domenica 12 novembre 2017

Louisiana...

... di Maurice Denuziere.

Louisiana, 1830. Adrien de Damerville, ricco proprietario terriero di origine francese, ed il suo attendente Clarence Dandrige attendono l'arrivo a Bagatelle, la piantagione dove vivono, di Virginie Trégan, giovane orfana e figlioccia di Adrien. Virginie ha completato la sua educazione a Parigi, e si appresta a rientrare in Louisiana dopo una lunga assenza.
Al suo rientro non è più la bambina che aveva lasciato gli Stati Uniti: adesso è una giovane donna bellissima e spregiudicata. E con le idee molto chiare.
Ben presto diventerà insostituibile a Bagattelle, conquistando il cuore di tutti gli uomini che le capitano a tiro, mentre gli anni passano e la storia degli Stati Uniti scorre sullo sfondo.
 
Ho trovato questo libro su una bancarella dell'usato, e l'ho acquistato con grande entusiasmo. Sono una fanatica del periodo della Guerra Civile Americana, specialmente quella vista con gli occhi dei Sudisti. Insomma, non per niente Via con vento è il mio romanzo preferito (anche se sono ovviamente perfettamente cosciente del fatto che l'economia del Sud degli Stati Uniti si basava sullo sfruttamento intollerabile e indegno di altri esseri umani, ammantato di ipocrisia e giustificazioni risibili; eppure c'è qualcosa che mi affascina di questa epoca storica; forse si tratta del mito costruito presumibilmente dopo la caduta del Sud; mi affascinano un po' tutte le cause perse, e mi interessano anche moltissimo le conseguenze e le implicazioni della guerra civile, portata avanti - a parole - per abolire la schiavitù, mentre in realtà a nessuno importava davvero della sorte degli ex schiavi.)
 
Il fatto che nonostante io sia un'appassionata non avessi mai sentito nominare romanzo e autore - che pure ha vinto il premio Bancarella nel 1980 proprio con questo volume - avrebbe dovuto farmi sorgere qualche domanda. E anche il fatto che online si trovano pochissime recensioni (si contano sulla punta delle dita), nessuna sinossi e il volume sia reperibile esclusivamente usato avrebbe dovuto farmi sorgere qualche dubbio.
Dubbi comunque perfettamente fugati da un'attenta e approfondita lettura del romanzo in questione.
Per farla breve: Louisiana è un mattone. E non esiste un modo gentile per dirlo. È un romanzo lungo, lento, pedante, prolisso e noioso.
 
L'autore dovrebbe narrarci la storia di Virginie, piccola intrigante arrivista, sfacciata arrampicatrice sociale dall'intelligenza vivace e calcolatrice. La sua storia però, di per sé assai banale, si perde tra mille descrizioni di fatti storici meno noti che nessuna attinenza hanno con la trama; si perde tra infinite descrizioni sull'abbondanza o meno del raccolto di cotone; tra divagazioni sul prezzo di questa o quella materia prima; e tra mille altri dettagli profani che niente aggiungono alla comprensione della trama o dei personaggi.
 
Ho letto su Wikipedia che il romanzo è nato da un'inchiesta giornalistica condotta dall'autore sui francesi stabilitisi nel Sud degli Stati Uniti. Bene, sembra che l'autore si sia limitato a inserire brani della vita di Virginie e degli abitanti di Bagatelle tra un capitolo e l'altro della sua inchiesta.
 
I personaggi restano sempre molto distanti dal lettore. Niente ci racconta davvero cosa pensano, cosa sognano e cosa li spinge ad agire |(o a non agire). Li vediamo muoversi ma restano per noi degli sconosciuti, dalle motivazioni oscure, per cui non proviamo alcuna empatia. L'unico che sfugge, almeno parzialmente, a questo triste destino, è Clarence Dandridge, l'amministratore della piantagione, il quale viene descritto come un uomo la cui vita si svolge principalmente nella sua testa. Perciò l'autore si premura di farci sapere cosa pensa e come ragiona. Peccato però che si tratti di uno degli uomini più noiosi della storia della letteratura mondiale. Ok, ha un tragico segreto sepolto nel suo passato, segreto che però viene nominato un paio di volte in tutto il romanzo, e che ci viene svelato nelle ultimissime pagine, senza che ci sia mai stata data l'opportunità di incuriosirci o di provare empatia grazie ad esso.
 
Onestamente, l'unica cosa che ho trovato tollerabile nelle quasi 500 pagine del romanzo, sono state alcune considerazioni sulla condizione degli schiavi nella Louisiana. Denuziere, in questo senso, offre alcuni spunti di riflessione interessanti.
Ad esempio l'autore fa dire ad un suo personaggio (un inglese in visita a Bagattelle), riferendosi agli yankees:
 
"Bisogna vedere con quanto disprezzo trattano i negri liberi. La libertà, ai loro occhi, è una ricompensa sufficiente per quei poveri diavoli che dormono nel fango delle strade e si guadagnano il pane facendo lavori giudicati indegni dei bianchi". 
 
Quando Virginie ricambia la visita e si reca in Inghilterra, verso la metà del romanzo, c'è una interessante riflessione che confronta il destino e le miserevoli condizioni degli operai inglesi con quelli degli schiavi delle piantagioni. L' uomo infatti le dice:
 
"La libertà di questi uomini e di queste donne (gli operai, n.d. Lisse) è la speranza. I vostri schiavi non hanno nessuna probabilità di uscire dalla loro condizione. [...] I nostri operai possono elevarsi [...]"
"Ma quelli che tendono la mano agli angoli delle strade sperando il pane dalla carità pubblica, quelle donne cenciose, quei marinai monchi d'un braccio o d'una gamba, quei vecchi addossati ai muri delle case, che speranze possono avere?"
"Quelli sono i rifiuti, i rottami della nostra società. Il più delle volte hanno quello che si meritano, non possiamo occuparci di loro."
 
La riflessione finale, dopo il viaggio alla scoperta del progresso e delle ricchezze inglesi, è che l' Inghilterra, esempio di liberismo, trattava i suoi operai peggio degli schiavi del cotone.
Indubbiamente interessante, ma non basta.
Non basta perché le riflessioni, per quanti stimolanti, sono esclusivamente per gli occhi del lettore e non incidono mai sulla trama o sui personaggi, modificandone i sentimenti o le azioni. I personaggi continuano dritti per la loro strada, e sembra che nulla possa toccarli nel profondo.
Probabilmente perché una profondità non ce l' hanno.
 
Da dimenticare.
Voto: 4

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