lunedì 19 novembre 2018

Il purgatorio dell'angelo. Confessioni per il commissario Ricciardi...

di Maurizio de Giovanni.


Su uno scoglio proteso sul mare di Posillipo, viene trovato il cadavere di un prete. Un santo, a detta di tutti quelli che lo conoscevano. Eppure, qualcosa ha indotto qualcuno ad ucciderlo. Il commissario Ricciardi indaga sul caso ed è costretto a scavare nella vita e nel passato dell'uomo, mentre la sua tormentata relazione con Enrica si complica sempre di più.

Per chi non conoscesse ancora la serie (e, detto tra noi, ciò è male, molto male!), ricordo brevemente che Luigi Alfredo Ricciardi è un commissario della Regia Polizia in forza alla questura di Napoli durante il regime fascista.
Uomo sensibile e tormentato, possiede l'abilità di vedere gli spiriti dei morti di morte violenta e di udire le loro ultime parole. Il commissario considera questa abilità una maledizione, che non cessa di ricordargli l'esistenza del male, del dolore e della sofferenza e che gli impedisce di vivere una vita sentimentale normale.
Intorno a lui, molti personaggi secondari: il fido brigadiere Maione, l'amata Enrica, l'amica Bianca, il medico legale dott. Modo.

Il nuovo, e penultimo, romanzo della serie del commissario Ricciardi ruota intorno al tema della confessione. Le riflessioni prendono il via dalle ultime parole del morto, Io confesso, io ti confesso, ma non si fermano alla superficie del tema. Il punto, infatti, non è, banalmente, che tutti abbiamo qualcosa da confessare, ma piuttosto se confessare determinate cose sia giusto o meno. In altre parole, se alcuni segreti non vadano piuttosto tenuti per sè, costi quel che costi, e se a volte una rivelazione non sia peggio del silenzio.
Si pone questo problema il commissario, che non sa se sia giusto o meno confessare a Enrica il suo segreto, e quindi, scaricarle sulle spalle il suo fardello. 
Contemporaneamente, una confessione resa o ascoltata potrebbe celare il movente di un delitto all'apparenza inspiegabile.

Appare evidente, leggendo questo romanzo, che scrivere gialli o noir è, per Maurizio de Giovanni, soltanto una scusa per raccontarci d'altro, per parlarci d'amore, dolore, morte e vita. Lo scrittore riesce a fondere la narrazione di una storia intrigante e misteriosa al punto giusto con i tormenti dei suoi personaggi, senza che il romanzo perda di ritmo o risulti pesante. I suoi personaggi sono infatti molto tormentati ma non si crogiolano nell'autocommiserazione. Invece indagano si se sterssi e sull'animo umano, ed ogni indagine da il via a questo incessante scandagliare.
L'introspezione psicologica dei personaggi rimane infatti uno degli aspetti più curati e meglio riusciti del romanzo. A tale proposito, devo dire che non mi sarei mai aspettata, ad esempio, di leggere in un giallo una delle più belle pagine d'amore che mi sia mai capitato di incontrare nella mia lunga carriera di lettrice.

La pagina a cui mi riferisco è un dialogo a distanza fra il nostro commissario e la sua Enrica.

Io ti amo, pensò [Ricciardi]. Disperatamente, con tutta l'anima io ti amo. Non respiro senza di te, non sopporto la vita senza di te, non ho alcun futuro senza di te.
Dammi aria, sussurrò. Dammi aria. [...]
Io ti amo, urlò in silenzio nel sonno [Enrica]. Io ti amo, non lo capisci? Non capisci che non ho più vita, che non ho più sorriso senza di te?
Aprimi, sussurrò. Aprimi.

Non solo le bellissime parole, ma anche la struttura del dialogo a distanza, pensato, sognato, immaginato, rendono questa pagina struggente e profonda.

È indubbio che questo sia un bellissimo romanzo. Ne ho apprezzato il lirismo e la delicatezza con cui l'autore maneggia i sentimenti dei personaggi. Mi sono sorpresa a stupirmi, ancora una volta, dell'abilità con cui de Giovanni sa raccontare le pieghe più nascoste dell'animo umano.
Mi sono appassionata ad una trama gialla lineare, ma non banale, che mescola sapientemente l'indagine nel presente con la ricerca di segreti di un passato lontano e oscuro.
Mi sono piaciuti moltissimo i personaggi secondari, Bianca su tutti, che dal loro angolo, senza rubare la scena a Ricciardi e ai suoi tormenti, hanno brillato di luce propria. Anzi, a tale proposito ho avuto l'impressione che ognuno di loro abbia fatto un passo in avanti sul palcoscenico allestito da de Giovanni, e sia pronto in paziente attesa del romanzo che concluderà la serie.
E mi è piaciuto il modo in cui lentamente de Giovanni sta tirando le reti in barca, imbastendo la sua trama per un finale di serie che si preannuncia indimenticabile. 

Uno dei migliori romanzio della serie, fino ad ora.
Voto 8

2 commenti:

  1. Ciao! Io ho letto tutti i romanzi di questa serie e... li amo, c'è poco da fare. Non ci sono davvero parole per descrivere alcuni passi, come, per esempio, quello che hai citato. Comunque sono pienamente d'accordo con la tua recensione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io li amo da morire questi romanzi. Mi emozionano.

      Elimina