Una bellissima copertina per un bel romanzo |
Libera prepara bouquest da sposa artigianali, vive con la schiva figlia Vittoria, poliziotta tutta d'un pezzo, e con l'eccentrica madre Iole, hippie e libertina. Un giorno Libera rimane toccata dall'incontro con Rosalia, una donna che aspetta da ventisei anni di sapere che è ne stato della figlia Carmen, scomparsa all'indomani della rottura con il futuro marito, e mai più ritrovata. Sebbene titubante, Libera decide di darle una mano e comincia ad indagare.
Uno strano trio di detective esordisce tra le pagine di questo romanzo con un cold case. Tre personalità che più diverse di così non potrebbero essere, che in qualche modo, riescono a convivere e anche a collaborare ad un'indagine.
Il caso, da subito, non si presenta facile, perchè sono trascorsi ventisei anni dalla scomparsa. Eppure c'è molto di non detto, molti segreti sono stati taciuti ed è più facile che vengano alla luce dopo tanti anni, quando oramai alcuni protagonisti della vicenda sono morti e altri hanno meno da temere. Questo aspetto del romanzo è ben curato. Quando si tratta di cold case, spesso spuntano fuori indizi e testimoni che non si capisce come possano essere rimasti intatti e silenti per anni e anni. Qui invece si nota l'accortezza e la cura dei dettagli per evitare che il tempismo di scoperte e rivleazioni suoni poco credibile in quanto a tempismo agli occhi del lettore.
Vittoria è quella che avrebbe in mano ufficialmente la riapertura del caso. Libera, coadiuvata da una Iole sempre sopra le righe, sarà quella che riuscirà a scavare più a fondo, anche perchè eè quella che non riesce a darsi pace di fronte al dolore ossessivo della madre di Carmen.
Le tre protagoniste, così diverse, ed anche così riservate nei loro rapporti (beh, almeno Libera e Vittoria... per Iole, portatrice sana di leggerezza, servirebbe un romanzo a parte), formano un'alchimia che riesce a conquistare il lettore.
La caratteristica saliente di questo bel giallo scorrevole e piacevole da leggere è che l'indagine non perde mai di vista il lato umano del caso. La sofferenza delle persone coinvolte è palpabile; l'investigazione non è una sfida, un rompicapo da risolvere, ma è un atto di pietà, di misericordia verso chi è coinvolto e non riesce a farsi una ragione di quanto è successo. Questa sfumatura conferisce al romanzo della Teruzzi un senso di malinconia che va oltre l'intreccio, ed è la cosa che ho apprezzato di più.
Allo stesso tempo però, l'autrice sa evitare il pietismo mantenendo ben saldi i piedi per terra. Le persone sono quello che sono, raramente (diciamo mai) sono perfette, e non sono certo santi da adorare, neanche se sono vittime (presunte) di crimini; le persone hanno tutte angoli bui nell'animo. Ed è il caso dei personaggi di questa storia, a partire dalla (presunta) vittima, fino ad arrivare a Libera e Vittoria.
La verità, quando arriva, fa male, ci dice l'autrice, e purtroppo anche in questo caso sarà così.
L'autrice inoltre, in questo primo volume, getta le basi per dare un seguito alle vicende di Iole, Libera e Vittoria, attraverso un ritrovamento che riguarda l'assassinio, mai risolto, di Saverio, marito di Libera e padre di Vittoria, anch'egli poliziotto. Molte domande, anche riguardo la misteriosa vita privata di Vittoria, restano senza risposta. Non ci resta che leggere il seguito, La fioraia del Giambellino, uscito in tutte le libreria il 18 maggio scorso.
Voto: 7
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