martedì 9 maggio 2017

Lo strano viaggio di un oggetto smarrito...

... di Salvatore Basile.

La scheda del libro sul sito della Garzanti

Quando aveva sette anni, Michele è stato abbandonato da sua madre senza una parola, e da quel momento non l'ha più rivista.
Ora Michele ha trent'anni e fa il capostazione in una piccolissima stazione abruzzese. Non ha una ragazza, non ha amici, si tiene alla larga dai colleghi. Fa una vita solitaria, non esce mai dalla stazione dove occupa una piccola casetta, e trascorre la sua vita in una rassicurante e ristretta routine. Le persone tradiscono e abbandonano, e lui non vuole averci nulla a che fare. L'unica cosa che gli fa compagnia è una collezione di oggetti smarriti, recuperati sui vagoni del treno che si ferma per la notte nella sua piccola stazione.
Un giorno però, una ragazza allegra e loquace, Elena, alla ricerca di un oggetto smarrito sul treno, entra nella sua vita, e dà a Michele una piccola spinta per uscire dal suo piccolo mondo chiuso.
 
Lo strano viaggio di un oggetto smarrito racconta con il linguaggio di una favola moderna la storia triste e delicata di un trauma infantile mai superato. Il tema principale è l'abbandono, tema declinato dai personaggi del libro in tutte le sue varianti. Ogni personaggio ha una storia diversa da raccontare a riguardo, e un modo diverso di affrontarlo. E tutta la storia ruota intorno alla ricerca di ognuno del modo di chiudere la propria ferita aperta.

Il personaggio di Michele è stato costruito con una profondità e un realismo che mi hanno toccato. La sua psicologia è sì complessa, ma espressa in maniera logica e lineare: non ha mai superato il trauma dell'abbandono da parte della madre, e agisce di conseguenza, portandosi dietro una rabbia repressa, relegata in un cantuccio del suo animo, talmente in fondo che nemmeno lui sa di averla. Altra conseguenza del suo trauma è  la paura di lasciarsi andare a qualsiasi piacere, anche quelli più elementari, come il sorridere ad una sconosciuta o mangiare qualcosa di appetitoso.
La sistematica rimozione del rischio e dei ricordi, però, viene interrotta quando Michele, a caccia di oggetti smarriti sul treno come ogni sera, trova il suo vecchio diario abbandonato sul sedile. Quel diario lo aveva portato via sua madre ventitré anni prima, quando lo aveva lasciato senza una spiegazione.
Se non fosse stato per l'intervento di Elena, una ragazza che prende a cuore la situazione di Michele, forse il ragazzo non avrebbe avuto il coraggio di partire per cercare sua madre. Invece, quasi costretto dall'entusiasmo altrui, Michele decide di lasciare, per la prima volta in vent'anni, il suo porto sicuro.
L'intervento di Elena dunque si rivela decisivo per imprimere una svolta alla trama. Nonostante questo, non ho apprezzato questo personaggio, che inizialmente mi è sembrato invadente ai limiti dello stalking. Va bene che Michele le suscita simpatia, va bene che le fa battere il cuore, ma infilarsi per forza nella vita di un tipo di cui non sa nulla, perché da parte sua è amore a prima vista, mi ha infastidito.
Trovo che Elena non abbia il realismo e la coerenza di Michele, e che sia a tratti un po' forzata, in quella sua amplificazione esagerata di ogni emozione, di ogni sentimento, e anche di ogni piccolo torto che Michele, giustamente sulle sue, sembra fargli.

Altro personaggio che non mi ha convinto fino in fondo, è stata la figura della madre. Questa donna è sparita senza una spiegazione, cercando di svignarsela mentre il figlio era a scuola (Michele l'ha intercettata mentre parte per puro caso); quindi non sono riuscita a provare empatia per la sua sofferenza dovuta alla separazione, e onestamente non mi è piaciuto il tentativo di costruirle intorno, nel finale, un'aura di tragico sacrificio, quasi fosse un'eroina incolpevole sacrificatasi per il bene del figlio. E non mi è nemmeno piaciuto il tentativo di scaricare la croce di "cattivo" addosso ad un altro personaggio per giustificare lei.
Questi due tentativi mal riusciti (almeno a parer mio) sono però riscattati dall'introduzione, sempre nella parte finale del romanzo, di nuovi e inaspettati personaggi, poetici e un pizzico surreali, anche loro con la propria particolare storia d'abbandono, che si intreccia con quella di Michele.

Per me comunque, note dolenti si fermano qui. Lo strano viaggio di un oggetto smarrito è un bel libro, molto poetico, che parte da una premessa bizzarra ma intrigante (quella della mania di collezionare oggetti perduti, che si portano dietro chissà quali storie). Gli oggetti smarriti e il viaggio di Michele sono azzeccatissime metafore dello smarrimento che ogni situazione irrisolta si porta dietro; e del viaggio (spirituale) che dobbiamo compiere per scendere a patti col passato.
 
Probabilmente il romanzo avrebbe potuto essere leggermente più breve senza perdere la sua bellezza; ma resta un libro che mi sento di consigliare, che si legge con piacere e che ha il raro pregio di suscitare sentimenti consolatori e positivi nel lettore.

Voto: 7+

2 commenti:

  1. Ciao, questa sarà una delle mie prossime letture, è da un po' che voglio leggere questo romanzo, dalla trama mi sembra molto bello, ma anche profondo!

    RispondiElimina