venerdì 2 giugno 2017

Cuccioli per i Bastardi di Pizzofalcone...

... di Maurizio de Giovanni.

La scheda del libro sul sito Einaudi

Davanti al commissariato di Pizzofalcone, qualcuno ha abbandonato una neonata. A trovarla è Francesco Romano, poliziotto che si è rovinato la vita e la carriera perché non riesce a frenare la rabbia. La piccola è in gravi condizioni, e mentre lotta tra la vita e la morte, i Bastardi cercano la madre, e indagano su un omicidio che forse è collegato alla sua vicenda.
Intanto Aragona, agente scelto che vorrebbe essere un poliziotto da telefilm americano, ma che per la maggior parte del tempo riesce solo a rendersi ridicolo, si imbatte per caso in una strana storia di rapimento di cuccioli di cane.
 
In questo quarto romanzo della serie I Bastardi, un altro tema delicatissimo viene prestato al giallo. Questa volta Maurizio de Giovanni ha scelto di raccontarci l'abbandono di una neonata vicino ad un cassonetto, e lo fa dal punto di vista di chi questa neonata l'ha ritrovata, e se ne sente responsabile. Interessante anche se non originale il mettere a confronto la neonata abbandonata, con le sue evidenti fragilità e la sua lotta per la vita, con il più "duro" della squadra, l'agente Francesco Romano, che non solo si è rovinato la carriera per aver messo le mani al collo di un fermato, ma è stato lasciato dalla moglie perché è arrivato a schiaffeggiarla.
Ho detto prima che il contrasto fra neonato/poliziotto duro non è originale, ma originalissimo e degno di nota il modo in cui l'autore lo sviluppa e lo fa evolvere nel corso della storia. Il legame tra Romano e la piccola non ha niente di zuccheroso e di stucchevole; non è consolatorio né accomodante, ma ha semmai il compito di mettere ancora di più in evidenza le fragilità del poliziotto, chiamato Hulk dai suoi colleghi di lavoro. La bimba, con la sua presenza, sottolinea la solitudine in cui si trova Romano, e la sua semplice esistenza farà emergere la prigione di rimpianto e recriminazioni che Romano si è costruito intorno, e lo spingerà fuori dal baratro di autocommiserazione in cui è caduto.

L'indagine per scoprire chi ha abbandonato la piccola si legherà ben presto ad un'indagine per omicidio, affidata a Lojacono.

Un cadavere, avrebbero detto i poliziotti a un ipotetico intervistatore, cambia tutto. Un cadavere è irreversibile, sapete (in quale camera devo guardare? Quella? Grazie). Quando c’è un morto, caro signore, il tempo smette di scorrere al ritmo normale. All’inizio va velocissimo, perché le prime quarantott’ore sono fondamentali, quindi, se non viene fuori niente (e spesso, caro signore, non viene fuori proprio niente), comincia a scorrere lento come un fiume in pianura, scandendo inesorabilmente ogni singolo minuto in cui rimani a mani vuote. Perciò, caro signore, e la ringraziamo per le gentili domande sul nostro assurdo mestiere, nelle prime quarantott’ore, quando c’è un cadavere, noterà in mezzo a noi poveri disgraziati, impegnati a brancolare nel buio, una spettacolare, cupa agitazione. Poi, a mano a mano che questo maledetto orologio fa tic tac, e il dannato calendario strappa un foglietto dopo l’altro, la cupa agitazione verrà sostituita da una cupa disperazione, per dar luogo infine a un cupo disagio.
Questo avrebbero detto a un ipotetico intervistatore, mentre si accingevano a discutere sulle iniziative da prendere. Ma non c’erano intervistatori, e in realtà, se anche fossero arrivati a frotte di lì a poco, nessuno di loro avrebbe perso tempo a rispondergli, a parte Guida, già allertato a dirottare tutti i cronisti alla portavoce della questura. Adesso c’era da lavorare.
 Adesso c’era un cadavere.

Sebbene non ci siano grandi colpi di scena, la trama gialla è interessante. Non è difficile intuire chi sia il colpevole, anche perché ad un certo punto è evidente che qualcuno sta mentendo, e di solito chi mente ha qualcosa da nascondere. Ma nel metodo e nella prassi degli interrogatori e delle investigazioni sta la bellezza dell'intreccio.

Particolarmente ispirata poi anche la trama secondaria, che vede protagonista Aragona, il quale inizialmente si vergogna di indagare su un caso (la scomparsa di alcuni cani) che ritiene ridicolo; ma poi, per una volta, riuscirà a dare il meglio di sé e a sentirsi davvero un poliziotto da telefilm.

Ai fan viene anche offerto uno squarcio della vita privata e sentimentale di Lojacono, uomo sicuramente interrigerrimo, intelligente ma lontano dalla perfezione, come tutti noi, del resto.

Arrivati al quarto volume di una serie, si corre sempre il rischio che le situazioni si ripetano, e che i personaggi recitino la stessa scena più e più volte. Qui questo pericolo è ampiamente scongiurato dal fatto che i personaggi evolvono con coerenza romanzo dopo romanzo. Ed in ogni romanzo l'autore ha l'accortezza di "mescolare", per così dire, le coppie che si occupano dell'indagine. Ogni personaggio si trova, di volta in volta, ad avere a che fare con un collega diverso.
Sono loro, i personaggi, la vera forza di qualunque giallo scritto da Maurizio de Giovanni, il quale riesce sempre a stupire e a interessare.
Merita un cenno l'abilità tecnica dell'autore; de Giovanni mescola stili, punti di vista, artifici letterari con disinvoltura e naturalezza. Ad esempio, nel capitolo 43, seguiamo i pensieri di Lojacono in una sorta di forma soft di stream of consciousness (1)
L'ho già detto che de Giovanni riesce sempre a stupire e catturare l'interesse del lettore?
 
Voto: 8

(1) Per il significato di stream of consciousness, o flusso di coscienza, vedi qui

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