domenica 20 agosto 2017

La regola dell'equilibrio...

... di Gianrico Carofiglio.

La scheda del libro sul sito Einaudi

Guido Guerrieri è un avvocato penalista a Bari. Single, malinconico, pericolosamente vicino alla mezza età e con la tendenza a riflettere su tutto e ad intrattenere un ricco dialogo con se stesso, Guido entra in crisi quando si trova difendere un giudice su cui pesa un'accusa di corruzione. Il giudice è un tipo duro e irreprensibile; il pentito che lo accusa di provata attendibilità. E allora? Dove sta la verità? L'avvocato Guerrieri dovrà lavorare su un caso che metterà a dura prova le sue certezze.
 
Quinta indagine dell'avvocato Guerrieri, sognatore malinconico e solitario. Guerrieri come sempre cerca di barcamenarsi fra l'esigenza di svolgere il suo lavoro nel migliore dei modi (e questo comporta anche difendere i colpevoli) e la necessità di non tradire la sua coscienza e il suo senso di giustizia.
Molte pagine del romanzo sono dedicate a questo interessante dilemma che chiunque si sia mai avvicinato alla professione di avvocato e allo studio del diritto ha conosciuto: la difesa è un diritto inalienabile e costituzionalmente garantito: l'avvocato DEVE fare di tutto perché il suo cliente sia assolto; come si combina questo con l'etica, la morale, la coscienza?
Gianrico Carofiglio spiega il suo punto di vista sulla questione, punto di vista che io ho trovato estremamente chiaro, interessante e ben argomentato. Ho amato le pagine in cui il protagonista parlando a se stesso o ad altri personaggi spiega questa dualismo della professione di avvocato e spiega la necessità della difesa tecnica e la sua eticità.
Essendo stata avvocato, e parte di quel meccanismo per diversi anni, ovviamente ho apprezzato tali argomenti; mi resta però il dubbio che un lettore non altrettanto interessato o informato sulla materia possa trovare noiosi e pesanti i suddetti passaggi. Io li ho trovati molto stimolanti anche perché, a parer mio, ben inseriti nella trama.
 
Il caso giuridico che occupa la storia è quello di un giudice accusato di corruzione: un caso delicatissimo che tocca il cuore degli ingranaggi che fanno funzionare la giustizia, e tocca nel profondo anche la morale dell'avv. Guerrieri.
 
Com’era quella frase dei Fratelli Karamazov? «Chi mente a sé stesso e presta ascolto alle proprie menzogne arriva al punto di non distinguere piú la verità, né in sé stesso, né intorno a sé». La citava spesso mio nonno, e diceva che la regola dell’equilibrio morale consiste nell’opposto del comportamento descritto in questa frase. Consiste nel non mentire a noi stessi sul significato e sulle ragioni di quello che facciamo e di quello che non facciamo. Consiste nel non cercare giustificazioni, nel non manipolare il racconto che facciamo di noi a noi stessi e agli altri.
 
Come sempre l'autore riesce a rendere comprensibile, semplice e viva la procedura e le sue regole. Questa resta la ragione per cui amo ogni volta di più i romanzi di questo autore. Carofiglio è uno dei pochi autori italiani, se non l'unico, che riesce a scrivere dei legal misteries (o meglio, dei procedural) all'italiana, utilizzando un sistema giudiziario che per sua stessa natura poco si presta a questo tipo di opere.
Ma la definizione di procedural sta stretta a quest'opera di Carofiglio, perché l'approfondimento psicologico dei personaggi, in particolar modo del protagonista, e altresì l'approfondimento di temi etici e morali conferiscono a questo romanzo uno spessore e una complessità di tutto rispetto.
 
Un buon romanzo, ben scritto, profondo e interessante. Sconsigliato a chi in questo genere cerca esclusivamente ritmo e adrenalina.
 
Voto: 7 e 1/2

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