso e degne del miglior noir, si sposano perfettamente con l'anima mistery del romanzo. La narrazione è omogenea e compatta; il lettore non avverte mai strappi fastidiosi nel passare dall'uno all'altro tema. Amo questo modo di scrivere; ma amo ancora di più il personaggio di Rocco Schiavone, un uomo molto lontano dalla perfezione, ma forse proprio per questo il personaggio ideale per un romanzo.
Ogni libro è sempre più coinvolgente del porecedente; ogni libro riesce a commuoverti quando pensi che oramai le hai viste tutte e sai dove si sta andando a parere. Anche qui mi è scappata la lacrimuccia durante l'incontro di Rocco con due figure del suo passato, incontro da lui rimandato troppo a lungo e che seppur di breve durata possiede una carica emotiva che colpisce con forza il lettore.

Ho avuto l'impressione che questo romanzo volesse consegnarci un Rocco diverso, meno scorbutico e più consapevole dell'esistenza del prossimo e delle sue sofferenze, più saggio e forse anche più rassegnato.

La vita non avverte, Gabrie'. A volte cammina, passseggia, a volte invece corre.

Questa frase, detta da Rocco al suo vicino, confuso ed infelice adolescente, ha il sapore di una profezia. La vita non avverte. Stai attento, vicequestore Schiavone, perchè il gioco non è ancora finito.

Voto: 8

lunedì 21 gennaio 2019

Ellie all'improvviso...

... di Lisa Jewell.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Neri Pozza

Un giorno come tanti altri, Elllie Mack, 15 anni, studentessa modello, esce di casa per andare in biblioteca e svanisce nel nulla.
Dieci anni dopo, sulla sua sorte è ancora mistero fitto. La polizia crede ad una fuga volontaria, ma Ellie aveva una famiglia amorevole, un ragazzo che adorava e nessun motivo di conflittoa casa o a scuola. 
Sua madre, Laurel, non si è mai ripresa, e la famiglia ha finito col disgregarsi. Quando però un girono Laurel incontra un uomo gentile e simpatico, crede che la vita possa tornare a sorriderle. L'uomo è un padre single, e ha una figlia di nove anni che sembra il ritratto di Ellie...

Ellie all'improvviso è l'angosciante storia di una ragazza scomparsa, il cui posto vuoto manda in frantumi prima la vita di suo madre e poi dell'intera famiglia. 

Il romanzo si svolge su diversi piani temporali; la maggior parte della storia si svolge nel presente, dieci anni dopo la scomparsa di Ellie. Alcuni brevi capitoli raccontano invece il prima, la vita della famiglia prima del giorno della scomparsa, e nella loro semplicità e linearità creano un senso di angoscia crescente. Qualche capitolo viene anche narrato dal punto di vista del cattivo della storia (ma soltanto quando ormai il quadro è abbastanza chiaro), cosa che di solito non apprezzo (perchè detesto, anche nei libri, chi fa del male alle altre persone) ma che in questo caso ha aggiunto altra tensione alla narrazione.

Sicuramente raccontare la scomparsa di un'adolescente, raccontare di una madre che perde una figlia e dopo dieci anni non sa nulla della sua sorte è un modo rapido per creare un senso di ansia e di turbamento del lettore. Ma questa non è la solita storia di adolescenti scomparsi nel nulla: l'autrice ha saputo approfondirla e arricchirla sia con spunti originali nella trama sia con dei personaggi costruiti in maniera solida e credibile.

Ellie all'improvviso è un bel thriller psicologico, nel senso più letterale del termine. La costruzione della suspense e della tensione è legata strettamente alla costruzione psicologica dei personaggi; il lettore viene trascinato all'interno delle loro menti e riesce a sentirne dubbi, sensi di colpa, dolore, rimpianti.
Da questo punto di vista il romanzo è formidabile. La psicologia dei personaggi è descritta in maniera impeccabile, così come pure è impeccabile l'evoluzione degli stessi, che avviene talmente gradualmente e con tanta naturalezza che il lettore, alla fine del romanzo, si ritrova a contemplare una lunga strada alla sue spalle, senza essersi accorto di averla percorsa. Credo che questa sia una gran bella caratteristica per un thriller: riuscire a risucchiarti all'interno del suo dramma senza che tu neanche te ne accorga.
Inizialmente non mi è stato facile provare empatia per Laurel, nonostante quello che stava passando. Questo perchè il suo rifiuto degli altri membri della famiglia, il suo modo inconscio di far pesare sulla sorella di Ellie la colpa, per così dire, di essere al sicuro mentre Ellie, la figlia perfetta e preferita, è chissà dove, me la rendevano piuttosto antipatica. Ma l'autrice ha saputo sviscerare l'animo di Laurel e soprattutto farlo evolvere davanti ai nostri occhi, tanto che alla fine del romanzo è impossibile non parteggiare per lei, non capirla, non essere partecipi del suo dolore. 

Se proprio devo trovare un difetto a questo romanzo, devo dire che l'ambientazione perfetta e il senso di tensione crescente mi avevano fatto sperare in qualcosa di più per quel che riguarda il finale. La trama è sì ben costruita, ma piuttosto lineare e quel che accaduto ad Ellie si intuisce ben presto. Non mi sarebbe dispiaciuto se nel finale ci fosse stato un colpo di scena. Ma in ogni caso preferisco una trama lineare ma sensata e interessante ai colpi di scena piazzati a caso per stupire il lettore a tutti i costi.

Ellie all'improvviso è un romanzo che consiglio a chi ama i thriller psicologici in cui l'adrenalina e la corsa contro il tempo lasciano il posto ad atmosfere morbose ed angoscianti capaci di risucchiare il lettore tra le pagine del romanzo.

Voto: 7

domenica 20 gennaio 2019

La fioraia del Giambellino...

...di Rosa Teruzzi.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Sonzogno

Libera, fioraia attratta dai misteri e dalle investigazioni, deve preparare il bouquet da sposa per una ragazza che non ha mai conosciuto suo padre. La futura sposa, a conoscenza del successo ottenuto nel caso di una sposa scomparsa, chiede a Libera di indagare per scoprire chi sia suo padre, la cui identità è un segreto che sua madre si rifiuta di rivelare. Aiutata da sua madre Iole e osteggiata dalla figlia Vittoria, poliziotta tutta d'un pezzo, Libera andrà a scavare nel passato che la mamma di Manuela ha sempre cercato di nascondere.

Tornano in questo secondo romanzo Iole, Libera e Vittoria, già protagoniste de La sposa scomparsa. 
Libera ha promesso a se stessa e alla figlia Vittoria, poliziotta dai molti segreti e dal carattere chiuso e spigoloso, che non si sarebbe buttata di nuovo in qualche indagine amatoriale; ma di fronte allo scoramento di Manuela, sposa che non sa chi sia suo padre, i buoni propositi vacillano, per poi crollare grazie a qualche sapiente spintarella di Iole, madre estroversa, iperattiva e decisamente sui generis.

Proprio grazie ai suoi dubbi e ai suoi timori, ho trovato Libera molto realistica e naturale. La sua evoluzione come personaggio mi ha molto soddisfatta. L'essere restia a buttarsi in una nuova indagine le ha conferito spessore, l'ha resa umana e vera e ha evitato di renderla l'ennesima detective a due sole dimensioni. Libera, insomma, non è lì solo per dare una scusa all'autrice per raccontarci un mistero; Libera è un personaggio a tutto tondo, la cui costruzione ho molto apprezzato.
Anche Iole, che mi era sembrata nello scorso romanzo un po' troppo sopra le righe, esce dal suo ruolo quasi di "spalla comica" della protagonista, per acquisire maggiore credibilità, senza rinunciare alla sua leggerezza e alla sua ironia.
Rimane un po' in disparte, in questo romanzo, la figura di Vittoria, personaggio enigmatico il cui comportamento aggiunge pepe alla storia.

Sicuramente la composizione del trio di protagoniste, tremendamente diverse tra loro, è il punto di forza del romanzo. Le loro marcate differenze, infatti, conferiscono alla trama una originalità e una pluralità di punti di vista che rendono la lettura interessante.

La trama principale ruota intorno al mistero rappresentato dall'identità del padre di Manuela. Perchè sua madre si rifiuta ostinatamente di rivelarla? E perchè ogni traccia della giovinezza della donna sembra essere stata accuratamente nascosta? 
Il segreto celato dalla madre di Manuela non appare immediatamente chiaro ma è intuibile; ciononostante il percorso a ritroso nel passato della donna è interessante perchè ben strutturato e articolato. Indagare con Libera e Iole è stimolante, insomma.
A questa delicata indagine si aggiunge quella sull'omicidio di Saverio, marito di Libera e padre di Vittoria, anch'egli poliziotto, ucciso in un parcheggio vent'anni prima. Il ritrovamente di un dettaglio sfuggito alle indagine ufficiali riapre il caso e mette in discussione non soltanto il movente dell'omicidio, ma anche la figura di Saverio come uomo e come poliziotto.

Mentre la soluzione di questo secondo mistero è ancora lontana, le indagini che riguardano le origini di Manuela rivelano una verità particolarmente dolorosa e ci regalano un finale dove i dubbi di natura etica della protagonista spingono il lettore a riflettere.

La fioraia del Giambellino è, in conclusione, un giallo di buon livello, che offre spunti che vanno oltre la letteratura di genere, ed è un romanzo che può conquistare anche il lettore non appassionato di mistery.

Voto: 7

venerdì 18 gennaio 2019

Agatha Raisin e il modello di virtù. Serie Agatha Raisin #16...

... di M. C. Beaton.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Astoria

[La signora Bloxby] disse: Forse dovresti accettare qualche caso di infedeltà coniugale tanto per entrare di nuovo un po' di soldi. Certamente non vorrai occuparti di omicidi".
"Meglio un omicidio che un divorzio" borbottò Agatha.
 
Agatha Raisin ha ormai un'avviata agenzia investigativa. Ma la vita da investigatrice privata non è eccitante come pensava: infedeltà coniugali e animali scomparsi non sono proprio quello a cui pensava quando si immaginava a dirigere la propria agenzia. Inoltre, la sua decisione non seguire casi di divorzio pesa sulle casse dell'agenzia.
Mentre combatte la solitudine sempre più pesante, Agatha accetta un incarico da un marito geloso che vuol far pedinare la moglie additata da tutti come perfetto esempio di virtù. Durante l'indagine, l'ex PR londinese si trova a indagare anche sul caso di un'adolescente scomparsa, e scopre che non si tratta di una "banale" fuga da casa...

Agatha Raisin e il modello di virtù è la sedicesima indagine di questa serie (se volete curiosare tra le altre recensioni, cliccate qui), che vede protagonista una 50enne londinese, ex PR, burbera e poco diplomatica, in perenne ricerca dell'amore e del modo per restare giovane. 

Agatha è costretta ad accettare un caso che considera noioso nella speranza di rimpinguare le casse dell'agenzia. L'indagine pare una perdita di tempo, perchè la donna pedinata sembra essere perfetta sotto ogni punto di vista: dolce, discreta, impegnata nel volontariato e sempre disponibile con tutti. Cosa che naturalmente la trasforma in una specie di nemesi per Agatha, che è l'esatto contrario di questa donna. 
Gli scarsi sospetti di infedeltà che la sospettata attira su di sè danno ad Agatha il tempo di indagare sul caso di un'adolescente scomparsa; anche lei sembra essere un modello di virtù, eppure Agatha scopre sul suo conto segreti e fragilità.

Questo romanzo segna un piccolo punto di svolta per la serie. Oramai Agatha è un'imprenditrice affermata nel campo delle investigazioni, e le cose andrebbero anche meglio se lei non si ostinasse a rifiutare i casi di divorzio. Costretta da motivi squisitamente economici ad accettare come cliente un ricco marito geloso, Agatha investe nuove energie, economiche e personali, nella sua agenzia.

Le medesime nuove energie fluiscono nel romanzo e arrivano al lettore. I romanzi della serie sono tutti di ottimo livello, ma in questo si percepisce un'aria nuova e diversa che mi ha sorpreso e piacevolemente colpito. Il dilettantismo di Agatha lascia il posto ad un metodo di indagine più strutturato, cosa che, da amante dei gialli investigativi, mi ha fatto molto piacere.

Anche l'introduzione di nuovi personaggi, collaboratori di Agatha all'agenzia, è stata una mossa azzeccata, in quanto ha ampliato il respiro del romanzo. Insomma, non ci troviamo di fronte soltanto ad Agatha che corre su e giù con la consueta grazia di un elefante, interrogando testimoni e sospetti e rimestando nel torbido. Certo, Agatha continua ad essere la persona dai modi spicci e dalla scarsissima diplomazia che abbiamo imparato a conoscere, ma il confronto con i suoi collaboratori in fase di indagine ha migliorato la qualità dell'intreccio e ha reso il romanzo ancora più godibile.
La trama gialla è particolarmente solida e articolata. 
Ho apprezzato moltissimo anche come l'autricesia riuscita ad intrecciare le due sottotrame tenendo vivo l'interesse del lettore per tutto il romanzo.

Da quanto ho detto sopra, consegue che secondo me questo romanzo è un giallo di un livello migliore rispetto agli altri della serie, che pure, come detto, sono ottime letture.
Nonostante la particolare attenzione alla costruzione del mistero, Beaton non ha rinunciato alla consueta leggerezza stilistica ed alla ironia pungente che sono il suo marchio di fabbrica.
L'autrice non ha rinunciato, altresì, ad una ampia e perfetta caratterizzazione dle personaggio principale, che resta il punto di forza del romanzo. Agatha rimane il personaggio imperfetto, fragile sotto la sua scorza dura, a cui la serie deve, secondo me, il suo successo.

In conclusione, un romanzo piacevolissimo, scorrevole, leggero senza essere superficiale, curato nei dettagli e con una trama ben congegnata.

Voto: 7 e 1/2

giovedì 10 gennaio 2019

Questa volta leggo # 7. Il racconto dell'ancella...

... di Margaret Atwood.


Rieccoci anche questo mese all'appuntamento con Questa volta leggo, la rubrica creata dalle blogger dei blog La libridinosa, Le mie ossessioni librose e Lettrice sulle nuvole.
Ogni blogger partecipante si impegna a leggere un libro che soddisfi il tema del mese, che per questo mese di gennaio è leggere qualcosa di un autore che non abbiamo mai letto.
Ho deciso di cogliere l'occasione per avvicinarmi ad una autrice e ad un romanzo che mi aspettavano da troppo tempo: Margaret Atwood e il suo Il racconto dell'ancella.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Ponte Alle Grazie

In un futuro non troppo distante, gli Stati Uniti sono diventati una teocrazia totalitaria e liberticida. Il mondo è contaminato da inquinamento nucleare, la natalità è ormai pari a zero e pochissime sono le persone ancora fertili e quindi in grado di riprodursi.
Le donne hanno perso qualsiasi tipo di diritto e libertà personale; anche gli uomini però non se la passano meglio. Infatti tutti gli esseri umani sono rigidamente inquadrati ed etichettati in base alla loro funzione e utilità sociale. Ogni attività che esuli da quelli richieste dal governo è proibito. L'ordine costituito viene manntenuto con la violenza e il terrore. Spie e delatori sono ovunque.
In questo contesto, una giovane donna diventa un'ancella (ovvero una schiava sessuale destinata alla riproduzione) racconta la sua vita, i suoi tormenti e i suoi aneliti di ribellione.

Il racconto dell'ancella è un romanzo di straordinaria forza. Per tutta la lettura non ho fatto altro che provare un crescente senso di anoscia che mi ha portato a leggerlo tutto d'un fiato.

La trama è semplice: in un mondo sconvolto da conflitti e inquinamento radiottivo, le donne sono ridotte a incubatrici in nome del supremo interesse dello Stato alla procreazione e al perpetuarsi della discendenza dell'elitè dominante. Le poche donne ancora fertile non hanno diritti nè alcun tipo di funzione che non sia finalizzata a questo: mettere al mondo figli sani.
Le donne non più fertili vengono eliminate senza tanti complimenti.
Essere epurati, anzi, rigenerati, secondo il lessico governativo, è piuttosto comune e può capitare anche per le infrazioni più lievi. Può capitare, ad esempio, di essere uccisi perchè ci si rifiuta di abbandonare la propria fede religiosa, o perchè in passato, prima che diventasse il peggiore dei crimini, si lavorava come ginecologi e si erano praticati aborti.

L'acutezza con cui l'ambientazione è costrutita è davvero degna di nota.
Altrettanto degna di nota è la voce narrante dell'ancella, che sembra costantemente sussurarci i suoi segreti all'orecchio, mentre il lettore si sente addosso l'occhio sospettoso di zelanti delatori.
Atwood non perde tempo a raccontarci per filo e per segno cosa è accaduto al mondo e come si è arrivati a questo punto; attraverso le scarne parole dell'ancella, di cui non sappiamo il nome, ma solo che viene chiamata Difred (ovvero appartente a Fred) la cappa totalitaria e oppressiva della Repubblica di Galaad ci viene svelata un pezzo alla volta.
Quello che crea tanta angoscia è la grandissima verosimiglianza di come lo stato di diritto sia stato spazzato via in poche semplici mosse. Tutto è cominciato sottraendo ai cittadini un pezzetto di libertà alla volta, per garantirne la sicurezza. E quando la gente si è resa conto di quello che stava accadendo, era ormai troppo tardi. Difficile non andare col pensiero a certe scelte governative attuali (non mi riferisco solo all'Italia; penso anche a chi costruisce muri, separa le famiglie al confine e si rifiuta di riconoscere come sacrosanto il diritto di una sanità accessibile a tutti).

Sebbene il romanzo sia incentrato intorno ad una figura femminile che lotta per non rassegnarsi alla propria condizione, sarebbe riduttivo definirlo un romanzo femminista. Questo perchè la tematica riguardante i diritti delle donne è solo una delle tante trattate nel romanzo; e ho apprezzato molto che l'autrice abbia saputo mostrare come questa tematica sia in realtà strettamente connessa con una serie di altre questioni. Quando si sperimenta la contrazione dei diritti fondamentali di una categoria, presto o tardi sarà l'intera società a risentirne e ad avviarsi verso una contrazione della libertà per tutti i soggetti.

Credo che questo sia l'aspetto più interessante dell'intero romanzo.

Non è un libro facile da metabolizzare. Ti rimane pdentro per giorni e giorni. Ti spinge a riflettere, a rimuginare, a trovare similitudine, segnali... e a guardarti le spalle come se avessi davvero la Polizia segreta alle calcagna.
Un romanzo da leggere assolutamente.

Voto: 8