venerdì 25 maggio 2018

Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli...

... di Chiara Moscardelli.
 
Bentrovati, lettori! Oggi voglio parlarvi di un libro che mi è arrivato grazie alla disponibilità della casa editrice Giunti. Un libro spassoso, che ho letto con grande piacere: Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli.
 
 
Ti vesti con abiti rosa svolazzanti, pigiami improbabili, cerchietti e collanine di dubbio gusto [...]Poi, quando cominci a parlare, le acque si confondono e chi ti ascolta pensa: allora non è proprio scema.[...] Usi una terminologia da profiler e sembri uscita dall'Unità di analisi comportamentale per crimini violenti, cosa alquanto improbabile. Allora ecco la mia controdomanda: chi è Teresa Papavero?
 
Teresa Papavero ha quarant'anni e per una serie di vicissitudini torna nel paesino di  provincia dove è cresciuta, Strangolagalli. Qui conosce un ragazzo, ma la sera del loro primo appuntamento, mentre lei è in bagno, lui si butta dal terrazzo morendo sul colpo. Per tutti un suicidio, per Teresa, studi da profiler ed una carriera mai iniziata alle spalle, c'è qualcosa che non torna. Per lei il ragazzo, Paolo, è stato spinto giù. Ma da chi, visto che erano soli in casa? Riuscirà Teresa a convincere il maresciallo Lamonica, della locale stazione dei Carabinieri, nonché il bel poliziotto Leonardo Serra, giunto appositamente da Roma, che ha ragione lei?
 
A complicare la faccenda, invece, e fin da subito, era stato l'atteggiamento della donna. [Il maresciallo Lamonica] non riusciva a capire se fosse completamente scema o semplicemente pazza. 

Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli è un libro divertente. Mi ha fatto sorridere, e qualche volta anche ridere, dalla prima all'ultima riga. La ragione principale è che la sua protagonista è semplicemente spassosa. Quarant'anni passati, maldestra, un padre ingombrante, luminare nel campo della psicologia criminale, una madre scomparsa anni prima, indecisa di cosa fare della sua vita e in perenne conflitto con se stessa, Teresa riesce a essere verissima pur con la sua eccentricità. Teresa strizza nei suoi abitini dai colori appariscenti e dalle fantasie improbabili sia un caustico sarcasmo che una enorme insicurezza. Si dice sempre che sono i grandi contrasti a fare un buon personaggio; e il contrasto di Teresa sta proprio qui.
Tolti gli eccessi, sfrondata la sua personalità delle stranezze, viene facile identificarsi con Teresa, provare empatia e anche tenerezza. Insomma, fare il tifo per lei.

Era stanca di sentirsi sempre i loro occhi puntati addosso, era stanca di dover dimostrare di valere qualcosa. Gli unici obblighi che avrebbe dovuto avere riguardavano se stessa, e non altri.

Le vicende che vedono coinvolta Teresa hanno un ritmo frizzante. Il romanzo è ricco di dialoghi, e i dialoghi sono fulminanti e brillanti.
Il libro si fa leggere volentieri, oltre che per  questo brio e per le indubbie qualità della sua protagonista, anche perché centra perfettamente il suo obiettivo. Obiettivo che non è narrare una intricata indagine; quella è solo una scusa per raccontarci di una donna fuori dal comune, dalle grandi capacità che troppo spesso sottovaluta, fino al punto di considerare la sua vita un completo fallimento. A ricordarle che non è così ci saranno non solo due uomini interessati a lei (il poliziotto Serra e il conduttore televisivo Zanni) ma soprattutto il successo nel risolvere non uno, ma ben due misteri che turbano la vita di Strangolagalli.
E a proposito di questo paese realmente esistente, esso fa perfettamente da sfondo alle vicende di Teresa; ovviamente il bello e ed il brutto della vita di paese vengono sapientemente esagerati per creare un'atmosfera leggera. La cittadina è infatti animato da una serie di personaggi secondari buffi e decisamente fuori di testa.

Nel romanzo ci sono tutti gli elementi che lasciano intendere che il libro potrebbe diventare una serie (una storia d'amore in sospeso, il passato di Teresa che ritorna nonché un mistero sepolto proprio negli anni dell'infanzia della protagonista), e io spero vivamente che sia così.
Scrivere libri leggeri e divertenti ma che non siano banali e superficiali non è facile. Come diceva Totò, è più difficile far ridere che far piangere; a far piangere si fa presto, la vera sfida è divertire il pubblico, e credo proprio che Chiara Moscardelli la sfida l'abbia vinta.

Voto: 7

3 commenti:

  1. Ogni tanto non può che far bene leggere un libro così. La leggerezza non è sinonimo di superficialità in un libro, tutt'altro! Buon week end e buone letture.

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  2. mi è presa una voglia di leggerlo!

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