lunedì 1 dicembre 2008

Ines dell'anima mia...

...di Isabel Allende.

Ecco un bel romanzo, quasi epico nei toni, forte, possente, con protagonista una donna altrettanto forte, e sensuale, passionale, sicura di sè, non spaventata dalla vita, che sa cogliere le sfide e le opportunità che le si parano davanti.
Dalla Spagna del 1500, Ines Suarez parte per le Americhe alla ricerca del marito, armata solo della sua intraprendenza, e diventerà un'eroina e la conquistatrice e fondatrice del Cile.
Passerà attraverso pericoli mortali, intrighi e avventure. Fonderà una città, contribuirà alla nascita di una nazione e del suo popolo.

L'amore, la passione, l'avventura sono gli ingredienti di questo romanzo.
L'eroina è un personaggio di quelli che conquista, buca la pagina, per così dire.
Nel complesso, il libro mi è piaciuto molto ma nel momento in cui mi sono messa a a scrivere la recensione, mi sono accorta che mi mancavano le parole... cosa che per me è un fatto quanto meno inconsueto.
Mi sono interrogata sul perchè, e dopo un po' ho capito: il libro m'è piaciuto, è vero, ma sento che alla fin fine sia scivolato via senza troppi batticuore e colpi scena. E' sicuramente una lettura piacevole ma non ti emoziona.
Vediamo perchè.
La trama alla lunga appare fin troppo lineare, e prevedibile, anche perchè l'espediente di farla raccontare da una ormai ottantenne Ines Suarez, se da un lato smorza i toni violenti e aggressivi del resoconto della conquista del Cile, filtrandoli attraverso i ricordi e la saggezza di una donna divenuta anziana, dall'altro toglie quel senso di attesa e di curiosità sul procedere della storia, perchè molti avvenimenti-cardine si intuiscono o addirittura vengono anticipati dalla narratrice, che segue il filo dei suoi pensieri e non sempre l'ordine cronologico degli accadimenti.

Un'altra cosa di cui ho grandemente sentito la mancanza è stata la presenza di co-protagonisti e comprimari di spessore.
Nei libri della Allende solitamente si muovono una gran massa di personaggi, tutti con le loro molteplici storie, i loro racconti e la loro personalità. La maestria della Allende è sempre stata quella di raccontare tutte queste storie tenendo vivo l'interesse del lettore, anzi, avvincendolo sempre di più man mano che gli intrecci crescevano di numero e di spessore.
Qui, chiunque non fosse Ines Suarez è rimasto sempre un passo indietro, posizionato sullo sfondo.
Colpa (o forse merito?) della grande personalità di Ines Suarez che, ricordiamolo, è un personaggio storico realmente esistito, nonchè l'unica donna a essere ricordata dalla storia tra i conquistadores spagnoli.

Altro neo del romanzo, che me lo ha fatto gustare solo a metà, è che l'epopea di Ines Suarez, la sua avventura alla conquista del Cile, coincide con lo sterminio degli indios nativi dell'America del Sud; con le crudeltà, soprusi, ruberie perpetrati da Pizzarro e dagli altri conquistadores spagnoli. Capisco il punto di vista della Allende nel romanzo: narrando in prima persona la storia si è calata nei panni dell'eroina del 1500, adottandone i punti di vista.
Per uno spagnolo di quell'epoca era perfettamente plausibile attraversare mezzo mondo per impadronirsi della terra di popolazioni primitive ai loro occhi e per di più non cristiane. Gli spagnoli (come gli altri europei dell'epoca) consideravano il loro modo di fare perfettamente ligio alle regole e alla morale. Anzi, consideravano quella terra come una sorta di paradiso terrestre, loro per diritto divino.
Emerge di tanto in tanto nel romanzo lo sdegno, il rifiuto e la condanna delle violenze e delle crudeltà compiute dagli spagnoli sulla popolazione nativa americana; viene altresì condannata e disprezzata l'avidità e la brama d'oro di certi ambigui personaggi che popolano il romanzo, ma questi sentimenti restano sempre in secondo piano.
Dicevo che capisco il punto di vista che la Allende ha adottato, ma anche così, mi è stato difficile entusiasmarmi per una vicenda che sebbene potente ed evocativa, ha come risvolto lo sterminio di un popolo.

Mi rendo conto di essermi dilungata molto sulle critiche negative e poco sugli aspetti positivi del romanzo; ribadisco però che nel complesso il giudizio è positivo.
La narrazione di vicende storiche a noi poco note come quelle della nascita del Cile rende sicuramente la storia interessante e appetibile. Lo stile della Allende è sempre affascinante e magico. Ines Suarez è un gran bel personaggio, con una forza e passione travolgenti.
Essendo questo il secondo romanzo ispirato a fatti storici della Allende (l'altro è stato Zorro) mi sono fatta l'opinione che quando le storie che racconta sono interamente frutto dalla sua immaginazione, la Allende sia maggiormente ispirata e riesca a infondere la magia nella parola scritta.
Ma questo non vuol dire che i romanzi di diversa ispirazione siano da buttare.
Tutt'altro!

2 commenti:

  1. ...insomma.. una recensione che mi fa venire la voglia di leggerlo! DI solito mi trovo d'accordo con i tuoi giudizi... quindi quando l'avrò letto ti dirò se anche a me è mancato qualcosa!!! BACIONI

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  2. quali sono i passi piu significati del libro, se potresti indicarmi le pagine

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