giovedì 28 giugno 2018

Scritto a Napoli #1: Aglio, olio e assassino...

... di Pino Imperatore.

Buongiorno. Oggi inauguriamo una nuova rubrica intitolata Scritto a Napoli.Come potete facilmente intuire, ogni mese recensirò un libro di uno/a scrittore/scrittrice napoletano/a, spaziando da quelli che non hanno bisogno di alcuna presentazione (qualcuno ha detto de Giovanni?) a quelli che magari ancora non conoscete.
E a proposito di de Giovanni, questa rubrica nasce da una frase pronunciata proprio dallo scrittore, sentita la sera in cui ho avuto la fortuna di partecipare ad una cena letteraria in cui lui era ospite (l'ho mai raccontata questa sotria? Non mi sembra...) La frase era: A Napoli, per non diventare scrittore, devi solo essere analfabeta.
Da quel momento mi sono chiesta se fosse vera questa cosa; cosa offra il panorama degli scrittori napoletani, quali generi, che tipo di romanzi, e se Napoli sia sempre presente nei loro libri, o resti soltanto un sfondo.

Iniziamo dunque questa sorta di esplorazione partenopea con un giallo scritto da Pino Imperatore: Aglio, Olio e assassino. Ringrazio la casa editrice DeAPlaneta per avermi inviato la copia da recensire. 

L'ispettore Gianni Scapece, napoletano da poco rientrato a Napoli, si trova a dover indagare sull'omicidio di una ragazzo, il cui cadavere l'assassino a condito, per così dire, con aglio, olio e soprattutto peperoncino. La polizia inizialmente brancola ne buio, ma quando nelle indagini irrompe la famiglia Vitiello, con in testa nonno Ciccio e suo figlio Peppe, proprietari di una rinomata trattoria, l'assassino ha le ore contate.

Aglio, olio ed assassino è un piacevolissimo romanzo che alterna sfumature gialle a venature di commedia.

Sulla scena di una Napoli bellissima e sorniona, protagonista al pari dei personaggi in carne e ossa, si muove l'ispettore Scapece, un poliziotto che non segue l'attuale trend che vede gli investigatori pieni di problemi e con fardelli pesanti provenienti dal loro passato; Scapece è sì scapolo, ma abbastanza felicemente. Ama la vita, il suo lavoro, la sua città e la buona cucina. È simpatico, ha un discreto successo con le donne e un grande senso della giustizia. Questi pregi possono sembrare un po' troppo numerosi, ma l'ispettore affronta successi e fallimenti con grande ironia, quindi è impossibile non trovarlo almeno un pochino simpatico.

Gli altri personaggi non sono da meno. I Vitiello, padre e figlio, sono i personaggi di una commedia, sempre pronti a recitare la loro parte, sempre con la battuta a fior di labbra.
L'unica personalità esclusa dalla solorità generale dei protagoonisti è, ovviamente, quella dell'assassino. Ben presto si capisce che si tratta di un inquietante fanatico che non si fermerà al primo omicidio.
Qui si nota la bravura dell'autore, il quale riesce, mentre ci delizia con scene di vita popolare napoletana, a intrecciare il brutale omicidio di un giovane con le leggende più fosche della città partenopea, in particolare, quella del diavolo di Mergellina [1] e quella, più recente, della maledizione della Gaiola. [2]
Nonostante gli excursus  - che io di solito non amo particolarmente - sulla storia e sui miti della città, la trama risulta organica e ben strutturata; anzi, queste digressioni non solo sono piuttosto intriganti, ma fanno da collante tra l'indagine ufficiale e quella dei Vitiello, depositari della cultura popolare.
Questo intreccio è la cosa che più mi ha affascinato del romanzo, che meriterebbe di essere letto anche solo per questo.

La trama gialla è abbastanza lineare e non particolarmente intricata; del resto tutto il romanzo è improntato ad una divertita leggerezza che ho sinceramente apprezzato. 
Unico neo, a parer mio, il finale, un po' troppo rocambolesco e sopra le righe per i miei gusti. Fortunatamente la cosa non ha affatto inficiato il lavoro di costruzione narrativa svolto fino a quel momento dall'autore, e dunque il mio giudizio sul romanzo resta ampiamente positivo.
 
Una lettura non consigliata se cercate un giallo mozzafiato; ma sicuramente un libro da leggere se cercate una lettura piacevole, divertente e simpatica.

Voto: 7

Che ne pensate? Lo leggerete? Intanto io vi do appuntamento  al mese prossimo con un altro libro Scritto A Napoli.

[1] Per la storia del diavolo di Mergellina, clicca qui
[2] Per saperne di più sulla cosiddetta maledizione della Gaiola, clicca qui

7 commenti:

  1. questa rubrica è fighissima!
    cara mia fino a ieri ero in dubbio se leggere o meno questo romanzo, dopo la tua recensione non posso far altro che andarlo subito a prenotare in biblioteca.
    e comunque nooooo non l'hai mai raccontata la storia di de Giovanni :D

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    1. Grazie! A gran richiesta dovrò fare un post sul mio incontro con de Giovanni!!! :D

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  2. de Giovanni chi? Non hai mai detto niente di lui. Comunque aggiungi questo libro alla mia tbr

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  3. Io la storia di de Giovanni mica la so!

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  4. neanche tu?!? Aspetta che te la rocconto!! Allora, una sera nella mia città, davano una cena letteraria e indovina chi era l' ospite? Esatto!

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