domenica 24 aprile 2016

Niceville - La resa dei conti...

...Carsten Stroud.


La scheda del libro è sul sito della Longanesi, qui.
La recensione ai primi due volumi della trilogia si trovano qui e  qui.
 
Dopo aver cominciato a capire cosa sta tramando nell'ombra a Niceville, cominciamo a fare i conti con le conseguenze di ciò che è accaduto.
Rainey Teague è sempre più vicino "al lato oscuro"; e come se ciò non bastasse, le centinaia di persone sparite misteriosamente a Niceville nel corso degli anni cominciano a ricomparire altrettanto misteriosamente. Anche i morti sembra non possanono riposare, perché c'è qualcosa che devono fare nella piantagione Ruelle, che sembra sospesa nel passato, e dove una donna di nome Glynis cerca giustizia per la sorella Clara, per un torto avvenuto decenni fa...
 
La resa dei conti è l'ultimo volume della trilogia dedicata a Niceville, la piccola cittadina del Sud degli Stati Uniti, che di carino ha solo il nome.
Il titolo non tradisce le aspettative. Sì, avremo la nostra resa dei conti finale, con tanto di duelli alla "Mezzogiorno di fuoco", sparatorie, vendette, e tutti gli oscuri segreti che finalmente emergeranno dal passato.
Per me che ho sempre apprezzato le atmosfere delle storie ambientate nel periodo precedente la Guerra di Secessione, le parti migliori del romanzo restano sempre quelle ambientate nel passato o nella piantagione Ruelle.
I morti - o meglio, coloro che sono sospesi tra la vita e la morte - che lavorano alla piantagione per un fantomatico raccolto (ovvero per trovare, finalmente, la pace, avendo commesso in vita  qualcosa da espiare) sono delle figure dolenti e di grande impatto narrativo. Finalmente scopriamo in cosa consista il raccolto, ed io penso sia una grande trovata narrativa.
Troppo spazio dedicato, sempre a parer mio, alla sottotrama della rapina in banca, a cui vengono aggiunte altre complicazioni non proprio rilevanti per la trama principale. E per la prima volta ho provato un senso di fastidio nel vedere l'intreccio interrotto da queste digressioni.
La parte squisitamente horror/sovrannaturale del romanzo è avvincente, ed è quello che spinge il lettore a non mettere giù il libro; l'altra parte, quella da romanzo "hardboiled" perde di mordente in questo volume, anche perché oramai quasi tutti i nodi sono arrivati al pettine.
 Eppure questa parte continua ad avere un grande spazio anche quando non sarebbe necessario. Intendiamoci, di per sé i capitoli in questione sono godibili, scritta con la solita verve e una sottile vena di ironia, ma continuo a pensare che l'autore si sia fatto prendere la mano.

Ritorna in questo volume il famigerato manicomio in disuso già visto nel secondo volume, in cui è stato protagonista di una delle più belle scene horror che io abbia mai letto. E' proprio qui che avverrà la fatidica resa dei conti, con un esito, per il cattivo, degno del miglior King.
Ecco, nonostante non siano rimasti in sospeso grandi enigmi, e nonostante ogni tessera del puzzle abbia trovato la sua collocazione, trovo che la spiegazione finale (sull'entità che tormenta Niceville, sulle sue origini, su come sconfiggerla), benché suggestiva, sia stata un po' sbrigativa. Dopo le oltre mille pagine che compongono la trilogia, non credo che una decina di pagine in più avrebbero ucciso il lettore.
Non che si tratti di un finale deludente, questo no. Ma avrebbe meritato più spazio e più calma nell'essere narrato. 

Certo, mi rendo conto che la trilogia di Niceville non sia un'opera facile da leggere. La moltitudine di personaggi, le diverse sottotrame, i continui cambi di fronte della narrazione e di alcuni personaggi (specialmente di Rainey Teague) ne fanno un romanzo che ha bisogno di attenzione e di buona memoria.
C'è da dire che la lettura è però molto scorrevole, anche grazie alla vivide descrizioni dell'autore, ed al suo stile fresco e a tratti ironico. Certo, questo modo di raccontare, usando un narratore onnisciente esterno, che è scarsamente coinvolto nelle vicende dei personaggi rende difficile empatizzare con loro; sono dei bei personaggi, ben caratterizzati, vivi quanto basta, ma non stiamo in pena per loro più di tanto.
E questo è il secondo grande limite dell'opera, secondo me (il primo è, come detto, l'autocompiacimento dell'autore nel narrare i capitoli d'azione, che gli hanno preso la mano).

Nel complesso ci troviamo di fronte ad una trilogia ben scritta, scorrevole ed originale, che fonde elementi tipici del genere horror con altri generi, e riesce bene nel suo scopo.

Voto 7- al volume conclusivo, ed un 7 pieno alla trilogia nel suo complesso.
 

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