lunedì 11 aprile 2016

Urla nel silenzio...

...di Angela Marsons.



Sul sito della casa editrice Newton Compton Editori trovate la scheda del libro e la possibilità di leggere un estratto.

Prima di iniziare, vorrei spendere due parole sulla casa editrice.
Io amo la Newton Compton Editori. Sono stati i primi, anni e anni fa, ad abbassare i prezzi dei libri, a permettermi di comprare, con sole mille lire, grandi classici del genere fantascientifico, horror, giallo. Come dimenticare la ristampa a prezzi bassissimi dell'opera completa di Arthur Conan Doyle o di H. P. Lovecraft? Non li ringrazierò mai abbastanza.
Oggi sono tra le prime case editrici a proporre ebook a prezzi ragionevoli (Urla nel silenzio costa solo 2,99 euro). Una casa editrice che merita di essere sostenuta da noi lettori.

Bene, detto questo, passiamo all'analisi del libro.

Kim Stone, detective della polizia inglese, si trova ad indagare su una serie di omicidi che appaiono legati ad un vecchio orfanotrofio abbandonato da tempo. Indagare su queste circostanze non sarà facile per lei, che ha alle spalle una infanzia passata tra istituti e famiglie affidatarie; ma proprio grazie alla sua particolare sensibilità in materia, riuscirà a sbrogliare la matassa e venire a capo del mistero.

Per la serie, una casa editrice , un perché, vorrei tanto sapere quale sia la necessità di scrivere, su ogni thriller pubblicato dalla Newton Compton la frase "un grande thriller". Ora, io non so chi si occupa di creare e approvare le copertine dei libri, ma chiunque tu sia, ti prego, lascia che siamo noi lettori a giudicare se abbiamo davanti un grande thriller o meno. A volte si rischia di fare brutte figure.
E' questo il caso? Beh, sì e no.
 
Urla nel silenzio è un buon thriller, senza dubbio.
I segreti sepolti nel passato che tornano e muovono la mano omicida non saranno un tema originalissimo, ma per quel che mi riguarda sono sempre piacevoli da leggere e da scoprire. L'intreccio è ben congegnato e la trama abbastanza solida, a parte un piccolo dettaglio di cui dirò in seguito.
Durante la lettura avevo delle perplessità sulle modalità degli omicidi; mi pareva che, se uccidi per coprire un segreto, dovresti essere un tantinello più discreto nell'eliminazione delle persone che ne sono a conoscenza, altrimenti sarebbe come spedire un invito a scavare nel passato alla polizia e ai giornalisti. Questo dettaglio mi infastidiva, ma ho scoperto con piacere che la cosa aveva un suo perché e una sua spiegazione razionale, che ho compreso solo arrivata al doppio colpo di scena finale. Questo vuol dire semplicemente che l'autrice, quando scriveva, sapeva quello che faceva e dove voleva arrivare, il che è senz'altro un punto di merito per il romanzo.
Il finale resta la cosa migliore di questo thriller, il che non è poco (quanti libri di questo genere avete letto che sono andati a rotoli perché la conclusione non era all'altezza dell'intreccio?).
Interessanti anche i capitoli in cui seguiamo gli omicidi dal punto di vista delle vittime. Un piacevole diversivo dalla attuale tendenza a seguire, per alcuni capitoli, il punto di vista dell'assassino.
Le vittime e gli eventi passati che le riguardano occupano molto spazio e approfondimento nel romanzo, e questo è un altro punto di forza della storia.
L'unica perplessità me l'ha lasciata, come accennavo sopra, un particolare. La detective Kim Stone arriva all'identità dell'assassino... ma come? Continua a ripetersi che c'è un pezzo del puzzle che non si incastra nel resto, e questo le permette di arrivare a scoprire la verità. Sì, ma il pezzo che non si incastra qual è? Sarebbe stato educato condividerlo anche con noi lettori.
Fin qui le note positive.
 
Cos'è quindi che non fa di Urla nel silenzio un grande thriller?
Diciamo che il romanzo non osa più di tanto. Fa il suo compitino, ci dipana davanti agli una storia torbida e misteriosa e stop. I legami fra le vittime sono fin troppo evidenti, così come il legame con il vecchio orfanotrofio (gli omicidi cominciano quando si sparge la notizia di imminenti scavi archeologici su un terreno adiacente alla struttura abbandonata). Perciò la trama si svolge suscitando interesse sì, ma senza eccessiva suspence. Anche la detective, per quanto simpatica, non si discosta molto dagli stereotipi del genere (rude dal cuore tenero, anzi tenerissimo, passato tragico, difficoltà nei rapporti coi superiori).
 
Il finale, come detto, è buono, e riscatta in parte il senso di "già visto" che aleggia tra le pagine.
 
Credo che, comunque, Urla nel silenzio meriti  una chance di lettura.
Voto:6 e 1/2
 
 
 

5 commenti:

  1. Lo sto leggendo adesso! Quindi torno a commentare a fine settimana. Comunque io preferisco i detective che tornano a cenare in famiglia. Dico? Ma Miss Marple come faceva? Risolveva il caso e poi beveva il the. Non era meravigliosamente inquietante?
    Ciao da lea

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì infatti, era inquietantissima perché era (all'apparenza) un'anima semplice ma capiva e scovava il male come nessun'altra.

      Elimina
  2. Letto e concordo con te: troppo stereotipato. E la Newton dovrebbe davvero smettere di definire "grande" qualunque libro pubblichi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qualcuno glielo dovrebbe dire che è controproducente!!

      Elimina
  3. Come sai l'ho letto e mi è anche piaciuto molto perchè ha saputo tenermi incollata alle pagine.
    Lo ritengo un buon thriller per quanto in alcuni tratti non originale però da qui a definirlo il thriller del secolo no!!! ;)

    RispondiElimina