mercoledì 29 marzo 2017

Metti una sera a cena...

... Incontro con Maurizio De Giovanni.

Che io abbia una passione per gli scrittori napoletani, è un fatto; che Maurizio De Giovanni sia tra i miei preferiti ne è un altro.
Sabato 4 Marzo ho avuto la fortuna di partecipare ad un evento straordinario, ovvero andare a cena con l'autore (cioè, non io e lui, ma io, lui e un'altra quarantina di persone, ma va bene lo stesso). 
L'evento, organizzato dall'associazione culturale termolese Sopra le righe, si è tenuto presso il ristorante Il Porto di Termoli. E' stata un'esperienza unica, ma che ve lo dico a fare? Lo si vede dalla mia faccia soddisfatta in questo selfie. Comunque non sono qui per bearmi di aver potuto incontrare Maurizio De Giovanni, di avergli potuto stringere la mano o di aver scambiato due parole con lui (va bene, sì, anche per quello), sono qui per raccontare non solo che persona stupenda, gentile, alla mano e simpatica sia, ma anche per raccontare le cose interessantissime che ha detto in questa serata (perché mentre gli altri mangiavano, io prendevo appunti per non perdermi una sola parola). Piccola precisazione: non posso certo riferire le esatte parole dei suoi interventi, ma vi assicuro che i miei appunti sono fedeli al senso e alla sostanza dei suoi discorsi.
Sono stati molti gli argomenti toccati dagli interventi di Maurizio De Giovanni, e molti gli aneddoti raccontati.


Inevitabilmente, uno dei primi temi è stato il perché tutte le sue storie siano ambientate a Napoli.
Lo scrittore ha affermato di essere molto fortunato perché vive in una citta perfetta per chiunque voglia fare lo scrittore (per non diventare scrittore a Napoli, devi solo essere analfabeta), città da cui non ha intenzione di andare via per non perdere il flusso di storie e linguaggi che ne scaturisce. Napoli, ha detto ancora, è una città che non si difende, non ha mura, non ha cannoni, è naturalmente accogliente, istintivamente accogliente. E' piena di confini non tracciati, ha detto, citando ad esempio la centralissima Via Toledo, sede di grandi banche, uffici importanti, e delle firme più importanti dello shopping; ma basta spostarsi di pochi metri per entrare nei Quartieri Spagnoli, il quartiere più popolare di Napoli. Per questo Napoli è un paradiso narrativo, con il suo costante conflitto.

Alla domanda su quali sono state le sue "Muse" letterarie, l'autore ha risposto citando Galeano, Garcia Marquez, Borges e la narrativa Sud-Americana in genere, oltre naturalmente a Ed McBain e il suo 87° Distretto. (La cessione di Maradona e la morte di Ed McBain sono state le due amputazioni più dure nella mia vita.)
 
Parlando degli autori italiani di noir, De Giovanni ha sottolineato come ogni regione abbia la sua voce in questo campo, e come ognuna sia diversa, perché gli scrittori italiani, in questo campo, raccontano ognuno una città diversa.. L'Italia è polifonica - ha affermato; se invece guardiamo la narrativa noir del Nord Europa, troviamo che le voci narranti finiscano per l'assomigliarsi.
 
Quel che gli interessa narrare è la dinamica umana, perché ritiene esiste un disagio sociale profondo che va raccontato.
 
Poi De Giovanni ha parlato della genesi dei suoi personaggi. A volte gli autori scrivono di personaggi che gli somigliano. Questi personaggi partono grandi e poi si sgonfiano, perché lo scrittore si ispira alla sua storia, che è comunque una singola storia. Se ogni personaggio avesse un pezzo di me - ha continuato - finirebbero per assomigliarsi. La narrazione, invece, deve essere distante. Se lo scrittore fa un passo indietro, esce dalla narrazione e fa l'osservatore esterno ma innamorato di quello che narra, allora scrive il libro giusto. 
 
Il metodo usato per creare i personaggi femminili, invece, è un metodo empirico. Allo scrittore piace creare personaggi femminili perché quando si parla di passioni, allora devi parlare di donne, che ne sono o attrici o detonatrici. Il metodo empirico cui accennavo prima è il seguente: le donne vivono nel futuro, gli uomini nel presente. Le donne vivono in prospettiva, sarà un fatto ancestrale, ma sono proiettate nel Poi. E tenendo presente questo, De Giovanni immagina i suoi personaggi femminili. C'è un unico momento in cui uomini e donne si incontrano, ed è quel brevissimo istante in cui il presente diventa futuro, ma è un attimo, e poi nulla più.
 
Divertentissimi sono stati gli aneddoti sui suoi esordi letterari; iscritto per scherzo da alcuni amici ad un concorso letterario che si sarebbe tenuto al caffè Gambrinus, si è recato alla selezione con il fermo proposito di non scrivere neanche un rigo; poi è capitata una cosa che ha cambiato tutto.
Seduto vicino alla vetrina, ha visto avvicinarsi un bambina di sette, otto anni, forse una piccola mendicante. La bambina si è fermata a guardare attraverso la vetrina il locale pieno di gente che scriveva china sui fogli. Ha schiacciato il viso sul vetro per qualche istante, poi, annoiata, ha fatto una linguaccia a Maurizio De Giovanni, che era l'unico che la guardava. Lui si è girato per vedere se qualcun altro l'avesse notata, e quando è tornato a guardare fuori, la piccola non c'era più. E così lo scrittore ha immaginato di essere l'unico ad averla vista; e ha immaginato un personaggio che vede cose che gli altri non vedono... e così è nato Luigi Alfredo Ricciardi.
(Bimba, ovunque tu sia... grazie. Di cuore.) 
 
 

9 commenti:

  1. Ehm... ma la parte in cui ti trasferisci a casa sua non ce la racconti?

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  2. oh ma ma ma perché mi ero persa questo bellissimo post?
    mannaggia a me!
    ma che bellissima esperienza Annalisa, immagino la tua emozione!

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    1. No vabbè ogni volta che ci ripenso mi torna la stessa emozione!!!

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  3. Spero di poter assistere presto anch'io alla presentazione di un suo libro!
    Anche io immagino la tua emozione: una serata magica.
    Lea

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    1. Lea devi assolutamente andarci! E' un oratore affascinante. E' stato capace di parlare alla sala come se ci conoscessimo tutti da una vita. Vale la pena ascoltarlo.

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  4. Magari un giorno ci sarai tu al posto di Maurizio De Giovanni :D

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  5. Bellissimo post, sei riuscita a trasmetterci tutte le tue emozioni, sembrava di essere seduta accanto a te.
    Grazie. Un bacio

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