lunedì 22 maggio 2017

Una valigia piena di sogni...

... di Paullina Simons.

La scheda del libro sul sito Harper & Collins

Chloe, Hannah, Mason e Blake, adolescenti americani, hanno un sogno: partire per Barcellona dopo il diploma. Ma devono trovare i soldi, e vincere le resistenze dei genitori. Moody, nonna di Chloe, si offre di pagare il viaggio a tutti e quattro, ma ad una condizione: dovranno prima recarsi a Riga, in Lettonia, a trovare la famiglia di Moody e ad adottare "a distanza" un bimbo in un orfanotrofio lettone, e poi attraversare l'Europa Orientale in treno, ripercorrendo a ritroso le orme dell'occupazione nazista e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Malgrado qualche dubbio, i ragazzi accettano. A Riga incontreranno Johnny, un ragazzo americano come loro, vagabondo, artista di strada, che scombina gli equilibri tra i 4 amici e mostra loro una vita e un modo di guardare il mondo totalmente diversi.

Il libro dovrebbe essere la cronaca di un viaggio di formazione attraverso mezza Europa. Dovrebbe essere il diario di un viaggio di quattro diciannovenni che non sono mai usciti dal Maine, dovrebbe essere pieno di emozioni, dovrebbe essere avventuroso, selvaggio e profondo, invece non è altro che una noiosa sequela di chiacchiericci inutili (per lo più lamentele) dei personaggi.

Il romanzo è diviso in tre parti, ognuna delle quali narra le diverse fasi delle giovinezza dei protegonisti.
 
La prima parte, ambientata nel Maine è esageratamente prolissa, piena di dettagli sulla routine quotidiana che hanno uno scarsissimo interesse. Non a caso bisogna andare oltre le 100 pagine solo perché il viaggio inizi.
In questa prima parte, narrata in terza persona, almeno sembra che i personaggi abbiano comunque del potenziale, e sembra che le dinamiche interne e le diverse aspettative che ognuno ha per questo viaggio possano essere interessanti.
Purtroppo quando le vicende si spostano in Europa, i quattro iniziano a comportarsi con scarsa coerenza e sembrano quasi regrediti ad uno stadio infantile.
Questa seconda fase è narrata dal punto di vista di tutti e quattro i protagonisti principali, solo che per Chloe ciò avviene in terza persona, mentre per Hannah, Mason e Blake viene usata la narrazione in prima persona. Una scelta che non sono riuscita assolutamente a comprendere, anche perché crea, secondo me, un "effetto barriera" tra i personaggi: Chloe da un lato, i suoi amici dall'altro. Forse era questo lo scopo? Ma in tal caso, perché? Che senso ha questa scelta? Io ho provato solo fastidio per la non omogeneità della narrazione.
 
Ad ogni modo, un viaggio in treno dall'Europa orientale fino alla Spagna, in teoria, dovrebbe essere avvincente. Invece l'approccio dei ragazzi così come è descritto è raccapricciante: una infinita sequenza di lamentele su tutto, perfino sull'ospitalità gratuita che la famiglia di Moody offre loro, sul cibo, sul clima. Letteralmente su ogni cosa. Ma la cosa peggiore è che mi sono annoiata a morte. Mi sono trovata a leggere decine e decine di pagine per descrivere, ad esempio, un viaggio di undici ore dalla Lettonia alla Polonia, in cui non accade altro se non il chiacchiericcio tra Chloe e Johnny. Avevo le lacrime agli occhi per la noia. 
 
Oltretutto le premesse della prima parte del romanzo (premesse che l'autrice ha sviluppato con molte, molte, molte pagine, come visto) vengono totalmente disattese nella seconda. I ragazzi non sembrano più quattro amici d'infanzia alle prese con una meravigliosa avventura; sembrano più quattro personaggi di un reality costretti dal caso a viaggiare insieme. Provano fastidio l'uno per l'altro, non si capiscono e non hanno nessuna voglia di aiutarsi, di venirsi incontro. Ognuno pensa a come farsi i fattacci suoi senza considerare le esigenze degli altri. E tutto ciò ha inizio non dopo la convivenza forzata o le rivelazioni del lungo viaggio; tutto ciò comincia subito dopo il decollo dell'aereo che li porterà in Europa. Ed è francamente assurdo che quattro amici di infanzia non si sopportino in modo così plateale. Imbarazzante e insensato è, ad esempio, il patetico tentativo di ognuno dei tre amici di scaricare su qualcun altro il compito di accompagnare Chloe all'orfanotrofio.
La visita all'orfanotrofio meriterebbe una recensione a parte, ma non voglio trasformarmi in Paullina Simmons, perciò sarò breve e dirò soltanto che l'idea di dover andare in Lettonia per adottare un bambino a distanza che può essere adottato solo tramite un'agenzia di Dallas (sì, Dallas negli Stati Uniti) è uno dei più grossi WTF?!?(1) della letteratura mondiale.  Oltretutto Chloe non va a conoscere il bambino, va a sfogliare i fascicoli dei bambini orfani, tutti con una storia tristissima alle spalle, e la scena ha il pathos e l'emotività di un piatto di spaghetti. Vuoto.
 
I personaggi fanno a gara per essere sciocchi o irritanti, ma la palma di più irritante in assoluto secondo me va a Johnny.
Ha diciannove anni ma ha praticamente già fatto, visto e provato tutto. E' stato ammesso e poi ha abbandonato due delle più importanti Accademie dello spettacolo americano: la Jiulliard e la School of Performing Acts di New York (sì, quella di Saranno famosi); ha visitato mezzo mondo, e sono due anni che gira per l'Europa facendo la guida turistica e il cantante di strada (ha pure una voce d'angelo, sì). Dove ha trovato il tempo di fare tutto ciò, io lo ignoro.

La terza parte dovrebbe essere una sorta di epilogo; anche questa è tremendamente prolissa, e prima di dirci quello che ha da dire, si trascina per un altro centinaio di pagine tremendamente noiose, fino ad un lieto fine retorico, zuccheroso e stucchevole.
 
Il mio consiglio perciò è: la vita è breve e non può essere sprecata a leggere libri come questo.
Voto: 4 e1/2

(Nota: l'unica cosa che si salva di questo romanzo sono circa venti-trenta in cui Johnny conduce i protagonisti a visitare Treblinka, il campo di sterminio polacco, e racconta una parte meno nota dell'Olocausto, che ho trovato toccante e interessante. Ho dato al libro mezzo voto in più per questo, ma si tratta comunque di sole 30 pagine su 500.)
 
 (1) per il significato di WTF, vedi qui

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