lunedì 17 dicembre 2007

Il Birraio di Preston...

...di Andrea Camilleri.

Premetto subito che questo non è un libro facile da recensire. E non è nemmeno un libro facile da leggere, se è per questo. Ma avendo la tenacia e la costanza di arrivare fino in fondo, alla fine non si può non amare questo breve romanzo del Maestro Camilleri.

Intanto, sgombriamo il campo da possibili equivoci: Il Birraio è ambientato in Sicilia, nella Vigata del 1875. Il titolo del libro richiama quello di un'opera lirica di Luigi Ricci, compositore italiano del XIX secolo.
E proprio a Vigata, sta per inaugurarsi un nuovo teatro, e il prefetto Bortuzzi, fiorentino che la Sicilia voleva studiarla "dalle figurine incise nei libri, e se un libro non aveva figure, non aveva importanza" impone alla popolazione proprio il Birraio di Preston come opera per la serata di inaugurazione.
Da questa incomprensibile decisione, nasceranno tafferugli, tumulti, eventi che sfuggiranno di mano a tutti, andando, quasi ineluttabilmente, oltre le intenzioni dei protagonisti.

Una trama semplice e lineare, vi pare? E invece no!
E qui viene il bello! Perchè in questo romanzo i capitoli non sono in ordine conseguenziale e cronologico tra di loro. Sono in ordine sparso.
All'inizio della lettura, la cosa può sconcertare e disorientare. Ma se avete la pazienza di andare avanti, piano piano i vari pezzi del puzzle si ricompongono, e la storia comincia ad esserci chiara, e il senso di smarrimento sparisce.
Perchè Il Birraio di Preston non è solo un romanzo. E' anche un gioco letterario.
"Arrivati a quest'ora di notte, vale a dire all'indice, " ci dice Camilleri nelle ultimissime righe del romanzo "i superstitit lettori si saranno certamente resi conto che la successione dei capitoli disposta dall'autore non era che una semplice proposta: ogni lettore infatti, se lo vuole, può stabilire una sua personale sequenza".
La palla passa a noi lettori dunque. Camilleri gioca con noi, ci regala un libro unico, dove ciascun titolo di ogni capitoli cita il titolo di un romanzo o di uno scritto famoso (ed è interessante tentare, man mano, di indovinarli tutti).
Ma c'è dell'altro, c'è un qualcosa che ho colto solo alla fine della lettura.
Provo a spiegarmi.
La trama è molto semplice, e anche così ingarbugliata ad arte, non è difficile da seguire.
Se i capitoli fossero nell'ordine giusto, cosa avremmo alla fine? Una storiella carina, simpatica, scritta nello stile vivo e gustoso di Camilleri, e forse poco altro.
Ma invece, grazie alla struttura così particolare del romanzo, quando abbiamo finito l'ultima pagina, non ci resta solo una storia, ci resta qualcosa di più, una decina o poco più di spaccati di vita, veri, a volte dolci, a volte amari, a volte crudi o divertenti; una decina di piccole storie, piccole storie di gente comune, che vanno lentamente, come mille ruscelli , a confluire nella trama principale, ma non si perdono in essa: ognuno di questi spaccati conserva la propria vivida forza, perchè il lettore è quasi costretto a concentrarsi unicamente sul capitolo che legge, su quello che narra, su personaggi che magari compariranno solo per una pagina o due, ma che nonostante questo, acquistano vita dinanzi ai nostri occhi. Ecco il senso profondo della scelta stilistica dell'autore.
Ogni capitolo è un piccolo romanzo scritto come solo Camilleri sa fare.
L'uso frequente del discorso diretto e del dialetto siciliano, le frequenti digressioni nel passato e le descrizione secche ed efficaci fanno di questo romanzo una storia solida e reale. Una lettura che si fa quasi toccare con mano.

Il Birraio di Preston non è solo una lettura, è un'esperienza.
Anche se all'inizio vi sentirete confusi, dategli una chance e andate avanti. Non ve ne pentirete!

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