lunedì 14 marzo 2016

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome...

...di Alice Basso.
 
Cosa hanno in comune Sherlock Holmes e Silvana (Vani) Sarca, la protagonista del romanzo? Oltre ad un deciso carattere di m****, ovviamente?
La capacità di entrare, ognuno a modo suo, nella testa altrui...
 
Silvana, detta Vani, è una ghostwriter. Una che scrive libri per gli altri, rimanendo nell'ombra. E acui sta benissimo restare nell'ombra. 
 
Questo è il punto in cui solitamente, quando spiego il mio mestiere, la gente dice «wow».
Wow. Certo che non dev’essere per niente facile mettersi nei panni di questo o quel personaggio e adottarne la voce, le competenze, lo stile espressivo. Ci vorrà un sacco di duttilità, di velocità di apprendimento, di capacità di immedesimazione.
Oh, verissimo. Ogni ghostwriter degno di questo nome deve possedere tutte queste cose. Deve uscire da sé stesso, per così dire, entrare nei panni dell’autore di turno, e immaginare non solo cosa scriverebbe, ma anche il modo migliore in cui farlo. E poi, farlo lui. Ogni bravo ghostwriter è un liquido che assume la forma della testa in cui viene versato, uno specchio che ne replica il volto, un mutante che ne assorbe il carattere. E anche una specie di giudice lucido e distaccato che, mentre tutta quest’opera di identificazione ha luogo, riesce a mantenersi imperturbabile e a decidere il modo più efficace di dire le cose che l’autore ha da dire. Un maledetto camaleonte multitasking: ecco che cos’è un ghostwriter degno di questo nome. Suona difficile, vero? Be’, lo è.
Dev’essere la ragione per cui siamo così pochi. Una razza di camaleonti in via di estinzione.

Cinica, un poco asociale, disincantata e ironica, possiede una mente notevole, ma ha anche un caratteraccio (per usare un eufemismo).
[...] io ho anche un gran bel carattere di merda. Lo so io, lo sa Riccardo, lo sanno tutti. Probabilmente, se c’è vita su Marte, lo sanno anche lì: nel bacino di Hellas, il giorno che impareranno a decifrare la scrittura dei marziani, vedranno inciso a chiare lettere: Vani Sarca ha un carattere di merda.
 
Quando viene chiamata a scrivere il libro per una famosa scrittrice che dice di parlare con gli angeli, Vani entra in crisi. Quando la scrittrice scompare, ci si mette di mezzo la polizia, Vani suo malgrado collabora alle indagini. Non perché ne abbia voglia, ma perché non può fare a meno di trarre le sue conclusioni dai piccoli particolari che ha visto parlando con la scrittrice per lavoro; non può fare a meno di dedurre logicamente le conclusioni della vicenda sfruttando ciò che ha imparato mentre studiava la scrittrice, il suo libro e il suo fandom per portare a termine il suo lavoro.
Da qui il paragone con Sherlock Holmes, anche se la ferrea logica di Vani si basa, più che su deduzioni scientifiche, su una profonda conoscenza dell'essere umano, e sulla radicata abitudine ad entrare nelle teste altrui.
A complicare le cose, arriva Riccardo, scrittore di successo che Vani ha aiutato a scrivere il suo secondo capolavoro, e che si innamora di lei, distraendola dalla sua collaudata routine, fatta di libri, lavoro e junk food.
Vani sbroglierà la matassa insieme all'ispettore Berganza, il quale dopo un primo momento di sospetto, capisce le potenzialità di Vani e ne cerca il prezioso consiglio.
Ecco come Vani narra il loro incontro:
 
A dirla tutta, la faccia di quest’uomo è uno spettacolo. Non riesco a fare a meno di studiarla. Non che sia particolarmente bella; è che – non so come esprimerlo meglio – dal momento in cui l’ho vista è come se ogni commissario, detective, investigatore privato di cui abbia mai letto una storia non possa che avere avuto esattamente quella faccia lì. Quest’uomo sembra uscito da un libro, anzi, dalla fusione di mille libri. Non è il volto di un comune essere umano, il suo: è il volto di un prototipo. Mi viene quasi da sorridere. Be’, no, da sorridere no – dopotutto sto subendo un interrogatorio in quanto potenziale accusata di sequestro di persona – ma c’è qualcosa nell’uomo che ho davanti, nel suo viso così letterario, che mi mette inspiegabilmente a mio agio.
D’altro canto, è piuttosto normale che il doppione di Lisbeth Salander si trovi a suo agio con il doppione di Philip Marlowe, giusto?
Se io fossi vestita come mio solito, questa stanza sembrerebbe un ritrovo di cosplayer.
 
E' difficile recensire questo libro, perché ha in se una vitalità e una leggerezza che lo rendo unico, ma che è difficile esprimere con parole che non siano quelle di Vani.
Scritto in prima persona, con uno stile semplice fatto di frasi brevi e (auto)ironia, L'imprevedibile piano è un romanzo fresco, originale, divertente. Un  giallo con dei personaggi ben tracciati, dove Vani (e di conseguenza il lettore) non prende nessuno sul serio, ma riesce a comprendere tutto (e tutti).
La voce di Vani che ci accompagna durante la narrazione è viva e vera. Spesso il lettore si sorprenderà a sorridere alla pungente ironia di Vani, e la lascerà andare di malavoglia alla fine del romanzo.
Da leggere. Anche perché è in arrivo, a maggio, la seconda avventura di Vani, Scrivere è un mestiere pericoloso.
Non fatevi cogliere impreparati!
Voto: 8
 

1 commento:

  1. Questo libro mi è piaciuto molto e non vedo l'ora di leggere il secondo. La liz salander "de noialtri" ha un posto speciale nel mio cuore.
    Sempre belle le tue recensioni.
    Ciao da lea

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