venerdì 31 ottobre 2008

Halloween!

Ho letto troppi libri, la maggior parte dei quali dell'orrore o fantasy, per non essere affascinata da questa festa.

Non sta me a dire perchè l'orrore, lo sconosciuto, l'inimmaginabile abbia da sempre un fascino così grande.

L'unica cosa che posso fare, nell'augurarvi un felice Halloween, magari in compagnia di qualche storia tenebrosa, è lasciarvi alle parole dell'immortale Carmilla, di Sheridan Le Fanu.

Trascorse molto tempo prima che io riuscissi a liberarmi dell'orrore che questa vicenda aveva portato nella mia esistenza, e tuttavia, anche ora, l'immagine di Carmilla ritorna alla mia memoria con ambigua alternanza; a volte è una gioisa, languida, bellissima ragazza; altre volte è il terribile demonio che ho visto nella cappella in rovina. E spesso mi sono destata da questi ricordi, immaginando di sentire il passo leggero di Carmilla davanti alla porta del salotto.

giovedì 30 ottobre 2008

SCIOPERO!

Questo blog oggi è in

SCIOPERO


a sostegno della protesta pacifica nelle scuole e contro la riforma Gelmini.

Non ne faccio un discorso di orientamenti politici, di destra o di sinistra, sono contro il taglio dei fondi alle scuole pubbliche, contro il taglio dei maestri di sostegno per i ragazzi disabili, contro la soppressione delle scuole nei piccoli centri e contro la riduzione dell'orario nella scuola primaria.
E credo che il Governo abbia il dovere di ascoltare tante persone che protestano.

Non credo invece che la Cultura possa essere diffusa attraverso questa riforma.

lunedì 27 ottobre 2008

Non mi fido...

...e voi?

E' uscito per la casa editricie Piemme un romanzo dal titolo Il mondo di Rhett, di Donald McCaig.
Ovvero, Via col Vento visto dal punto di vista di Rhett.
L'autore ci racconta l'arco della vita di Rhett che va da pochi anni prima lo scoppiare della guerra civile fino a pochi hanno dopo.
Dopo l'enorme delusione di Rossella, di Alexandra Ripley, sono alquanto perplessa su questa operazione.

A quanto pare, anche le recensioni americane sono dubbiose sul valore del romanzo.
Scrive Sthepen L. Carter, dalle colonne della rubrica Sunday Book review del New York Times, che la storia ha un senso, ma, sebbene il protagonista sia un personaggio plausibile, non è un Rhett palusibile. Mc Caig lavora duro per pulire le macchie della reputazione di Rhett, quelle che la Mitchell considerava complimenti.

Ricordate? Purchè si abbia coraggio... diceva Rhett, si può fare a meno della reputazione.
Probabilmente Rhett non sarebbe stato contento di essere protagonista di un romanzo il cui scopo principale è quello di riabilitarlo!

Nel ridurre Rhett ad un perplesso e preoccupato uomo qualunque, dice ancora Carter, Mc Caig sminuisce il potere dell'originale creato dalla Mitchell. I lettori adorano l'enigma che Rhett è - proprio perchè egli è un enigma. Probabilmente questa era l'intenzione della Mitchell: persuaderci ad amare il mondo che aveva prodotto un uomo come Rhett. McCaig invece insiste che Rhett in realtà è molto simile a chiunque altro. Ecco perchè, dopo aver finito "Il mondo di Rhett", non è più possibile leggere "Via col vento" con gli stessi occhi di prima.
Trovate l'intera recensione (in inglese) qui.

giovedì 16 ottobre 2008

L'albergo delle donne tristi...

...di Marcela Serrano.

"Noi donne non siamo come l'economia di mercato o i regimi totalitari, non ci possono cambiare, nè sostituire, nè azzerare. Il nostro è un processo irreversibile, ecco perchè siamo la vera rivoluzione."

Floreana è ingenua, romantica, fa quasi tenerezza. Un personaggio da amare, almeno nella premesse iniziali. Come invitante è l'idea di un albergo speciale, popolato da sole donne, dove ci si possa ritirarsi e leccarsi le feriti, riscoprire le proprie necessità, anche emotive, e scrutare dentro se stesse. Una bella presa di coscienza per il genere femminile, come sembra anche testimoniare la frase estratta dal romanzo, pronunciata da Elena, che apre questo commento.
Ma purtroppo poi questa belle premesse sono completamente disattese.
Dopo tutte queste belle parole sul genere femminile, sulla sua unicità, la sua lotta per trovare un posto nel mondo moderno, ci rendiamo conto che le donne dell'Albergo non fanno altro che parlare di uomini, anzi, sembra che si siano ritirate nel mezzo del nulla solo per parlare di uomini senza essere disturbate, la qual cosa mi sembra un tantinello riduttiva.
Ma poi, è possibile che tutti i problemi delle donne derivino esclusivamente dagli uomini?
E' un messaggio, che pervade tutto il romanzo, che non ha alcun senso, ed è superficiale e assai riduttivo della complessità dei rapporti tra uomo e donna.

Prendiamo Floreana.
Quello che non si riesce a capire è come una donna che viene da una tragedia molto molto grande, possa invece struggersi per una breve storia con un uomo sposato e dimenticare per interi capitoli il dolore per una perdita straziante. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso? Forse.
Ma allora non si spiega come mai Floreana viene a patti con la tragedia che l'ha colpita solo quando trova un altro uomo a cui aggrapparsi.
Gli uomini poi...nel romanzo sono dipinti come tutti mascalzoni, o nel migliore dei casi, vigliacchi che hanno paure delle donne emancipate.
Stendo un velo pietoso sul protagonista maschile della storia: un uomo dal cuore infranto, con una storia costruita apposta per suscitare la tenerezza delle lettrici, ma talmente assurda e catostrofica, che ottiene l'effetto contrario.
Sembra che il romanzo proceda senza una trama, per stereotipi; i personaggi non si evolvono, non si confrontano.
Non si raccontano e non ci raccontano niente. Buttano lì pezzetti delle proprie vite in maniera frettolosa, perchè hanno altro da fare (e cioè psicanalizzarsi a vicenda, in maniera molto superficiale).
Non ci sono nemmeno veri dialoghi (intendendo il dialogo come scambio di opinioni, notizie o altro che aggiunga qualcosa alla trama): sembra che i personaggi facciano a gara a sfornare lapidarie pillole di saggezza (molte delle quali assai scontate).

Decisamente questo romanzo non possiede la forza psicologica e narrativa di Arrivederci, piccole donne, e mi sento di sconsigliarlo vivamente.

mercoledì 15 ottobre 2008

I libri fanno paura!

Sì, i libri possono far paura! Libri come Gomorra, di Roberto Saviano.

Non è che una goccia nell'oceano, però nel mio piccolo vorrei sostenere la resistenza, come l'ha definita lo stesso Saviano, sua e della gente per bene. Ho creato un piccolo logo...è brutto, lo so, è molto artigianale ma non mi importa. Se volete potete aggiungerlo ai vostri blog per dire basta. Per creare una coscienza civile, una cultura della legalità contro tutte le mafie.




venerdì 10 ottobre 2008

E visto che si parlava di vampiri...

...vi segnalo che un erede di Bram Stoker sta scrivendo il sequel di Dracula.

Il romanzo, in uscita nel 2009, sarà ambientato nella Londra del 1912, ovvero nella città e nell'anno in cui Bram Stoker morì.
Sembra che la storia sarà basata sugli appunti manoscritti ed inediti lasciati da Bram Stocker.

giovedì 9 ottobre 2008

Twilight...

...di Stephanie Meyer.

Non era mai stato meno umano di così…nè più bello. Sedevo lì, il viso cinereo e gli occhi sbarrati, un uccellino ipnotizzato dallo sguardo di un serpente”.

Non lapidatemi. Mettete giù le pietre!! Ma lo devo proprio dire: a me Twilight non è piaciuto.
Non sto dicendo che sia brutto, illegibile o scritto male. Sto dicendo che a me non è piaciuto e per ringraziarvi di aver messo giù le pietre, vi indicherò cos'è che non ho apprezzato di questo libro, così alla fine giudicherete voi se si tratta di un romanzo che volete leggere (nel caso non lo aveste già fatto) oppure no.

Iniziamo dalla trama. Edward è un vampiro con l'aspetto di un teenager. Abita con la sua famiglia di vampiri (una famiglia che non ha legami di sangue, che può essere considerata un clan) nella cittadina di Forks, città nota per essere la città meno soleggiata d'America. Frequenta la scuola superiore, ma si tiene alla larga dai suoi coetanei finchè non arriva Bella, un diciassettene teneramente imbranata e poco cosciente della sua sensualità.
Le premesse erano buone: il vampiro, l'immortale creatura della tenebre, si innamora di una goffa ragazzina mortale. L'ama suo malgrado, e ne svela la bellezza che ella aveva nascosta dentro di sè.
Sì, questo aspetto della trama è decisamente interessante, intigrante e fa sospirare. Chi non sogna un amore così? Un amore speciale, unico, travolgente, che va al di là della vita e della morte?
L'intuizione dell'autrice, da questo punto di vista, è geniale,
Però... però non posso fare a meno di notare che manca qualcosa.
Sarà che già prima di avere il libro tra le mani, tutti sappiamo che Edward è un vampiro, e che Bella se ne innamorerà perdutamente. Sarà che quindi metà delle suspence, se ne va ben prima di iniziare a leggere.
O forse sarà che io che intossicata dai libri "classici" sui vampiri.... Dracula di Bram Stoker; Carmilla di Sheridan Le Fanu, Il Vampiro di Polidori e anche Intervista col vampiro di Anne Rice.
Ecco: mi manca il fascino classico del vampiro.
Il vampiro è (deve essere!!) una creatura delle tenebre. Misteriosa, pericolosa. I vampiri non escono di giorno, perchè la luce del sole li brucia, non dona loro una bellezza divina (come invece accade ad Edward)! I vampiri non vanno a scuola, ma escono a caccia di notte; non hanno una famiglia amorevole (seppur composta da vampiri), ma pochi servitori e molti nemici; non guidano auto sportive; insomma, non sono teen ager dark, sono creature maledette, condannate ad una vita di tenebra, rimpianto e solitudine.

Ecco, secondo me da qui deriva il fascino sottile del vampiro. Se gli togli questo, che resta? Una specie di supereroe? Cosa rimane a tracciare una netta distinzione tra l'umano e il signore della notte? Cosa resta davvero a renderlo unico, diverso e speciale e a rendere il suo amore tragicamente impossibile e perciò romantico?
Prendiamo appunto come esempio la storia d'amore fra il vampiro e la mortale: è il cardine della storia. Ma cos'ha di romantico, di fosco, l'amore di un vampiro che va a scuola e passa a prendervi per il ballo di fine anno?
Anche l'insistere sull'impossibilità per Edward e Bella di stare insieme, sulla "pericolosità" di questo legame, mi è sembrato pretestuoso. Quale sarebbe il pericolo di stare con un vampiro che legge nei pensieri altrui, che si nutre di sangue animale ed ha una serie di superpoteri?
Gli altri vampiri ?
Certo, è possibile, ma sarebbe stata la stessa cosa se Edward fosse stato...che so...un boss della mala, un agente della CIA ( quelli portano notoriamente sfiga a chi gli sta vicino....il nome Jason Burne vi dice niente?), un testimone in un processo importante.
Di nuovo, torno a chiedermi: dove è il fascino unico del vampiro?

Sarò fissata, ma quando esce un nuovo film dell'orrore, prima di decidere se andare a vederlo o meno, mi informo: in questo film gli zombie corrono? Ecco, se gli zombie possono correre, io non vado a vederlo.
Perchè - tanto per la cronaca - gli zombie originali sono cadaveri risevegliati dall'oscura magia voodoo, non hanno coscienza di sè nè di altro se non della loro insaziabile brama d'uccidere i viventi. Quindi no, non corrono, non sparano, non parlano.
La stessa cosa mi succede coi vampiri: odio - ad esempio - quei film o libri in cui il vampirismo è una specie di malattia, da curare con un vaccino. A parer mio simili concezioni di queste creature uccidono la poesia, il mistero. Come in parte accade anche in Twilight, a parer mio.

Fin qui, si tratta di considerazioni riguardanti esclusivamente i miei gusti personali; avrei però anche un paio di annotazioni un pochino più obiettive.

Innanzitutto, la trama mi è parsa lenta e si è movimentata soltanto nel finale. Non sarebbe stato male trovare di tanto in tanto qualche colpo di scena, qualche sorpresa che tiene desta la curiosità, sparse qui e lì per la storia.

In secondo luogo, l'attrazione tra Edward e Bella, nella sua "ineluttabilità", l'ho trovata un po' forzata, poco credibile nella sua evoluzione, se poi di evoluzione si può parlare: l'attrazione fatale fra i due in pratica sorge al primo sguardo, già pienamente formata e completa. Il resto della trama nulla aggiunge a questo sentimento (che pure è il cardine della storia), e l'unico problema resta l'altalenante volontà di Edward di restare lontano da Bella per non metterla in pericolo.
Una vaga spiegazione di questa "inelettuabilità" ci viene fornita; però se da un lato la Meyer si è data da fare per costruire una romantica attrazione fra i due protagonisti, dall'altro mi è sembrato un tantinello stonato spiegare il colpo di fulmine con la trovata che Bella avrebbe un odore irresistibile per un vampiro. (Certo questa non è la mia idea di romantico colpo di fulmine...)

In sintesi: una bella storia d'amore, non troppo impegnativa, romantica e passionale, con una conezione personale dell'autrice dalla figura del vampiro. Da leggere se non siete fanatici delle storie "canoniche" sui vampiri.

mercoledì 1 ottobre 2008

Prede innocenti...

...di Alexandra Marinina.

Sapeva di non essere simpatica, o buona, sapeva di non piacere a tutti. Ma che importanza aveva? Non era quello il suo mestiere.

Queste parole, che chiudono il romanzo, sono quelle che meglio descrivono Anastasija Kamenskaja, ispettrice della polizia di Mosca. Una donna colta, intelligente, ma anche dura e realista, che ama il suo lavoro e cerca di svolgerlo al meglio dibattendosi tra le mille difficoltà di un paese in crisi, con una cronica carenza di fondi e un preoccupante tasso di corruzione e disonestà anche fra i tutori dell'ordine.
In questo romanzo la Kamensakaja si trova a dover indagare su un killer seriale che rapisce e uccide ragazzi giovanissimi e tutti molto somiglianti tra loro; prima che il panico dilaghi, l'ispettrice deve bloccare l'assassino e deve farlo senza avere uno straccio di pista, niente che colleghi i ragazzi tra loro se non il loro aspetto fisico.
Seguendo un debole indizio (una macchina vista sul luogo della sparizione dell'ultima vittima), Anastasija arriva ad indagare su un esclusivo complesso residenziale alle porte di Mosca, dove vive Solovjov, noto e ricchissimo traduttore, che quando era solo una studentessa le aveva spezzato il cuore.
Così l'ispettrice si trova, suo malgrado, coinvolta anche emotivamente nel caso che sta cercando di risolvere.

Si suppone che "Prede innocenti" debba essere un thriller.
E come fanno i bambini quando non sanno cosa scrivere nei loro temi, partiamo dalla definizione di thriller.
Il dizionario on line di Alice lo definisce come un intreccio che provoca stati di tensione e suspense a causa di scene particolarmente emozionanti e paurose.
Ecco, quindi per scrivere un thriller ci vuole un intreccio. E ci vuole la tensione, ci vuole la suspence e le emozioni forti.
Ma in "Prede innocenti", dove sono? Quand'è che il lettore si trova a mangiucchiarsi le unghie, col cuore in gola, divorando una pagina dopo l'altra? Quand'è che il lettore non riesce a smettere di leggere, perchè deve sapere cosa accadrà dopo?
Ve lo dico io: mai.
Il romanzo si avvicina più ad un rapporto burocratico di una indagine, che a un thriller. Ci sono pagine e pagine e pagine sulle difficoltà di ottenere una prova del DNA in tempi brevi, sulla difficoltà di ottenere uomini e mezzi per una indagine, su quanto è cara la benzina e come l'auto sia diventata un lusso, sugli orari di lavoro massacranti dei poliziotti russi, sui loro doppi e tripli lavori, non sempre perfettamente legali...
Insomma, la prima volta questi argomenti mi sono sembrati interessanti; la seconda volta, ho pensato che fossero un approfondimento; la terza volta mi sono chiesta se per scoprire che la benzina è cara, il lavoro (per chi è così fortunato da averlo!!) è massacrante e con lo stipendio non si arriva alla fine del mese, avevo bisogno di leggermi un thriller russo.
Questi spunti, sebbene diano realismo al romanzo, frammentano oltremodo la trama, e non le permettono di avere un ritmo incalzante (o meglio, semplicemente non le permettono di aver un ritmo...).
Come se ciò non bastasse, siamo costretti a leggere in continuazione dei problemi sentimentali ed emotivi che l'incontro con il ricco (e ora invalido) ex amante suscitano in Anastasija.
Certo, tutto ciò è molto interessante e serve a dare spessore al personaggio....però magari, mi chiedevo durante la lettura, tra un rimpianto e l'altro, potremmo dare un'occhiata anche ai progressi delle indagini?
Già, i progressi delle indagini...perchè in fondo è di quelle che dovrebbe occuparsi il libro, no? Peccato che queste arrivino col contagocce, e che siano frutto di monotonissimo lavoro di scrivania, di controlli incrociati sulle scartoffie e sui verbali delgi interrogatori....senza dubbio molto, molto realistico, certo però....che noia!

A ravvivare un po' il romanzo ci pensa la sottotrama, che è decisamente più interessante della storia principale, e che riguarda una sottile ed astuta truffa nel mondo dell'editoria, in cui risulta coinvolto anche Solovjov.
Mi sarei aspettata che le due trame, portate avanti quasi in parallelo, avrebbero finito per intrecciarsi alla fine, magari con qualche stupefacente colpo di scena, e invece no, le due cose non sono assolutamente legate tra loro e forse la trama secondaria serve soltanto come "scusa" per tener il noto traduttore sulla scena del romanzo il più a lungo possibile.
Cosa di cui (specialmente dopo aver letto due pagine sui suoi gusti in fatto di abbigliamento) francamente avremmo fatto volentieri a meno.
Anche la soluzione del giallo sembra un po' buttata lì, come se l'autrice avesse avuto cose più importanti da dirci, e alla fine trova un momento per spiegarci qual è la soluzione dell'indagine, ma senza colpi di scena o suspence, lasciando l'impressione che la rivelazione sarebbe potuta arrivare anche molto prima.

Allora di questo romanzo non salverei nulla? In realtà non è proprio così.
Anastasija è un personaggio interessante. Ha spessore, ha carattere ma è anche incredibilmente statico. Non so quanto di questa sua staticità sia effettivemente parte delle caratteristiche assegnatele dall'autrice, e quanto invece sia dovuto alla lentezza della trama.
Forse il punto è che quando si legge un libro una grande parte la gioca l'aspettativa che il lettore si crea: se mi aspetto un thriller (e come recita la copertina un thriller ad alta tensione), voglio leggere un thriller, non un romanzo di approfondimento psicologico sullo sfondo di un caso criminale.

La sensazione che resta è che Prede Inncenti sia un ibrido non perfettamente riuscito tra due generi forse troppo distanti tra loro.