venerdì 10 settembre 2010

Il diavolo nella cattedrale

Lo so, lo so, non si può tornare ad aggiornare un blog dopo nove mesi di silenzio senza uno straccio di spiegazione!
Volete la verità? Non avevo nulla da dire! E se non si ha niente di intelligente da dire, è meglio tacere, no?
Se più persone seguissero questa semplice regola, il mondo andrebbe meglio. Molto, molto meglio.

Ora, potrei anche dire che forse sarebbe stato meglio se questa regola l'avesse seguita anche Franz Schatzing, autore de Il diavolo nella cattedrale, ma non è che una può riprendere a scrivere recensioni dopo nove mesi e subito partire con una introduzione acida, no?

Andiamo con ordine. Dalla quarta di copertina, ecco la trama:

Colonia, 1260. Una magnifica cattedrale sta nascendo in città. La direzione dei lavori è affidata a Gerhard Morart, che però all'improvviso muore cadendo da un impalcatura. Non è un incidente, ma un delitto pianificato nei minimi dettagli. Testimone suo malgrado, Jacop, un ladruncolo intento a rubare mele, si avvicina a Gerhard, che gli sussurra qualcosa prima di spirare...Chi ha ucciso il grande architetto?Jacop ha intravisto solo un'ombra. Ma quell'ombra comincia a dargli la caccia per metterlo a tacere. Convinto di essere perseguitato dal diavolo in persona, il ragazzo trova un insperato aiuto in jaspar, un brillante erudito, sicuro che nella vicenda ci sia ben poco di soprannaturale o demoniaco.
Quale misterioso disegno si cela dietro l'omicidio? Tra colpi di scena e pericoli mortali, oscuri intrighi e personaggi insospettabili, Jacop e Jaspar riusciranno a ricostruire le trame di una congiura che coinvolge alcune delle famiglie più nobili e potenti di Colonia e che mira a un obiettivo ambizioso e terribile..."

Colpi di scena? Oscuri intrighi? Personaggi insospettabili? Forse il mio libro è difettoso, perchè nella mia copia non ci sono. Vogliamo provare a cercarli insieme? Ok, proviamo.
La storia si apre con due emissari di alcune fra le più nobili famiglie di Colonia che a mezzanotte incontrano nel bosco un sicario misterioso.
E già l'insospettabilità di certe nobili personaggi comincia a vacillare. Non è che puoi andartene in giro per i boschi ad assoldare assassini e poi pretendere che il lettore alla fine del libro esclami "Maddai! Il mandante era proprio insospettabile!!"
Eh, no, se il lettore effettivamente il libro l'ha letto, potrà etichettare i personaggi in molto modi, ma insospettabili proprio no. E poi, scusate: mezzanotte, il bosco tetro, la luna coperta dalle nubi, il sicario che arriva e sparisce senza produrre il minimo rumore...i clichè ci sono proprio tutti! Manca solo l'ululato di un lupo in lontananza e poi siamo a posto. Ma se tenete conto del fatto che effettivamente l'ululato di un lupo c'è, nel prologo - che narra, per ragioni sconosciute ai più, di un lupo che si avvicina alla città e fiuta amore e ansia, paura, debolezza, odio e potere - allora potrete convenire che la lista è davvero completa.
Alla lista delle banalità più trite va aggiunta poi la scena in cui, finito il colloquio tra i nobili e il sicario, uno di loro si gira, e poi quando si volta nuovamente, l'uomo è sparito nel buio senza lasciar traccia. Wow. Mai letto niente di simile prima d'ora.
Insomma, Schatzing ricorre a queste tristi banalità perchè ci tiene a proprio a far capire che il sicario oscuro e misterioso è parte integrante della notte e del buio, che appare e scompare come gli pare, senza mai produrre rumore...e poi secondo me inciampa su un particolare fondamentale.
Il sicario ha lunghissimi capelli biondi che gli arrivano fin sotto il sedere, che lo avvolgono come un mantello.
Ora, io non ho niente contro i lunghissimi capelli biondi, ma non mi sembra esattamente il look che adotterei nel Medioevo se volessi scomparire nell'ombra.
Ed il bello è che lo sa anche l'autore! Infatti, quando il nostro misteriosissimo sicario si traveste da frate domenicano per introdursi con l'inganno nella casa dove la sua preda si è rifugiata, indovinate un po'? Viene riconosciuto, come è naturale, a causa dei suoi capelli.
(A parte il fatto che io un domenicano dalla lunga chiama fluente io non l'ho mai visto, ma possibile che non c'era una travestimento meno cretino? Un travestimento che non gridasse "impostore" da lontano un miglio? No. Il costume di Batman e dell'Uomo Ragno evidentemente erano già finiti. Avrebbero dato meno nell'occhio.)
Particolarmente divertente poi è il fatto che il sicario, quando si mette sulle tracce del ladruncolo Jacop, non ha difficoltà a rintracciarlo perchè  il ragazzo ha i capelli rossi (ma rossi rossi, eh! L'autore l'avrà ribadito un centinaio di volte nel romanzo) che non lo fanno certo passare inosservato. Guardarsi allo specchio e fare due più due no, eh signor sicario?

E questi sono gli insospettabili congiurati e l'astutissimo e misteriosissimo sicario. Cosa manca? A già, l'oscuro intrigo !
Partiamo dal presupposto che, se te ne vai di notte, in giro per i boschi ad assoldare sicari, qualcosa di losco lo stai tramando. Se poi l'autore si premura di informarci ogni due righe che A) Colonia è governata da un vescovo assetato di potere temporale e che B) questo potere temporale è stato sottratto alle nobili famiglie, ridotte per lo più all'impotenza politica, non è che ci voglia un genio per capire a cosa serve il sicario.
In questo modo una larga parte della fetta di mistero e della suspence del romanzo vanno a farsi benedire.
Quel che ne resta, invece, va a farsi benedire perchè Schatzing ha l'orrendo vizio di interrompere la narrazione ogni due righe per tenerci delle lunghe, noiose e prolisse lezioni di storia medioevale tedesca.
Non è possibile, semplicemente non è possibile che in un libro di uno degli autori più letti d'Europa (cito la quarta di copertina) si trovino degli infodump così giganteschi e invadenti.
L'infodump (o inforigurgito) è, per citare le parole dell'interessantissimo blog Gamberi fantasy, l'impellente bisogno dell'autore di fornire informazioni al lettore. L’autore si rende conto che il lettore ha bisogno di determinate informazioni per comprendere gli sviluppi della storia, e perciò gliele vomita addosso. Peggio, spesso l’autore crede che le informazioni siano vitali, quando in realtà non lo sono.

L’inforigurgito si esplica in due modi principali: con l’intervento diretto dell’autore e attraverso dialoghi o pensieri farlocchi.
Il primo modo è il più brutto. La narrazione è interrotta e l’autore sale in cattedra per insegnare al lettore.
Schatzing ha scelto proprio questo modo, purtroppo.
Esempio: Jacop sta tornando alla sua baracca, addossata alle mura di cinta di Colonia, ed ecco che parte una tirata di ben 3 pagine sul come, quando e perchè sono state costruite le fortificazione murarie della città.
Tralasciando l'ovvio commento che in questo modo si spezza il ritmo della narrazione, ma a me cosa importa di quando furono costruite le mura di Colonia, se l'unica funzione che hanno nel romanzo è di essere appiccicate alla baracca di Jacop?
Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe: excursus lunghissimi sulle crociate, sulle vite di papi e imperatori del passato, sul diritto di commercio della borghesia di Colonia, sulla corporazione di tintori, su come è stato costruito il mercato principale della città.
L'infodump non è un modo intelligente di dare informazioni al lettore. E' un errore di scrittura, e non lo dico io, lo dicono scrittori veri e manuali. E se ciò non fosse sufficiente, basti pensare che è fastidioso e noioso!
Se poi le informazioni sono anche palesemente inutili, io non so più cosa pensare. Non è infarcendo il testo di lezioncine di storia che si scrive un libro storico rigoroso. Il contesto storico va illustrato, mostrato, e non appiccicato tra un evento e l'altro così, tanto per far vedere quanto si è colti e quanto si è studiato.
Questo è il peggior difetto del romanzo, perchè lo rende praticamente indigeribile, un mattone.

I colpi di scena. Io non ne ho visto nemmeno uno. Al massimo, avrò avvistato qualche colpo di sonno!
In primo luogo, noi sappiamo benissimo, sin da subito, perchè l'architetto è stato ucciso, quindi, su questo fronte, nessuna rivelazione fatale.
Poi, la misteriosa ultima frase che l'uomo morente aveva sussurrato a Jacob si rivela essere un bluff. L'architetto ha detto: "è sbagliato".
Mi sono arrovellata su questa frase per tutta la durata della lettura, chiedendomi quale segreto potesse nascondere, ed alla fine scopro che voleva semplicemente dire che "uccidere è sbagliato", e da qui Jacob e Jaspar intuiscono che il sicario deve uccidere qualcuno (ma va'?!?), probabilmente una persona molto importante, probabilmente il Vescovo di Colonia. Anche su questo fronte, nessuna rivelazione: la trama non si discosta da quanto si era intuito fin dal principio.

Schatzing ha a disposizione un intero libro e non riesce mai, nemmeno una volta, a creare un'atmosfera di attesa, un alone di mistero credibile intorno ai personaggi e alle loro azioni.
Un mistero non è tale solo perchè l'autore ci ripete in continuazione che lo è; se il lettore lo intuisce già dopo il primo capitolo; se il lettore arriva all'ultima pagina senza restare sorpreso; se termina il libro senza aver mai esclamato "questa poi proprio non me l'aspettavo!";  beh, mi dispiace, ma allora la missione di scrivere un buon thriller può dirsi miseramente fallita.