venerdì 27 maggio 2016

Gli effetti speciali dell'amore...

...di Angela Iezzi.

 
 
 
Trama (dal sito Newton & Compton):
Ashley Morgan ha ventiquattro anni, una grande passione per i libri e una laurea in economia, che ha conseguito al solo scopo di compiacere il padre, proprietario di una famosa azienda dolciaria, di cui è certa di prendere il posto. E invece, del tutto inaspettatamente, il padre decide di affidare la guida della società a Jaime Standley, che lavora al suo fianco da molti anni e ne è diventato il braccio destro. Di fronte a quel gesto Ashley chiude i rapporti con lui. Passano gli anni, durante i quali padre e figlia perdono quasi ogni contatto, fino a quando il signor Morgan muore, lasciandole una cospicua eredità. Alla lettura del testamento un’altra sorpresa attende Ashley: a lei andranno il conto in banca, la casa di famiglia e una quota di minoranza della società, a Jaime la maggioranza delle azioni e il compito di gestire e amministrare la Morgan&Hall. Ma solo a una condizione: che per un anno i due beneficiari lavorino insieme e risiedano sotto lo stesso tetto. Ashley si sente ingannata e truffata: Jaime è un impostore e lei gliela farà pagare. Ma la convivenza forzata qualche volta può rivelarsi assolutamente imprevedibile…
 
Io non amo i romanzi d'amore, ma di solito questo non è un problema. Una bella storia è sempre una bella storia, ma con questo libro siamo partiti male.
Si comincia con Ashley che litiga col padre quando scopre che la direzione dell'azienda andrà al suo braccio destro e non a lei, fresca di laurea, senza alcuna esperienza e che praticamente non ha mai messo piede in azienda. Che strano, eh. Che colpo basso.
Certo, il padre avrebbe anche potuto comunicarglielo con più tatto, ma la reazione di Ashley di non parlargli fino alla morte mi è sembrata un tantinello radicale.
All'apertura del testamento, tre anni più tardi, Ashley dedica più pensieri al denaro, alla casa e al giardino da curare che al padre appena defunto.
Ora, magari l'autrice avrebbe voluto creare un personaggio odioso, cinico e schifosamente materialista; a me starebbe bene, ma la Iezzi non ha il coraggio (o forse la volontà) di portare la sua scelta riguardo la protagonista alle estreme conseguenze. Mi spiego: il romanzo è scritto in prima persona al tempo presente, perciò in teoria io lettore dovrei leggere i pensieri di Ashley appena concepiti, senza filtri. Allora, se la ragazza è interessata solo al denaro, benissimo; io dovrei leggere pensieri coerenti, del tipo... che so... finalmente posso mettere le mani sui soldi, oppure mio padre non capiva nulla, meno male che ora si è tolto di mezzo.
Invece mi tocca leggere più aggettivi affettuosi per la casa (amata, adorata) che per il padre; maggiore preoccupazione per il giardino che per il padre appena defunto, e ogni tanto, buttato lì un devo riprendermi dal colpo per la morte di mio padre. Come se l'autrice ogni tanto volesse rassicurarci: tranquilli lettori, sembra una stronza insensibile, ma non lo è. Soffre, soffre molto!
Ehm, no.
Quindi quello che non funziona è proprio il personaggio di Ashley, voce narrante, che dovrebbe essere pungente, forte impulsiva, ma risulta solo irritante, viziata e incoerente con se stessa.
 
Comincia la convivenza impossibile tra i due beneficiari del testamento. Ashley fa del suo meglio per rendersi odiosa; Jamie fa lo zerbino e si innamora di lei senza alcun spiegazione plausibile, semplicemente per decreto autoriale. Insomma, perché sì.
Del resto, probabilmente per par condicio, anche lei lo odia perché sì.
La spiegazione semi-scientifica di tanto furore che Ashley ci propina a fine romanzo ha un po' l'aspetto della classica "pezza a colore" per coprire la magagna.
 
Per tre quarti del romanzo non accade praticamente nulla di rilevante.
In un'ambientazione inconsistente, Ashley si limita a urlare, e fare su e giù tra casa e lavoro, tra personaggi secondari che anche se non ci fossero la trama non ne risentirebbe minimamente (vedi ad esempio Alex, l'amico di Ashley, e la mamma della ragazza, che compare per una telefonata di trenta secondi, inutile e banale, che forse serviva ad allungare il brodo).
Se Ashley  fosse una donna forte e impulsiva (dalle mie parti si direbbe "incazzosa"), dovrebbe essere capace di rimettere a posto lo chef che il suo capo ha ingaggiato per aprire un angolo bar nella libreria dove lavora. Ashley ha ricevuto l'incarico di stilare il menù insieme allo chef, e quando lui l'allontana in malo modo, ma lei non riesce a rispondergli per le rime, e ha bisogno di accettare, suo malgrado, i consigli di Jaime per non farsi mettere i piedi in testa.
 
La scrittura non riesce a tenere in piedi una trama sottile sottile, in cui non succede praticamente niente.
I dialoghi sono infantili senza riuscire ad essere brillanti o divertenti.
 
Io non volevo mandare a rotoli proprio niente! Sei tu che hai cominciato!», gli ricordo, perché, anche se fosse vera l’accusa che mi sta rivolgendo, di certo non sono stata io a iniziare con gli scherzetti da adolescenti.
   «Sei impossibile!», sentenzia frustrato.
   «Tu sei impossibile!».
 
E gnè gnè non ce lo vogliamo aggiungere? Ecco, questo è un esempio dei brillanti e ironici dialoghi di cui è pieno il libro.
Un capitolo a parte meriterebbe l'uso che la Iezzi fa del punto esclamativo. Ho fatto una rapida stima: due frasi su tre nel romanzo terminano col punto esclamativo, quando non con tre, e una volta addirittura con quattro.
Ora, l'uso di più di un punto esclamativo non è contemplato dalla grammatica italiana; e comunque dovrebbe essere vietato per legge ad ogni scrittore sopra i quindici anni.
Di ingenuità simili se ne riscontrano altre nel libro. Ad esempio, l'episodio in cui Ashley, totalmente estranea alla azienda del padre e non ricoprendo alcuna carica in seno ad essa, va a firmare dei non meglio specificati "documenti importantissimi" al posto di Jaime. 
Uno degli episodi che più mi ha lasciata sconcertata è stato quello in cui Ashley esce per un appuntamento con un uomo, e Jaime la segue, la  attende sveglio e le fa un cazziatone e un interrogatorio di terzo grado. (Vi ricordo che Ashley gli ha chiaramente detto più e più volte che lo detesta, e non vuole avere nulla a che fare con lui)
 
«Chi era quello?», mi chiede all’improvviso.
«Quello chi?»
   «Quello con cui sei uscita stasera? Il tizio castano!», insiste. Un momento… il tizio castano? Come fa Jaime a sapere che Martin è castano? Un sospetto si affaccia nella mia mente.
   «Mi hai seguito?!». La mia più che una domanda suona come un’affermazione esterrefatta. Non posso credere che mi abbia pedinato.
   Lui molla la padella nella lavastoviglie con fare stizzito e solleva il suo sguardo nero come la notte su di me. Fa quasi paura.
   «Certo che ti ho seguito!», sbotta furioso.
 
La reazione di Ashley? Eccola qui:
 
Non avrei mai creduto che Jaime potesse fare una pazzia simile per me e, anche se è l’ultima cosa che vorrei, mi sento stranamente lusingata. La sensazione di essere preziosa, che ho provato durante quel bacio e che ho tentato di dimenticare invano per l’intera serata, torna prepotente ed è così bello provarla che non riesco a pensare a nient’altro se non a godermela.
 
Al mio paese questo si chiama stalking, e, no, non è segno di vero amore. E' inquietante, tanto più che già Jamie aveva dato segnali non proprio rassicuranti spaventando un amico di Ashley che era venuto a prenderla per una rimpatriata, fino a costringerlo a scappare via.
Non capisco come possa passare, tra le pagine di un romanzo scritto da una trentenne, il messaggio che comportarsi da stalker sia una cosa lusinghiera. Io resto davvero basita.
(A proposito, una ventina di pagine dopo, Jamie decide che visto che Ashley è uscita con quel tizio castano deve uscire anche con lui, e al suo rifiuto risponde:
 
«Non hai diritto di voto! Vestiti, hai mezz’ora poi, pronta o no, ti porto fuori».
 
Semplicemente agghiacciante.)
 
Insomma, la convivenza impossibile si trascina per circa duecento pagine fino alle assolutamente imprevedibili conseguenze cui accennava la sinossi.
Assolutamente imprevedibili? E per chi? Non certo per il lettore. Sfido chiunque, dopo aver dato un'occhiata a copertina e titolo, a non intuire quali saranno queste mirabolanti e imprevedibili conseguenze.
 
Il libro è acerbo e ingenuo, sia nello stile che nella trama. I personaggi sviluppano sentimenti, odi e passioni, senza alcuna base logica, e mancano di coerenza. La trama è inconsistente.
Probabilmente avrebbe avuto bisogno di una ulteriore rielaborazione e riscrittura prima di diventare un romanzo.
Voto: 4 e 1/2.
 

2 commenti:

  1. E con questo mi hai sollevata da ogni senso di colpa. Non lo leggo e amen.
    Ah..anche Mr Grey è uno stalker! Forse in questo tipo di romanzi è un valore aggiunto.

    Ciao da Lea

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    1. E anche Edward di Twilight, se è per questo :P
      Secondo me tutto è cominciato con lui!

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