martedì 22 gennaio 2019

Fate il vostro gioco...

... di Antonio Manzini.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Sellerio

Un ispettore in pensione del casinò di Saint Vincent è stato ucciso con due coltellate in casa propria. Il vicequestore Rocco Schiavone e la sua squadra, composta di elementi validi e meno validi, indagano in un mondo all'apparenza dorato e frivolo, quello dei casinò, ma scoprono un sottobosco di disperati, malati patologici di gioco d'azzardo. È qui che il vicequestore deve cercare il colpevole, o forse bisogna cercare più in alto, dove davvero girano i soldi, e dove forse l'anziano ispettore aveva notato qualcosa di sospetto?

Se non conoscete Rocco Schiavone (e ciò è male), cliccate qui per le recensioni delle puntate precedenti. Come sempre vi avviso che se non avete letto nulla della serie, questa recensione potrebbe contenere spoiler sui romanzi precedenti.

Ve lo dico senza tanti giri di parole: la serie di Rocco Schiavone è una serie imprescindibile per chiunque ami la letteratura italiana. Questo romanzo continua la saga mantendo l'ottimo livello a cui Manzini ci ha abituati. Un altro capitolo della vita di Rocco Schiavone, un altro centro.
Manzini e la sua penna sono, insieme a  quelle di Camilleri e de Giovanni, la massima espressione del giallo italiano contemporaneo.

Fate il vostro gioco parte, come di consueto con la scoperta di un cadavere. Un caso di omicidio è, secondo la personalissima scala di valori di Rocco Schiavone, una rottura di co****ni del nono livello (su una scala di dieci). Eppure in questo romanzo Rocco ha poco tempo per lamentarsi, perchè le indagini e i fatti della sua vita personale gli lasciano pochissimo tempo per pensare.
L'indagine è complessa e ben costruita. L'aver introdotto nuovi personaggi (come Michela Gambino, dirigente della Scientifica) e aver dato più spazio a personaggi già noti (ad esempio Fumagalli, il medico legale) è una cosa che ho apprezzato molto. Sebbene Rocco Schiavone resti il pilastro su cui poggia il romanzo, lo spazio concesso a personaggi secondari rende trama e personaggio più interessanti e completi. Le indagini sono come sempre articolate, realistiche, sensate e avvincenti.
Intrigante poi il colpo da maestro finale di concludere l'indagine senza concluderla davvero (non posso dire altro per non svelare troppo), che da un lato fornisce al lettore qualche risposta, dall'altro lascia aperto un'ampia via, pronta per l'arrivo del romanzo successivo, Rien va plus.

Rocco Schiavone è, in questo romanzo, un'anima ferita più che mai, un'anima prossima a mollare perchè i pesi da sopportare sono troppi, e la solitudine pesa più di ogni altra cosa.

C'è un giorno, una data certa in cui il dolore finalmente si attenua? Ma una risposta ancora non l'aveva trovata. Invidiava chi ce la faceva a superare quegli ostacoli, a guardare avanti, a rimboccarsi le maniche per seguitare a camminare sulla propria strada lunga o breve che fosse.Tu non ci riesci, Rocco, si disse sorridendo. Ti sei creato un mondo che vive solo nella tua testa e non vivi più in quello reale.

L'alchimia vincente del romanzo mescola un caso interessante e misterioso al punto giusto con il dolore presente costantemente nella vita di Rocco; le sue vicende personali, ingarbugliatissime, tragiche, tali da tenerci col fiato sospeso e degne del miglior noir, si sposano perfettamente con l'anima mistery del romanzo. La narrazione è omogenea e compatta; il lettore non avverte mai strappi fastidiosi nel passare dall'uno all'altro tema. Amo questo modo di scrivere; ma amo ancora di più il personaggio di Rocco Schiavone, un uomo molto lontano dalla perfezione, ma forse proprio per questo il personaggio ideale per un romanzo.
Ogni libro è sempre più coinvolgente del porecedente; ogni libro riesce a commuoverti quando pensi che oramai le hai viste tutte e sai dove si sta andando a parere. Anche qui mi è scappata la lacrimuccia durante l'incontro di Rocco con due figure del suo passato, incontro da lui rimandato troppo a lungo e che seppur di breve durata possiede una carica emotiva che colpisce con forza il lettore.

Ho avuto l'impressione che questo romanzo volesse consegnarci un Rocco diverso, meno scorbutico e più consapevole dell'esistenza del prossimo e delle sue sofferenze, più saggio e forse anche più rassegnato.

La vita non avverte, Gabrie'. A volte cammina, passseggia, a volte invece corre.

Questa frase, detta da Rocco al suo vicino, confuso ed infelice adolescente, ha il sapore di una profezia. La vita non avverte. Stai attento, vicequestore Schiavone, perchè il gioco non è ancora finito.

Voto: 8

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