domenica 30 gennaio 2011

Vango...

....di Timothee De Fombelle.

Quaranta uomini vestiti di bianco erano sdraiati sul pavè. Sembrava di vedere un campo coperto di neve. Le rondini garrivano, sfiorando i corpi. C'erano migliaia di persone, a guardare quello spettacolo. Notre-Dame de Paris stendeva la sua ombra sulla folla.
All'improvviso la città, tutt'intorno, parve raccogliersi.
Vango aveva la fronte contro la pietra. Ascoltava il proprio respiro. pensava alla vita che l'aveva condotto fin lì. Una volta tanto non aveva paura.
Pensava al mare, al vento salmastro, alle voci, ai visi, alle lacrime calde della donna che l'aveva cresciuto.

Avevo segnalato di aver ricevuto una copia in anteprima di questo romanzo che uscirà il 20 febbraio, allo scopo di recensirla. Onestamente non conoscevo l'autore e non sapevo cosa aspettarmi, ma devo dire che si è trattata di una piacevole sorpresa.

Parigi, 1934. Vango Romano è un ragazzo di 19 anni che sta per essere ordinato prete sul sagrato di Notre Dame, quando la polizia interrompe la cerimonia per arrestarlo e, contemporaneamente, qualcuno dalla folla presente gli spara addosso. Inutile precisare che il ragazzo non ha la minima idea di cosa stia succedendo, e perciò tenta di scappare. Vango sfugge all'arresto in modo piuttosto rocambolesco, arrampicandosi sulle pareti della chiesa e fuggendo sui tetti. Sì, perchè lui non è una ragazzo normale; è cresciuto sull'isola di Salina, nelle Eolie, con una tata che non ha mai voluto dirgli nulla del suo passato. E' cresciuto selvaggio, nella natura, arrampicandosi tra le rocce, tra i nidi degli uccelli marini e il mare.
Da qui in poi seguiremo la fuga di Vango e il suo tentativo di scoprire di cosa è accusato e perchè qualcuno lo voleva morto.

Vango è un romanzo per ragazzi. Lo si capisce più che altro dal modo in cui è narrato. C'è una gentile "voce" in sottofondo che ci narra le avventure di Vango e di tutti quelli che gli girano intorno, un narratore onnisciente che salta con disinvoltura da posto all'altro del mondo, da un personaggio all'altro e perfino dal presente al passato. Questa scelta stilistica conferisce un che di fiabesco al romanzo, ma qualche volta risulta un po' dispersiva, e il lettore fa una certa fatica a concentrarsi sulla vicenda, occupato com'è a non perdere il filo tra tutti quei continui salti narrativi.
Prendiamo ad esempio il primo capitolo. Il libro si apre con una panoramica sul sagrato di Notre Dame, su cui quaranta ragazzi aspettano di essere consacrati sacerdoti, per poi passare ai pensieri di Vango che attende, per poi saltare al punto di vista di una ragazza dagli occhi versi che guarda Vango commossa, per poi andare fino al campanaro di Notre Dame e alla sua solitudine,  per poi tornare alla ragazza, per poi passare al cardinale che officia la cerimonia... e non è finita qui.
Io ho fatto una gran fatica a seguire questo primo capitolo! Insomma, ero di fronte ad un nuovo romanzo, nelle prime pagine ci si aspetta di conoscere un po' personaggi e ambientazione e di cominciare ad abituarsi, per così dire, a loro, ma con questi continui salti mi sembrava di essere una pallina da ping pong sballottata da un lato all'altro senza tregua. Ad esempio, il punto di vista del campanaro di Notre Dame (un omaggio a Victor Hugo?) era proprio necessario? I pensieri del solitario gobbo, personaggio che non comparirà più nel romanzo nemmeno per sbaglio, che cosa aggiungono alla trama? Per dirla in parole povere, ma a me, cosa importa?
Fortunatamente nel prosieguo del romanzo questa tendenza si attenua drasticamente (anche se non scompare mai del tutto), altrimenti per continuare a leggere avrei avuto bisogno di un navigatore satellitare.
Il romanzo conserva una struttura piuttosto ampia e non legata al solo personaggio di Vango, e per le prime 200 pagine circa, ad ogni capitolo andiamo avanti e indietro nello spazio e anche nel tempo. Ci viene narrata infatti l'infanzia di Vango, e scopriamo anche nuovi personaggi, tra i quali Ethel, la ragazza dagli occhi verdi segretamente innamorata di Vango; Hugo Eckener, comandante di un dirigibile che è il vanto della flotta tedesca; padre Zefiro, un monaco molto particolare e con qualche scheletro nell'armadio.
Tutti questi personaggi e le loro vicende alla lunga si rivelano legati a Vango, e sono certamente interessanti (io ho adorato il capitano Eckener per quella sottile ironia che pervadeva i capitoli a lui dedicati) ma il romanzo tende ad essere un po' dispersivo. Niente che renda impossibile la lettura, certo, ma in un romanzo che si chiama Vango mi aspettavo di leggere più Vango e meno personaggi secondari. Forse, alla fin fin, Vnago è il personaggio più sfuggente di tutti almeno per metà libro.
Capita anche, e più volte, che mentre noi seguiamo pacificamente le vicende di un altro personaggio, Vango attraversi mezzo mondo braccato dalla polizia senza che nel romanzo ci sia una sola riga al riguardo.
Ad esempio, nel capitolo 9, Vango arriva in Germania per chiedere aiuto al capitano Eckener, e solo in questa circostanza apprendiamo che ha attraversato la Francia e la Svizzera inseguito dalla polizia, e poi è entrato in Germania, nella Germania nazista....in che modo? Boh!
Purtroppo non sarà la sola volta che capita una cosa simile nel romanzo: De Fombelle ha una certa tendenza a raccontare, più che a mostrare quello che accade, anche se lo fa con uno stile piacevole, leggero, non noioso nè tanto meno pretenzioso.

Mi rendo conto che fino ad ora ho elencato solo difetti nel romanzo, ma nonostante ciò Vango è stata una lettura molto piacevole.
Ho apprezzato i personaggi e la sottile ironia che pervade la pagine;  alcuni personaggi secondari sono davvero gustosi, come il commissario Boulard, che si occupa del caso Vango.

- Vi ha fregati! Vi siete fatti seminare da un ragazzino davanti a mille persone!
Boulard infilzò con la forchetta una patata al burro, si bloccò, fece roteare gli occhi intorno a sè e riepilogò l'evidenza:
-Siete un branco di incapaci.
La cosa più incredibile è che nessuno, fra tutti quei tizi, si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio quell'affermazione. Quando Boulard diceva una cosa, era sempre vera. Il commissario avrebbe potuto dire:  e quelli si sarebbero messi tutti in punta di piedi con le braccia ad arco sopra la testa.

Ho apprezzato la trama, specialmente nella seconda metà del volume, in cui la storia comincia proprio a farsi interessante ed in alcuni tratti si fa fatica a mettere giù il libro.

Ho apprezzato la presenza di elementi storici nel libro, specie con riferimento al sorgere della potenza nazista, riferimenti che non erano appiccicati con lo scotch, ma parte integrante dell'ambientazione. A parer mio è così che un libro diventa "storico", cioè lo diventa quando riesci a respirare l'aria del periodo descritto come fossi uno dei personaggi....e non quando l'autore tiene interminabili sermoni sulla costruzione delle mura di Colonia (ok, per chi non avesse colto il riferimento, questa è una leggerissima frecciatina all'autore di Il diavolo nella cattedrale, che ho recensito qui ).
E' sempre positivo quando l'autore riesce a contestualizzare e rendere concreti gli avvenimenti di cui sta parlando.
Cito da pagina 254:

Vango aveva ascoltato. A un certo punto si era lentamente trascinato sotto il fico per potersi sedere all'ombra.
Non vedeva il lagame tra quel racconto e l'arrivo di un commissario francese sull'isola di Arkudah, più di quindici anni dopo quegli avvenimenti. Ma era sconvolto. Tutto d'un colpo comprendeva meglio che cos'era stata la guerra. Fino a quel momento non l'aveva conosciuta che attraverso monumenti fatti di fiori, di medaglie, di donne che avevano perso il loro unico figlio, di tamburi che suonavano una volta all'annodi uomini ai quali mancava un braccio o una gamba. La guerra...I ricordi di Zefiro mettevano carne e sangue dietro quella parola.

Più o meno è quello che succede anche a noi, con le parole di De Fombelle. Egli mette carne e sangue dietro le sue parole.

Belli gli scontri fra Eckener e vari esponenti della gerarchia nazista che tentano di imbrigliare la sua fama di capitano e le sue imprese per farne un vanto per il regime; belli, coraggiosi, significativi (tanto più che questo è un libro destinato ai ragazzi) i suoi tentativi ironici di sfuggire a questo destino, ed anche, ad un certo punto, la sua umana paura di ergersi, da solo, contro un mondo che sta impazzendo.

- Neppure io, padre, mi sento più a casa mia da nessuna parte. Non riconosco più il mio paese.
Zefiro si abbassò per aiutare l'altro ad alzarsi.
- Faccio tutto ciò che posso - continuò Eckener. - Per me la Germania è già in guerra contro se stessa. Ieri mattina la polizia è andata ad eliminare il nome del nostro amico Werner Mann dal monumento ai caduti del suo villaggio, vicino a Monaco di Baviera. Il nome di Mann, ti rendi conto? Hitler ha dato l'ordine tre giorni fa. Nessun nome ebreo sui monumenti ai caduti del 1918.
Werner Mann, l'eroe morto in combattimento, era appena stato cancellato dalla storia.

Nella seconda metà del volume, come accennavo sopra, la storia perde la sua caratteristica dispersiva e si concentra maggiormente sull'intreccio. Viene fatta luce - purtroppo soltanto parziale - sui misteri che circondano Vango.
Dico soltanto parzialmente perchè Vango è il primo volume di una serie (non so composta da quanti libri); mi è spiaciuto un po' dover lasciare i personaggi sospesi, con le mani ancora in pasta, per così dire, proprio quando le cose cominciavano a prendere un ritmo serrato e particolarmente "misterioso". Molti sono i nodi da sciogliere, e niente sembra deporre per una soluzione scontata o banale.
Infatti ad un certo punto entra in gioco anche Stalin, che a quanto pare cerca Vango; per un po' ho sospettato Vango (che è orfano, non sa nulla del suo passato ed è giunto in Italia in seguito ad un naufragio) fosse l'ennesimo superstite della famiglia reale russa - cosa che mi ha fatto un po' storcere il naso, ma a quanto pare le cose non sono così semplici e lineari. Tutto ciò è sicuramente da apprezzare, ed ovviamente incuriosisce il lettore anche in vista del prossimo volume.

In conclusione, posso tranquillamente affermare che Vango è un romanzo piacevole e ben scritto, non esente da qualche difetto che però non arriva mai a guastare il piacere della lettura. Merita un bel 7 pieno.

Un'ultima parola anche per l'iniziativa della casa editrice, le Edizioni San paolo, che mi ha permesso di leggere il libro in anteprima (l'uscita prevista è il 20 febbraio) e di recensirlo.
E' un gran bel modo di pubblicizzare un libro in uscita, perchè, oltre a riconoscere l'importanza fondamentale del passaparola quando di parla di libri, dimostra di non aver paura del giudizio dei lettori, di aver fiducia nei loro gusti e di considerare importanti e pesanti le loro opinioni.
Quindi, grazie per tutto!

lunedì 24 gennaio 2011

I diari delle streghe...(parte seconda)

La prima parte la potete leggere qui.

Abbiamo lasciato Cassie alla prese con la scoperta di essere una strega. La ragazza apprende di avere poteri soprannaturali, ma non chiede spiegazioni, le sembra tutto più o meno normale, presta il giuramento di rito e via.
Massì, che sarà mai? Scopri che le streghe esistono, che tu, tua madre e tua nonna lo siete, ma non c'è da meravigliarsi più di tanto. In fondo esprimere emozioni come lo stupore e la meraviglia fa venire le rughe. Lo sanno tutti.
Se scoprire di essere una strega non sconvolge Cassie più di tanto (la mia teoria è che in realtà non se ne è accorta), quello che la sconvolge davvero è scoprire che il fidanzatino di Diana è .....rullo di tamburi.... il misterioso ragazzo della spiaggia, di cui lei è segretamente innamorata!
Naturalmente, per non turbare l'amica, Cassie finge di non conoscere Adam (questo è il nome del ragazzo), ma, quando rimangono soli sulla via del ritorno dalla spiaggia, Cassie e Adam si baciano.
Si vede che Cassie non è abituata a prendere decisioni: una volta tanto che ne ha presa una, non riesce a mantenere il punto neanche dieci minuti. Complimenti davvero!
Anche se subito dopo Cassie e Adam pronunciano un giuramento, imponendosi di stare lontani per il bene di Diana, ormai la frittata è fatta. La perfida Faye li ha visti (come, non si sa), e il giorno dopo ricatta Cassie: se non farà tutto quello che lei vuole, racconterà a Diana ciò che ha scoperto. Cassie, naturalmente, acconsente, senza accennare il benchè minimo tentativo di reazione. Ah, no, aspettate: il tentativo di reazione c'è. Cassie sussurra debolmente a Faye un "credevo fossimo amiche", che detto a una che ti ha riempito l'armadietto di carne cruda, ha tentato di darti fuoco (sul serio) e ti sta ricattando, suona un po' ridicolo.

Da qui in poi, a qualunque lettore appare ovvio che Faye farà fare a Cassie cose che la sua coscienza non potrà sopportare; appare ovvio a tutti, meno che a Cassie, che non finisce mai di meravigliarsi e stupirsi di quanto Faye la costringe a fare.
Nel frattempo, i ragazzi hanno trovato un teschio di cristallo appartenuto a Black John, antico stregone malvagio. Questo teschio è uno degli oggetti magici che usava la vecchia congrega di streghe, ed è molto potente, ma quando provano ad usarlo, l'energia in esso contenuta sfugge al loro controllo. Sicchè Diana, leader del gruppo, decide di nascondere il teschio e di non usarlo più. Faye vuole però quel potere e vuole anche il posto di Diana come leader del cerchio, perciò costringe Cassie a scoprire dove è nascosto il manufatto, e a portarglielo. E Cassie esegue, anche dopo che i ragazzi scoprono che con molto probabilità è stata l'energia negativa legata al teschio ad uccidere Kori. Così Faye mette le mani sul teschio e lo usa, con conseguenze nefaste: infatti l'energia diventa sempre più forte e uccide altre due volte.
Ma nonostante ciò, Cassie non prende mai in considerazione l'idea di sottrarsi al ricatto di Faye, no, teme di far soffrire Diana qualora venga a scoprire che lei ha baciato Adam.
Ora, secondo me Cassie ha bisogno di rivedere le sue priorità. Da una parte c'è il rischio di infrangere il cuore di una sedicenne (ok, lo so, fa male ma ci siamo passati tutti, ma, Cassie, si sopravvive), dall'altra c'è una psicopatica che va in giro ad usare un teschio il cui potere uccide persone innocenti. Cassie ci pensa su un po', e sentendosi molto eroica, sceglie di salvare l'amore puro che Diana ha per Adam.
Sì, è vero che in maniera poco convinta e piuttosto vaga, Faye accenna al fatto che se Diana sapesse la verità, la congrega potrebbe anche sciogliersi; ma, come detto, è tutto molto vago, e Cassie non è davvero tormentata dalla scelta che è costretta a fare, dice e pensa soltanto di esserlo.
Così, tanto per dare un po' di spessore al personaggio, la Smith fa dire a Cassie che oramai è una persona cattiva e malvagia.
Per me la cosa non ha alcun senso; il comportamento di Cassie potrebbe acquistare un senso solo se davvero la ragazza, stretta tra i sensi di colpa e il ricatto, cominciasse davvero a cambiare, ad allontanarsi da Diana e ad assomigliare di più alla perfida Faye nei modi e nel comportamento.
In realtà questa evoluzione non avviene, se non, come sempre, ad un livello molto superficiale.
Infatti Cassie, al ballo scolastico (sì!! c'è anche il ballo scolastico!! E se questa cosa non vi dice niente, allora non avete letto Twilight!) flirta con tutti i ragazzi, anche con quelli impegnati, perchè lei è tanto tanto cattiva! Speriamo che Osama Bin Laden non legga mai questo libro! Non vorrei che scoprisse nuove vette di cattiveria attraverso le sue pagine!
Oltretutto nel finale scopriremo che questo comportamento terribilmente malvagio non è nemmeno tutta colpa sua, ma di un cristallo che Cassie aveva raccolto, e che aveva il potere di amplificare gli istinti negativi. E ti pareva! Non sia mai che Cassie faccia qualcosa di sua iniziativa!
Altro esempio.
Una sera, Cassie viene invitata a casa di Faye, e qui scopre che la ragazza, con i suoi poteri, affascina i ragazzi per avere...come dire...una compagnia occasionale (non si va al di là di baci e carezza, comunque!). Esorta Cassie a fare lo stesso ma quando la ragazza è lì lì per baciare il ragazzo che ha portato la pizza, si ribella e si rifiuta di farlo.
Ora, baciare un ragazzo non è questo grande esempio di comportamento malvagio, ma sicuramente non è bello usare i poteri magici per affascinare e irretire dei ragazzi; se Cassie, convinta oramai di essere perduta (sue testuali parole) fosse andata fino in fondo, la cosa avrebbe avuto senso! Finalmente la Smith ci avrebbe mostrato la protagonista che fa un passo in una direzione; ci avrebbe mostrato che oramai Cassie si sente persa, e si comporta di conseguenza (anche se, ad essere sincera, se dovessi mostrare una ragazza che scivola verso la via della perdizione, io avrei scelto qualcosa di diverso rispetto ad un bacio occasionale, ma evidentemente la mia visione del mondo e quella della Smith non coincidono).
Invece, la nuova Cassie cattiva non fa altro che piagnucolare nella propria testa perchè è tanto malvagia, però poi non si comporta di conseguenza.
Ad esser sinceri, nessuno nel romanzo si comporta mai di conseguenza - come disse qualcuno in un celebre film, i personaggi sono solo chiacchiere e distintivo!
In questa seconda parte del romanzo ci sono molte scene corali...o meglio, scene che avrebbero dovuto essere corali se i personaggi fossero stati qualcosa di più che delle semplici figurine appiccicate sulla trama. Degno di nota il fatto che uno dei ragazizi, Nick, che è quello sconstante, duro, taciturno, antipatico ma naturalmente fichissimo, si innamora di Cassie di punto in bianco, e comincia seguirla come un cagnolino, trasformandosi improvvisamente in un bel principe azzurro premuroso. L'unico commento possibile è: ???
Quando poi è necessario votare per scegliere un nuovo leade della congrega, Faye costringe Cassie a votare per lei contro Diana. Questo spezza il cuore a Diana, che crede Cassie amica, ma a lei non passa nemmeno per l'anticamera del cervello che con quel voto si giocherà l'affetto di Diana e metterà a rischio la sopravvivenza della congrega (perchè Faye è davvero una pazza psicopatica e vorrebbe allearsi con il cattivone di turno), e che quindi, perso per perso, converrebbe sottrarsi al ricatto di Faye, lasciare che spifferi tutto ma salvare la congrega da una leader psicopatica.
Sembra che Cassie faccia le sue scelte più per esigenza di trama (è necessario che Faye diventi leader della congrega per poter scatenare il dramma finale) che per coerenza interna o per motivazioni solide e credibili.
Cassie si decide a liberarsi del giogo impostole da Faye solo quando l'energia malvagia del teschio, che in realtà non è altro che lo spirito di Black John, uccide sua nonna, ferisce gravemente sua madre e da fuoco alla sua casa.
Il pathos di questo evento drammatico però viene spezzato da un terribile spiegone, ovvero uno di quegli espedienti narrativi che dovrebbero essere vietati dalla legge. Infatti, a questo punto della trama, è necessario che Cassie (e il lettore) apprendano determinate cose; allora l'autrice che fa? Le mette in bocca alla nonna morente. Ora, una nonna morente può sussurrare cose come "ti voglio bene", oppure "dietro al camino" per indicare il nascondiglio del Libro delle Ombre, ma non può andare avanti per nove pagine fonendoci spiegazioni su Black John, su come sia sfuggito alla morte attraverso i secoli, sul passato della congrega, sul segreto che lega i dodici ragazzi che ora ne fanno parte, sui Libri delle Ombre, e tutto quello che una strega provetta deve sapere.
Nove pagine. Ma si può? Ma raccontarlo prima no? Perchè portare Cassie a New Salem per raccogliere la sua eredità di strega e poi non dirle assolutamente nulla fino a che non succede l'irreparabile? Io non me lo spiego.
Ah, un'altra cosa: il cattivo si chiama Black John e Cassie, che non ha mai conosciuto suo padre, di cognome fa Blake...vi viene in mente nulla?
Già. Sì. Quello sara il sorpresone finale. Uao.

E come se il sorpresone non fosse sufficiente a darci il colpo di grazia, nelle ultime pagine scopriamo che Cassie è la strega più potente dell'universo (così, se ne accorgono all'improvviso! Cassie comincia a recitare ridicole ed elementari frasette in rima, e tutto le riesce -.- )
Faye, apertamente schierata con lo spitrito di Black John e contro la congrega, nello scontro finale, cambia idea a causa di due parole in croce di Cassie, e li aiuta a sconfiggere il cattivone (dopo aver passato un libro intero a tramare contro la congrega e a favorire il cattivone di turno, lo tradisce quando pramai è chiaro che senza il potere del circolo al completo, non possono sconfiggere Balck John)
Diana rinuncia a Adam perchè il suo destino è stare con Cassie, la quale, senza aver mai praticamente mosso un dito, sconfigge Black John, conquista l'amato e diventa leader della congrega.
Uao.

venerdì 14 gennaio 2011

I diari delle streghe... (parte prima)

...di Lisa Jane Smith.

Una premessa: I diari delle streghe è una saga composta da 4 romanzi (L'iniziazione, La prigioniera, La fuga, Il Potere), che io ho avuto la fortuna (...ehm...) di comprare e leggere in un unico volume. Certo che vendere i romanzi separatamente, al prezzo corrente di un libro, è una cosa veramente esagerata: i quattro capitoli della saga in totale superano di poco le 500 pagine. Oltretutto, non ne vale la pena nemmeno al prezzo scontatissimo a cui ho acquistato il mio volume, figuriamoci a prezzo pieno!
Comunque, trattandosi di 4 romanzi, seppur brevi, ho preferito spezzare la recensione in due parti (o forse tre, ancora non lo so), altrimenti sareste invecchiati a leggerla tutta in una volta, e la cosa non mi pareva carina.

Leggendo questo libro, ho fatto una scoperta sensazionale: adesso so dove Stephanie Meyer ha preso l'ispirazione per scrivere Twilight e compagnia bella.
Ok, la parola adatta non è propriamente ispirazione, ma se scrivessi davvero quello che penso al riguardo, rischierei una querela da parte dei legali della Meyer.
E se per caso mi sbaglio, e la Meyer non si è...ehm...ispirata all'opera di Lisa Jane Smith, le consiglio di prendere carta e penna e di scriverle immediatamente! Potrebbe essere l'inizio di una grande e solida amicizia!
Le due autrici infatti condividono la stessa identica visione del mondo. Nel loro universo, per essere delle eroine bisogna essere carine (ma senza rendersene conto), deboli, tristi, in attesa di un uomo che ti salvi, non bisogna mai prendere iniziative...insomma, in una parola: irrimediabilmente amebe!
La protagonista dei Diari, Cassie Blake, 16 anni, è fondamentalmente un essere umano inutile. Irritante oltre ogni dire, piagnucolosa e sempre sull'orlo della depressione, non prende un'iniziativa nemmeno a minacciarla di morte.
Il romanzo inizia con la protagonista in vacanza a Cape Cod, in compagnia di una ragazza, Portia, che è, se possibile, ancora più irritante di lei. Portia è snob, classista, petulante, saccente, non sta un attimo zitta e comanda tutti a bacchetta.  Dopo 4 righi, avevo già voglia di strappare le pagine in cui le compariva e mangiarle. Cassie non la sopporta (e non è la sola!), ma per ragioni che ci sono ignote, resta con lei, non la contraddice mai e fa tutto quello che lei dice. Salvo poi lamentarsi esclusivamente nella sua testa di quanto sia antipatica Portia...mollarla no, eh?
No.
Sicchè, quando sulla spiaggia arriva uno splendido ragazzo dagli occhi magnetici, e Portia ordina di ignorarlo in quanto di un ceto sociale inferiore, Cassie lo fa senza ribellarsi. Il massimo della sua reazione è pensare che non era affatto un comportamento giusto. Quando si dice avere carattere, eh?
Per vedere un minimo di vita nel personaggio, dobbiamo aspettare che i fratelli di Portia inseguano il suddetto ragazzo armati di fucile perchè Cassie  trovi il coraggio di mandarli fuori strada e proteggere così lo sconosciuto nascosto poco lontano.
Naturalmente ciò accade perchè Cassie si è innamorata all'istante del misterioso ragazzo dagli occhi magnetici (sì, lo so che l'ho gia detta 'sta cosa degli occhi magnetici, ma mi sto solo adeguando allo stile della Smith - vi chiarirò il concetto in seguito).
Ricapitoliamo: in 20 pagine, la Smith è riuscita a farmi fare pensiere omicidi su un personaggio secondario, a farmi odiare  la protagonista, e a farmi sbellicare di risate quando in piena estate i fratelli di Portia inseguono il ragazzo misterioso e dagli occhi magnetici nascondendo i fucili la giacca a vento. Ehm...sì, già, per la serie 101 modi per inseguire qualcuno con intenti omicidi e passare inosservati.

Le premesse non sono buone, vero?
Comunque, andiamo avanti. Quando finalmente la vacanza si avvicina al termine e Cassie pregusta il ritorno a casa, la madre le annuncia che non torneranno a casa loro in California, ma si trasferiranno in un paesino poco distante, New Salem (sì, quando si dice l'originalità...), dove vive la misteriosa nonna di Cassie. Quindi Cassie sta per trasferirsi dall'assolata California al piovoso New England, e se la cosa non vi suggerisce nulla, allora non avete letto Twilight. Buon per voi!
Naturalmente, come qualunque sedicenne normale (notate la graffiante ironia delle mie parole), Cassie non accenna la benchè minima reazione alla decisione che senza alcun preavviso le sconvolge la vita. Resta zitta e muta, sull'orlo delle lacrime, senza chiedere spiegazioni.
Quando finalmente giungono  a New Salem, però, Cassie ha un moto di ribellione. La madre scende dall'auto e comincia a scaricare i bagagli, e lei...udite udite...resta con il muso in macchina per qualcosa come 5 minuti scarsi.
Poi entra e basta. Stop, fine dei segnali di vita dal pianeta Cassie.

Città nuova significa anche scuola nuova, dove, appena arrivata, Cassie viene trovata carina e interessante dal capitano delle squadra di football, il quale cerca di flirtare con lei fino a che una delle ragazze più popolari della scuola, Faye, non si avvicina a lui e le sussurra che anche Cassie abita in Crowhaven Road. Lui subito la molla e si allontana spaventato. Ma non è il solo mistero che Cassie trova sulla sua strada. Sembra che nella nuova scuola esista un gruppo di ragazzi popolari, detto il Club, di cui Faye fa parte, che fanno il bello e il cattivo tempo a scuola, che godono di privilegi e a cui nessuno, professori e studenti, osa rifiutare nulla.
Per ragioni che ci sono ignote, Faye prende in antipatia Cassie (perchè poi, visto che Cassie non fa nulla di più del camminare e respirare?) e comincia a renderle la vita impossibile.
Potreste pensare che Cassie in qualche modo si ribelli a tutto ciò, e invece no, non accenna reazioni di nessun tipo, a parte un mezzo tentativo di riferire al preside, che però la ignora, quanto sta accadendo.
Cassie va avanti così, piagnucolando quando è sola, senza fare alcunchè, a parte desiderare ardentemente l'amicizia di Diana, un'altra delle ragazze del Club, che però è tutto l'opposto di Faye: è biondissima, buonissima, bellissima, amatissima, elegatissima, popolarissima, [...inserire qui altri superlativi a caso ...].
Nessun superlativo sarà mai troppo per Diana, durante il corso del romanzo.
Naturalmente Cassie non fa nulla per avvicinare Diana, a parte spiarla dalla finestra. C'è una parola per questo comportamento, ed è stalking.
Le cose non cambiano fino a che Diana non decide di "adottare" Cassie come mascotte del Club. Insomma, Diana la prende sotto la sua ala protettrice, e da quel momento in poi le cose migliorano, senza che Cassie abbia fatto nulla.
Così Cassie comincia a conoscere i ragazzi popolari della scuola che fanno parte del Club: oltre a Faye e Diana, ne fanno parte Suzan, Deborah, Kori, Nick, i gemelli Doug e Chris, Sean, Laurel, Melanie e il misterioso fidanzatino di Diana. Questi ragazzi, più che personaggi, sono sagome di cartone.
Per la Smith, per descrivere un personaggio basta ripetere fino alla sfinimento di che colore ha i capelli e gli occhi (e non sto scherzando o esagerando: ogni santa volta che qualcuno entra in scena, la Smith ci ricorda di che colore ha gli occhi e i capelli!). Va da sè che mai e poi mai si tratta di occhi normali: gli occhi sono sempre misteriosi, magnetici, brillanti, con sguardi strani, etc. etc. Sempre. Ogni volta.
Per dare spessore a un personaggio, invece, se si tratta di una ragazza, basta farle scuotere la splendida capigliatura; se è un ragazzo basta fargli fare un ghigno.
Facile, no? Prendano nota tutti gli aspiranti scrittori: è così che si da vità ad un personaggio!!
Ogni tanto l'autrice fa uno sforzo e appiccica un aggettivo a caso a uno dei nomi (per esempio, Laurel è quella seriosa) ma al di là di questo non c'è nessuna differenza nel modo di agire e parlare dei ragazzi, sono più o meno tutti uguali. Loro non sono...che so...intelligenti, studiosi, leali, eccetera perchè si comportano in maniera da apparire intelligenti, studiosi, leali; lo sono semplicemente perchè la Smith ce lo dice, ma dobbiamo crederle sulla parola, visto che non ce lo mostra mai, al di là di qualche misero tentativo superficiale.
Ad esempio, i gemelli Chris e Doug sono scavezzacollo così, per definizione, perchè vanno in skate nei corridoi della scuola. Uao! Che ribelli!
Ma al di là di questa patina superficiale, i gemelli non si comportano da adolescenti problematici, non fanno mai nulla di veramente aticonformista, che rompe gli schemi.

E a proposito di aggettivi, ho notato che la Smith ha un grande amore per la parola "strano": ad un certo punto ho cominciato anche a contare quante volte compariva nel romanzo, ma dopo averne contati 10 da pagina 189 a pagina 197, ho lasciato perdere.

Vabbè, si diceva che Cassie è la mascotte del Club: non è veramente una di loro, ma le permettono di scondinzolare intorno a loro, ma quando devono parlare di cose davvero importanti, la invitano ad allontanarsi. Una posizione davvero invidiabile, non c'è che dire.
Una brutta mattina, però, Kori viene ritrovata a scuola con il collo spezzato; sembrerebbe un incidente, ma qualcosa di sinistro aleggia nell'aria.
Quella stessa notte, Cassie viene rapita dal suo letto dai membri del Club, e portata in un luogo segreto e praticamente costretta a prendere parte ad un rito di iniziazione. Finalmente Cassie scopre la veirtà: i ragazzi del Club sono streghe e stregoni, e anche lei lo è, essendo originaria di Crowhaven Road.
Ora, come tutti sanno, un circolo di streghe deve essere composto da dodici membri, e siccome Kori è morta, al gruppo serve Cassie per completare il cerchio. E sì che il corpo della povera ragazza è ancora caldo! E sì che nel gruppo ci sono i suoi fratelli (i gemelli Chris e Doug), che evidentemente sono molto affranti dalla sua morte. Evidentemente il dolore per la perdita, l'elaborazione del lutto e lo shock in seguito a eventi traumatici devono essere passati di moda mentre leggevo.
Riprendendo l'esempio fatto prima, i gemelli sono i fratelli di Kori, ma il loro dolore è una patina superficiale: i ragazzi dicono di essere distrutti, ma non agiscono mai come se lo fossero. Mi sarei aspettata qualcosa di più, da due sopposti "ribelli" che partecipare all'iniziazione della strega che prenderà il posto della loro sorella morta.
Sono arrabbiati, meditano vendetta, azioni clamorose, eccetera, ma ne parlano ma non agiscono mai.
La caratterizzazione di un personaggio dovrebbe andare oltre qualche azione superficiale e qualche frase di circostanza ogni tanto.

Comunque, tornando a Cassie, ha appena scoperto, in maniera traumatica, di essere una strega. Riuscirà ad avere una reazione credibile? O meglio, riuscirà ad avere una qualunque reazione?
Lo scopriremo nella prossima puntata!

mercoledì 12 gennaio 2011

Segnalazione: Vango...

...di Timothee de Fombelle.

Sono stata contattata dall'agenzia che si occupa del lancio di questo libro, e ne sto leggendo una copia in anteprima.
Vango è un libro per ragazzi (ma che secondo il comunicato stampa che lo accompagna piacerà anche agli adulti), edito dalle Edizioni San Paolo, in uscita a febbraio di quest'anno. L'autore ha gia pubblicato il romanzo Tobia, sempre per le edizioni San Paolo.

La trama:
Parigi, 1935. Ai piedi della cattedrale di Notre Dame, 40 uomini stanno per essere ordinati sacerdoti. Tra questi c'è Vango, diciannove anni e un passato avvolto nel mistero e un futuro altrattanto incerto perchè - un attimo prima che la cerimonia abbia inzio - la polizia fa il suo ingresso nel sagrato della chiesa per arrestarlo. Ma quale crimine ha commesso? Vango non lo sa e scappa arrampicandosi su per la facciata e le torri della cattedrale. La polizia però non è la sola a interessarsi del ragazzo, anche una giovane donna segue con trepidazione la fuga, così come un uomo dall'aspetto losco che apre il fuoco contro di lui. Scampato all'arresto, il ragazzo prova a mettersi in contatto con il suo mentore, padre Jean, e scopre di essere accusato proprio dell'omicidio del sacerdote.
Chi è che tramma alle spalle di Vango, e chi è Vango in realtà? Cresciuto nelle isole Eolie, dove era misteriosamente approdato a tre anni insieme alla sua nutrice, Mademoiselle, che lo ha amato come un figlio, proteggendolo dal suo stesso passato, le sue sole certezze sono il nome, Vango Romano, e un fazzoletto con ricamate una V dorata e la frase Combien… de royaumes… nous ignorent…
Attorno a Vango ruotano personaggi storici come Hugo Eckener, il capitano del Graf Zeppelin, e altri di fantasia come Zefiro, il monaco a capo del convento segreto dell’isola di Alicudi, o la Talpa, una ragazzina ebrea di buona famiglia che condivide con Vango il gusto per l’indipendenza e le notti all’aperto sui tetti di Parigi. Poi c’è Ethel, scozzese, ricca, giovane e profondamente innamorata di lui. Per finire ci sono i nemici, terribili, spietati, uno per tutti: Stalin! Proprio lui: il dittatore sovietico in persona.

Per ora ho letto i primi due capitoli. La storia sembra interessante e ricca di azione, ma sicuramente due capitoli sono troppo pochi per dare un giudizio completo.
Entro fine mese pubblicherò la recensione completa.