mercoledì 6 luglio 2022

Un volo per Sara...

 ... di Maurizio de Giovanni.

Un piccolo aeroplano turistico diretto in Sardegna si schianta nel mar Tirreno con a bordo diverse persone. Tra loro, un noto imprenditore che ha rilasciato la sua ultima intervista poco prima del decollo, con il vociare degli altri passeggeri sullo sfondo, tutti tranquilli e sorridenti, ignari dell’imminente tragedia. Quando l’agente dei Servizi in pensione Andrea Catapano sente le voci delle vittime – lui che non vede ma sa ascoltare meglio di chiunque altro – un ricordo nitido riaffiora. Così decide di chiamare l’ex collega Teresa Pandolfi, ora a capo dell’Unità investigativa. Il disastro potrebbe celare un mistero che risale agli anni di Tangentopoli. E se la caduta del velivolo non fosse stata un incidente, ma il nesso tra una vicenda degli anni Novanta e il nostro presente? L’unica che può scoprire la verità è la donna invisibile, Sara Morozzi. Affiancata dall’ispettore Davide Pardo e da Viola, Mora si trova a investigare su personalità pubbliche intoccabili, scavando dentro gli ingranaggi del potere d’Italia a suo rischio e pericolo, senza paracadute. (Sinossi tratta dal sito della Casa Editrice Rizzoli)

Sara Morozzi è un ex agente di polizia, che ha lavorato per oltre vent'anni in una unità segreta vicina ai Servizi, col compito di indagare nell'ombra nei casi più delicati. Sara ha la capacità di passare inosservata, ma anche quella di capire le persone attraverso il loro linguaggio del corpo. Agli occhi di Sara tutti dicono più di quanto vorrebbero.
Sara però è anche una donna che si porta sulle spalle il peso di due grandi tragedie, e dei relativi sensi di colpa. Per questo, quando i suoi ex colleghi le chiedono aiuto, non riesce a negare loro la propria disponibilità.

La trama tocca argomenti interessanti e richiama fatti della storia italiana non troppo distanti nel tempo. Questo conferisce al romanzo una solida struttura narrativa, una trama credibile e ben congegnata.
Ma la vera peculiarità di questo romanzo è, secondo me, la cappa persistente di malinconia che lo avvolge. 
Questo è un romanzo triste: non nel senso di deprimente, ovviamente, ma nel senso che ci narra il lato più malinconico, triste e senza speranza dell'animo umano e dei suoi sentimenti. Però lo fa con tale naturalezza e delicatezza da non risultare pesante, tutt'altro.
Questo romanzo è un volo leggero nell'animo umano, alla scoperta dei lati più dolorosi delle relazioni e dei sentimenti. Eppure il messaggio che se ne ricava non è pessimista. Nella sua malinconia c'è rimpianto, sicuramente, ma anche la dolcezza che deriva dall'aver amato.
Ancora una volta la trama serve a Maurizio de Giovanni per parlarci degli esseri umani, per indagare le profondità dell'animo e i modi, sempre diversi, di reagire al dolore e alla sconfitta.

La trama ruota intorno alla scomparsa di un aereo privato, con a bordo una decina di persone. Tra loro un famosissimo imprenditore, ricchissimo, amato, eppure con qualche ombra (mai provata) nel suo passato imprenditoriale. I riflettori dell'opinione pubblica sono ovviamente puntati su di lui: se non si è trattato di un incidente, chi avrebbe avuto interesse ad uccidirlo? Chi avrebbe osato tanto?
Eppure, mentre tutti piangono la nota personalità, un ex collega di Sara nota qualcosa di stonato... e se fosse tutto fumo negli occhi? Se il noto imprenditore non fosse che un danno collaterale? 
Gli scenari che così si aprono diventano molto più interessanti e stimolanti per il lettore. Il mistero si infittisce, sembra svelarsi e poi infittirsi di nuovo fino all'epilogo.
Ecco, l'epilogo merita un discorso a parte. Forse da qualche parte, nel buio umido di una cantina, una setta di scrittori si incontra nell'ombra e pianifica finali come quello di Un volo per Sara. Finali amari, che prima ti illudono poi ti danno una mazzata, che ti fanno sfogliare la pagine bianche alla fine del libro cercando invano un indizio, una consolazione, una scritta piccola piccola che dice "andrà tutto bene". Finali meravigliosi, per quanto duri e tristi, che da soli valgono il prezzo del romanzo.

Voto: 8


Il segreto di Cedar House...


 ...di Minette Walters.

(vincitore del CWA Gold Dagger Award nel 1994)

In un piccolo paese del Dorset, la ricca e anziana Mathilda Gillespie vive nella tenuta di famiglia, Cedar House. Mathilda conduce un'esistenza solitaria, odiata e temuta da tutti per la sua cattiveria e acidità. Una mattina viene ritrovata morta nella viasca da bagno, con indosso "il morso della bisbetica" (strumento di tortura medievale destinato alle donne che parlavano troppo) e le vene tagliate. 

Suicidio o omicidio?

Sarah Blackney, medico di Mathilda nonchè unico essere umano verso cui l'anziana donna mostrava un po' di gentilezza, non riesce a darsi pace e a credere che si sia trattato di un suicidio. Collaborando alla indagini, Sarah scopre che il passato di Mathilda era stato tutt'altro che facile e qualcosa, proprio dal suo passato, può aver scatenato gli eventi che hanno portato alla sua morte.

Il segreto di Cedar House è un bel giallo che parte da un impianto classico: una persona temuta ed odiata, ricca ma solitaria, viene trovata morta. I dettagli ambigui e inquietanti, uno su tutto l'orrendo strumento di tortura che Mathilda aveva in testa, rendono questa morte sospetta. L'indagine si snoda dapprima in modo convenzionale, partendo da un testamento scioccante e contestato, poi però il romanzo prende una piega diversa, e decisamente più moderna, mescolando all'impianto classico alcuni elementi tipici dei mistery più recenti.Questa commistione, che sulla carta mi avrebbe fatto storcere il naso, si è rivelata particolarmente riuscita.

Walters dà vita ad un giallo dalla classica atmosfera inglese svecchiando il genere. Fanno capolino nella trama, infatti, la violenza, gli abusi e le brutture del mondo che, nei gialli classici, tendono a restare fuori. L'unico elemento che turno la quiete dalla campagna inglese è, di solito, l'omicidio, che va risolto perchè la vita possa tornare a scorrere come prima, uguale a se stessa.

Qui l'autrice invece introduce degli elementi disturbanti, che i protagonisti non potranno ignorare una volta risolto il mistero; la morte non è una semplice lacerazione nel tessuto della tranquilla esistenza dei protagonisti, è un punto di arrivo, e di ripartenza.

L'indagine ruota intorno al lento disvelarsi dei segreti sepolti nel passato della vittima. L'autrice coinvolge il lettore aggiungendo alla narrazione brani tratti dal diario della vittima, i quali, pur senza rivelarci, fino alla fine, movente o colpevole, gettano una luce nuova sulla vittima, troppo frettolosamente bollata da tutti (anche dal lettore, secondo me) come una vecchia bisbetica (per non dire di peggio). 

Invece Walters conferisce alla vittima una profondintà ed una dignità notevoli, costruendo, seppure ex post, un personaggio sfaccettato e complesso.

Altrettanta complessità hanno sia Sara Blackney che suo marito, in piena crisi matrimoniale. Meno riuscita invece è, a parere mio, Joanna, figlia della defunta, che resta l'unico personaggio a non mostrare una evoluzione e a non avere una personalità particolarmente solida.

Il giudizio sui questo romanzo è ampiamente favorevole, perchè unisce ad un'atmosfera classica, da epoca d'ora del giallo inglese, con elementi più moderni, ed un ritmo più inclazante rispetto ai mistery classici.


Voto: 7