venerdì 6 novembre 2009

Susan a faccia in giù nella neve...

...di Carol O'Connell.

Alla vigilia di Natale, a Makers Village, una cittadina nello stato di New York, due bambine di dieci anni vengono rapite. L'unica traccia è la bicicletta di una di loro, ritrovata abbandonata alla fermata dell'autobus.
Il poliziotto incaricato delle indagini, Rouge, ha un motivo in più per cercare di ritrovare le bambine: 15 anni prima, la sua gemella, allora bambina, fu rapita e uccisa. E' vero che un uomo, un prete, è stato condannato per quell'omicidio, ma si è sempre proclamato innocente. E ora che le modalità del rapimento sembrano ricalcare quelle di 15 anni prima, Rouge spera che questa volta riuscirà ad arrivare in tempo per salvare la vita alle bambine scomparse. Con l'aiuto di Aly Cray, una criminologa dal volto sfigurato, Rouge tenta di far parlare l'unico che forse ha visto qualcosa, un ragazzino introverso che frequenta una scuola speciale vicino al luogo della sparizione.

Questo thriller tocca argomenti piuttosto delicati, come quello della pedofilia, la pedofilia e il clero, il rapimento di bambini. Lo fa con molta delicatezza, senza inutili particolari morbosi, ma raccontando tutto quello che il lettore deve sapere.
L'intreccio della trama va a scavare gli inconfessabili segreti sepolti nel passato di alcuni eminenti personaggi che abitano a Makers Village, cercando di accendere la curiosità del lettore; cosa che però riesce a fare solo in parte.
Probabilmente, a causa della delicatezza dei temi trattati, l'autrice usa un tono molto pacato, raccontando gli eventi con semplicità e senza forzare troppo la mano. Il ritmo però ne risente.
Lo svolgimento della sotria, infatti, risulta lento, come se fosse troppo diluito tra le pagine, tanto che alla fine, quando giunge il momento di tirare le somme, il lettore fa fatica e rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle.
E questo è un peccato, perchè a conti fatti, guardando indietro dopo aver finito il romanzo, non si può certo affermare che la trama sia banale o noiosa. Anzi, l'intreccio risulta degno di nota, ma non sono riuscita a godermelo appieno durante la lettura del romanzo.
Toccanti e molto molto ben costruite le scene che raccontano la prigionia delle bambine, la loro paura, i loro ingenui tentativi di fuga. Le stesse bambine, diverse tra loro ma accumunate da una grande amicizia, sono ben caratterizzate e descritte, risultando i personaggi a cui il lettore si affeziona di più.
Del resto, le pagine che le vedono protagoniste sono le migliori del romanzo, quelle che davvero riescono a creare ansia e angoscia per la sorte delle due piccole.
Gli altri personaggi, tolti forse quelli principali sono un tantino piatti, parlano tutti allo stesso modo, fanno tutti più o meno le stesse cose, tanto che mentre leggevo, faticavo a distinguerli l'uno dell'altro, e dovevo tornare indietro chiedendomi "ma questo chi è?".

C'è di buono comunque che la Carrol rifuge dalla necessità del colpo di scena a tutti i costi, che sembra essere diventato il tratto distintivo dei thriller più recenti.
Quindi alla fine il colpevole è quantomeno plausibile, e non sembra estratto a sorte tra i vari personaggi disponibili.
Certo, una piccola sorpresa il finale ce la riserva, altrimenti, che thriller sarebbe?
Naturalmente non vi dirò qual è, ma si tratta di una trovata originale, che riesce a muovere l'animo del lettore, e che secondo me vale da sola il prezzo del libro, anche se forse i puristi del genere potrebbero storcere il naso.
Per concludere, valutazione finale: un buon thriller che strappa la sufficienza, sebbene non sia di quelli dal ritmo serrato e sconvolgente, con una trama tutto sommato solida e qualche tratto originale.

4 commenti:

  1. io l'ho letto tanto tempo fa e mi è piaciuto tantissimo!!
    Daniela

    RispondiElimina
  2. anche io l'ho letto tanti anni fa e mi ricordo benissimo la sorpresa finale!

    RispondiElimina
  3. scusa, ho fatto l'accesso con l'account di andrea, sono manu :)

    RispondiElimina
  4. me lo hanno regalato diversi anni fa e credo sia l'unico libro di cui mi sono disfatta, rivendendolo, con un sospiro di sollievo. sarà il fatto che avere avuto dei bambini mi ha reso ipersensibile, ma ricordo che mi ha messo addosso una tale angoscia, che l'unico desiderio che avevo alla fine era mettere tra me e lui (il libro) distanza fisica e cerebrale il più rapidamente pssibile!
    (il che ne fa un thriller ben riuscito, presumo ^^ )

    RispondiElimina