mercoledì 21 gennaio 2009

Le donne del club omicidi...

...di James Patterson.

Si vede che il 2009 non è un buon anno, dal punto di vista "libresco" per me.
Dopo la delusione de Il gioco dell'angelo da cui stento ancora riprendermi, mi sono dedicata alla lettura di questo thriller che mi è stato regalato per Natale e che godeva di ottime recensioni. Altra delusione.
Prima di iniziare con la mia di recensione però, sono necessarie due premesse.

1. Questo libro è il quarto di una serie, con protagoniste 4 donne, impegnate ognuna nel proprio campo a combattere il crimine. Ogni romanzo può essere letto anche da solo, ma li lega un filo di continuità che si intuisce anche nei titoli, in cui è evidente la progressione della serie. Infatti i titoli sono: Primo a morire, Seconda Chance, Terzo Grado....e indovinate un po'...Le donne del club omicidi!
Il titolo inglese di questo libro era 4th of July, Il quattro luglio, ma giustamente l'editore italiano ha pensato bene che il lettore medio, essendo di norma semianalfabeta, illetterato e scarsamente acculturato, non avrebbe potuto riconoscere il quarto libro della serie se non gli avesse scritto a caratteri cubitali sulla copertina LE DONNE DEL CLUB OMICIDI, in un romanzo, oltettutto, dove la protagonista assoluta è Lindsay Boxer, tenete di polizia, e l'apporto alle indagini del cosiddetto club è marginale, se non quasi inesistente.
E allora perchè non chiamarlo Il libro che viene dopo quell'altro libro in cui ci sono quelle 4 amiche che indagano sui serial killer ?
Bastava aggiungere un altro paio di righi e potevamo leggere solo il titolo, invece del romanzo. Una bella comodità, no? Perchè si sa, il lettore medio non è tipo da voler approfondire, da andare oltre la superficie e la copertina di un libro!
(Nel caso non fosse ben chiaro, le frasi di cui sopra sono amaramente sarcastiche)

2. Forse ho letto troppi thriller e gialli, forse ho letto troppo in generale, e quindi aclune cose mi appaiono scontate. Tenete conto, mentre leggete la mia opinione.

La prima cosa che colpisce del romanzo, è la sua relativa brevità. Trecento pagine scritte a caratteri piuttosto grandi mi sono sembrate pochine, per un thriller, ma una buona storia non è certo questione di quantità, quanto piuttosto di qualità.
Peccato qui latiti anche quest'ultima.
A tratti avevo l'impressione di leggere il riassunto del romanzo che Patterson avrebbe voluto scrivere.
I capitoli sono brevissimi (anche mezza pagina), e fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non fosse per il fatto che la suddivisione degli stessi sembra rispondere più esigenze pratiche di impaginazione (ovvero aumentare il numero delle pagine lasciando parecchio spazio vuoto tra un capitolo e l'altro) che a reali esigenze narrative.
Ci sono capitoli che si chiudono lasciando a metà un dialogo, che riprende immediatamente nel capitolo successivo, senza pause ad effetto o altri espedienti per creare suspence.
Ogni fatto, ogni vicenda, ogni personaggio non è descritto o approfondito; mi vien da dire che ogni cosa è semplicemente sorvolata. Tutto è descritto frettolosamente e banalmente.

Iniziamo con Lindasay Boxer, tenente della squadra omicidi, alle prese con un serial killer che uccide giovanissimi fulminandoli nella vasca da bagno e scrivendo sul muro della scena del crimine le parole : DISINTERESSE TOTALE.
Continuiamo con Lindasay Boxer che, esattamente 4 pagine dopo, cattura il serial killer e siccome 4 pagine di indagini devono essere sembrate pochine anche all'autore, Patterson che fa? Imbastisce, durante l'inseguimento e la cattura il più classico, esemplare e chiarissimo caso di legittima difesa che io abbia mai letto, con tanto di testimoni, risultanze balistiche e scientifiche a supportare la tesi della legittima difesa...e trasforma l'episodio in una grossa grana per la povera Lindsay, che sarà costretta a difendersi in Tribunale da un'accusa per omicidio volontario che non sta in piedi nemmeno con le stampelle.
E sicuramente questo non contribuisce a creare interesse per la parte del romanzo che posa da legal thriller senza averne lo stile, il linguaggio, il respiro.

Mentre aspetta l'inizio del processo Lindsay si trasferisce sulla costa, a casa della sorella, in cerca di un po' di tranquillità, e naturalmente si imbatte anche qui in una catena di omicidi seriali le cui vittime sono tutte coppie sposate, apparentemente normali e apparentemente senza alcun legame tra loro.
Nonostante sia sospesa, il tenente Boxer indaga, subendo anche pesanti intimidazioni.

Pensavo di averne viste (anzi, lette) di tutti i colori, ma la trovata che chiude il romanzo le batte tutte.
Il grande poliziotto che scopre il serial killer perchè qualcuno lo va a chiamare a casa sua, di notte, per condurlo sul luogo dove sta per compiersi l'ennesimo efferato delitto, e non si capisce poi come questo qualcuno abbia potuto sapere dove si trovava il serial killer in quel momento...beh, mi mancava.
Andrebbe aggiunto alla lista delle 101 cose da non scrivere se avete intenzione di pubblicare un thriller degno di questo nome.
E potrei chiudere qui, perchè questa considerazione la dice lunga sul romanzo in questione.
Ma purtroppo non è finita qui.
Credo che Patterson abbia scelto il colpevole facendo la conta tra i personaggi presenti sulla scena; non vedo altra soluzione.
Non si può scrivere un thriller senza mettere in piedi una solida indagine, senza una pista che punti davvero, alla fine, verso il colpevole.
Non si può cavarsela facendo spuntare il personaggio più improbabile e facendolo confessare i suoi crimini alla prima domanda, credendo di aver dato vita, in questo modo, a un grandissimo colpo di scena.
Un colpo di scena, per essere realmente efficace deve essere sì inaspettato, ma appena rivelato deve essere plausibile e coerente con il resto della storia.
Oltretutto, una volta che il killer ha vuotato il sacco, come si dice in gergo, verrebbe quasi la tentazione di assumerlo nel F.B.I, vista la sua impressionante (e poco palusibile) abilità a ottenere determinate informazioni sulle sue vittime.
Decisamente non ci siamo proprio. Sono io che ho letto troppi thriller? O forse è Patterson che ne ha scritti troppi e ha esaurito la vena narrativa?
Se qualche fan dell'autore volesse darmi la sua opinione, visto che questo è il primo dei suoi libri che leggo, ne sarei felice.

6 commenti:

  1. Ho letto tutti i libri di Patterson, apprezzando anche la sua ecletticita'. Trovo pero' decisamente non alla sua altezza, e concordo pienamente con te, questo suo libro ed altri scritti in collaborazione con altri autori. Che sia un modo per spingere questi sconosciuti alle vendite, usando Patterson come richiamo per le allodole, o altri ne siano i motivi non mi e' dato sapere. Sicuramente e' un dato di fatto.
    Cetty

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  2. Non amo molto Patterson, lo trovo sopravvalutato, i romanzi con il detective Alex Cross, a parte la novità iniziale - e l'unica cosa originale - li trovo fiacchi e noiosi; ho letto il primo capitolo di Maximum ride e oltre alla trama che ricalcava varie serie tv, è scritto in maniera scialba... poi ho provato a leggere un altro suo libro - non ricordo neanche quale - e ho faticato a finirlo... al che ho deciso che è un autore che decisamente non fa per me!! :) Un salutone

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  3. ciao! complimenti per il tuo blog, davvero interessante! questo libro l'ha avuto in regalo una mia amica, sto aspettando che finisca di leggerlo per farmelo prestare, mi ispira molto!
    anche io ho un blgog di recensioni di film e libri, mi piacerebbe fare uno scambio di link con il tuo! fammi sapere, a presto e buona serata!

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  4. grazie per le opinioni! Credo che darò un'altra chance a Ptterson, magari però qualcosa di diverso della serie del club omicidi...

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  5. ciao Lisse, ti ringrazio, ho fatto altrettanto :-) al prossimo libro!
    buona giornata

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  6. Ciao Lisse, complimenti per il blog!
    darò un'occhiata alle etichette che più rispecchiano i miei gusti (isabel allende, pennac, recensioni.. :)
    perchè non dai un'occhiata al mio Blog? il tema è sempre quello: libri :D
    Magari potremmo effetturare un scambio di link :)
    fammi sapere sul mio blog, se ti va!

    a presto!

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