mercoledì 6 luglio 2016

Le tartarughe tornano sempre...

... di Enzo Gianmaria Napolillo.



La scheda del libro

Salvatore è un ragazzino nato e cresciuto su un'isola al largo delle coste italiane, nel centro del Mediterraneo. Suo padre è pescatore, sua madre casalinga, e lui cresce libero e spensierato immerso nella natura splendida e selvaggia della sua isola. Per lui estate vuol dire incontrare Giulia, i cui genitori sono emigrati a Milano ma tornano ogni anno per le vacanze. I due ragazzi crescono insieme, e si innamorano. Un giorno d'estate però, accade qualcosa che inevitabilmente cambierà tutto: i due scoprono il cadavere di un ragazzo come loro gettato a riva dalle onde. E poi, poco dopo, vedono decine di corpi galleggiare sulla superficie. La realtà irrompe nel loro mondo di adolescenti e muterà il loro punto di vista. Dopo quel giorno, niente sarà come prima. 
 
Quando si pensa ad un libro che non si riesce a mettere giù, solitamente si pensa ad un giallo o ad un thriller.
Poi a volte ci si imbatte il libri come questo, Le tartarughe tornano sempre, e ti accorgi che ci sono libri che non riesci a lasciare al di là della curiosità. Libri che devi terminare perché hanno toccato corde profonde del nostro animo.
E qui i temi trattati sono molti: l'amore per la propria terra, il bisogno di libertà, l'amore, la morte e naturalmente, su tutti, la tragedia dei migranti e il modo in cui noi, privilegiati occidentali, la percepiamo.
Ma questa è comunque la storia di due adolescenti, e di come, inevitabilmente, la realtà cozzi contro i loro sogni e le loro aspettative.
Scoprire un cadavere in mare cambia Salvatore e Giulia; purtroppo quello è solo l'inizio di una tragedia senza fine che cambierà anche l'isola. I turisti smetteranno di arrivare, spaventati - da cosa, esattamente? - e per l'economia sarà un lento ma inesorabile declino.
Eppure gli isolani non sono contro i migranti, non potrebbero esserlo, perché loro hanno visto.
E questo aver visto e aver vissuto certe cose in prima persona cambia Salvatore.
Il ragazzo cresce e cerca la sua strada e sembra non trovarla e girare a vuoto. Perde e ritrova Giulia, la perde e la ritrova di nuovo; conosce il disprezzo del mondo, la difficile vita nella metropoli, lo smarrimento di chi non sa cosa vuole.
Diventerà adulto e troverà, faticosamente, il suo posto. E scoprirà che aveva sempre saputo quale fosse, senza rendersene conto.
 
L'isola dove vive Salvatore non viene mai chiamata per nome. E' semplicemente l'Isola. Non che ci voglia molto ad identificarla, ma è significativo che pur descrivendola puntualmente l'autore non la identifichi mai col suo nome. Perché è quell'isola che tutti noi conosciamo dalle cronache dei naufragi dei barconi, ma potrebbe essere qualunque altro posto, un'isoletta greca, o un paese sulle coste della Turchia, o un villaggio sul confine macedone, o ungherese, o austriaco, dove le autorità alzano filo spinato e le persone comuni invece mettono a disposizione le proprie auto per portare i migranti da un punto all'altro del paese.
 
Un'isola al centro del mondo... o nel bel mezzo del nulla, dice l'autore. Dipende, come al solito, dal nostro punto di vista.
Voto: 8
(PS: questo libro parla così delicatamente e con intelligenza di due temi sensibili - adolescenza e tragedia dei migranti - che io lo farei leggere nelle scuole.)

3 commenti:

  1. L'ho appena finito...torno a leggere la tua recensione dopo aver scritto la mia, ho guardato solo il voto e il p.s. e concordo con te.
    Emozionante.
    Ciao

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