martedì 16 febbraio 2016

La stagione della caccia...

...di Andrea Camilleri.
 
La stagione della caccia è un romanzo scritto da Camilleri nel 1992. Fu il primo dei suoi romanzi ad ottenere un discreto successo di pubblico e critica, ed effettivamente non me ne stupisco.
 
Il pacchetto a vapore che faceva navetta postale da Palermo, il «Re d'Italia» – ma dai siciliani testardamente continuato a chiamare «Franceschiello» per un miscuglio di abitudine, luffarìa e omaggio al re borbone che aveva istituito il servizio – attraccò, spaccando il minuto, alle due del dopopranzo del capodanno del 1880, nel porto di Vigàta.
 
E' così che inizia la storia, con l'arrivo del battello postale e di un misterioso forestiero, il quale ha intenzione di aprire un farmacia a Vigàta.
Il forestiero, dopo essere stato oggetto di insaziabile curiosità da parte di tutto il paese, si rivela essere Fofò, figlio di Santo La Matina, lavorante del marchese Peluso, ucciso barbaramente venti anni prima.
Al suo arrivo, la tranquilla vita di paese viene sconvolta. Il vecchio e invalido marchese Peluso, terrorizzato dalla sola vista di Fofò, muore gettandosi a mare con le sue ultime forze, non prima di aver affermato che è cominciata la stagione della caccia.
Le morti misteriose si susseguono - disgrazie, oppure qualcosa di strano sta accadendo a Vigàta?
 
Camilleri è un narratore nato. Un artista. Un maestro. Quando Lui racconta, il lettore vede. Con poche, precise parole, è in grado di descriversi personaggi, ambientazioni e perfino la Storia dell'Unità d'Italia.
 
Alla fine del [18]60 don Totò scomparì da Vigàta. 
"Se ne è andato in Calabria, coi briganti", spiegava don Filippo. E chiamando briganti i trentamila rivoltosi di quelle parti, si associava alla sbrigativa, e comoda, definizione dei piemontesi.
 
E secondo me si diverte pure Camilleri quando scrive. Si sente il suo sorriso ironico che pervade il romanzo; si sente la leggerezza che non diventa mai superficialità.
Un discorso a parte meriterebbe la lingua usata: il siciliano, che rende ancora più unica, viva e vibrante la storia.
Ho letto che il romanzo è stato definito un giallo; beh, sì, effettivamente misteri da svelare qui ce ne sono, ma questa, più che una detective story, è una delle tante storie di Vigata che Camilleri ci ha narrato e ci narra. E' una storia composta da tante altre storie. Ognuna aggiunge un pezzetto indispensabile.
I libri di Camilleri sono come un quadro impressionista; per goderne appieno devi fare un passo indietro e averne una visione d'insieme.
E' anche molto difficile recensirne uno; perché ogni romanzo è un'esperienza che onestamente non può essere raccontata, ma andrebbe provata.
 
Consigliato. Voto: 9
 

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