Oggi vorrei parlare di un libro che mi è piaciuto molto, e che mi è arrivato grazie alla disponibilità della casa editrice Mondadori, che ringrazio. Se avete amato The Help, questo titolo fa per voi.
La scheda del libro sul sito della Mondadori
Tala e Dolly sono due sorelle filippine; per garantire un futuro migliore ai loro figli rimasti in patria, entrambe sono andate a lavorare a Singapore come domestiche per i ricchi stranieri che risiedono lì. Le condizioni di lavoro sono dure, e i diritti quasi inesistenti. Come se ciò non bastasse, un'anonima ma popolare blogger che si fa chiamare Vanda si mette di impegno per rendere la vita difficile alle domestiche straniere, pubblicando nomi e foto delle donne ad ogni piccola mancanza, invocando espulsioni e licenziamenti, suggerendo regole disumane ai datori di lavoro e diffondendo ostilità e sfiducia nei confronti delle lavoratrici. Ma quando è troppo è troppo: dopo l'ennesimo velenoso post, Tala decide che è arrivato il momento di rendere pan per focaccia, o meglio post per post, e apre un suo blog. Da lì in poi, le cose prenderanno una piega che Tala non aveva previsto.
Fiona Mitchell ha vissuto per un certo periodo di tempo a Singapore, e ha potuto raccogliere di prima mano le confidenze delle domestiche straniere a Singapore, e le ha trasformate in questo romanzo gradevole e pacato.
Va reso merito all'autrice di aver puntato il dito contro una situazione che non può che essere definita come una moderna schiavitù, tollerata dalla legislazione di Singapore e sfruttata dai ceti più abbienti; ma a Fiona Mitchell va anche reso il grande merito di aver saputo trasformare gli episodi di piccoli e grandi soprusi e abusi in un romanzo corale, organico e scorrevole.
Ecco, questo è un classico esempio di romanzo che riesce a intrattenere e a far riflettere contemporaneamente.
Nonostante il tema sia molto, molto serio, l'autrice non indugia nel pietismo, ma preferisce una narrazione lineare e coerente, con uno stile asciutto ma non freddo, attraverso i punti di vista di Dolly, Tala e anche di Jules, donna inglese alle prese con un grosso problema personale, e che forse proprio per questo riesce a rifiutare di inserirsi nel consolidato ingranaggio con cui la società locale schiaccia le domestiche straniere.
A Singapore le domestiche straniere , in special modo filippine, sono precarie in balia delle agenzia di collocamento e dei datori di lavoro. Questi ultimi possono impedire loro di avere un giorno libero, possono farle dormire in ripostigli senza finestre nel caldo tropicale, possono sequestrare loro parte dei guadagni e i documenti. Le domestiche non sono in alcun modo tutelate dalla legge, non hanno diritto a ferie, giorni di malattia o altri permessi; è vietato per legge avere un fidanzato e se rimangono incinte vengono espulse. Insomma, queste donne che si occupano di case e bambini sono trattate come esseri umani di serie B. Ma non per questo si arrendono; non tutte almeno. Dolly e Tala hanno un sogno, un obiettivo, e non smetteranno di darsi da fare per vederlo realizzato.
Mi ha colpito il parallelo che ad un certo punto alcune delle expat fanno tra la società in cui vivono e quella descritta nel libro The help, oggetto della discussione mensile del club del libro locale. Con l'eccezione di una o due voci fuori dal coro, la maggior parte delle donne che discute di quel libro non riesce a cogliere le evidenti similitudini fra le condizioni delle domestiche afro americane negli anni '50 in America, e la situazione delle domestiche straniere a Singapore. Credo che il senso, ed il valore positivo del romanzo della Mitchell sia proprio nel farci aprire gli occhi su quanto diamo per scontate, normali e anche giuste cose in realtà non lo so affatto, e lo facciamo semplicemente per comodità, o perché oramai ci siamo abituati ad esse.
Insomma, questo è un libro che consiglio vivamente a tutti; ha una grande facilità di lettura ed una grande capacità di coinvolgere il lettore. Certo, a questo proposito devo sottolineare come le prime cento pagine circa mi avessero lasciata un po'perplessa, perché mi sembrava che la storia stesse girando a vuoto, che non stesse ingranando, insomma. Questo è un libro che vive di aneddoti vissuti o raccontati, e temevo che saremmo arrivati alla fine così, con una serie di storie di per sé interessanti ma senza sufficiente coesione per creare una buona trama. Poi però finalmente accade qualcosa nel romanzo che provoca una reazione a catena, la quale a sua volta riesce a conferire alla storia quella organicità di cui sentivo il bisogno, e di cui parlavo sopra. Da lì in poi, ho adorato il romanzo e le sue protagoniste.
Una notazione merita, infine, il ruolo del blog di Tala. Oltre ad essere un incitamento ad esprimere se stesse attraverso la parola scritta, il blog rappresenta nel romanzo la voglia di riscatto e la voglia di non arrendersi mai. Questo è, secondo me, il vero messaggio del romanzo e il vero merito di Fiona Mitchell, ovvero quello di aver scritto un libro su un argomento molto serio e doloroso, senza velleità consolatorie, ma lanciando comunque un messaggio positivo di speranza.
Voto: 7
Mi incuriosiva e la tua recensione mi ha convinta definitivamente. Ora devo solo farmi venire voglia di leggere in digitale!
RispondiEliminaUh che responsabilità!
RispondiElimina(Sono Annalisa, per qualche assurda ragione non riesco a commentare col mio account blogger)