mercoledì 31 dicembre 2008

Buon anno con...

...I DIECI DIRITTI DEL LETTORE
(brani tratti da: Daniel Pennac, Come un romanzo, Milano, Feltrinelli 1999)

1. IL DIRITTO DI NON LEGGERE
(…) la maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di non leggere. (…) tra un buon libro e un brutto telefilm, il secondo ha, più spesso di quanto vorremmo confessare, la meglio sul primo. Inoltre, non leggiamo sempre. I nostri periodi di lettura si alternano sovente a lunghi digiuni (…)

2. IL DIRITTO DI SALTARE LE PAGINE
Ho saltato delle pagine (…). E tutti i ragazzini dovrebbero fare altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età. (…) Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.

3. IL DIRITTO DI NON FINIRE IL LIBRO
Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che ci fa venire la pelle d’oca (…) Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente. (…)

4. IL DIRITTO DI RILEGGERE
Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per verificare (…)
Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro (…)

5. IL DIRITTO DI LEGGERE QUALSIASI COSA
(…) ci sono “buoni” e “cattivi” romanzi.
Molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada.
E, parola mia, quanto toccò a me, ricordo di averli trovati “belli un casino”. Ma sono stato fortunato: nessuno mi ha preso in giro … Qualcuno ha solo lasciato sul mio passaggio qualche “buon” romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri.

6. IL DIRITTO AL BOVARISMO
E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazione: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (…)

7. IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE
(qui Pennac ci presenta un soldato un po’ particolare, che ama leggere Gogol durante l’esecuzione di un servizio, considerato dai più, poco onorevole: pulire le latrine. Il messaggio, consegnatoci dallo scrittore francese, è che qualunque luogo è buono per chi ami la lettura…. anche un comune gabinetto).

8. IL DIRITTO DI SPIZZICARE
E’ la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.

9. IL DIRITTO DI LEGGERE A VOCE ALTA
L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano.(…)

10. IL DIRITTO DI TACERE
L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. (…)
(…) le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere.

lunedì 29 dicembre 2008

Io sono leggenda...

...no, non è un delirio di onnipotenza, ma il titolo del libro di R. Matheson che ho finito di leggere un paio di settimane fa.

C'erano ancora molte cose da imparare, ma meno di prima. Stranamente, la vita cominciava a diventare quasi sopportabile.
"Indosso la tunica dell'eremita senza una lacrima".
Dal giradischi proveniva una musica quieta e maestosa.
Fuori, i vampiri aspettavano.

Che dire? Che dire di un capolavoro così? Solo una cosa: dovete assolutamente leggerlo!
Volevo leggere questo libro da quando ero ragazzina, l'idea di partenza mi intrigava da morire: cosa succede ad un uomo quando i suoi incubi, le leggende tenebrose diventano la realtà...e lui, l'essere umano più normale della Terra, diventa invece mito, creatura leggendaria?

1976. Sulla Terra una tremenda epidemia ha spazzato via il genere umano, trasformando gli uomini in creature assetate di sangue, in vampiri...tutti, tranne uno.
Un uomo è rimasto in una casa assediata, solo, con i suoi ricordi e il suo dolore, uscendo solo con luce del sole, tentando di sopravvivere e di non impazzire.
Poi, un giorno, vede da lontano una donna...

Se avete leggiucchiato qua e là il mio blog, sapete che io detesto le storie in cui i vampiri non sono i vampiri classici e canonici. Quindi, quando ho capito che razza di mostri sanguinari Matheson aveva infilato nel suo romanzo, ho avuto un moto di disappunto.
Ma per fortuna è durato poco.
Intanto, i vampiri, anche se resi tali da una specie di virus, fanno proprio quello che devono fare: mettono paura. Tanta, tanta paura. Ve lo posso assicurare. Sono creature non umane, sanguinarie, alcune con un barlume di intelligenza ma tutte, tutte, avanzano con le braccia protese e i canini snudati, bramando il sangue di Robert Neville.
E poi, i vampiri, a parte la loro origine, sono proprio come dovrebbero essere: escono solo di notte, odiano l'aglio, rifuggono le croci, sono uccisi da un paletto di frassino...


Leggendo mi sentivo assediata, oppressa, involontariamente tendevo le orecchie quasi temendo di udire le voci rauche dei vampiri che assediavano la mia casa...proprio come il protagonista del romanzo.

Stephen King ha detto che Matheson è l'autore che lo ha influenzato più di ogni altro. Dopo aver letto questo romanzo, è facile capire perchè.
C'è tra le righe un senso di claustrofobia, di terrore incombente, di paura senza via scampo che non da tregua.
E c'è un finale geniale, imprevisto e imprevedibile, a mettere la parola fine a questa storia, che vi lascerà con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
Questo è un romanzo che non potete non leggere. Imperdibile!

E se ne è accorta pure Hollywood, realizzando di recente un film con un cast di grande richiamo (Robert Neville era impersonato da Will Smith).
Ma qui dobbiamo aprire una parentesi: avete visto il film? Bene, prima di aprire il romanzo, dimenticatelo!!
Il film non ha nulla a che vedere con il romanzo, e mi chiedo cosa spinga un regista o uno sceneggiatore a prendere in mano un capolavoro e a banalizzarlo fino alla noia, snaturandone il senso, lo spirito e le trovate narrative più originali.
Ma perchè, mi chiedo io, bisogna stravolgere una storia che funziona benissimo da sola, aggiungendo particolari totalmente superflui e tagliando invece quelli che rendone tale storia unica, fino ad uno scontatissimo e inverosimile lieto fine (lontanissimo tra l'altro della genialità dell'originale)?
So bene che a queste domande non c'è risposta, perciò, quando vado al cinema a vedere un film tratto da un libro, cerco sempre di procurarmi e leggere anche il libro.
E' l'unica cosa da fare.

martedì 2 dicembre 2008

Non ridere, non piagere, non giocare...

...è il titolo di un articolo che mi ha commosso.

Lo ha scritto Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore, autore, fra gli altri, di libri come La casta. Come i politici italiani sono diventati intoccabili e La deriva. Perchè l'Italia rischia il naufragio.

Lo trovate qui, sul Corriere della Sera.
E' bello e poetico come un racconto, ma decisamente triste e amaro.

lunedì 1 dicembre 2008

Ines dell'anima mia...

...di Isabel Allende.

Ecco un bel romanzo, quasi epico nei toni, forte, possente, con protagonista una donna altrettanto forte, e sensuale, passionale, sicura di sè, non spaventata dalla vita, che sa cogliere le sfide e le opportunità che le si parano davanti.
Dalla Spagna del 1500, Ines Suarez parte per le Americhe alla ricerca del marito, armata solo della sua intraprendenza, e diventerà un'eroina e la conquistatrice e fondatrice del Cile.
Passerà attraverso pericoli mortali, intrighi e avventure. Fonderà una città, contribuirà alla nascita di una nazione e del suo popolo.

L'amore, la passione, l'avventura sono gli ingredienti di questo romanzo.
L'eroina è un personaggio di quelli che conquista, buca la pagina, per così dire.
Nel complesso, il libro mi è piaciuto molto ma nel momento in cui mi sono messa a a scrivere la recensione, mi sono accorta che mi mancavano le parole... cosa che per me è un fatto quanto meno inconsueto.
Mi sono interrogata sul perchè, e dopo un po' ho capito: il libro m'è piaciuto, è vero, ma sento che alla fin fine sia scivolato via senza troppi batticuore e colpi scena. E' sicuramente una lettura piacevole ma non ti emoziona.
Vediamo perchè.
La trama alla lunga appare fin troppo lineare, e prevedibile, anche perchè l'espediente di farla raccontare da una ormai ottantenne Ines Suarez, se da un lato smorza i toni violenti e aggressivi del resoconto della conquista del Cile, filtrandoli attraverso i ricordi e la saggezza di una donna divenuta anziana, dall'altro toglie quel senso di attesa e di curiosità sul procedere della storia, perchè molti avvenimenti-cardine si intuiscono o addirittura vengono anticipati dalla narratrice, che segue il filo dei suoi pensieri e non sempre l'ordine cronologico degli accadimenti.

Un'altra cosa di cui ho grandemente sentito la mancanza è stata la presenza di co-protagonisti e comprimari di spessore.
Nei libri della Allende solitamente si muovono una gran massa di personaggi, tutti con le loro molteplici storie, i loro racconti e la loro personalità. La maestria della Allende è sempre stata quella di raccontare tutte queste storie tenendo vivo l'interesse del lettore, anzi, avvincendolo sempre di più man mano che gli intrecci crescevano di numero e di spessore.
Qui, chiunque non fosse Ines Suarez è rimasto sempre un passo indietro, posizionato sullo sfondo.
Colpa (o forse merito?) della grande personalità di Ines Suarez che, ricordiamolo, è un personaggio storico realmente esistito, nonchè l'unica donna a essere ricordata dalla storia tra i conquistadores spagnoli.

Altro neo del romanzo, che me lo ha fatto gustare solo a metà, è che l'epopea di Ines Suarez, la sua avventura alla conquista del Cile, coincide con lo sterminio degli indios nativi dell'America del Sud; con le crudeltà, soprusi, ruberie perpetrati da Pizzarro e dagli altri conquistadores spagnoli. Capisco il punto di vista della Allende nel romanzo: narrando in prima persona la storia si è calata nei panni dell'eroina del 1500, adottandone i punti di vista.
Per uno spagnolo di quell'epoca era perfettamente plausibile attraversare mezzo mondo per impadronirsi della terra di popolazioni primitive ai loro occhi e per di più non cristiane. Gli spagnoli (come gli altri europei dell'epoca) consideravano il loro modo di fare perfettamente ligio alle regole e alla morale. Anzi, consideravano quella terra come una sorta di paradiso terrestre, loro per diritto divino.
Emerge di tanto in tanto nel romanzo lo sdegno, il rifiuto e la condanna delle violenze e delle crudeltà compiute dagli spagnoli sulla popolazione nativa americana; viene altresì condannata e disprezzata l'avidità e la brama d'oro di certi ambigui personaggi che popolano il romanzo, ma questi sentimenti restano sempre in secondo piano.
Dicevo che capisco il punto di vista che la Allende ha adottato, ma anche così, mi è stato difficile entusiasmarmi per una vicenda che sebbene potente ed evocativa, ha come risvolto lo sterminio di un popolo.

Mi rendo conto di essermi dilungata molto sulle critiche negative e poco sugli aspetti positivi del romanzo; ribadisco però che nel complesso il giudizio è positivo.
La narrazione di vicende storiche a noi poco note come quelle della nascita del Cile rende sicuramente la storia interessante e appetibile. Lo stile della Allende è sempre affascinante e magico. Ines Suarez è un gran bel personaggio, con una forza e passione travolgenti.
Essendo questo il secondo romanzo ispirato a fatti storici della Allende (l'altro è stato Zorro) mi sono fatta l'opinione che quando le storie che racconta sono interamente frutto dalla sua immaginazione, la Allende sia maggiormente ispirata e riesca a infondere la magia nella parola scritta.
Ma questo non vuol dire che i romanzi di diversa ispirazione siano da buttare.
Tutt'altro!

giovedì 27 novembre 2008

Un blog candy speciale...

...ma questa volta non è il mio! :)

Merita una segnalazione il blog candy di Giò, in cui in palio c'è un libro, e, cosa ancora più interessante, un libro scritto dalla stessa Giò: Con i piedi per terra.

Correte a partecipare e in bocca al lupo!

lunedì 24 novembre 2008

Fahreneit 451...

...di Ray Bradbury.

Ci deve essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia. È evidente!

Sì, c'è qualcosa di speciale nei libri. C'è qualcosa che ti apre la mente come niente altro sa fare. C' è qualcosa che ti spinge a riflettere, a confrontarti col diverso, con il nuovo, con lo sconosciuto. Che ti spinge a docimentarti, a saperne di più, ad arricchirti.
Ecco cosa c'è di speciale nei libri.

Che ne sarebbe di una società che non solo ha smesso di leggere, ma proibisce qualsiasi forma di scrittura?
Ray Bradbury prova ad immaginare la risposta in questo breve romanzo, che è stato scritto nel 1951...e questa data, già da sola, fa riflettere sulla genialità di Bradbury.

Insomma, cosa succede se una società smette di leggeree addirittura bandisce i libri perchè pericolosi?
Succede che la società stessa si ritrovi capovolta.Che i pompieri appicchino gli incendi, invece di spegnerli.
Che distruggano libri con gioia e leggerezza.
Che i bambini siano considerati un peso e un fastidio.
Che le Tv diventino grandi come pareti, e siano l'unica cosa che conta.
Che i protagonisti delle fiction televisive vengono considerati la famiglia dello spettatore, e la famiglia, quella vera, sia insignificante, non occupi spazio e tempo nel cuore e nella mente.

Il protagonista della storia è proprio un pompiere, Montag, che un giorno, quando vede una donna morire nel rogo della propria casa, per non abbandonare i suoi libri, comincia a farsi delle domande. E apre gli occhi su quello che il mondo intorno a lui è diventato.
E inizia, a modo suo, la ribellione.

Non dirò altro....perchè sarà bello scoprire la storia con curiosità e stupore...insomma non farò come la prefazione dell'edizione che ho letto io, che svela il finale del romanzo. -.-
Un bel finale, ad ogni modo, per una storia breve, ma intensa.

giovedì 20 novembre 2008

Uno slogan al giorno/4

COGITO ERGO PROTESTO

Con la speranza che nessuno smetta mai di pensare (ma con la propria testa!).

lunedì 17 novembre 2008

L'età del dubbio...

...di Andrea Camilleri.

Mi ha fatto sorridere un'intervista al TG1 di Luca Zingaretti (che interpreta il commissario nella famosa serie televisiva omonima), che ha affermato che Montalbano è un personaggio a cui gli uomini vorrebbero assomigliare, e che le donne vorrebbero sposare.

Ecco, allora non lo dico solo io! Vedete che ho ragione?
Quindi che altro posso aggiungere?
Ancora una volta Camilleri non delude. I romanzi di Monatalbano restano piccole perle di una stessa collana: si vede che il personaggio cambia, si evolve da un romanzo all'altro.
In questa storia, romanzo meno giallo e più introspettivo, all'inizio Montalbano ci appare confuso, in crisi, diviso per colpa di una scelta che non ha il coraggio di fare.
E indaga quasi con rabbia, perde di vista la sua indagine perchè in realtà questa volta non sta inseguendo il colpevole con tutto se stesso; sta cercando risposte...e quando le avrà trovate, sarà forse troppo tardi.
La vicenda narrata non finisce con l'ultima pagina; la ritroveremo, con i suoi strascichi problematici, nel prossimo volume....e nel cuore di Montalbano.

venerdì 14 novembre 2008

Uno slogan al giorno/3

Ancora uno slogan dalle tante manifestazioni di dissenso, questa volta contro i tagli alla ricerca:


Con questi tagli la RICERCA la faremo su WIKIPEDIA

Nonostante le timide aperture al dialogo, continuo a non essere d'accordo e continuo a protestare.

Non voglio che a mio figlio vengano tagliate diverse ore sull'orario settimanale, non voglio che venga aumentato il numero di studenti per classe.

mercoledì 12 novembre 2008

BLOG CANDY TIME - LE VINCITRICI!!

Curiose, eh?????

Stamattina ho fatto l'estrazione....ero emozionata, era il mio primo blog candy!

Inoltre non mi aspettavo tanti commenti, e soprattutto tante parole carine sul mio blog....quindi, invece di due vincitrici, ho deciso di premiare ben 4 fortunelle!!
Le prime due si aggiudicheranno i segnalibri gufosi, per le altre.....un segnalibro a sorpresa!

E allora andiamo con le vincitrici!

Lascerò parlare le immagini!




Non si vede granchè, eh?

E allora ve lo dico io!

Le vincitrici sono, in ordine di estrazione:

Countrygirl

Marina di Vimercate (MI)
Saretta
Pao

Inoltre ho deciso di premiare anche la prima persona che si è iscritta come lettore al mio blog.

Tutte le fortunate mi facciano avere il loro indirizzo via e-mail a: lisse74 chiocciola yahoo.com

Grazie a tutte per aver partecipato!

martedì 11 novembre 2008

Signor Malaussene...

...di Daniel Pennac.

Questo è un libro strano.
E' strano come fin dalle prime righe, ti catturi in caos colorato di luoghi, personaggi e situazioni.
E' strano perchè devi tenere gli occhi aperti, e la mente sveglia, per non perderti fra tutti quei personaggi singolari, fra nomi e soprannomi, protagonisti e comprimari, gettati sulla scena senza preavviso, senza presentazione, senza dire nemmeno "buongiorno".
E' strano come Belleville, il quartiere di Parigi dove si svolge il romanzo, appaia subito vera, eppure molto letteraria, quasi romantica, e come la famiglia Malaussene ti accolga da subito fra le sue braccia, senza chiederti chi sei e da dove vieni.
E' strano come Pennac riesca a dipingere il suo mondo usando solo le parole, è strano come al lettore sembri quasi di vedere i colori, di sentire i profumi, di udire le voci.
Ed è strano come improvvisamente, dopo tanti "affreschi" caotici, dai colori sgargianti, venati di ironia e di saggezza e di un pizzico di surreale, il romanzo cambi improvvisamente registro, e diventi un mistero fitto fitto.

Queste sono le mie impressioni...ma adesso vi starete chiedendo...ma insomma, di che parla questo romanzo?
Spiegarlo non è molto semplice, ma proviamoci comunque.
A Belleville, comunità multietnica, vive una famiglia allargata, i Malaussene. Sono tanti, imparentati tra loro in maniere inusuali, di tutte le età e ognuno con la sua bizzarra caratteristica che lo rende unico. Ma nonostante le diversità profonde, sono uniti, si vogliono bene e sono sempre pronti ad aiutarsi l'un l'altro.
Benjamin è il fratello maggiore, e aspetta un bambino dalla sua compagna, Julie.
Non per questo la tribù Malaussene rinuncia ad aiutare i vicini e l'intero quartiere, stritolato dalla crisi e assediato da un ufficiale giudiziario che prova un po' troppo piacere nello svolgere il suo lavoro.
Mentre gli abitanti di Belleville si difendono come possono, un serial killer comincia ad uccidere prostitue redente e taglia via dalla loro pelle i loro splendidi tatuaggi.
Nel frattempo, Ben e Julie devono rispettare le ultime volontà di un amico di famiglia, che vorrebbe che il suo Film Unico, il lavoro di una vita, venga proiettato una sola volta e poi distrutto, davanti a un pubblico sceltissimo di cinefili.
La proiezione dovrebbe avvenire allo Zebrè, il cinema di quartiere, che però deve essere demolito...
Intanto qualcuno è disposto a tutto, pur di impedire la proiezione del film...e Ben e Julie finiranno nei guai...
Un libro originale, piacevole, divertente. A tratti risente della eccessiva verbosità di Pennac, al quale piace scrivere, e si vede! Ma nonostante questo piccolo appunto, leggere Signor Malaussène resta un'esperienza. Stupisce come l'autore sappia mettere così bene in fila le parole, come abbia sempre l'espressione giusta per ogni momento del romanzo.
Oltre lo stile, interessante anche la trama, composta in realtà da diverse sotto trame in apparenza lontane e separate le une dalle altre, ma che poi convergono le une verso le altre andando a combaciare come i pezzi di un puzzle.
Sembra che Pennac trascuri il dipanarsi della storia per fare dei virtuosismi verbali; eppure non perde mai il filo del suo racconto, ogni evento, ogni personaggio sono sotto controllo, anche quando al lettore sembra che non sia così.
Non dovete aspettarvi però una costruzione convenzionale della trama; dovete leggere questo libro con curiosità, lasciandovi trasportare dal turbolento fiume in piena che sono le parole dello scrittore.
E dire che a metà libro stavo quasi per rinunciare, perchè mi sentivo persa. Invece vale la pena di arrivare fino in fondo...ma magari non fate come me: non cominciate la saga dei Malaussène da questo libro, che è l'ultimo.
Cominciate da Il paradiso degli orchi, lì dove tutto è iniziato.

sabato 8 novembre 2008

Là dove si bruciano libri...

...si finisce per bruciare anche gli uomini.
(H. Heine)

Parafrasando questa celebre frase, dove si finisce se si comincia ad attaccare fisicamente o con minacce i giornalisti e i professionisti della carta stampata, sia essa dei libri o dei giornali?
Prima le minacce a Roberto Saviano da parte della criminalità organizzata; poi questo e questo.

La libertà di espressione, di pensiero, di opinione e di parola, nei limiti stabiliti dalla nostra Costituzione, è sacra e va difesa.

venerdì 7 novembre 2008

Siamo tutti Saviano


Una bella iniziativa a sostegno di Roberto Saviano: l'immagine e l'idea sono del blog Saviano continua

Il diavolo e la signorina Prym...

...di Paulo Coehlo.

L'uomo ha bisogno di quello che ha in sé di peggiore, per raggiungere ciò che di migliore esiste in lui.

Il diavolo e la signorina Prym è una favola per adulti.
Ho letto in giro per la rete giudizi molto contrastanti su questo libro, forse perchè l'argomento che tratta è molto spinoso. Si parla infatti della lotta tra il Bene e il Male, e dell'eterna domanda: gli uomini sono buoni o cattivi?
E' sempre difficile dare un giudizio su un libro; bisogna essere consapevoli che inevitabilmente sarà influenzato dai propri personalissimi gusti, dai propri orientamenti e dal proprio background. In questo caso, dare un giudizio è ancora più difficile, proprio a causa dei temi toccati.
Certo è che una storia così non può lasciare indifferenti.

In un piccolo villaggio sperduto di 281 anime (è proprio il caso di dirlo) arriva uno straniero.
La vecchia Berta, che ha fama di essere una strega e passa le sue giornate seduta davanti alla sua casa, capisce subito che con lui è arrivata anche il diavolo.
Lo straniero è ossessionato da una cosa sola: scoprire se gli uomini sono buoni o cattivi, ed ha un elaborato piano per rispondere alla propria domanda.
Infatti l'uomo fa alla signorina Chantal Prym e poi a tutto il villaggio una proposta diabolica: darà loro - a tutti loro - tanto oro da non poterlo spendere in una vita se, entro una settimana, commetterenno un omicidio.

In un villaggio dove tutti si conoscono, ma dove i giovani emigrano, dove non ci sono più bambini e si percepisce inesorabilmente la lenta decadenza che porterà alla morte della comunità, questa proposta rappresenta una bella tentazione: quell'oro potrebbe ridare vita al villaggio, rilanciare l'economia locale e migliorare le vite di tutti. Ma è davvero questa la ragione per cui gli abitanti sono tentati dalla proposta? Oppure la lenta agonia del paese diventa un alibi per accettare questa proposta allucinante, un'alibi per l'avidità di ognuno, un'occasione per liberare il male che è dentro ogni uomo?

Cosa decideranno gli abitanti del villaggio? Cosa sceglieranno tra il bene e il male?
A questa domanda Coelho risponderà in maniera originale e profonda alla fine di questo breve romanzo, non prima di aver toccato molti temi: la lotta tra il bene e il male, Dio e il diavolo, la banalità del male, se sia vero o meno che il fine giustifica i mezzi, se sia moralmente accettabile il sacrificio insensato di uno per il bene di molti, se sia vero o meno che molti di noi non commettono il male perchè non ne hanno il coraggio...

Temi molto interessanti, e indubbiamente legati alla coscienza più intima di ognuno di noi.
Per questo il romanzo potrebbe anche risultare sgradito, perchè tocca argomenti molto intimi, molto personali, a cui ognuno di noi da risposte private, e l'intera storia potrebbe apparire pretestuosa, forse un po' arrogante, perchè in effetti da quelle risposte che tutti dovremmo trovare nella nostra coscienza.
A parer mio il romanzo comunque merito di essere letto, e soprattutto, letto con la mente sgombra di pregiudizi.
In ogni caso, ci farà riflettere sia che siamo d'accordo con la visione dell'autore, sia che ci sentiamo di respingerla.

Personalmente, l'ho trovata una lettura piacevole, venata d'ottimismo, ed ho scoperto, a fine lettura, che me ne aveva lasciato addosso un po'.

mercoledì 5 novembre 2008

Michael Crichton...

...ci ha lasciati oggi.

Autore di cosiddetti techno-thriller, ci ha regalato romanzi notevoli.
Tra i miei preferiti: Timeline e naturalmente Jurassic Park.

Michael Crichton su wikipedia

Uno slogan al giorno/2

Non mi posso rassegnare. Questa riforma della scuola uccide il diritto allo studio.

"Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza".

(A. GRAMSCI)

martedì 4 novembre 2008

BLOG CANDY TIME!!

Pane, libri e mocaccino compie un anno tra pochi giorni.

Ho deciso di festeggiare l'evento con un bel blog candy. Tra tutti quelli che lasceranno un commento qui sotto, estrarrò due fortunati vincitori che si porteranno a casa un segnalibro fatto a mano da me!! Che onore, eh?!?

Un segnalibro sarà sicuramente quello nella foto (e detto tra noi, per scattare questa foto ho anche fatto cadere la macchina fotografica) e un altro sarà....beh, lo sto realizzando in questo momento, se l'esperimento sarà positivo, bene, altrimenti realizzerò un secondo segnalibro gufoso.



La scadenza del blog candy è martedì prossimo a mezzanotte; se pubblicizzate il blog candy sul vostro blog potete lasciare due commenti.

lunedì 3 novembre 2008

I libri di Luca...

...di Mikkel Birkegaard.
Immaginate che la frase "un libro può cambiarti la vita" non sia più una metafora. Immaginate che sia reale.
Pensate a quante volte avete detto "i libri ci parlano"....e immaginate che sia vero, nel senso letterale del termine.
Ecco, da queste premesse muove il romanzo I libri di Luca, dell'autore danese Mikkel Birkegaard.
Uscito in patria nel 2007, è diventato subito un caso letterario, e, leggendo le primissime pagine del romanzo, non è difficile capire perchè.

Il desiderio di Luca Campelli di morire circondato dai suoi libri si realizzò una tarda sera di ottobre.

Così comincia il romanzo, e noi siamo immediatamente catapultati nel mondo dei libri di Luca.
Luca è un libraio italiano da tempo residente a Copenaghen, che gestisce una libreria antiquaria molto rinomata. Improvvisamente però, di ritorno da un viaggio, Luca muore in circostanze misteriose.
Toccherà a suo figlio, il giovane avvocato Jon Campelli, con cui non era certo in buoni rapporti, dipanare le fila del mistero, ed insieme a lui, anche noi scopriremo che Luca era molto di più di un semplice libraio; infatti egli era un lector, un individuo dotato di poteri paranormali che si manifestano attraverso la lettura.
Leggendo ad alta voce, infatti, Luca poteva caricare - per usare la terminologia del romanzo - il testo, e influenzare chi lo ascoltava e rendere le esperienze che ogni lettore vive quando è immerso in un libro molto reali, vivide, intense.
Luca faceva parte della Società Bibliofila, che raccoglie individui dotati dei medesimi poteri, e che si prefigge di far ricorso a tali abilità solo per diffondere l'amore per la lettura e la cultura.
Eppure sembra che Luca sia stato ucciso usando i poteri di un lector...cosa sta davvero succedendo all'interno della Società? Chi trama nell'ombra per distruggere il lavoro della Società Bibliofila?

L'idea di partenza del romanzo è strabiliante, accattivante, orginale e soprattutto dotata di un fascino irresistibile per chi - come me - ama i libri.
I libri - ci dice Birkegaard - non sono semplici oggetti... sono strumenti a cui una mente dotata può dare vita. E' come se l'autore avesse capovolto le metafore sui libri, per dare consistenza a tutto l'immaginario "libresco" che ogni vero lettore si porta nel cuore.
Insomma, il sogno di ogni bookworm.
La scoperta graduale dell'esistenza dei poteri, di cosa sono davvero, del mondo di società segrete che li circondano è interessantissima. Certo, il ritmo non è serrato ma l'autore riesce a mettere nella narrazione quel tocco che incuriosisce e spinge a proseguire la lettura.
Arrivati a metà del romanzo, l'intreccio si è fatto robusto e il mistero abbastanza fitto.
Perchè non dobbiamo dimenticare che I libri di Luca è anche un giallo, e che la vicenda prende le mosse da un misterioso omicidio.
Purtroppo, proprio qui stanno anche le pecche della narrazione.
Se quando racconta di complotti segreti e inimaginabili, sospesi in atmosfere magiche, Mikkel Birkegaard da il meglio di sè, quando comincia a fare incursioni nel thriller e nel giallo, il romanzo mostra limiti evidenti.
Prendiamo il colpo di scena di metà romanzo: chi dei personaggi "ambigui" che popolano la storia è buono, e chi è che invece lavora per i"cattivi"? Di chi si possono fidare i protagonisti, e di chi no? Ecco, la risposta a questa domanda è talmente telefonata, ma talmente telefonata che a un certo punto mi ero convinta che non poteva essere come io pensavo che fosse (scusate le involuzioni lingustiche, sto cercando di spiegarmi senza svelare troppo della trama!).
E invece no. Era proprio come si capiva fin dall'inizio. Peccato lo avessero capito tutti meno i nostri eroi!

Emblematico poi quello che io chiamo il caso della cartolina: siamo sempre a metà romanzo; la storia ormai è incasinata al punto giusto per tenere il lettore avvinto; i "buoni" sono nei guai e devono assolutamente trovare il covo dei "cattivi" in tempi molto brevi, e non sanno come fare.
Ecco che spunta un personaggio secondario, per di più un tizio che si era ritirato in una speduta fattoria e conduceva vita da eremita, che porge ai "buoni" una cartolina di Luca (ve l'ho detto che Luca è morto all'inizio del romanzo, vero?), con su scritto: quelli sono qui (sic!!).
Va bene, la cartolina era stata scritta un mese prima, ed era arrivata solo allora (le coincidenze della vita, eh?!?) ma come giustificare il fatto che non era nemmeno indirizzata al tizio che l'ha poi effettivamente ricevuta? Ma era indirizzata al figlio di Luca?!?

Anche la distinzione fra "buoni" e "cattivi" appare ingenua, troppo netta e marcata, senza sfumature; il lettore la fa a colpo d'occhio, senza che nessuno dei personaggi del romanzo possa creargli qualche dubbio, qualche difficoltà di collocazione.
Il malvagio di turno, la nemesi del protagonista, vorrebbe agire e tramare nell'ombra - forte anche di una copertura all'apprenza plausibile, ma che crolla dopo 5 minuti - ma non appena apre bocca, si vede da lontano un miglio che è lui "il cattivone" del romanzo.

Insomma, quando il romanzo dovrebbe acquistare il respiro di un giallo-thriller, tende a mostrare limiti sostanziali. Le scene d'azione sono le meno riuscite del romanzo e difficilmente possono tenere col fiato sospeso anche il lettore meno smaliziato.
Purtroppo la seconda metà del libro è tutta dedicata alla risoluzione dell'intreccio giallo ed il voto finale del romanzo naturalmente ne risente.
Ma nonostante queste notazioni negative, non mi sento di bocciare completamente I libri di Luca. Magari non è il caso di spendere 18 euro per questo romanzo; conviene aspettare un'edizione economica o farselo prestare.

In ogni caso resta valida l'idea orginale e affascinante di partenza, cosa che di questi tempi non è poco.

sabato 1 novembre 2008

Uno slogan al giorno

Da uno dei tanti striscioni di protesta:

Se la scuola vi sembra un costo, provate l'ignoranza.

No alla riforma Gelmini, sì al diritto allo studio.

venerdì 31 ottobre 2008

Halloween!

Ho letto troppi libri, la maggior parte dei quali dell'orrore o fantasy, per non essere affascinata da questa festa.

Non sta me a dire perchè l'orrore, lo sconosciuto, l'inimmaginabile abbia da sempre un fascino così grande.

L'unica cosa che posso fare, nell'augurarvi un felice Halloween, magari in compagnia di qualche storia tenebrosa, è lasciarvi alle parole dell'immortale Carmilla, di Sheridan Le Fanu.

Trascorse molto tempo prima che io riuscissi a liberarmi dell'orrore che questa vicenda aveva portato nella mia esistenza, e tuttavia, anche ora, l'immagine di Carmilla ritorna alla mia memoria con ambigua alternanza; a volte è una gioisa, languida, bellissima ragazza; altre volte è il terribile demonio che ho visto nella cappella in rovina. E spesso mi sono destata da questi ricordi, immaginando di sentire il passo leggero di Carmilla davanti alla porta del salotto.

giovedì 30 ottobre 2008

SCIOPERO!

Questo blog oggi è in

SCIOPERO


a sostegno della protesta pacifica nelle scuole e contro la riforma Gelmini.

Non ne faccio un discorso di orientamenti politici, di destra o di sinistra, sono contro il taglio dei fondi alle scuole pubbliche, contro il taglio dei maestri di sostegno per i ragazzi disabili, contro la soppressione delle scuole nei piccoli centri e contro la riduzione dell'orario nella scuola primaria.
E credo che il Governo abbia il dovere di ascoltare tante persone che protestano.

Non credo invece che la Cultura possa essere diffusa attraverso questa riforma.

lunedì 27 ottobre 2008

Non mi fido...

...e voi?

E' uscito per la casa editricie Piemme un romanzo dal titolo Il mondo di Rhett, di Donald McCaig.
Ovvero, Via col Vento visto dal punto di vista di Rhett.
L'autore ci racconta l'arco della vita di Rhett che va da pochi anni prima lo scoppiare della guerra civile fino a pochi hanno dopo.
Dopo l'enorme delusione di Rossella, di Alexandra Ripley, sono alquanto perplessa su questa operazione.

A quanto pare, anche le recensioni americane sono dubbiose sul valore del romanzo.
Scrive Sthepen L. Carter, dalle colonne della rubrica Sunday Book review del New York Times, che la storia ha un senso, ma, sebbene il protagonista sia un personaggio plausibile, non è un Rhett palusibile. Mc Caig lavora duro per pulire le macchie della reputazione di Rhett, quelle che la Mitchell considerava complimenti.

Ricordate? Purchè si abbia coraggio... diceva Rhett, si può fare a meno della reputazione.
Probabilmente Rhett non sarebbe stato contento di essere protagonista di un romanzo il cui scopo principale è quello di riabilitarlo!

Nel ridurre Rhett ad un perplesso e preoccupato uomo qualunque, dice ancora Carter, Mc Caig sminuisce il potere dell'originale creato dalla Mitchell. I lettori adorano l'enigma che Rhett è - proprio perchè egli è un enigma. Probabilmente questa era l'intenzione della Mitchell: persuaderci ad amare il mondo che aveva prodotto un uomo come Rhett. McCaig invece insiste che Rhett in realtà è molto simile a chiunque altro. Ecco perchè, dopo aver finito "Il mondo di Rhett", non è più possibile leggere "Via col vento" con gli stessi occhi di prima.
Trovate l'intera recensione (in inglese) qui.

giovedì 16 ottobre 2008

L'albergo delle donne tristi...

...di Marcela Serrano.

"Noi donne non siamo come l'economia di mercato o i regimi totalitari, non ci possono cambiare, nè sostituire, nè azzerare. Il nostro è un processo irreversibile, ecco perchè siamo la vera rivoluzione."

Floreana è ingenua, romantica, fa quasi tenerezza. Un personaggio da amare, almeno nella premesse iniziali. Come invitante è l'idea di un albergo speciale, popolato da sole donne, dove ci si possa ritirarsi e leccarsi le feriti, riscoprire le proprie necessità, anche emotive, e scrutare dentro se stesse. Una bella presa di coscienza per il genere femminile, come sembra anche testimoniare la frase estratta dal romanzo, pronunciata da Elena, che apre questo commento.
Ma purtroppo poi questa belle premesse sono completamente disattese.
Dopo tutte queste belle parole sul genere femminile, sulla sua unicità, la sua lotta per trovare un posto nel mondo moderno, ci rendiamo conto che le donne dell'Albergo non fanno altro che parlare di uomini, anzi, sembra che si siano ritirate nel mezzo del nulla solo per parlare di uomini senza essere disturbate, la qual cosa mi sembra un tantinello riduttiva.
Ma poi, è possibile che tutti i problemi delle donne derivino esclusivamente dagli uomini?
E' un messaggio, che pervade tutto il romanzo, che non ha alcun senso, ed è superficiale e assai riduttivo della complessità dei rapporti tra uomo e donna.

Prendiamo Floreana.
Quello che non si riesce a capire è come una donna che viene da una tragedia molto molto grande, possa invece struggersi per una breve storia con un uomo sposato e dimenticare per interi capitoli il dolore per una perdita straziante. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso? Forse.
Ma allora non si spiega come mai Floreana viene a patti con la tragedia che l'ha colpita solo quando trova un altro uomo a cui aggrapparsi.
Gli uomini poi...nel romanzo sono dipinti come tutti mascalzoni, o nel migliore dei casi, vigliacchi che hanno paure delle donne emancipate.
Stendo un velo pietoso sul protagonista maschile della storia: un uomo dal cuore infranto, con una storia costruita apposta per suscitare la tenerezza delle lettrici, ma talmente assurda e catostrofica, che ottiene l'effetto contrario.
Sembra che il romanzo proceda senza una trama, per stereotipi; i personaggi non si evolvono, non si confrontano.
Non si raccontano e non ci raccontano niente. Buttano lì pezzetti delle proprie vite in maniera frettolosa, perchè hanno altro da fare (e cioè psicanalizzarsi a vicenda, in maniera molto superficiale).
Non ci sono nemmeno veri dialoghi (intendendo il dialogo come scambio di opinioni, notizie o altro che aggiunga qualcosa alla trama): sembra che i personaggi facciano a gara a sfornare lapidarie pillole di saggezza (molte delle quali assai scontate).

Decisamente questo romanzo non possiede la forza psicologica e narrativa di Arrivederci, piccole donne, e mi sento di sconsigliarlo vivamente.

mercoledì 15 ottobre 2008

I libri fanno paura!

Sì, i libri possono far paura! Libri come Gomorra, di Roberto Saviano.

Non è che una goccia nell'oceano, però nel mio piccolo vorrei sostenere la resistenza, come l'ha definita lo stesso Saviano, sua e della gente per bene. Ho creato un piccolo logo...è brutto, lo so, è molto artigianale ma non mi importa. Se volete potete aggiungerlo ai vostri blog per dire basta. Per creare una coscienza civile, una cultura della legalità contro tutte le mafie.




venerdì 10 ottobre 2008

E visto che si parlava di vampiri...

...vi segnalo che un erede di Bram Stoker sta scrivendo il sequel di Dracula.

Il romanzo, in uscita nel 2009, sarà ambientato nella Londra del 1912, ovvero nella città e nell'anno in cui Bram Stoker morì.
Sembra che la storia sarà basata sugli appunti manoscritti ed inediti lasciati da Bram Stocker.

giovedì 9 ottobre 2008

Twilight...

...di Stephanie Meyer.

Non era mai stato meno umano di così…nè più bello. Sedevo lì, il viso cinereo e gli occhi sbarrati, un uccellino ipnotizzato dallo sguardo di un serpente”.

Non lapidatemi. Mettete giù le pietre!! Ma lo devo proprio dire: a me Twilight non è piaciuto.
Non sto dicendo che sia brutto, illegibile o scritto male. Sto dicendo che a me non è piaciuto e per ringraziarvi di aver messo giù le pietre, vi indicherò cos'è che non ho apprezzato di questo libro, così alla fine giudicherete voi se si tratta di un romanzo che volete leggere (nel caso non lo aveste già fatto) oppure no.

Iniziamo dalla trama. Edward è un vampiro con l'aspetto di un teenager. Abita con la sua famiglia di vampiri (una famiglia che non ha legami di sangue, che può essere considerata un clan) nella cittadina di Forks, città nota per essere la città meno soleggiata d'America. Frequenta la scuola superiore, ma si tiene alla larga dai suoi coetanei finchè non arriva Bella, un diciassettene teneramente imbranata e poco cosciente della sua sensualità.
Le premesse erano buone: il vampiro, l'immortale creatura della tenebre, si innamora di una goffa ragazzina mortale. L'ama suo malgrado, e ne svela la bellezza che ella aveva nascosta dentro di sè.
Sì, questo aspetto della trama è decisamente interessante, intigrante e fa sospirare. Chi non sogna un amore così? Un amore speciale, unico, travolgente, che va al di là della vita e della morte?
L'intuizione dell'autrice, da questo punto di vista, è geniale,
Però... però non posso fare a meno di notare che manca qualcosa.
Sarà che già prima di avere il libro tra le mani, tutti sappiamo che Edward è un vampiro, e che Bella se ne innamorerà perdutamente. Sarà che quindi metà delle suspence, se ne va ben prima di iniziare a leggere.
O forse sarà che io che intossicata dai libri "classici" sui vampiri.... Dracula di Bram Stoker; Carmilla di Sheridan Le Fanu, Il Vampiro di Polidori e anche Intervista col vampiro di Anne Rice.
Ecco: mi manca il fascino classico del vampiro.
Il vampiro è (deve essere!!) una creatura delle tenebre. Misteriosa, pericolosa. I vampiri non escono di giorno, perchè la luce del sole li brucia, non dona loro una bellezza divina (come invece accade ad Edward)! I vampiri non vanno a scuola, ma escono a caccia di notte; non hanno una famiglia amorevole (seppur composta da vampiri), ma pochi servitori e molti nemici; non guidano auto sportive; insomma, non sono teen ager dark, sono creature maledette, condannate ad una vita di tenebra, rimpianto e solitudine.

Ecco, secondo me da qui deriva il fascino sottile del vampiro. Se gli togli questo, che resta? Una specie di supereroe? Cosa rimane a tracciare una netta distinzione tra l'umano e il signore della notte? Cosa resta davvero a renderlo unico, diverso e speciale e a rendere il suo amore tragicamente impossibile e perciò romantico?
Prendiamo appunto come esempio la storia d'amore fra il vampiro e la mortale: è il cardine della storia. Ma cos'ha di romantico, di fosco, l'amore di un vampiro che va a scuola e passa a prendervi per il ballo di fine anno?
Anche l'insistere sull'impossibilità per Edward e Bella di stare insieme, sulla "pericolosità" di questo legame, mi è sembrato pretestuoso. Quale sarebbe il pericolo di stare con un vampiro che legge nei pensieri altrui, che si nutre di sangue animale ed ha una serie di superpoteri?
Gli altri vampiri ?
Certo, è possibile, ma sarebbe stata la stessa cosa se Edward fosse stato...che so...un boss della mala, un agente della CIA ( quelli portano notoriamente sfiga a chi gli sta vicino....il nome Jason Burne vi dice niente?), un testimone in un processo importante.
Di nuovo, torno a chiedermi: dove è il fascino unico del vampiro?

Sarò fissata, ma quando esce un nuovo film dell'orrore, prima di decidere se andare a vederlo o meno, mi informo: in questo film gli zombie corrono? Ecco, se gli zombie possono correre, io non vado a vederlo.
Perchè - tanto per la cronaca - gli zombie originali sono cadaveri risevegliati dall'oscura magia voodoo, non hanno coscienza di sè nè di altro se non della loro insaziabile brama d'uccidere i viventi. Quindi no, non corrono, non sparano, non parlano.
La stessa cosa mi succede coi vampiri: odio - ad esempio - quei film o libri in cui il vampirismo è una specie di malattia, da curare con un vaccino. A parer mio simili concezioni di queste creature uccidono la poesia, il mistero. Come in parte accade anche in Twilight, a parer mio.

Fin qui, si tratta di considerazioni riguardanti esclusivamente i miei gusti personali; avrei però anche un paio di annotazioni un pochino più obiettive.

Innanzitutto, la trama mi è parsa lenta e si è movimentata soltanto nel finale. Non sarebbe stato male trovare di tanto in tanto qualche colpo di scena, qualche sorpresa che tiene desta la curiosità, sparse qui e lì per la storia.

In secondo luogo, l'attrazione tra Edward e Bella, nella sua "ineluttabilità", l'ho trovata un po' forzata, poco credibile nella sua evoluzione, se poi di evoluzione si può parlare: l'attrazione fatale fra i due in pratica sorge al primo sguardo, già pienamente formata e completa. Il resto della trama nulla aggiunge a questo sentimento (che pure è il cardine della storia), e l'unico problema resta l'altalenante volontà di Edward di restare lontano da Bella per non metterla in pericolo.
Una vaga spiegazione di questa "inelettuabilità" ci viene fornita; però se da un lato la Meyer si è data da fare per costruire una romantica attrazione fra i due protagonisti, dall'altro mi è sembrato un tantinello stonato spiegare il colpo di fulmine con la trovata che Bella avrebbe un odore irresistibile per un vampiro. (Certo questa non è la mia idea di romantico colpo di fulmine...)

In sintesi: una bella storia d'amore, non troppo impegnativa, romantica e passionale, con una conezione personale dell'autrice dalla figura del vampiro. Da leggere se non siete fanatici delle storie "canoniche" sui vampiri.

mercoledì 1 ottobre 2008

Prede innocenti...

...di Alexandra Marinina.

Sapeva di non essere simpatica, o buona, sapeva di non piacere a tutti. Ma che importanza aveva? Non era quello il suo mestiere.

Queste parole, che chiudono il romanzo, sono quelle che meglio descrivono Anastasija Kamenskaja, ispettrice della polizia di Mosca. Una donna colta, intelligente, ma anche dura e realista, che ama il suo lavoro e cerca di svolgerlo al meglio dibattendosi tra le mille difficoltà di un paese in crisi, con una cronica carenza di fondi e un preoccupante tasso di corruzione e disonestà anche fra i tutori dell'ordine.
In questo romanzo la Kamensakaja si trova a dover indagare su un killer seriale che rapisce e uccide ragazzi giovanissimi e tutti molto somiglianti tra loro; prima che il panico dilaghi, l'ispettrice deve bloccare l'assassino e deve farlo senza avere uno straccio di pista, niente che colleghi i ragazzi tra loro se non il loro aspetto fisico.
Seguendo un debole indizio (una macchina vista sul luogo della sparizione dell'ultima vittima), Anastasija arriva ad indagare su un esclusivo complesso residenziale alle porte di Mosca, dove vive Solovjov, noto e ricchissimo traduttore, che quando era solo una studentessa le aveva spezzato il cuore.
Così l'ispettrice si trova, suo malgrado, coinvolta anche emotivamente nel caso che sta cercando di risolvere.

Si suppone che "Prede innocenti" debba essere un thriller.
E come fanno i bambini quando non sanno cosa scrivere nei loro temi, partiamo dalla definizione di thriller.
Il dizionario on line di Alice lo definisce come un intreccio che provoca stati di tensione e suspense a causa di scene particolarmente emozionanti e paurose.
Ecco, quindi per scrivere un thriller ci vuole un intreccio. E ci vuole la tensione, ci vuole la suspence e le emozioni forti.
Ma in "Prede innocenti", dove sono? Quand'è che il lettore si trova a mangiucchiarsi le unghie, col cuore in gola, divorando una pagina dopo l'altra? Quand'è che il lettore non riesce a smettere di leggere, perchè deve sapere cosa accadrà dopo?
Ve lo dico io: mai.
Il romanzo si avvicina più ad un rapporto burocratico di una indagine, che a un thriller. Ci sono pagine e pagine e pagine sulle difficoltà di ottenere una prova del DNA in tempi brevi, sulla difficoltà di ottenere uomini e mezzi per una indagine, su quanto è cara la benzina e come l'auto sia diventata un lusso, sugli orari di lavoro massacranti dei poliziotti russi, sui loro doppi e tripli lavori, non sempre perfettamente legali...
Insomma, la prima volta questi argomenti mi sono sembrati interessanti; la seconda volta, ho pensato che fossero un approfondimento; la terza volta mi sono chiesta se per scoprire che la benzina è cara, il lavoro (per chi è così fortunato da averlo!!) è massacrante e con lo stipendio non si arriva alla fine del mese, avevo bisogno di leggermi un thriller russo.
Questi spunti, sebbene diano realismo al romanzo, frammentano oltremodo la trama, e non le permettono di avere un ritmo incalzante (o meglio, semplicemente non le permettono di aver un ritmo...).
Come se ciò non bastasse, siamo costretti a leggere in continuazione dei problemi sentimentali ed emotivi che l'incontro con il ricco (e ora invalido) ex amante suscitano in Anastasija.
Certo, tutto ciò è molto interessante e serve a dare spessore al personaggio....però magari, mi chiedevo durante la lettura, tra un rimpianto e l'altro, potremmo dare un'occhiata anche ai progressi delle indagini?
Già, i progressi delle indagini...perchè in fondo è di quelle che dovrebbe occuparsi il libro, no? Peccato che queste arrivino col contagocce, e che siano frutto di monotonissimo lavoro di scrivania, di controlli incrociati sulle scartoffie e sui verbali delgi interrogatori....senza dubbio molto, molto realistico, certo però....che noia!

A ravvivare un po' il romanzo ci pensa la sottotrama, che è decisamente più interessante della storia principale, e che riguarda una sottile ed astuta truffa nel mondo dell'editoria, in cui risulta coinvolto anche Solovjov.
Mi sarei aspettata che le due trame, portate avanti quasi in parallelo, avrebbero finito per intrecciarsi alla fine, magari con qualche stupefacente colpo di scena, e invece no, le due cose non sono assolutamente legate tra loro e forse la trama secondaria serve soltanto come "scusa" per tener il noto traduttore sulla scena del romanzo il più a lungo possibile.
Cosa di cui (specialmente dopo aver letto due pagine sui suoi gusti in fatto di abbigliamento) francamente avremmo fatto volentieri a meno.
Anche la soluzione del giallo sembra un po' buttata lì, come se l'autrice avesse avuto cose più importanti da dirci, e alla fine trova un momento per spiegarci qual è la soluzione dell'indagine, ma senza colpi di scena o suspence, lasciando l'impressione che la rivelazione sarebbe potuta arrivare anche molto prima.

Allora di questo romanzo non salverei nulla? In realtà non è proprio così.
Anastasija è un personaggio interessante. Ha spessore, ha carattere ma è anche incredibilmente statico. Non so quanto di questa sua staticità sia effettivemente parte delle caratteristiche assegnatele dall'autrice, e quanto invece sia dovuto alla lentezza della trama.
Forse il punto è che quando si legge un libro una grande parte la gioca l'aspettativa che il lettore si crea: se mi aspetto un thriller (e come recita la copertina un thriller ad alta tensione), voglio leggere un thriller, non un romanzo di approfondimento psicologico sullo sfondo di un caso criminale.

La sensazione che resta è che Prede Inncenti sia un ibrido non perfettamente riuscito tra due generi forse troppo distanti tra loro.

martedì 30 settembre 2008

Un libro interessante...

...anzi, due.

Il primo è I libri di Luca, un giallo con elementi soprannaturali, che parla di libri e di come un libro possa cambiare la vita di una persona. Nel vero senso della parola!
Potete scaricare qui un estrattto del libro, per il cui lancio è stato creato addirittura un book-trailer!
Lo trovate qui: I libri di Luca

Il secondo libro, invece, è Confession of a shopaholic. Vi dice niente il titolo??
Stiamo parlando di I love shopping , di Sophie Kinsella, che adesso è diventato un film, in uscita nelle sale americane il 13 febbraio 2009.
E' disponibile il trailer (in inglese).
Posso dire solo due cose: 1. non vedo l'ora di vederlo e 2. ...speriamo non l'abbiano rovinato!!

giovedì 25 settembre 2008

L'ombra del vento...

...di Carlos Ruiz Zafon.

I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro.


L'Ombra del vento, dicono le recensioni, è un libro le cui vendita sono state spinte dal passaparola.
Ecco, la mia parolina vorrei mettercela anche io: leggete questo libro. Vi stregherà.
Vi ammalierà col suo mistero, con le sue atmosfere vaghe eppure reali.
Daniel ha 11 anni quando suo padre lo porta in un posto incredibile, il Cimitero dei Libri dimenticati, dove un gruppo di misteriosi letterati conserva una copia di ogni libro che altrimenti, rimasto invenduto per anni, rischierebbe il macero e quindi l'oblio.
Daniel viene attirato, in modo quasi soprannaturale, da un libro che si intitola, appunto, L'ombra del Vento, scritto da Juliàn Carax, autore dalla vita avventurosa e misteriosa.
E' l'incontro con il Libro che ti cambia la vita. Un'esperienza che, fuor di metafora, ogni lettore sa di aver fatto.
Daniel divora letteralmente libro, e cresce, per così dire, alla sua ombra.
Una volta adolescente si mette alla ricerca di altri scritti di questo autore talentuoso e sfuggente, e scopre che tutte le copie dei suoi libri sono state bruciate da un misterioso personaggio che zoppica e porta una maschera sul volto. Un personaggio che sembra uscito dal romanzo "L'ombra del Vento", ma che è reale, ed arriva a minacciare Daniel e le persone che ama.
Comincia così una caccia al tesoro per il ragazzo, che vuole scoprire cosa ne è stato del misterioso Juliàn, scoprendo a poco a poco la vita romanzesca dello scrittore, immedesimandosi quasi in essa, arrivando a conoscere e provare affetto per Juliàn anche senza averlo mai conosciuto.
La ricerca di Daniel porterà la vita e i pericolosi segreti di Juliàn Carax dentro la vita stessa di Daniel.
Questo libro può essere letto su due piani differenti: il primo e più immediato, è quello della trama: la storia qui narrata è interessante, ricca di elementi intrigati e di colpi di scena.
C'è tutto, ne L'ombra del vento: la vita, la morte, l'amore, l'amicizia, l'odio, la passione, l'intigro, il mistero, la vendetta, i segreti inconfessabili, la caduta, il riscatto. C'è tutto quello che c'è nella vita vera, con la differenza che qui è tutto ammantato di poesia, come solo un vero Romanzo (con la r maiuscola) sa fare.
Ma esiste anche un altro piano di lettura di questo romanzo, perchè qui, sopra ogni cosa, spicca, nitida e forte, la descrizione della potenza che possiede la parola scritta, l'incredibile capacità che certi libri hanno di toccarti nel profondo, di restarti dentro diventando parte di te.
Ogni libro - dice Zafon attraverso uno dei suoi personaggi - ha un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e l'anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e sperato grazie ad esso.
Ogni vero lettore sa che è così, che la parola scritta non è fredda e morta sulla carta; ha la capacità, magica ed unica, di volarti negli occhi e nel cuore.
E L'Ombra del Vento è l'elogio di questi libri e dei lettori che li hanno amati.

venerdì 27 giugno 2008

Piccola guida ai libri dell'estate!

Come ogni estate, in edicola, allegati a riviste, giornali e periodici vari, ci sono libri, romanzi e racconti.
Alcune proposte sono davvero interessanti.

Prendiamo ad esempio, l'iniziativa del Corriere della Sera: i corti di carta.
Racconti inediti di grandi scrittori italiani, in edicola dal 26 giugno, ogni giovedì e sabato, al costo di 2,99 euro. Tra gli autori spiccano i nomi di Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Fabio Volo, Valerio Massimo Manfredi.

E per i più piccoli, sono già in eidcola, sempre col Corriere,
I Grandi Classici di Geronimo Stilton e le avventure di sua sorella Tea .
Con Repubblica o L'Espresso, invece, è partita l'operazione "scrittori di grosso calibro": dal 24 giugno, il noir italiano è in edicola a 7,90 euro in più rispetto al prezzo del quotidiano o della rivista. Il primo volume è di Carlo Lucarelli, L'Isola dell'angelo caduto.

mercoledì 4 giugno 2008

I love shopping...

...con il baby, di Sophie Kinsella.

"Sì, lei fa shopping e cose pazze. Ma mi fa ridere. Mi fa godere la vita. E io la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo."

Becky Bloomwood è tornata. Per chi ancora non la conoscesse, Becky Bloomwood è una ragazza inglese, carina e simpatica, patologicamente dipendente dallo shopping, e per questa sua incredibile mania riesce a cacciarsi nella situazioni più assurde, complicate e surreali. E quella frase, pronunciata alla fine del libro dal marito di Becky, riassume tutta l'essenza della protagonista e della saga di "I love shopping". Quasi come se l'autrice avesse voluto difendere la sua creatura più riuscita.
Sì, perchè Becky Bloomwood, al di là del giudizio sui singoli romanzi che la vedono protagonista, è la sua creazione migliore. Un'icona. Pazza, leggera, divertente.
Se non tutti i libri di Sophie Kinsella meritano un giudizio entusiastico, quando scrive di Becky Bloomwood, la Kinsella è davvero ispirata.

Ma veniamo al romanzo. Avevamo lasciato Becky nel momento in cui scopre di essere incinta. Quale scusa migliore per tuffarsi ancora nello shopping più sfrenato?
La prima metà del romanzo, sebbene scritta con la consueta leggerezza e simpatica, è un tantino inconcludente. Becky gira come una trottola impazzita, entra e esce dai negozi senza un vero scopo se non quello di accumulare gag, che ad un certo punto risultano quasi irritanti nella loro superficialità, come quando, ad esempio, Becky compra una carrozzina soltanto per usarla come "carrello" in cui accatastare pacchi e pacchetti.
La storia non procede, e va bene che Becky ci è simpatica, ma le lettrici si aspettano un minimo di trama, no?
Come per magia, però, passata la prima metà del romanzo, le cose cominciano a farsi interessanti.
Cosa nascondono le bugie di Luke, il marito di Becky? E' davvero affascinato dalla bellissima e ambigua ginecologa dai fluenti capelli rossi, sua ex-fidanzata dei tempi del college? Chi è davvero il nuovo e potentissimo partner della società di Luke?
Becky cercherà di rispondere a tutti questi interrogativi da par suo, strappandoci più di un sorriso e anche qualche franca risata.
Alcune trovate sono da oscar: la maglietta, che diventa subito un must, creata Danny, lo stilsta amico di Becky, con la scritta "è una str***a dai capelli rossi e io la odio!". Oppure il finto travaglio inscenato dalla protagonista...

Una nota particolare merita il finale: per una volta la Kinsella evita il finale "perfetto a tutti i costi", scegliendo una conclusione più soft e realistica, che non dispiace.
Sembra quasi suggerire che in fondo Becky, in seguito agli eventi che le accadono questa volta, sia cambiata....ma voi ci credete davvero?

giovedì 22 maggio 2008

Non si tratta di un libro...

...questa volta.
Volevo postare un link, relativo ad un noto fatto di cronaca, che mi ha dato da pensare.
Lo metto qui perchè ognuno possa leggere e trarre le proprie conclusioni.

A proposito del fatto di cronaca e dell'articolo sopra riportato, vorrei citare le parole di Vittorio Zucconi, sulla sua rubrica su Repubblica.it , "lettere al Direttore: Non so, perché sono sempre scettico (non cinico) se questa sia la verità o se sia soltanto la versione della difesa, ma so che prima di aprire la botola, far correre le palline di cianuro, fare pulizie con le molotov o pompare la siringa, occorre sempre fermarsi e pensare. Non sempre le cose sono quello che appaiono.

Scusate l'OT, ma sentivo il bisogno di dar spazio non ad una versione, un'opinione in particolare oppure ad un'altra... ma all'idea di pensare, cercare di capire con spirito critico e obiettivo prima di giudicare, qualsiasi sia l'argomento: dalla partita di calcio alle ragioni della guerra in Iraq.

Del resto, non è la ragione per cui divoriamo libri su libri? Per conoscere, capire, aprire la mente? L'importante è continuare a farlo. Sempre.

venerdì 2 maggio 2008

Le cronache del ghiaccio e del fuoco...

....di George Martin.

Dopo pochi capitoli del primo libro della saga (Il trono di Spade) sono stata travolta dall'opera di G. Martin.
Tutto è imponente nei suoi romanzi: l'ambientazione fantasy-cavalleresca, la trama, i personaggi, gli eventi. Non si può rimanere insensibili di fronte alla forza della sua scrittura.

Siamo in una terra dove gli inverni e le estati possono durare anche intere generazioni; un mondo che potremmo definire medioevale, con una spruzzatina di di oscura magia, divinità remote e creature fantastiche.
Tutto gira intorno alle vicende della famiglia Stark di Grande Inverno, nobili signori fedeli a re Robert Baratheon, diventato re da una 15ina d'anni dopo aver strappato con la forza il trono al legittimo sovrano Aerys il Folle, re di diritto ma di fatto un tiranno, violento, sanguinario, ingiusto, malvagio.
Non c'è pace però per i Sette Regni uniti sotto la corona di re Robert. Ben presto dissidi e guerre, intrighi e violenze torneranno ad esplodere, coinvolgendo la famiglia reale (dove si annidano molte serpi) e gli Stark, da Eddard, il Lord e capo famiglia, passando per sua moglie fino ad arrivare ai suoi giovanissimi figli e figlie.
Intanto, nel Nord, dove gli Uomini hanno costruito una Barriera per tenere a bada le oscure creature che popolano quelle terre, qualcosa di terrificante comincia a risvegliarsi...


Da questo punto di partenza, la trama, narrata a tinte fosche, con atmosfere cupe e cariche di oscuri presagi, si allarga e si dilata, fino a comprendere le vicende dell'intero mondo conosciuto.
La saga è costituita da 9 libri, editi da Mondadori, da leggere tutti d'un fiato. Non c'è un attimo di tregua nel susseguirsi degli eventi.
La storia è ricca e varia, vivida e viva, incentrata su numerosi personaggi, ognuno dei quali con il proprio spazio e il proprio arco narrativo. Nonostante il suo ampio respiro, essa resta sorprendentemenete agevole da seguire, anche grazie alla struttura dei romanzi. Ogni capitolo infatti ha il nome di un personaggio, e narra le sue vicende con chiarezza e completezza, senza pericolo di confusione anche quando dette vicende si intrecciano con quelle di altri personaggi.
Martin passa con disinvoltura dalla descrizione di una battaglia, alla cronaca di un concilio di regnanti, al racconto di un tranello tessuto nell'ombra per eliminare un rivale. Le sue descrizione di vessilli colarati, fortezze e castelli, battaglie, intrighi di corte (che hanno un grande spazio nella storia), armature, cavalieri, atti di tradimento e di eroismo sono fortemente evocative; i colpi di scena e le rivelazioni sono dosati con sapienza e misura, e ottengono sempre l'effetto di spingere a leggere oltre, ancora e ancora.
La ricchezza della storia, la verosimiglianza dei personaggi, la sottigliezza degli intrighi e dei giochi politici crea una rete che avvolge il lettore, il quale, man mano che procede con i libri della saga, si sentirà sempre più parte di questo mondo fantastico sì, ma meravigliosamente vivo e vero.
Potrà suonare strano parlare di realismo nel recensire una saga fantasy, ma questo è proprio l'aggettivo adatto alle Cronache.
Tutto quanto vi è narrato sembra reale, potrebbe essere reale; le vicende, i personaggi, ogni cosa è costruita con profondità e lucida chiarezza, cura dei dettagli e attenzione per le sfumature.
Questo rende l'opera davvero meritevole di essere letta.

Mettetevi comodi, perchè una volta cominciato, non riuscirete a staccarvi tanto facilmente dalla Terre dell'Inverno e dell'Estate!

giovedì 24 aprile 2008

Non so voi ma io...

... anni fa, ero scettica, molto scettica, sulle capacità di Giorgio Faletti scrittore.

Lessi per curiosità il suo primo volume "Io uccido", e sono rimasta folgorata dall'uso poetico, ma non pesante, che fa delle parole. Da allora ho letto tutti i suoi libri ed ognuno di loro è riuscito a sorprendermi. E' come se Faletti sapesse parlare al cuore di ogni lettore.
Lo so, sono ripetitiva, del resto di Faletti ne avevo già parlato qui, ma riprendo l'argomento perchè, presto (dal 6 maggio) sarà in libreria una raccolta di sette racconti di questo autore: Pochi inutili nascondigli.
Come sempre, buona lettura!

mercoledì 23 aprile 2008

Il sottoscritto...

...ovvero una nuova rivista on line che parla di libri.
Recensioni, racconti, news, interviste...e il primo numero lo potete scaricare gratuitamente qui:
Il sottoscritto

Buona lettura!

sabato 19 aprile 2008

Tesori dimenticati...

...ovvero: Il gioco dei pianeti, di Ray Bradbury.

A qualcuno capita di riprendere un vecchio abito o
cappotto, e trovarci dentro dei soldi; a qualcun altro capita di aprire una scatola, e trovarci dentro vecchi documenti o oggetti dimenticati...a me invece capita di trovare vecchi libri.
Ho sposato un uomo meraviglioso (quando ci vuole ci vuole!) che tra i tanti pregi ha anche quello di essere un buon lettore, e di esserlo stato fin da giovanissimo.
Così, curiosando nella sua ala della libreria, ho scoperto una vecchia edizione di una antologia di racconti di Ray Bradbury (quello di Fahrenheit 451): The illustrated man (trad. italiana: Il gioco dei pianeti...vabbè, lasciamo perdere!). L'ho cominciata a leggere per curiosità...ed è così che ho scoperto un piccolo tesoro dimenticato nella nostra libreria.

L'antologia, scritta negli anni '50, si compone di 13 racconti di fantascienza.
Se vogliamo, si tratta di una fantascienza un po' ingenua, che immagina viaggi su Marte negli anni '60, e razzi capaci di andare ad Alpha Centauri in 5 anni.
Ma è una fantascienza dal volto umano, profonda e ricca di sensibilità, che piacerà anche a chi non è appassionato del genere.
Perchè questi racconti non si possono catalogare semplicemente tra le opere di genere.
E' vero, le storie sono ambientati su altri pianeti, o parlano di viaggi spaziali, guerre atomiche, della fine del mondo e dell'Universo, ma si tratta di dettagli.
Il vero protagonista è l'Uomo, posto di fronte al suo futuro, posto di fronte a nuove sfide, nuove tecnologie, nuovi problemi e nuove tentazioni. Ma l'Uomo è e resta sempre uguale a se stesso.
La sua vera natura, sia essa eroica o meschina, malinconica o ottimista, pacifista o guerrafondaia, non cambia.

Qui sta la genialità di Bradbury: ci spinge a immaginare, ci parla del futuro, parlandoci di noi stessi.

giovedì 17 aprile 2008

Stavamo parlando...

di Sophie Kinsella, vero?

Ecco allora una notizia fresca fresca direttamente dalla libreria: è uscito in edizione I Miti Mondadori (e quindi a soli 6 euro) I love shopping per il baby.

Buona lettura!

mercoledì 16 aprile 2008

Ti ricordi di me?

...di Sophie Kinsella.

Lexi è una ragazza come tante, carina, ma con qualche difetto, con un lavoro che potrebbe essere migliore e un fidanzato inaffidabile e bugiardo.
Un giorno si risveglia in ospedale, convinta di aver sbattuto la testa su un gradino nel 2004 e invece scopre di essere nel 2007, di aver avuto un piccolo incidente d'auto e di non ricordare assolutamente nulla degli ultimi tre anni.
Anni che poi sono stati particolarmente intensi: la sua carriera è migliorata decisamente, si è sposata con un uomo perfetto - bello, ricco, gentile, innamorato, ed è riuscita a correggere i difettucci fisici che la tormentavano.

Insomma, nonostante l'incidente, un risveglio perfetto in una vita perfetta a cui Lexi vuole disperatamente abbandonarsi nonostante la confusione generata dal non ricordare niente degli ultimi tre anni(neanche il suo matrimonio).

Ma - quasi superfluo dirlo - non è tutto oro quello che luccica e anche le vite perfette hanno le loro crepe...

Lo spunto (l'amnesia della protagonista) è sicuramente intrigante, ma all'inizio il romanzo non decolla: è lento, a tratti esitante e addirittura irritante.
Ci si aspetterebbe infatti che, ad una persona che abbia avuto un incidente e soffra di amnesia, gli amici, i familiari, si rivolgano non con condiscendenza come di fronte a un capriccio, ma parlandole, spiegandole quello che non capisce, con pazienza e chiarezza.
Invece, nei primi capitoli, pare che tutti considerino l'amnesia di Lexi alla stregua di un trascurabile vezzo.

Non so se la cosa fosse voluta dalla Kinsella, ma certi personaggi (ad esempio la madre di Lexi), fin dalla prime pagine, rasentano una superficialità improponibile in un essere umano vero.
Facciamo un esempio: quando la madre e la sorella di Lexi portano in ospedale foto degli anni che lei non ricorda, invece di mostrargliele, litigano su quali siano le più adatte da farle vedere...arrivando a strappare quelle che ritengono brutte, e concludendo la loro visita senza mostrargliele affatto!
Capisco la necessità di mantenere per un po' in bilico la curiosità del lettore, di non svelare tutto e subito...ma a tutto c'è un limite!

O forse lo spunto voleva essere comico, ma io l'ho trovato soltanto un espediente per ritardare oltremodo lo sviluppo della trama, talmente irritante da farmi abbandonare il libro per un certo periodo.
Quando poi finalmente mi sono decisa a riprenderlo in mano, devo confessare di averlo finito in una sola notte.
Questo perchè mi sono imbattuta nelle pagine migliori del libro, e nella idea originale del romanzo, che non riguarda tanto la trama, ma quanto la struttura narrativa dello stesso.
Infatti Lexi, dopo essere stata dimessa dall'ospedale, decide di ricominciare a vivere quella vita perfetta di cui non ricorda niente, ma che le appare bellissima e desiderabile; ma ben presto si accorgerà che molte, moltissime cose (lei compresa!) sono cambiate in maniera improvvisa e anche illogica (e non certo per il meglio).
Perchè? Cos'è accaduto davvero nei tre anni che lei non ricorda?
La ricerca delle risposte si fa interessante, quasi misteriosa, e la voglia di scoprire cosa c'è dietro il cambiamento di Lexi, unito alla naturale scorrevolezza e leggerezza dello stile dell'autrice, spinge a divorare il romanzo.


A dire il vero, anche questa parte del libro non è esente da pecche; la peggiore è l'abbondanza di personaggi stereotipati e di clichè (le persone ricche sono tutte superficiali; le amiche belle e ricche, ma inevitabilmente insincere, sono tutte rifatte e impegnate solo ad andare in palestra e partecipare a ricevimenti; gli uomini d'affari di successo sono senza sensibilità nei confronti dei bisogni della gente comune; il marito perfetto è bello, ricco, premuroso ma estremamente noioso; il collega di lavoro è viscido, l'adolescente è problematica, l'artista è bello e anticonformista e via dicendo).

Ma del resto la Kinsella scrive romanzi leggeri di intrattenimento, e non ha la pretesa di scrivere di ricerche sociologiche o d'introspezione psicologica.
Alcune trovate sono divertentissime (....il Mont Blanc, ad esempio...non posso dire altro perchè la censura è in agguato! Leggere per credere...o la frase - tormentone del marito di Lexi: stile di vita loft, detto sempre e comunque a sproposito....).

Non manca nemmeno qualche guizzo interessante e originale, come le amiche della "vecchia" Lexi, da lei trascurate dopo il cambiamento, che riconoscono, in un discorso toccante e non retorico, che il cambiamento di Lexi è anche colpa loro, perchè, invidiose dei suoi successi e di aver contribuito ad isolare Lexi - oppure la parte precedente il finale, in cui Lexi fa una scelta molto coraggiosa e condivisibile (spoiler: se non volete sapere come finisce il romanzo non leggete di seguito - Lexi lascia sia il marito "perfetto" che l'amante innamorato e sexy perchè non si ricorda di loro, e per quanto le piacerebbe rientrare nella parte che interpretava in quella vita "perfetta", riconosce di non appartervi più, e decide di ricominciare daccapo, e da sola. fine spoiler).


Ecco, se la Kinsella si fosse fermata lì, a poche pagine dalla fine del romanzo, il mio giudizio sarebbe stato migliore.

Come invece già accaduto in "La regina della casa", la Kinsella non resiste alla tentazione di regalarci un finale smielatissimo e rigorosamente lieto, appiccicato con lo scotch, viste le premesse precedenti.

E' evidente che a lei piace così...ma ai suoi lettori?


Tutto sommato "Ti ricordi di me" non è un romanzo da buttare, è leggero e simpatico e in fin dei conti si merita la sufficienza, specie se vi piace la Kinsella.

Lo consiglio per una lettura esitiva e senza pretese, magari dopo averlo preso in prestito in biblioteca, o aver aspettato che esca in edizione economica.

domenica 13 aprile 2008

The King is back...

...o almeno così dicono!

Esce il 6 maggio in Italia l'ultimo romanzo di Stephen King, Duma Key, che segna, secondo i critici americani (il libro è uscito a gennaio negli USA) un ritorno alle origini del noto scrittore horror.
Il protagonista del romanzo è ancora una volta un artista (questa volta un pittore), il quale sentirà la necessità di ritirarsi, dopo un terribile incidente stradale nel quale è rimasto gravamente ferito, su una piccola e solitaria isoletta della Florida.
Qui scoprirà un sinistro potere nei quadri che dipinge...
Gli ingredienti che hanno reso King celebre (e che sono stati resi da lui dei classici dell'horror) ci sono tutti: luoghi isolati, senza via di fuga alcuna, l'artista in crisi, nonchè inquietanti presenze...

Restiamo in attesa dell'uscita italiana del romanzo, per capire se i critici americani hanno ragione!

giovedì 10 aprile 2008

Per i fortunati...

...che abitano a Brescia o nelle vicinanze!

Sta per partire l' ottavo Festival della Letteratura Poliziesca!

Guida galattica per gli autostoppisti...

...di Douglas Adams.


Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galssia, c'è un piccolo ed insignificante sole giallo. A orbitare intorno ad esso, alla distanza di centoquarantonove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione...

Vi siete mai chiesti, guardando l'immota bellezza di un cielo stellato, se siamo soli nell'Universo? E vi siete mai chiesti se, da qualche parte, esistono razze più intelligenti di noi? E avete mai cercato la risposta alla Domanda Fondamentale, ovvero la domanda sulla Vita, l'Universo e Tutto Quanto?
Se avete risposto sì a tutte e tre le domande, allora questo libro fa per voi: contiene le risposte fondamentali per diventare un vero viaggiatore interstellare...e molto altro ancora!
Attenzione: non è detto che le risposte contenute nel libro abbiano alcun senso...ma è garantito che vi faranno morire dal ridere!

Guida Galattica per gli autostoppisti è un libro strampalato e surreale, in cui è inutile cercare una ferrea logica...ma è uno dei libri più divertenti che io abbia mai letto.
In un universo popolato da razze aliene completamente perse dietro allo loro burocrazia; con un presidente della galassia il cui vero compito è distrarre l'attenzione delle masse dal potere e dal suo esercizio grazie alla sua innata capacità di suscitare scandali; con una fisica improbabile (non nel senso di poco credibile....proprio nel senso di basata sul calcolo dell'improbabilità....); in un universo siffatto, si muove Arthur Dent, terrestre, uomo medio per eccellenza, che si sveglia una mattina con i buldozer che vogliono demolire la sua casa per far posto a una superstrada, e finisce come autostoppista galattico quando i Vogon, razza dall'intricatissima burocrazia e dal pessimo gusto in fatto di poesie, demoliscono la Terra per far posto a un'autostrada galattica.

E' inutile cercare di tenere le fila della trama in questa gustosa parodia della fantascienza classica; la storia va gustata rigo per rigo, godendo delle scoperte incredibili e comiche che faremo sull'Universo, su come sia davvero (e la sua vera natura va al di là di ogni nostra immaginazione!), su chi comandi veramente nell'Universo (sono soltanto in 6 in tutta la Galssia a saperlo), insieme ad Arthr Dent ed al suo amico Ford Prefect, redattore della Guida.

Ad esempio, lo sapevate che l'oggetto più utile per un autostoppista galattico è un'asciugamano? E non soltanto per la sua utilità intrinseca, ma anche per la sua valenza psicologica.
Infatti, l'abitante medio dell'Universo pensa che "un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la Galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagiate condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli e che dimostri alla fine di sapere ancora dov'è il suo asciugamano sia chiaramente un uomo degno di considerazione".

Oppure, sapevate dove vanno a finire tutte le biro perse o dimenticate? "Da qualche parte nel Cosmo, insieme a tutti i pianeti abitati da umanoidi, rettiloidi, pesciodi, alberoidi ambulanti e sfumature superintelligenti del colore azzurro, c'era anche un pianeta interamente consacrato alla vita biroide. Era proprio quel pianeta la meta delle biro trascurate, le quali, attraverso forellini del tempo, vi si recavano certe di poter finalmente fruire di uno stile di vita unicamente biroide, che rispondesse a stimoli altamente biroidi, e che in geerale garantisse l'equivalente biresco di una vita felice."

O infine, che la risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l'Universo e Tutto quanto è 42?

Insomma, c'è molto da scoprire in questo breve ed esilarante romanzo...ma mi raccomando, come recita la copertina della Guida, NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO!

sabato 5 aprile 2008

In uscita...

....ovvero, i libri che non ho ancora letto ma che per qualche ragione stuzzicano la mia curiosità!

L'ottava vibrazione, di Carlo Lucarelli: un romanzo insolito per uno scrittore di gialli e di noir come lui (ppaura, eh?!? ^_^ ). Ambientato negli anni dell'infelice spedizione italiana in Etiopia, racconta della disfatta di Adua, dell'anima oscura e poco conosciuta di quel periodo storico.
"Massaua, 1896. Nel catino rovente di una città sensuale e cosmopolita tutti i destini si intrecciano. Mentre un detective non autorizzato è ossessionato dalla ricerca di un assassino di bambini, uomini, donne e soldati precipitano, senza saperlo, verso il proprio destino. Verso la piú colossale disfatta che il colonialismo europeo abbia subito. La battaglia di Adua. Un grande romanzo di guerra e d'amore. E di delitti." (descrizione tratta da il blog ufficiale di Carlo Lucarelli).
Sembra davvero promettente.


Tutto per una ragazza, di Nick Hornby: dopo aver letto Non buttiamoci giù e Come diventare buoni sono ansiosa di dare un'altra chance a Nick Horby di divertirmi e farmi riflettere allo stesso tempo. Questa volta Hornby esplora il mondo dell'adolescenza, o meglio, della fine dell'adolescenza, attraverso la storia di Sam, la cui ragazza rimane incinta.
A Sam però è data la possibilità di vedere ils uo futuro prima di decidere cosa fare con questo evento inaspettato e potenzialmente distruttivo.
Ho sempre adorato le storie di futuri alternativi, le trovo consolatorie e interessanti, e poi, chi di noi non vorrebbe dare una sbirciatina al domani prima di un grande passo?
Disponibile dal 30 aprile.


Domeniche da Tiffany, di James Patterson: Patterson non è nuovo a scrivere romanzi che si distacchino dal genere giallo thriller (pensiamo ad esempio a Miracolo alla diciassettesima buca, storia d'amore natalizia). Con questo nuovo romanzo, in uscita il 24 aprile, l'autore ci racconta di una bambina sola, la cui unica consolazione è un amico immaginario dolce e comprensivo.
Ma 20 anni dopo, quando la bambina è ormai una donna, l'amico immaginario prende vita e diventa il principe azzurro perfetto. Un punto di partenza forse non proprio originalissimo, ma sempre intrigante.

giovedì 3 aprile 2008

Il campo del vasaio...

...ovvero la tredicesima indagine del Commissario Montalbano.

Andrea Camilleri ha affermato, a più riprese, che Montalbano è come un lupo affamato che vive dentro di lui, e che ogni tanto necessita di essere acquietato con un metaforico pezzo di carne, ovvero con un nuovo romanzo che lo vede protagonista, in modo che poi se ne stia buono per un po' e permetta all'autore di tornare a scrivere quello che sente davvero, i suoi romanzi storici.
Questa concezione di Salvo Montalbano come altro da sè, un'entità viva, reale e indipendente, che lo stesso autore percepisce, è la misura del successo del personaggio; un personaggio talmente umano, talmente psicologicamente credibile, che è impossibile non affezionarsi a lui.
detto fra noi...se Montalbano esistesse davvero....lo sposerei....ehm...ah già, se non fossi già sposata naturalmente :)
La vita, la realtà, Camilleri l'ha cucita intorno a questo personaggio, come ad esempio quando, in questo romanzo, Montalbano, non riuscendo a dormire, si alza e prende dalla sua libreria un romanzetto di Andrea Camilleri, "La scomparsa di Patò".
Solo per questa brillante auto ironia, per aver infilato nel romanzo la sensazione che sia tutto vero, che stiamo guardando e leggendo una sorta di universo parallelo al nostro, ma altrettanto reale, Camilleri merita un applauso a scena aperta.

Questa indagine, sebbene non complicatissima da dipanare dal punto di vista del lettore, mette a dura prova il nostro commissario, perchè arriva a coinvolgerlo molto da vicino, toccando persone che gli sono care.
Il campo del vasaio del titolo è un campo incolto nelle campagne di Vigata, ed ha casualmente lo stesso nome del campo che i sacerdoti, dopo che Giuda restituì loro il prezzo del suo tradimento, acquistarono con quello stesso denaro. Attorno a questo campo ruotano le vicende del romanzo, che ci fa scoprire il tradimento, nelle sue sfaccettature e nella sua triste umanità, la vendetta e il perdono.
Un Montalbano molto vulnerabile, particolarmente profondo e riflessivo, si muove in questo scenario infido, riuscendo, con quella sensibilità che gli è propria, a risolvere al meglio la situazione.

Montalbano è il protagonista di tredici romanzi e moltissimi racconti.
Ogni volta che ne viene pubblicato uno nuovo, mi chiedo: "possibile che anche questo nuovo romanzo sia al livello dei precedenti?".
Beh, per Il campo del vasaio la risposta è sì. E' un romanzo molto bello, profondo, solo un tantino malinconico.
Leggetelo, non ve ne pentirete.

giovedì 20 marzo 2008

Eva Luna...

...ovvero la magia delle parole, la forza dell'immaginazione, il potere delle storie.

Mi chiamo Eva, che vuol dire vita, secondo un libro che mia madre consultò per scegliermi il nome. Sono nata nell'ultima stanza di una casa buia e sono cresciuta fra mobili antichi, libri in latino e mummie, ma questo non mi ha resa malinconica, perchè sono venuta al mondo con un soffio di foresta nella memoria.

Il racconto di Isabel Allende comincia da lontano, quando i missionari di una speduta missione nella foresta amazzonica, in un non meglio precisato paese sud americano, stretto tra le Ande e la lussureggiante vegetazione tropicale, trovano una bambina sperduta, seminuda e malnutrita, e la accolgono tra loro.
Quella bambina è Consuelo, che una volta cresciuta, darà alla luce la piccola Eva Luna, figlia di un incredibile notte d'amore.

Tutto, nella vita di Eva, sembra cospirare contro di lei: povera, rimasta orfana da bambina, costretta a lavorare per mantenersi, senza nessuno che la protegga, intreccia storie meravigliose con i frammenti della realtà che il suo animo di bambina percepisce. E questa la rende unica, speciale, e le permette di farsi strada nella vita, e di andare avanti.
Come in una delle sue storie migliori, la sua vita si intreccerà con quella di uomini venuti dall'altra parte del mondo, ognuno per seguire il proprio destino, e con il corso politico del suo paese, che somiglia un po' al Cile della dittatatura, un po' al Venezuela e un po' anche al Brasile, con i suoi ampi spazi ricoperti dalla vegetazione tropicale e gli indios poveri, silenziosi e fieri.
Ma non è nessuno di questi tre. E' un luogo che potrebbe tranquillamente essere reale, ma non lo è, come se la Allende si fosse presa una pausa dalla realtà, quella dura e cruda, quella - per intenderci - che irrompe ne La casa degli spiriti.

Questo romanzo resta sospeso in una dimensione incantata, quello che conta è la magia che Eva scova in ogni persona, in ogni accadimento, in ogni palpitare di cuori, in ogni sospiro.
E' così che lei guarda il mondo, sollevando il primo, più superficiale, grigio manto della realtà, per vederne i colori nascosti.

Sospettavo che nulla esistesse davvero, che la realtà fosse una materia imprecisa e gelatinosa che i miei sensicaptavano a metà. Non c'erano prove che tutti la percepissero alla stessa maniera. Forse Zulema, Riad Halabì e gli altri avevano un'impressione diversa delle cose, forse non vedevano gli stessi colori nè udivano gli stessi suoni.
Se così fosse stato, ognuno viveva in assoluta solitudine.
Quel pensiero mi terrorizzava. Mi consolava invece l'idea che potevo prendere quella gelatina e modellarla per creare quanto più desideravo, non per farne una copia delle realtà, [...] ma un mondio mio, popolato di personaggi vivi, a cui avrei imposto io le norme riservandomi di mutarle a mio piacimento.

Sorretta da questa convinzione, Eva attraversa le avversità della vita, vive le sue avventure e passa indenne attraverso tragedie grandi e piccole, fino a realizzare il suo sogno più grande, e a trovare l'amore.
Eva scoprirà, nel momento in cui deciderà di mettere nero su bianco le parole che tiene dentro di sè da una vita, che esse hanno molto potere sulla realtà, e possono aiutarci a mutarla, e a mutare il destino nostro e di quelli che ci stanno intorno.

Un romanzo avventuroso, romantico e ottimistico, delicato, lieve e magico.
Da assaporare lentamente, perchè possa insegnarci a guardare il mondo con occhi diversi.
E per finire, una nota personale: so perchè questo romanzo mi è piaciuto così tanto. Perchè leggendo di Eva, ho trovato la mia gemella letteraria, o meglio, quello che vorrei essere io...una donna le cui le parole chiuse dentro riescono a farsi strada verso il mondo per toccare il cuore di chi le legge.