giovedì 22 novembre 2007

Le notti di Salem...

...ovvero il primo libro di Stepen King che ho letto.

A conti fatti, dopo l'ultima pagina, mi è venuto da chiedermi perchè abbia aspettato così tanto per leggere qualcosa di questo Autore!
E dire che l'idea di partenza del romanzo non era nemmeno originale: come dice S. King nell'introduzione, questo libro nasce dalla sua voglia di sapere cosa sarebbe accaduto trasportando il Dracula di Bram Stoker nel Maine di oggi.
Insomma, un altro libro di vampiri! Sai che novità!
E invece...e invece...insomma, è proprio vero che non si può giudicare un libro dalla copertina...nè tanto meno dalla prefazione!

Iniziamo con i due protagonisti in viaggio verso sud-ovest. Non hanno un nome. Sono solo "un uomo e un ragazzo".
Già questo particolare, questa assenza di dettagli, mette i brividi. Chi sono "l'uomo e il ragazzo"? Perchè viaggiano senza fermarsi mai in nessun luogo? Cosa fuggono? Cosa li insegue?
( E già a questo punto un sottile senso di inquietudine si è impadronito di me e mi ha accompagnato per tutto il romanzo. Ho cominciato a gettare occhiate furtive alle mie spalle)
L'uomo e il ragazzo sembrano fuggire da qualcosa; ogni volta che possono, si procurano un quotidiano che riporti le notizie del Maine, e vi leggono, con crescente angoscia (nostra e loro) di strane morti e sparizioni.
Quando l'atomosfera tesa e l'inquietudine sembrano ormai diventare intollerabili, il ragazzo crolla, e decide che ha bisogno di raccontare tutto. Ma non a noi lettori. Eh, no. Il ragazzo confessa il suo segreto a un prete...ma King non divide questo segreto con noi.
Piuttosto, ci prende per mano, ci porta in un passato alquanto recente, e ci presenta Ben, scrittore in cerca di tranquillità, e Jerusalem Lot.
Jerusalme Lot (o Salem Lot, come veniva chiamata in passato) è un tranquilla cittadina del Maine cui non manca niente, nemmeno una vecchia casa disabitata e tenebrosa in cima alla collina, casa Marsten.
C'è la solare, tranquilla, allegra, banale vita della provincia da un lato; la tenebra dall'altro. Certo, il contrasto può non essere originalissimo (ma ricordiamoci che King scrisse questo libro negli anni '70), però funziona. Stephen King lo fa funzionare. Leggendo il romanzo, ho avuto paura.
(Mio marito direbbe che io mi faccio terrorizzare anche dalla patatine sullo scaffale del supermercato -...ma chi non lo farebbe, visto il loro contenuto in grassi?!?
Ma parte questo, stavolta non sono io a essere impressionabile...piuttosto...è lui che è Stephen King! )

I primi capitoli scorrono con semplicità, anche con leggerezza. Impariamo a conoscere i personaggi, anche quelli secondari, ci immergiamo nella routine di Jerusalem Lot, e dopo un po' ci capita anche di sentirci a casa. Se S. King ha un pregio, è quello di colpire nel segno con le sue descrizioni, senza prolissi giri di parole. Dopo qualche capitolo, Jerusalem Lot ci è diventata familiare. Questa quotidianità all'apparenza banale non diventa mai nè scontata nè noiosa...perchè noi sappiamo che sta per accadere qualcosa. Qualcosa di orribile.
Se non fossero bastate le prime pagine a farcelo capire, basterebbe l'ombra di casa Marsten, che sinistramente incombe sul paese, a farci intuire qualcosa.
In realtà, il lettore muove da una prospettiva privilegiata. Vede, come a volo d'uccello, tutto quanto accade nella cittadina. Vede ogni piccola terrificante tessera del puzzle andare lentamente al suo posto. Questo espediente non fa altro che aumentare la tensione, il senso di attesa e di orrore imminente, pagina dopo pagina.
Ma torniamo a casa Marsten. Questa dimora è una vecchia e cadente casa disabitata. Qualcosa di orribile è successo lì decenni prima, e da allora nessuno ha avuto più il coraggio di abitarci. Così la casa è caduta in rovina, fino a quando uno straniero, uno che viene da molto lontano, compra la casa e va ad abitarci insieme col suo socio in affari.
Dall'arrivo dello straniero, il libro prende sempre più ritmo, e gli eventi cominciano a susseguirsi sempre più in fretta. Stephen King ci regala attimi di vera paura; attimi in cui siamo anche noi paralizzati dal terrore, dai rumori sinistri, dagli scricchiolii e dall'avvicinarsi ineluttabile del male. Già, il Male è il vero protagonista del romanzo, il Male che è potente, molto potente, e che forse non può essere sconfitto; il Male che è dietro l'angolo, dove meno ce lo aspettiamo, che sa nascondersi, travestirsi, dissimulare la propria esistenza, lusingarci. E gli uomini sono impotenti davanti ad esso.
Ma sebbene debole ed incredulo, il genere umano ha un pregio: sa fare fronte comune dinanzi al pericolo, e non smette di combattere, per quanto la causa possa apparire disperata.
Questa è la visione del mondo che ha l'Autore, e forse per questo nonostante il suo scopo sia quello di descrivere l'orrore senza fine, questo libro ha un che di solido a cui aggrapparsi.Lo stile di King è asciutto, non ama i giri di parole e - aggiungerei - non conosce pietà per il lettore.
Scrive quello che deve, ineluttabilmente.
Ci sono momenti in cui si legge parola dopo parola con timore, con il cuore in gola, ripetendo mentalmente
"tipregoquestono,salvaalmenolui,salvalosalvalosalvalo".
Ma non è così che funziona. Non a Salem Lot, almeno.

4 commenti:

  1. porca la paletta lisse ma sei bravissima mi hai messo su l'ansia anche tu, io mi cagherei sotto a leggere un libro di King, sei una donna coraggiosa....mi hai fatto skiantare con il fatto delle patatine ora leggo sto post alla mamma.
    Ti aho aggiunta ai miei link spero ti faccia piacere a me si così subito posso verirti a trovare nel tuo blog librosissimo

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  2. Rosy io sono una di quelle paurose che però adora farsi spaventare! Certo che mi fa piacere se mi aggiungi, aggiungo anche io il tuo blog!

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  3. Lisse..sai che è anche il mio Primo libro di S. King???? e dopo di questo per anni li ho letti tutti!
    Sono pienamente d'accordo su tutto quello che hai scritto! Ora non mi resta che seguire i tuoi consigli e leggere tutti gli altri che segnali... visto che mi trovo così in sintonia con te su quyelli letti in comune!

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