giovedì 18 gennaio 2018

La libreria dei nuovi inizi...

... di Anjali Banerjee.

La scheda del libro sul sito della BUR

Jasmine è una consulente finanziaria che stenta a riprendersi da un doloroso divorzio. Quando l'adorata zia Ruma le chiede di trasferirsi per qualche settimana a Shelter Island, al largo di Seattle, per badare alla sua piccola libreria mentre lei è assente, Jasmine capisce che è l'occasione per allontanarsi dall'ex marito. Il cambiamento la spaventa, e lei non sa niente di libri e librerie, ma a poco a poco Jasmine si renderà conto che la libreria della zia non è come tutte le altre: sembra che l'edificio che la ospita sia infestato dai fantasmi e che strane cose accadano lì dentro...
 
Jasmine è una donna di città dal cuore infranto, costretta suo malgrado a trasferirsi in una piccola comunità per occuparsi di qualcosa di completamente diverso da quello che ha sempre fatto. Per lei una libreria è un salto nel buio, un appuntamento con l'ignoto. Per di più la libreria in questione è un ambiente molto particolare, frequentato da eccentrici personaggi e pieno di vecchi libri polverosi ma sprovvisto di best sellers. In più, il vecchio palazzo che ospita la libreria è al centro di leggende e dicerie popolari, e sembra sia teatro di strani eventi, apparizioni e avvistamenti.
 
Jasmine, inoltre, detiene un record di tutto rispetto: è riuscita a farsi detestare da me già a pagina 5. Non male, vero? Infatti Jasmine non è una lettrice e vive malissimo l'idea di doversi trasferire nella libreria della zia (letteralmente nella libreria, situata in un palazzo storico dove la donna abita). Ora, qualunque lettore farebbe carte false e calpesterebbe Jasmine nella foga di trasferirsi a vivere in una storica libreria indipendente, piena di fascino e vecchie leggende.
Ma ok, non possiamo pretendere che i personaggi somiglino a noi lettori, e non è per questo che ho cordialmente detestato la protagonista del romanzo.
Jasmine ha preso malissimo il divorzio dal fedifrago ma affascinante marito, ha il cuore in pezzi, l'autostima ai minimi storici e problemi a fidarsi degli altri. Questo la autorizza a giudicare con sprezzante sufficienza chiunque non viva la vita come lei? Secondo me no.
Ecco, per esempio, il suo approccio alla libreria: 
 
[...] a dire la verità saranno anni che non leggo un romanzo tutto intero. (E va bene, ci sta. Non possiamo essere tutti lettori accaniti.)
 
Un signore con la barba  è  addormentato  su  una  poltrona,  il  libro  sulle  battaglie  navali  che evidentemente  stava  leggendo  ancora  aperto  sulla  pancia.  Come  fa questa  gente  ad  avere  tanto  tempo  per  dormire?  E  leggere,  se  è  per questo? Non devono lavorare? (E qui ci siamo un po' meno. Definisce i clienti della libreria questa gente e insinua che sono dei perdigiorno).
 
Ha  in  mano  una  pila  di libri: a quanto pare, ha un sacco di tempo libero. (E qui raggiungiamo il culmine. Ha in mano una pila di libri, quindi ha tempo da buttare).
 
E sono arrivata solo a pagina 11, ma avrei potuto continuare. 
 
Jasmine non ce l'ha solo con i libri e i lettori: praticamente non fa altro che guardare chiunque dall'altro in basso. E la cosa è molto fastidiosa e irritante.
 
Quello che comunque mi ha sconcertata di più in questo romanzo è che improvvisamente, circa a metà volume, La Jasmine che detestavo cambia. Evvai, direte voi. E invece no. Perché Jasmine cambia dopo aver accettato, praticamente costretta dalle circostanze, l'invito di un tizio che non conosce (quello della pila di libri dell'ultima citazione).  Attenzione però: il suo atteggiamento non cambia in seguito all'appuntamento, che potrebbe anche essere logico, no! Cambia di colpo non appena il tizio si presenta al suddetto appuntamento. Lei vede l'uomo e boom! Da acida e cinica diventa tutta zucchero e miele.
Capisco che molta parte della trama sia sviluppata sulle misteriose e magiche influenze della libreria e sulle strane presenze che la popolano, che toccano anche Jasmine ovviamente; ma il suo cambiamento radicale è così improvviso, la strada a questa trasformazione è così poco preparata che mi sono anche chiesta se per caso non avessi saltato qualche pagina.
Ma il problema non è solo questo. Dopo la metamorfosi, per così dire, della protagonista, il romanzo perde quel briciolo di fascino che aveva avuto durante la prima parte, e procede con una trama insulsa, già vista, semplicistica e banale. La sensazione è che l'autrice avrebbe potuto approfondire, fare di più, dirci di più. 
Il briciolo di fascino a cui mi riferisco è dato sia dalle citazioni letterarie (affascinanti ma un po' superficiali) sia dai richiami alle vite degli autori del passato (resto vaga sul punto per non spoilerare niente). Peccato che questi elementi siano stati trascurati per raccontarci la solita storiella d'amore superficiale e nemmeno tanto originale.
Per farla breve, in questo romanzo l'amore sistema magicamente i problemi, i dubbi, le situazioni difficili. E ciò non avviene perché in nome dell'amore le persone sono disposte a lottare, a sacrificarsi e a cercare compromessi; no, tutto avviene perché sì, perché se c'è l'ammore™ i problemi si sciolgono come neve al sole. Trovo che sia un messaggio datato e di una banalità sconcertante.
 
Nel finale, poi, spiegazioni affastellate alla meno peggio e dialoghi buttati lì per chiarire situazioni pregresse sembrano essere stati inseriti di fretta, come se l'autrice si fosse accorta, un momento prima di andare in stampa, di aver dimenticato di dirci alcune cose.
 
Insomma, a questo romanzo manca evidentemente qualcosa per essere un buon romanzo.
 
Voto: 5- (e non 4 perché per qualche capitolo l'ambientazione è stata misteriosa e affascinante).

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