lunedì 25 marzo 2019

La giostra dei criceti...

... di Antonio Manzini.

La scheda del libro sul sito della Sellerio (la versione edita della Einaudi, che è quella che ho letto io, è ormai fuori catalogo).

Un complotto delirante ad opera di alti funzionari dello Stato, un impiegato annoiato, quattro piccoli deliquenti ed una rapina in banca danno vita ad una girandola di avvenimenti che si intrecciano tra loro in modo tragico e grottesco. Il caso disegna una storia in cui molti dei protagonisti agiranno senza conoscersi, l'uno all'insaputa dell'altro, ma tutti presi nel meccanismo insensato di una giostra che gira; chi salta su pensa di riuscire a fare un passo avanti, ma in realtà non fa altro che ruotare in tondo, fino al momento della rese dei conti.

Questo è uno dei primi lavori letterari di Antonio Manzini e io l'ho trovato piuttosto interessante.
 La trama non è facile da riassumere perchë coinvolge tanti personaggi, la maggior parte dei quali inizia questa storia da posizioni molto lontane; sarà poi il caso a attirarli l'uno verso l'altro a farli ritrovare, loro malgrado, tutti sulla stessa giostra.
 Ho avuto qualche difficoltà ad immergermi nel romanzo a causa di questa molteplicità di personaggi e dell'apparente distanza tra di loro; ognuno sembra portare avanti la propria storia personale senza alcun legame con quelle degli altri e questo allínizio ha rallentanto la lettura. Ma basta tener duro per una cinquantiuna di pagine e il romanzo comincia a svelare il suo senso.

La prima cosa che mi ha colpito in positivo, invece, è stata la vena ironica che permea il romanzo e quel tocco di surreale che hanno le vicende narrate. Insomma, sarebbe bastato un niente per lasciarsi sfuggire di mano la situazione ed esagerare con questi due ingredienti e scrivere qualcosa di improbabile e illegibile, di farsesco, per così dire. E invece no. Con la bravura che ha confermato nei suoi lavori successivi, Manzini dosa con maestria questi due elementi per regalarci un romanzo sorprendente. Il romanzo è sorprendente proprio perchè ha diverse anime, e l'autore salta con disinvoltura dall'una all'altra mantendo vivo l'interesse del lettore pagina dopo pagina.

Anche nella gestione dei personaggi Manzini è imbarttibile; nonostante le difficoltà iniziali di cui ho detto sopra, devo riconoscere che alla fine l'autore è riuscito a dare ad ognuno una voce unica e un sufficiente spessore.
Per chi conosce Rocco Schiavone, qui troviamo alcuni elementi che saranno ripresi nella serie del vicequestore trasteverino, come ad esempio i piccoli deliquenti con una ferocia inaudita, la malavita delle periferie romane, la facilità con cui una persona (specie se si tratta di un servitore dello Stato) può attraversare la sottile linea che divide la legalità dall'illegalità e quella sorta di strana etica che alcuni possiedono e rispettano anche quando operano al di fuori dei confini della legge.

Nonostante l'ironia di cui dicevo prima, il romanzo racconta storie molto dure, violente, ai limiti del pulp. Io le ho trovate disturbanti; funzionali alla trama e coerenti con l'ambientazione, ma parecchio disturbanti. Insomma, se siete anime troppo sensibili, questo romanzo potrebbe urtare, appunto, la vostra sensibilità. C'è una sfiducia di fondo che permea il romanzo, che ho trovato tragicamente agghiacciante ma non troppo lontana dalla realtà. Il romanzo non concede speranze di miglioramento, di un futuro diverso, di un nuovo giorno che sia migliore del precedente. Anche da questo punto di vista forse non è adatto a persone sensibili.

Il finale, come ci ha abituato Manzini, è triste, commuovente, poetico e bellissimo e crudo al tempo stesso, ed è la parte più bella del romanzo.

Voto: 7

2 commenti:

  1. Ciao! Io sono una fan della serie di Rocco Schiavone, ma devo ammettere che non conosco questo romanzo! Comunque mi incuriosirebbe leggerlo :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È diverso da Rocco Schiavone, ma anche qui Manzini dimostra di sapere il fatto suo.

      Elimina