mercoledì 27 aprile 2016

L'invenzione delle ali...

...di Sue Monk Kidd.


 
 
La scheda del libro è qui, sul sito Mondadori.
 
 
Charleston, 1803. Per il suo undicesimo compleanno, Sarah Grimké riceve in regalo una schiava di nome Monella, che ha più o meno la sua età. Sarah rifiuta quel dono con tutte le sue forze, perché la schiavitù la ripugna, ma è solo una bambina in una società maschilista e conservatrice. Inizia così la storia di queste due bambine, Sarah e Monella, separate da un abisso ma unite dalla costante ricerca della libertà.
 
Sarah, a cui poi si aggiungerà la sorella più giovane Nina, sono due figure storiche. Si tratta delle prime due donne a far parte del movimento abolizionista e a parlare in pubblico a favore dei diritti delle persone di colore e delle donne.
Monella invece nasce dalla fantasia dell'autrice, anche se è ispirata ad una giovane schiava della famiglia Grimké, che però morì giovane per cause che non conosciamo.
 
Sarah e Monella (o Hetty, come la chiamano i padroni) si dividono il palcoscenico di questa storia, narrando in prima persona un capitolo ciascuna.
La storia cominciando quando entrambe hanno circa undici anni. La voce di queste due bambine, più simili tra loro di quanto possa sembrare all'inizio, è fresca, leggera e a volte, nel caso di Monella, anche leggermente ironica.
Sarah sta crescendo in un ambiente fortemente condizionato dai pregiudizi e dalle convenzioni sociali; un mondo che si oppone al cambiamento con tutte le sue forze. La bambina vorrebbe liberare Monella, ma non le viene permesso, così pensa di aiutarla a sfuggire alla sua condizione insegnandole a leggere. Quando vengono scoperte, vengono punite. A Sarah viene impedito l'accesso alla biblioteca paterna, e qui la piccola ha la sua prima grande delusione. Pensava che suo padre avrebbe capito quello che stava tentando di fare, l'avrebbe appoggiata e avrebbe appoggiato il desiderio di diventare giurista come lui e i suoi fratelli.
Dal canto suo, Monella ha una visione del mondo più disincantata, ha imparato presto a vedere le persone per quello che sono, e, insieme a sua madre Charlotte, donna di ingegno e straordinaria tenacia, lotta come può per migliorare la sua condizione e riacquistare, un giorno, la libertà.
 
Sono rimasta colpita dalla capacità di Sue Monk Kidd di mostrarci il sistema dello schiavismo in tutta la sua meschinità.
L'autrice non ha bisogno di raccontarci atti di efferata crudeltà per disgustare il lettore e disprezzare persone che con sorprendente leggerezza consideravano gli schiavi una proprietà.
Di esempi posso citarne tanti: Monella presentata a Sarah con un fiocco intorno al collo, come fosse un pacco regalo da scartare per il suo compleanno; l'obbligo per lo schiavo di dormire per terra fuori dalla stanza del padrone, casomai il padrone avesse bisogno di qualcosa; la possibilità di affittare lo schiavo e trattenere 3/4 della sua paga (3/4!), l'elenco degli schiavi e del loro valore contenuto nei registri di casa, in cui gli schiavi erano elencati insieme ai beni mobili, tra un tappeto e un paiolo in rame.
 
[Monella] Beni mobili e immobili. Mi tornarono alla mente le parole del libro di cuoio. Eravamo come lo specchio in foglia d’oro e la sella del cavallo. Non persone a pieno titolo. Io non ci credevo, non ci avevo mai creduto per un solo giorno, ma se ascoltavi i discorsi dei bianchi abbastanza a lungo c’era una parte triste e avvilita di te che cominciava a dubitare. A quel punto tutto l’orgoglio per il nostro valore mi abbandonò. Per la prima volta provai il dolore e la vergogna di essere quello che ero.
Dopo un po’ scesi nello scantinato. Quando mamma vide i miei occhi arrossati disse: «Nessuno può scrivere in un libro quanto vali».
 
Non che le crudeltà mancassero, no. Ma l'autrice riesce a farci vedere "la banalità del male", in tutte le sue dimensioni, non solo in quelle più macroscopiche.
Crescendo, Sarah non rinuncia ai suoi principi e valori, ma viene in qualche modo risucchiata dall'ipocrisia della società in cui vive, ed il legame che aveva faticosamente stabilito con Monella si allenta, anche se non si spezzerà mai del tutto.
La vita allontanerà le due ragazze, ognuna vivrà esperienze dure, diverse tra loro, ma alla fine, riusciranno a ritrovarsi, sia spiritualmente che fisicamente.
 
La storia è vibrante, mai noiosa, mai banale e mai scontata. Oltre a essere apprezzabile per il significato e i valori che porta con sé, è anche una bella storia, ricca di avvenimenti e di personaggi secondari, ma tutti molto veri.
Su tutti però spiccano Monella e sua madre. E' incredibile come un personaggio quasi completamente inventato riesca a superare in vividezza e empatia Sarah, sulla cui vita e opere Sue Monk Kidd ha compiuto accurate ricerche.
La prima parte del romanzo, quella in cui Sarah e Monella sono bambine, è a  parer mio la migliore.
La storia rallenta un po' nel finale, specie per quel che riguarda la parte narrata da Sarah, ma resta pur sempre un romanzo da divorare in due giorni, i cui personaggi resteranno nel cuore del lettore a lungo.
 
Oltre a un libro sulla schiavitù, L'invenzione delle ali è un romanzo sulla ricerca costante della libertà, sulla ricerca del proprio posto nel mondo e sulla costante lotta che ognuno di noi compie per trovarlo.
Voto: 8
 
 


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