lunedì 23 aprile 2018

L'inconfondibile tristezza della torta al limone...

... di Aimee Bender.

La scheda del libro sul sito della Minimum Fax

 Il romanzo ha vinto l'Alex Award per la narrativa per adulti che abbia una speciale attrattiva anche per i giovani lettori. 

Alla vigilia del suo nono compleanno, Rose scopre di riuscire a percepire nel  sapore del cibo i sentimenti di chi lo ha preparato. La tristezza e il senso di vuoto che coglie nella torta al limone preparata da sua madre la colpiscono nel profondo e cambiano la sua vita. Cercando di barcamenarsi fra i pasti che le mettono addosso paura, rabbia e frustrazione e l'assenza emotiva dei suoi familiari, Rose cresce cercando disperatamente un senso a quello che le sta intorno.
Poco prima di compiere nove anni, Rose si ritrova all'improvviso con uno scomodo talento: il cibo per lei ha il sapore dei sentimenti di chi lo ha preparato. Alla comprensibile confusione che se segue questo cambiamento, si aggiunge il peso delle emozioni altrui, che raramente sono positive. Se Rose riesce a sopportare la quieta tristezza della donna che prepara il cibo alla mensa scolastica, l'infelicità e il senso di vuoto che sua madre prova sono insopportabili per una bambina così piccola.
Molti bambini, a quanto pareva, ci mettevano anni e anni a rendersi conto che i loro genitori erano persone piene di difetti e scombinate, e a me proprio non andava di arrivare a saperlo in modo così intenso, e così precocemente.
La sua giovane età è poi un grande ostacolo nella ricerca di un aiuto; Rose non sa come spiegarsi e come spiegare quanto sta accadendo; e la sua famiglia, composta da una madre infelice e perciò concentrata su se stessa; un padre distratto e distante; ed un fratello maggiore, Joseph, totalmente indifferente agli altri, non è di certo di aiuto. Rose inventa mille piccoli espedienti per sopravvivere al suo "talento", e cresce così, cupa, eccentrica e disperatamente sola.

La premessa che da l'avvio alla storia, ovvero la scoperta dell'abilità di Rose, è intrigante e magica; purtroppo, però, con il progredire della storia questa premessa non porta da nessuna parte. In realtà, se togliessimo a Rose il suo dono, il romanzo resterebbe più o meno lo stesso, e questo non depone a suo favore. Nell'economia del romanzo il talento della protagonista non serve a nulla e non porta a nulla. Serve solo a far crescere Rose isolata e distante; cosa che sarebbe benissimo potuta accadere se avesse appreso i segreti della sua famiglia in un modo diverso.
Gli altri personaggi sono, a parer mio, piuttosto distanti anche dal lettore, e quasi incomprensibili.
Perché la madre di Rose è infelice e perché suo padre è distante, considerato che entrambi ribadiscono  più volte di amarsi? Cosa ha complicato il loro matrimonio? Perché Joseph si comporta in maniera così indifferente e asociale? Mi è venuto il dubbio che il ragazzo potesse essere autistico, ma è una mia congettura, perché nel romanzo nulla è specificato al riguardo, né tantomeno gli altri personaggi sembrano accorgersene. Mi sono meravigliata del fatto che, ad esempio, nessuno trovi preoccupante l'atteggiamento di un adolescente che pur di non incrociare lo sguardo dei suoi familiari consuma un intero pasto ad occhi chiusi.

Seguiamo Rose, narratrice in prima persona, in un flusso di coscienza lungo anni, fino ai ventidue circa. Tutto è narrato attraverso la sua voce, anche i dialoghi, che sono semplicemente incorporati al testo, senza virgolette o altro. La cosa non mi ha dato fastidio, anzi; mi sembrato un modo per rendere il romanzo molto scorrevole, quasi un lungo monologo orale di Rose. Lo stile è accattivante, e il romanzo si legge velocemente, ma si arriva al finale praticamente impreparati. Infatti, senza che alle spalle ci sia nessun tipo di evoluzione chiara (ancora una volta, posso fare solo congetture) Rose compie degli sforzi per accettare il suo dono, dopo aver passato la sua intera breve vita a concepire trucchetti per evitare di sentire il sapore del cibo.
Ma la cosa che mi ha sconcertato di più, e non in senso buono, sono state le rivelazioni finali. Quella relativa a Joseph l'ho trovata assurda e fuori contesto; quella relativa al padre di Rose è stata irritante. Resterò nel vago per evitare spoiler, ma vi dirò che scopriamo che l'uomo aveva gli strumenti per capire Rose, ma praticamente si è sempre fatto i fatti suoi, lasciando che la figlia vivesse un'infanzia e un'adolescenza tristi e solitarie.

Insomma, un romanzo che non ho faticato a finire ma che fatico a comprendere. Ignoro cosa volesse dirci l'autrice, se gli elementi "fantastici" della storia siano metafore del fardello che ognuno di noi si porta dentro oppure altro; fatico ancora adesso ad inquadrare i personaggi, così poco vivi, e più simili a degli attori su un palcoscenico che interpretano la loro parte perché sì, senza che le loro azioni vengano dal loro vissuto precedente e portino a qualcosa nel loro futuro.

Voto: 5

1 commento:

  1. Che peccato, mi spiace non ti sia arrivato >.<
    I romanzi di questo genere sono tutti molto particolari e metaforici... io ricordo che, a lettura ultimata, ci ho messo un po' ad assimilare bene tutto e a comprendere dove l'autrice volesse andare a parare...
    Ad ogni modo, io invece adoro il realismo magico, dunque ho apprezzato il dono di Rose e tutto ciò a esso collegato!

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