giovedì 26 settembre 2019

Fate a New York...

... di Martin Millar.

Heather e Morag sono due fatine scozzesi, costrette a fuggire dalla madrepatria per una serie di sfortunate circostanze, inizate quando le due fatine hanno deciso di voler mettere su la prima punk rock band del mondo fatato. A New York le due, in continua lite e competizione tra loro, riusciranno a combinare diversi guai, intromettendosi nella vita di due umani, la dolce Kerry e l'odioso Dinnie, e arrivando quasi sull'orlo di una "guerra civile" tra le varie etnie fatate. 

Questo romanzo ha un simpaticissima prefazione di Neil Gaiman, e un incipit che cattura il lettore.

"Dinnie, nemico sovrappeso dell’umanità, nonché uno dei più abominevoli suonatori di violino di tutta New York, stava valorosamente esercitandosi al suo strumento, quando due deliziose fatine apparvero sul davanzale del suo appartamento al quarto piano, ruzzolarono dentro e vomitarono sulla moquette."

Bene, avendo elencato le uniche due cose degne di nota del romanzo, potrei anche chiudere qui la recensione, ma mi rendo conto che magari sarebbe più corretto spendere due parole sul perchè questa storia non mi ha entusiasmato più di tanto.
Dopo un incipit fulminante, in cui con leggerenza e senza preamboli inutili, il lettore si ritrova al centro dell'ambientazione, la trama gira a vuoto per il resto delle pagine. 
In poche parole, in questo romanzo succede poco o nulla, e io mi sono annoiata parecchio.

Heather e Morag sono due fatine decisamente originali, con idee moderne e forse un po' troppo avanti per la loro società, ma ciò non le spaventa. La loro caparbietà, unita ad una spiccata propensione a combinare guai e generare equivoci di ogni sorta, le porta a fuggire a New York, dove decideranno che Kerry, una ragazza malata che cerca di completare il suo alfabeto floreale, e Dinnie, antipatico suonatore di violino, hanno assolutamente bisogno del loro aiuto. Da qui nascono una serie di gag, equivoci e intrecci da commedia degli errori, cosa che risulta divertente e interessante per le prima cinquanta pagine, poi non più.

Ho trovato il romanzo ripetitivo e poco incisivo. Heather e Morag girano in tondo per New York senza far altro che combinare guai, rubacchiare e litigare. L'autore introduce senza tante cerimonie nuovi personaggi anche nel bel mezzo di un capitolo, e salta con disinvoltura dalle vicende degli uni a quelle degli altri senza un minimo di stacco o di preavviso. L'effetto che si crea, secondo me, è di grande confusione e poca coesione della storia. Inizialmente questo stile narrativo ha creato in me curiosità e voglia di andare avanti; in seguito però la cosa si è rivelata più frustrante che stimolante. La sensazione di non progredire, ma di rileggere all'infinito la medesima scena è diventata preponderante.
 
Insomma, per qualche capitolo è stato divertente leggere di queste due fate pasticcione e anticonformiste, ma dopo un po', senza una vera svolta nella trama, senza alcun tipo di evoluzione dei personaggi, senza alcun approfondimento sulla società fatata che appare sull'orlo di una guerra civile, l'originalità e l'ironia non sono stati sufficienti per tenere desta la mia attenzione e per intrattenermi come si deve.

L'impressione che resta è quella di una idea buona, ma sviluppata in maniera superficiale, e non adeguatamente sostenuta da un'intreccio all'altezza delle premesse.

Voto: 5

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