lunedì 14 febbraio 2011

Il monastero dei libri proibiti...

...di Antonio Garrido.

Germania, anno 799. Theresa, una giovane apprendista che realizza pergamene pregiate, viene accusata di aver distrutto il laboratorio dove suo padre stava traducendo in segreto, per ordine di Carlo Magno, un documento di vitale importanza per la cristianità. Costretta a fuggire, la ragazza trova asilo nel monastero di Fulda, dove conosce l'erudito frate Alcuino di York. Insieme con lui (sic), dovrà far luce su una serie di misteriosi eventi che stanno sconvolgendo la regione e che ruotano attorno ad un archivio di libri proibiti...

In 469 pagine, avessi trovato un libro proibito che fosse uno! E nella quarta di copertina viene citato addirittura un intero archivio di libri proibiti! Dovevano essere così proibiti che sono stati cancellati dal romanzo, evidentemente!
Complimenti davvero a chi ha scelto il titolo per il romanzo (che nell'originale spagnolo di chiama La escriba) e a chi ha scritto la sinossi per la quarta di copertina. Sono stati davvero illuminanti.

Così come ho trovato illuminante che, sulla copertina del libro, appena sotto il nome dell'autore, sia scritto in bella evidenza: romanzo storico.
Ringrazio vivamente la Sperling e Kupfer per avermelo fatto sapere, perchè, in caso contrario, non credo che me ne sarei accorta.
Il contesto storico è tratteggiato in maniera piuttosto grossolana, con degli errori che vanno dalle imprecisioni fino alle vere e proprie castronerie.
Si va da una donna - Theresa - ospitata in un monastero (non in un convento, eh, e non in una foresteria), a persone del popolo che mangiano carne anche due volte al giorno (e in un periodo di carestia); dalla protagonista che va a vivere a casa di una nota prostituta senza subire riprovazione sociale di nessun tipo, alla medesima prostituta assunta nelle cucine del monastero.
Theresa, la protagonista, è una donna moderna (e non in senso positivo), che di medievale non ha proprio nulla. E' completamente fuori dal contesto storico e sociale.
Sa leggere e scrivere, è emancipata, va in giro da sola, amministra delle proprietà, compra degli schiavi e soprattutto, fa, nel 799 d. C. un lavoro da uomo: la scrivana, l'amanuense.
Ora, un personaggio emancipato, avanti coi tempi, ci può pure stare; ma l'intero mondo che la circonda dovrebbe inorridire nel vedere una ragazza comportarsi in questa maniera, e, probabilmente, dovrebbe andarla a stanare di notte con le torce e i forconi. L'ostilità nei suoi confronti dovrebbe ben presto diventare un problema per Theresa. Invece le viene finanche permesso di tentare la prova che da apprendista scrivana l'avrebbe fatta diventare una scrivana vera e propria. Poco o nulla conta il fatto che il percamenarius (ovvero, una sorte di custode delle pergamene da trascrivere) le sia ostile e la sottoponga a prove impossibili; poco conta che la sua ostilità generi poi l'accusa di aver causato l'incendio del laboratorio. Il punto è che all'epoca una donna non avrebbe mai potuto nemmeno aspirare a farla, quella prova.
La letteratura, storica e non, è piena di figure femminili che tentano di aggirare i limiti imposti dalla società nelle maniere più fantasiose. Potrei perfino citarvi Mulan delle Disney - che proprio un trattato di storia non è, ma almeno gli scenaggiatori si rendono conto che all'epoca, in Cina, una donna non poteva diventare un soldato, e difatti Mulan si traveste da uomo per andare in guerra al posto dell'anziano padre, ma, se non ricordo male, quando viene scoperta, Mulan non è elogiata per il suo coraggio e bla bla bla, ma viene accusata di aver disononrato la sua famiglia col suo comportamento inappropriato. Solo quando salva la vita all'Imperatore, per Mulan ci sarà un po' di gloria, e sto parlando di un cartone animato!
E quando ti viene spontaneo citare un cartone animato delle Disney come esempio di maggior accuratezza rispetto ad un romanzo storico, quello è il segnale che qualcosa nel mondo non va.
E secondo me, quello che non va si intuisce da un'affermazione che l'autore fa nei ringraziamenti finali.

Un romanzo storico deve essere, più che storia, un romanzo. La documentazione non è che la scenografia, la vernice che fa brillare e mette in luce i personaggi, l'involucro che li legittima e li rende verosimili. Ma, come accade anche con una vernice troppo densa, se la documentazione cresce fino a rendere opaca la tela, senza dubbio il dipinto verà rovinato.

Mi dispiace, ma il ragionamento è viziato. La documentazione non è scenografia, non è una cornice, ma rappresenta le fondamenta su cui poggia il romanzo. La documentazione non potrà mai essere così eccessiva da rovinare un romanzo, perchè per ambientare una storia in un determinato periodo storico, lo devi studiare fino alla noia; devi sapere vita, morte e miracoli dell'epoca - e poi, eventualmente, puoi prenderti qualche licenza artistica. Puoi far soggiornare un personaggio storico in un luogo dove in realtà non è mai stato; puoi mettere un'epidemia di peste in un periodo in cui non c'è stata, ma non puoi ignorare il contesto sociologico e culturale dell'epoca, perchè altrimenti il romanzo storico non è più tale. Ci sono dei paletti che non puoi spostare, altrimenti il periodo storico cessa di essere, per l'appunto, storico, e diventa altro, o meglio, niente.
Mi sarei aspettata come minimo che alla fine del romanzo l'autore mi illustrasse le libertà che si era preso nel rappresentare quel determinato periodo storico, e invece ho trovato un'affermazione abberrante, secondo cui documentarsi troppo potrebbe rovinare un romanzo storico. Come dire che se un avvocato studia troppo le leggi, potrebbe rovinare la causa che sta patrocinado. Insomma, il concetto è lo stesso, e a me questa affermazione sembra solo un modo per giustificare errori e imprecisioni.

Passando oltre, c'è da chiedersi: almeno il romanzo ha una storia avvincente? E' interessante? Vale la pena di passare sopra le approssimazioni storiche?
La risposta è no, no e ancora no.
La trama è formata da due doverse sotto-trame che alla fin fin non hanno nulla in comune; finita l'una si passa all'altra così, tanto per andare avanti. Theresa e Alcuino scoprono una partita di grano avvelenato che viene venduta e provoca diverse morti tra il popolo; a questi episodi è legato l'omicidio di una giovane, di cui viene accusato un povero ragazzo con disturbi mentali. Alcuino si batterà anche contro il vescovo per salvare il ragazzo, dimostrando uno spiccato senso della giustizia e una grande umanità (tenete a mente questa cosa!), non esitando a farsi nemici potenti pur di dimostrare la verità.
Theresa lo aiuta ad indagare, e nel frattempo si butta tra le braccia di uno, Hoos Larsson, che ha appena conosciuto (ok, lui l'ha salvata da un tentativo di stupro), e intreccia quasi immediatamente con lui una relazione anche sessuale; inutile precisare che la cosa, quando viene scoperta, non scandalizza nessuno, nemmeno i monaci.
Ho provato un'antipatia istantanea per Theresa, perchè nonostante dovesse essere una figura di donna libera ed emancipata, in realtà  riesce ad essere solo irritante.
Come quando ad esempio uccide un orso con un colpo solo di balestra senza aver mai usato una balestra in vita sua - e senza sapere nemmeno come si usa.
Oppure quando riesce ad impagliare il suddetto orso meglio del cacciatore che fa da quel mestiere, senza sapere nulla della tecnica per imbalsamare gli animali.
Ci sono molti piccoli episodi nella trama che fanno di Theresa una specie di super-donna, che fa benissimo ogni cosa, anche quando non ha le più elementari nozioni di base della materia. In questo modo il personaggio non ha un briciolo di credibilità e plausibilità.
Risolto il caso del frumento contaminato, Theresa riceve dal re Carlo Magno un appezzamento di terra e naturalmente sa come coltivarlo molto meglio dell'ingegnere che il re le ha inviato per aiutarla. L'ingegnere, tale Izam, si innamora all'istante di Theresa (e figurarsi se non era così!).
Subito dopo, la ragazza decide, così, tanto per, di tornare a Wurzburg dove è ancora accusata di aver incendiato il laboratorio (saranno passati si e no due mesi dalla sua fuga), e io quasi quasi mi aspettavo che dicesse qualcosa del tipo "il mio lavoro qui è finito!" e cavalcasse solitaria verso il tramonto.
Tornata a Wurzburg con Hoos, Izam, Alcuino e un delegato papale, Theresa si mette a cercare suo padre, che nel frattempo e scomparso ed è stato accusato di omicidio. Ovvio che la sua scomparsa e l'accusa hanno a che vedere con la preziosa pergamena, ma a questo punto la trama si fa così contorta che il famigerato spiegone finale dura diversi capitoli e io non sono sicura di averlo compreso per bene nonostante l'abbia riletto due volte (non sto scherzando, l'ho davvero riletto due volte!).
Allora, cercando di mettere ordine nel guazzabuglio di sparizioni, omicidi, trame, rapimenti e voltafaccia, scopriamo che:
- Gorgia, il padre di Theresa, stava trascrivendo per per ordine dell'imperatore una pergamena che altro non è che la Donazione di Costantino. Perchè la stesse trascrivendo  non ci è dato saperee soprattutto non ci è dato sapere perchè è di vitale importanza finire prima che arrivi il delgato papale - cioè, è di vitale importanza presentare al delegato una copia della Donazione, quando si ha in mano l'originale.

- Il segretario del conte di Wurzburg lavora per l'imperatrice di Bisanzio (la quale non vuole che si sappia della donazione di Costantino che darebbe troppo potere al papato), e d'accordo con il percamenarius Korne e Hoos Larsson, (che in realtà fa il doppio gioco) tenta di uccidere Gorgia, per sottrargli la pergamena. Visto che il primo tentativo, all'inizio del romanzo, va a vuoto, i tre decidono di imprigionarlo perchè trascriva la pergamena per loro (per favore, non chiedete spiegazioni).

- Gorgia, intanto, perde un braccio a causa di una ferita, ma riesce a scappare e si nasconde in una miniera abbandonata.

- Intanto il conte cerca Gorgia, e (cito testualmente) per avere una scusa per cercarlo imbastisce delle false accuse di omicidio contro di lui (per favore, non chiedete).

- Hoos intuisce dove si nasconde Gorgia, ma fa finta di nulla, e d'accordo con i suoi compari, rapisce le figlie del conte e le piazza nella miniera dove Gorgia si nasconde per farlo accusare di rapimento (ricordo che l'uomo è già accusato di svariati omicidi  - no, per favore, non chiedete).

- Theresa scopre casualmente che Hoos fa il doppio gioco (con un classico espediente: lo sente parlare, non vista,  con un complice e i due riepilogano per filo e per segno tutto il piano fin lì svolto, e tanto per essere sicuri che Theresa capisca, la minacciano pure di morte). Trenta secondi dopo aver scoperto che Hoos è un farabutto doppiogiochista, Theresa è già tra le braccia di Izam, l'ingegnere di Carlo Magno. Il fatto che lei andasse a letto con un altro (cosa risaputa perchè Alcuino li becca insieme) non lo turba minimamente (così come non sembra turbare nessuno, nemmeno i monaci).
Ridicolo il modo in cui il giovane giustifica la sua tenerezza per Theresa. Dovete sapere che quando Carlo Magno lo invia ad aiutare Theresa, lui le parla del suo lavoro e lei - da gran dama qual è - non fa altro che sbadigliare fino a che lui si scusa perchè la sta annoiando.
Ebbene, quando la donna emancipata e libera corre a rifugiarsi tra le braccia di Izam perchè ha scoperto che il suo amante è un gran bastardo, Izam stesso ricorda deliziato l'interesse con cui lei lo ascoltava.
Izam si è fatto un film nella sua testa e lo sta rivedendo al rallentatore. Contento lui...
A proposito della scoperta del tradimento di Hoos, quando all'inizio del romanzo qualcuno aggredisce il padre di Theresa per rubargli la pergamena affidatagli da Carlo Magno, noi vediamo che l'aggressore ha un tatuaggio a forma di serpente sul braccio.
Ebbene, Theresa va a letto con Hoos, gli cura una ferita quasi mortale e mai l'autore, nel descriverci le scene, sente il bisogno di dirci un piccolo, trascurabile particolare: indovinate che cosa ha tatuato Hoos sul braccio?
Esatto, un serpente. Questo particolare ci verrà rivelato solo dopo la scoperta che il giovane è un sicario prezzolato che sta con Theresa per arrivare a suo padre e alla pergamena. Io questo lo chiamo barare...evidentemente qualcun altro lo chiama scrivere un romanzo.
- Alcuino, uomo di mentalità aperta e di spiccato senso della giustizia, che non esista ad assumere nelle cucine del monastero di Fulda una nota prostituta incinta, improvvisamente si trasforma in un monaco cinico e freddo, lascia che Gorgia venga catturato e imprigionato pur sapendolo innocente perchè deve arrivare alla pergamena (la cosa migliore non sarebbe stato blandirlo per farsela consegnare?) e lascia addirittura che lui muoia in prigione a cusa di una ferita infetta. Senza che il lettore abbia alcun indizio o sentore, Alcuino tiene un comportamento diametralmente opposto a quello che aveva tenuto a Fulda quando aveva salvato un innocente e accusato invece un uomo potente.
- Alla fine Theresa, accusata di aver sottratto la pergamena viene scagionata grazie ad un duello dove il suo campione (Izam) sconfigge Hoos, campione dell'accusa, provando così la sua innocenza. Indovinate chi vibra il colpo mortale che decide il duello? Ma ovviamente Theresa con la balestra! E tenete presente che questo è il terzo colpo che abbia mai tirato in vita sua, ed è il secondo mortale.
Una volta finito il duello Alcuino rivela che sapeva che Theresa era innocente ma sperava di incastrare in quel modo Hoos e i suoi complici. Alcuino aveva le prove che il delegato papale era stato corrotto con denaro di Bisanzio (proibito in territorio franco), e che lo stesso denaro era stato poi passato ad Hoos, ma ritiene comunque opportuno far svolgere il duello (di nuovo, non chiedete).
Il romanzo si chiude con l'happy end di routine...ed un sospiro di sollievo da parte mia!

In conclusione, uno dei romanzi più inconcludenti, approssimativi e contorti che abbia mai letto.

3 commenti:

  1. Il romanzo sara' un'emerita cavolata, ma il tuo commento mi ha fatto morire dal ridere.

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  2. Il libro come dici tu sarà pure una castroneria ma quantomeno 100 volte meglio delle castronerie che hai lasciato con il tuo commento. Hai voluto fare la saccente, quella che s'intende di storia antica andando ad analizzare ogni singolo elemento. Potrei capirlo se tu avessi vissuto in quel periodo ma non credo. Le stesse cose le scrissero per il codice da vinci ma, si sa, il mondo è pieno di saccenti che vogliono mettersi in mostra senza averne facoltà, Per quando mi riguarda ti sei dilungata anche troppo: una vera noia.
    Splendido invece il libro.

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  3. Non ho letto il romanzo ma se ci sono quelle incongurenze è grave.
    Potrei capirlo se l'autore avesse modificato la storia così come la conosciamo, ma l'avesse detto in modo esplicito...

    Aggiungerei: il sicario ha un tatuaggio? nel 799? di un serpente poi...
    i tatuaggi erano malvisti dagli ebrei e dai cristiani (se non erro è scritto qualcosa nell'antico testamento)
    ma vabbè...è un criminale ci può anche stare

    per l'anonimo: dubito che le stesse cose siano state dette per il codice da vinci, visto che non si tratta di un romanzo storico
    ricordo invece che critiche simili (per aver commesso degli errori nel contesto storico) sono state fatte Ken Follet

    "Potrei capirlo se tu avessi vissuto in quel periodo ma non credo."
    frase che non vuol dire niente...basta studiare la storia per conoscere queste cose
    e conoscere la storia non significa essere saccenti

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