giovedì 3 maggio 2018

Tredici...

... di Jay Asher.

La scheda del libro sul sito della Mondadori

Clay Jensen, di ritorno da scuola, trova ad attenderlo un pacco dal contenuto inquietante: sette audio cassette in cui Hannah, diciassettenne suicidatasi qualche settimana prima, spiega le tredici ragioni per cui ha compiuto quel gesto, chiamando in causa tredici persone che ritiene responsabili. Clay è tra loro, ed in una lunga notte ascolterà dalla voce di Hannah la storia di quei piccoli e grandi avvenimenti che hanno scatenato un effetto valanga, portando Hannah al suicidio.
 
Jay Asher affronta in questo romanzo breve ma intenso un tema molto delicato, quello del suicidio di un'adolescente. Lo fa mettendo a nudo le piccole malignità e le grandi cattiverie che hanno segnato la vita di Hannah. Episodi all'apparenza innocui o banali che sommati tra loro sembrano trascinare la ragazza verso traumi più grandi, fino alla decisione di farla finita. Un libro angosciante e spietato da questo punto di vista. Proprio per questo il romanzo si legge d'un fiato, una pagina dopo l'altra, senza riuscire a metterlo giù. Nonostante questo indubbio merito, il romanzo non mi è piaciuto granché. Certo, affronta un tema duro, e bisogna dargliene merito.
Dove il romanzo di Jay Asher centra perfettamente il punto, infatti, proprio è nel far riflettere su come le piccole cose, apparentemente insignificanti, possano fare male, molto male, a chi ci sta intorno. Su come si possa demolire una persona un pezzettino alla volta. Su come in realtà non sappiamo niente delle vite degli altri, e su come è facile essere cattivi, trasformarsi in bulli, o peggio, dietro il paravento del era solo uno scherzo. E su come uno scherzo possa sfuggire di mano e portare a conseguenze gravi (non mi riferisco solo al gesto estremo di Hannah).
 
Dove però il romanzo fallisce, a parer mio, è nel creare una storia solida. Gli spunti di riflessione sono stati interessanti, ma non mi sono bastati. Insomma, il tema è delicato e la struttura della narrazione postuma di Hannah attraverso le audio cassette è intrigante, ma  per tutto il romanzo ho aspettato che capitasse qualcosa che gettasse finalmente luce sulle motivazioni della protagonista. Aspettavo qualcosa che rendesse la storia organica e convincente. Quando qualcosa potenzialmente dirompente accade, appare evidente che Hannah aveva comunque già deciso per l'autodistruzione; aveva già mollato la lotta da un pezzo. Anzi, a voler essere precisi, io ho avuto l'impressione che Hannah non abbia mai lottato e che per tutta la vita sia andata alla ricerca di un pretesto per farla finita.
Ma perché? Perché Hannah non combatte, non reagisce e si lascia trascinare a fondo da una sequela di piccole cattiverie?
Alcune volte ho avuto l'impressione che Hannah andasse a infilarsi in situazioni potenzialmente dolorose solo per confermare l'assunto che il mondo è cattivo, che la sua vita fa schifo e che sarebbe meglio farla finita.
Altre volte, invece, le situazioni inserite nelle cassette mi sono sembrate sinceramente molto banali e trascurabili. Penso alla persona che si è approfittata di Hannah per avere un passaggio e poi non è stata abbastanza amichevole con lei in seguito. Eddai! Tutti abbiamo avuto amici e amiche così, ma siamo sopravvissuti senza portare nemmeno eccessivo rancore.
Non appena ho scritto che tutti noi abbiamo avuto esperienze simili, mi sono anche resa conto che è pur vero che non tutti reagiamo allo stesso modo. E questo è legittimo; Hannah ha preso molto a male alcuni eventi, ma la mia domanda è sempre la stessa: perché? Non credo che tutti i pezzi del puzzle si incastrino al loro posto nella costruzione della personalità della protagonista. A sentire la sua voce in prima persona, Hannah sembra molto intelligente ed equilibrata. Lucida nell'analizzare gli eventi. Ma il suo suicidio e le ragioni che l'hanno spinta a tanto parlano di una persona fragile. Mi sembra che ci sia una contraddizione non risolta e non spiegata a sufficienza.

Va benissimo che un libro abbia come scopo il lanciare un allarme, un messaggio, uno spunto di riflessione; ma questo fine ultimo non deve far dimenticare che si sta raccontando una storia. Ecco, a me è sembrato che il romanzo fosse un mero pretesto, e che le motivazioni dei personaggi, tutti, Hannah, Clay e anche quelli secondari, non siano state abbastanza approfondite perché in fondo giudicate meno importanti del Grande Tema™.
 
Insomma, ho detto che il romanzo fallisce nell'essere storia; mi aspettavo un crescendo di episodi e di tensione, e invece dopo una buona partenza il romanzo si affloscia, adagiandosi su di un finale piuttosto fiacco.
 
Voto: 5 e 1/2
 

5 commenti:

  1. L'ho letto parecchio tempo fa, credo fosse stato appena pubblicato. Sarà stato il momento giusto, non so, ma ricordo che mi lasciò dentro un profondo senso di angoscia.

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    1. Guarda, angoscia ne ha lasciata pure a me, e tanta. Ma continuo a non comprendere perfettamente Hannah.

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  2. Ricordo di aver pensato anch'io che certe situazioni fossero un po' forzate, ma ho dedotto che il suo gesto fosse il risultato di una somma di situazioni più o meno banali ma che nella continuità e nell'insieme l'abbiano condotta a quella decisione.

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    1. Sì, effettivamente può essere come dici. Ma la storia non mi ha convinta fino in fondo.

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