sabato 11 maggio 2019

L'isola dei cacciatori di uccelli...

... di Peter May.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Einaudi

Finn Macleod è ispettore della polizia ad Edinburgo. Ha da poco perso un figlio e il suo matrimonio non regge l'urto di questa tragedia. Quando sull'Isola di Lewis, Ebridi Esterne, viene commesso un omicio molto simile ad uno precedentemente commesso ad Edinburgo, Finn, originario del luogo, viene spedito ad investigare nella piccola comunità. La vittima è un uomo che ben pochi avevano motivo di amare. L'indagine costringerà perciò Finn a fare i conti col proprio passato, le proprie origini e con una comunità molto chiusa e legata, da cui era fuggito giovanissimo, ma che ora gli appare sotto una luce diversa.

Non conoscevo nè l'autore nè il romanzo che mi accingo a recensire. La verità è che l'ho letto solo perchè cercavo un libro ambientato in Scozia (sono stata in Scozia una anno fa, per la seconda volta, e ci ho lasciato il cuore, per la seconda volta). E così, per puro caso, ho scoperto un grande romanzo mistery/noir.

L'isola dei cacciatori di uccelli è un romanzo molte forte, molto duro e di una straordinaria quanto ruvida bellezza. La prima cosa che balza agli occhi è  l'ambientazione. Come detto, il romanzo si svolge in Scozia, quasi tutto sulla piccola Isola di Lewis, un isolotto incessantemente spazzato dai venti, dove la natura è aspra e selvaggia e modella il carattere delle persone a sua immagine. In questo romanzo ho visto la vera Scozia, lontana dai miti e dalle leggende di castelli e epiche battaglie; ho visto la lotta quotidiana di una intera comunità contro gli elementi per sopravvire, e allo stesso tempo il forte amore che la lega alla propria isola, a dispetto di tutto.
Un valore aggiunto sono dettagli preziosi che permettono di scoprire la vita quotidiana degli scozzesi lontano dalla capitale Edinburgo (e dell'altra grande città del paese, Glasgow): l'uso del gaelico, che viene loro più naturale dell'inglese; le tradizioni secolari a cui non rinunciano; le fattorie sperdute; la dignitosa povertà, ma anche l'alcolismo e la depressione.

Finn, il protagonista, è fuggito da tutto questo in un'età in cui il piccolo orizzonte dell'isola gli stava stretto, e torna ora, piegato dal dolore, per scoprire che quell'orizzone non era affatto così ristretto.
Ho amato motissimo sia l'ambientazione e i sentimenti contrastanti che suscita in Finn, e ho amato l'evoluzione di questi sentimenti, che lo porta a riconsiderare molte scelte della sua vita, e ad accettare ciò che non può essere cambiato. Questo parallelismo tra uomo e natura è la colonna portante del romanzo e la parte che ho apprezzato di più, perchè permetta a trama e personaggi di bucare le pagine.
Per certi versi, il romanzo mi ha ricordato quelli di de Giovanni; anche se lo stile è molto diverso, anche qui l'omicidio è quasi un pretesto per indagare l'animo umano e soprattutto gli abissi oscuri che nasconde; il passato non è mai passato finchè non ci si fanno i conti, e l'ambientazione è protagonista al pari dei personaggi.

La trama è solida, e oltre all'indagine su un efferato delitto, ci regala ampi flashback sul passato di Finn, che ci permettono di conoscere la comunità in cui è cresciuto, e tutti gli attori del dramma che si consumerà anni dopo. La stretta interconnessione fra i fatti raccontati nei flashback e quello che accadrà poi non è immediatamente chiara, ma si fa sempre più evidente mentre si prosegue con la lettura. La storia perciò diventa sempre più interessante ad ogni pagina.
Lo scrittore alterna sapientemente elementi del noir con elementi presi a prestito dalle migliori saghe familiari.
Ogni cosa è dipinta vividamente; la forza con cui i personaggi vivono, amano, odiano e soffrono non può lasciare indifferenti; così come non si può restare indifferenti davanti ad una trama che colpisce dritta allo stomaco.

Voto: 8

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