martedì 22 agosto 2017

Vita bassa e tacchi a spillo...

... di Polly Williams.

La scheda del libro sul sito della Piemme Edizioni

Amy è una giovane mamma londinese. La piccola Eve non è stata esattamente programmata, ma Amy e il suo compagno Joe cercano di far funzionare le cose e di costruire una famiglia solida. Un giorno però, mentre passeggia con Eve, Amy vede Joe in atteggiamento molto molto intimo con una donna... Il suo mondo crolla, e Amy si trova improvvisamente a chiedersi cosa è successo alla sua vita, da dove vengono quei chili di troppo e quei vestiti sformati così diversi da quelli che le piacevano una volta. Dopo il primo momento di crisi, però, Amy decide che è arrivato il momento di rimettersi in carreggiata e di cambiare tutto quello che non le piace della sua vita attuale.
Amy sta attraversando il classico periodo difficile conseguente al parto. Quando la gravidanza giunge al suo termine naturale, ti ritrovi con un neonato e senza avere la più pallida idea di cosa fare. Ad aggravare la situazione, la giovane madre assiste ad un tradimento del suo compagno, e senza avere il coraggio di parlarne con lui, continuerà a rimuginarci sopra e prenderà tutta una serie di decisioni (alcune innocue, altre decisamente meno) che rischieranno di trasformare tutta la sua vita in un fallimento.
Questo libro sembra a prima vista un altro tipico romanzo di chick lit inglese. In realtà è qualcosa di diverso. È un romanzo sulla maternità, anzi, per essere precisi su quanto sia difficile essere madri. In particolare, su quanto la maternità reale sia diversa da quello stato di grazia raccontato da libri, film e anche da parenti e amici. Oggi giorno, anche grazie a facebook e a diversi blog, la maternità reale è molto più discussa di un tempo, ma questo romanzo è del 2006, quindi ha comunque una sua ragione d'essere. E lo apprezzato per questo.
Tuttavia, il mio giudizio su questo romanzo non è univoco. Se da un lato mi sono trovata a leggere righe annuendo e pensando "oh, quanto è vero!" (e qualche volta la schiettezza di certe affermazioni sulla maternità mi ha strappato una lacrimuccia), altre volte mi sono ritrovata a leggere episodi di una superficialità sconcertante.
Esempi del primo tipo:
Il problema è che una volta che hai sfornato il suo nipotino, qualunque mamma o suocera ritiene di avere il pieno e completo diritto di accesso nella tua vita. [...] E quello che invece vorresti da loro è che fossero lì la mattina a darti il cambio per farti recuperare un po' di sonno arretrato, prepararti il tè e poi sparire nel nulla. Ma non lo fanno.
Oppure:
In quel momento, Londra sembra un posto assai benigno e mi sorprendo a riflettere che, nonostante tutti gli sforzi dei genitori per incasellarli nelle scuole giuste, e nelle regole, e nelle diete, l'esuberanza dei piccoli resiste a tutto. E sono proprio i bambini a civilizzare posti come Londra, a conferirle una certa umanità.
In particolare trovo questa frase molto bella e profonda.
Ma poi mi ritrovo a leggere di persone, protagonista compresa, che fanno un lifting a 32 anni perché convinte di essere vecchie; o di persone, ancora una volta protagoniste compresa, che si vergognano di entrare in un certo negozio perché considerato da "sfigati" (roba che manco a 14 anni!) e allora sì che resto un po'perplessa. E queste situazioni da me citate vengono considerate normali; cioè non viene in alcun modo messo in evidenza che si tratti di aberrazioni, di esasperazioni di persone probabilmente frustrate per altri motivi.
Il personaggio di Amy è il più approfondito e quello riuscito meglio; eppure anche lei ha dei momenti di sconcertante surrealismo. La decisione di non rivelare a Joe di averlo visto con un'altra, man mano che le pagine del libro fluiscono, diventa sempre meno giustificabile logicamente, ed appare evidente che sia dovuta esclusivamente ad esigenze di trama. Ancora, trovo inspiegabile la decisione di Amy di frequentare tutta una serie di personaggi orribili, che lei mal sopporta ma che si sente costretta a vedere con regolarità perché madri come lei. È come se davvero Amy non fosse esistita prima della sua maternità. Capisco che un figlio ti cambia la vita, ma questo taglio netto tra prima e dopo mi è sembrato francamente esasperato al punto da apparire irreale.
Eppure in una cosa questo romanzo riesce bene. Pur con i suoi alti e bassi, riesce a parlare di maternità con sincerità, descrivendo anche quelle sensazioni negative che ogni madre prova, ma che non vengono confessate neanche sotto tortura.
Insomma, lo consiglierei a chi ama il genere.
Voto: 6 e 1/2.

2 commenti:

  1. ciao Lisse, ho segnato questo titolo per la challenge FRTR, avrei voluto leggerlo entro il mese ma dubito molto di riuscirci, spero quindi in settembre.
    mi è molto piaciuta la tua analisi della storia, chiara e diretta. verrò a rileggerla dopo aver concluso la lettura per poter eventualmente discutere con te dei vari punti!
    ciao

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