martedì 3 gennaio 2017

Cinque quarti di arancia...

...di Joanne Harris.


La scheda del libro sul sito della Garzanti

Quando mia madre morì, lasciò la fattoria a mio fratello Cassis, il patrimonio in cantina a mia sorella Reine-Claude, e a me, la minore, il suo album e un vaso da due litri con un unico tartufo nero del Périgord, grande come una palla da tennis, sospeso in olio di girasole che, una volta stappato, emana ancora il ricco profumo dell'umida terra del bosco. Una distribuzione piuttosto diseguale dei beni, ma in effetti Mamma era una forza della natura e concedeva i suoi favori come le pareva, senza lasciare intuire i meccanismi della sua logica stravagante.
E come ha sempre detto Cassis, io ero la sua preferita.
Non che l'abbia mai dimostrato quando era viva.
 
Framboise Dartigen è una bambina di nove anni e vive con la mamma e il fratello e la sorella in una fattoria a Les Laveuses, sulle rive della Loria.
E' il periodo della Seconda Guerra Mondiale, e nel paesino arrivano i tedeschi. L'infanzia di Framboise e dei suoi fratelli verrà segnata dall'incontro con un giovane soldato tedesco, Tomas Leibniz, all'apparenza molto gentile e disponibile.
Ma accadrà qualcosa di terribile, e un piccolo inganno innocente fatto dai bambini metterà in moto eventi spaventosi che non potranno essere fermati.
E dopo quasi cinquant'anni, Framboise ritorna a Les Laveuses, ma i segreti sepolti nel passato non sono affatto ben sepolti come lei sperava.
 
Framboise Dartigen è stata bambina durante l'occupazione nazista della Francia, e in quei giorni la sua infanzia è finita per sempre. Dopo decenni ritorna nel paese dove è nata, in incognito, perché non può affrontare i suoi compaesani e non vuole che il passato torni a tormentarla.
Framboise porta con sé l'eccentrico diario della madre, che oltre a registrare in maniera criptica gli avvenimenti della sua vita, ha raccolto in quel diario ricette di tutti i tipi che sembrano avere qualcosa di magico. Sfruttando le pagine del diario di sua madre, la donna apre una piccola creperie che riscuote un immediato successo.
Come spesso accade nei libri della Harris, il profumo e la consistenza delle marmellate, dei dolci, degli stufati dagli ingredienti poveri ma dal sapore delizioso, sono quello che ci introduce nella storia, nonché l'unico vero legame tra Framboise e sua madre.
Il libro suscita la cupidigia di due parenti di Framboise, disposti a tutto pur di ottenerlo. ma l'anziana donna non può cederlo perché in quelle pagine si cela la verità su quello che accadde durante l'occupazione nazista e di cui Framboise e i suoi fratelli furono protagonisti.
Protagonisti incoscienti e inconsapevoli, ma pur sempre artefici di una serie di tragici eventi.
 
Questa è una storia che oscilla fra l'incanto della vita di campagna con i suoi ritmi e le sue gioie soltanto parzialmente intaccati dall'occupazione straniera, e l'orrore non tanto della guerra, quanto dell'odio, dell'amore cieco che può diventare furia e fare più danni dell'odio stesso.
E' un lungo, dolente racconto del passato, intrecciato con gli avvenimenti del presente, che corre inesorabilmente verso il disastro.
L'infanzia viene descritta nel suo aspetto più crudo e disincantato; Framboise, Cassis e Reine perdono ben presto, senza rendersene conto, le illusioni e la poesia della loro età. Lasciati soli da una madre introversa e spesso malata, seguono unicamente i loro istinti, elaborano eventi e sentimenti a modo loro, senza freni e senza empatia per il prossimo.
In questo quadro già di per sé potenzialmente esplosivo, si inserisce Tomas Leibniz, all'apparenza gentile e premuroso, ma in realtà abile manipolatore senza scrupoli.
 
Il libro lascia dietro di sé una scia di amara tristezza. La storia è davvero amara, non c'è riparazione né espiazione, e l'autrice non cerca comprensione né perdono per i suoi personaggi, sebbene sul finale (molto bello, denso di significato) Framboise arriverà all'accettazione di quello che è stato e non si può più cambiare. E troverà, forse per la prima volta nella sua vita, la pace a cui h sempre anelato.
 
 
 

3 commenti:

  1. Ciao Lisse! Ho letto questo libro quest'estate al mare: ha lasciato un velo di tristezza anche a me, ma lo stile dell'autrice mi piace sempre. Come non mi stancherò mai di ripetere, ogni volta mi sembra quasi di assaggiare i piatti che descrive e sentire i profumi tanto accuratamente descritti. Spero di riuscire a leggerne presto un altro.

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    1. Vero, lascia il magone perché ci sono cose che non si possono sistemare, ma si può solo imparare a conviverci.

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