La scheda del libro sul sito della casa editrice Ponte delle Grazie
Londra, 1874. Margaret Prior ha da poco perso il padre, uno studioso che aveva creduto molto in lei e nella sua istruzione. La sua salute ne risente mentre fatica a riprendersi dal dolore. Un amico di famiglia le suggerisce di dedicarsi a un'opera caritatevole: visitare le detenute della prigione di Millbank, recando loro conforto e la positiva influenza di una signorina perbene. Nell'oppressiva struttura carceraria, Margaret conosce Selina Dawes, una medium condannata per una seduta spiritica "finita male". La personalità di Selina intriga e affascina Margaret, mentre intorno a loro sembrano accadere cose inquietanti e misteriose.
Margaret è una donna proveniente da una famiglia alto borghese. È quella che si definisce una signorina perbene. Purtroppo per lei, però, ha 29 anni, ed è considerata ormai vecchia per il matrimonio, e quindi guardata con malcelata pietà da parenti e amici. Come se non bastasse, suo padre aveva voluto che studiasse, e che le facesse da assistente. Questo, agli occhi di sua madre, l'ha resa pretenziosa, incapace di accetare il suo ruolo e quindi inutile. Non sarà mai nè madre nè moglie rispettata, e neanche una compagnia adatta per la vecchiaia della genitrice, perchè troppo indocile e sognatrice.
Dal canto suo, nonostante l'intelligenza e la sensibilità, Margaret non riesce a ribellarsi ai limiti imposti dalle convenzioni sociali, e accettarle suo malgrado l'ha resa infelice e taciturna.
Da questa opprimente gabbia sociale Margaret crede di poter evadere - ironia della sorte - con l'aiuto di Selina, detenuta che sostiene di parlare con gli spiriti, e che fa credere a Maragret che la conquista della libertà sia possibile.
Da un lato, ho apprezzato la cura minuziosa dell'ambientazione vittoriana. L'oppressione delle convenzioni sociali nei confronti delle giovani donne è palpabile e rende il libro claustrofobico; l'animo tormentato di Margaret, sospeso tra la ribellione e il conformismo, è descritto in maniera perfetta.
Ho anche apprezzato l'atmosfera gotica e inquietante che pervade il romanzo, esaltata dallo stile dell'autrice che richiama le opere classiche del periodo vittoriano (il romanzo infatti è scritto sotto forma di diario, sia di Margaret che di Selina).
Anche il sistema carcerario è descritto con maestria, e viene resa benissimo l'atmosfera cupa e soffocante delle prigioni, luoghi di tortura dove alla rieducazione si preferiva il rigore ottuso e mortificante: le detenute, qualunque fosse il reato commesso, anche quello più lieve, non potevano parlare; svolgevano lavori umili e spesso privi di senso, nel silenzio della loro cella spoglia, in cui passavano 23 ore al giorno; erano lasciate al freddo, senza abiti adeguati e senza mezzi per riscaldarsi; il vitto era scarso e scadente; avevano diritto a sole quattro visite all' anno; erano ammesse solo letture della Bibbia e simili.
D' altro canto però, Affinità, che è un volume abbastanza corposo (oltre 400 pagine nella versione a stampa), ha un ritmo lento, lento, troppo lento. Per oltre 350 pagine mi sono disperata, perchè non succedeva niente, niente, ma proprio niente.
L' ho già detto che non succedeva niente? Ecco.
La trama è scarsamente punteggiata di eventi. Il legame tra Margaret e Selina sorge molto lentamente (ho già detto che il romanzo è lento?), si sviluppa altrettanto lentamente e spesso sembra smarrirsi fra mille altri banali eventi della vita quotidiana di Margaret.
Ad un certo punto però, quando mancavano circa una quarantina di pagine alla fine, c' è stato un plot twist: è finalmente accaduto qualcosa e io mi sono trovata a girare le pagine febbrilmente per scoprire la verità. Ho letto dunque un bel finale, che, sebbene non si possa definire adrenalinico, ha lasciato il segno e mi ha piacevolmente colpito.
Il quesito inevitabile a questo punto è: è sufficiente un breve ma buon finale a riscattare 350 pagine e più di noia e di lentezza?
Inizialmente mi sono detta che il plot twist era stato così ben costruito che il libro nella sua interezza meritava di essere rivalutato. Ma poi, riflettendo ancora sulla questione, una vocina nella mia testa (sì, ho una vocina nella testa, anzi, più d'una ad essere sinceri, con cui parlo di libri, di solito) ha detto: e ci mancherebbe pure che il finale non fosse stato ben costruito! Dopo centinaia di pagine di nulla, passate ad affastellare uno sull'altro dettagli, minuzie e banalità quotidiane, il minimo che dovevo aspettarmi era che il finale giungesse ben preparato e adeguatamente inserito nel contesto. Quindi la risposta al quesito è no, questo finale è il minimo sindacale e non basta da solo a risollevare le sorti del romanzo.
Capisco la necessità di ricostruire con precisone l' ambiente sociale di Margaret e capisco altresì la necessità di ricostruire quello di Selina, che si muove tra il mondo dello spiritismo e quello della cialtroneria, ma oltre 350 pagine dedicate esclusivamente a costruire atmosfera e ambientazione sono troppe. Anche la vena mistery del romanzo emerge esclusivamente alla fine, senza che al lettore sia data la possibilità di immaginare e di intuire la soluzione del mistero, perchè esso si smarrisce in un mare di descrizioni lunghe, minuziose e per lo più inutili che rendono difficile cogliere il disegno di insieme di quello che si sta leggendo.
Ecco, credo che l' eccessivo perfezionismo nello scrivere questo romanzo dal sapore classico abbia finito per far smarrire all'autrice la visione d'insieme della sua storia, rovinando una romanzo che, con qualche corposo taglio ben assestato, poteva essere veramente splendido.
Voto:5
Margaret è una donna proveniente da una famiglia alto borghese. È quella che si definisce una signorina perbene. Purtroppo per lei, però, ha 29 anni, ed è considerata ormai vecchia per il matrimonio, e quindi guardata con malcelata pietà da parenti e amici. Come se non bastasse, suo padre aveva voluto che studiasse, e che le facesse da assistente. Questo, agli occhi di sua madre, l'ha resa pretenziosa, incapace di accetare il suo ruolo e quindi inutile. Non sarà mai nè madre nè moglie rispettata, e neanche una compagnia adatta per la vecchiaia della genitrice, perchè troppo indocile e sognatrice.
Dal canto suo, nonostante l'intelligenza e la sensibilità, Margaret non riesce a ribellarsi ai limiti imposti dalle convenzioni sociali, e accettarle suo malgrado l'ha resa infelice e taciturna.
Da questa opprimente gabbia sociale Margaret crede di poter evadere - ironia della sorte - con l'aiuto di Selina, detenuta che sostiene di parlare con gli spiriti, e che fa credere a Maragret che la conquista della libertà sia possibile.
Da un lato, ho apprezzato la cura minuziosa dell'ambientazione vittoriana. L'oppressione delle convenzioni sociali nei confronti delle giovani donne è palpabile e rende il libro claustrofobico; l'animo tormentato di Margaret, sospeso tra la ribellione e il conformismo, è descritto in maniera perfetta.
Ho anche apprezzato l'atmosfera gotica e inquietante che pervade il romanzo, esaltata dallo stile dell'autrice che richiama le opere classiche del periodo vittoriano (il romanzo infatti è scritto sotto forma di diario, sia di Margaret che di Selina).
Anche il sistema carcerario è descritto con maestria, e viene resa benissimo l'atmosfera cupa e soffocante delle prigioni, luoghi di tortura dove alla rieducazione si preferiva il rigore ottuso e mortificante: le detenute, qualunque fosse il reato commesso, anche quello più lieve, non potevano parlare; svolgevano lavori umili e spesso privi di senso, nel silenzio della loro cella spoglia, in cui passavano 23 ore al giorno; erano lasciate al freddo, senza abiti adeguati e senza mezzi per riscaldarsi; il vitto era scarso e scadente; avevano diritto a sole quattro visite all' anno; erano ammesse solo letture della Bibbia e simili.
D' altro canto però, Affinità, che è un volume abbastanza corposo (oltre 400 pagine nella versione a stampa), ha un ritmo lento, lento, troppo lento. Per oltre 350 pagine mi sono disperata, perchè non succedeva niente, niente, ma proprio niente.
L' ho già detto che non succedeva niente? Ecco.
La trama è scarsamente punteggiata di eventi. Il legame tra Margaret e Selina sorge molto lentamente (ho già detto che il romanzo è lento?), si sviluppa altrettanto lentamente e spesso sembra smarrirsi fra mille altri banali eventi della vita quotidiana di Margaret.
Ad un certo punto però, quando mancavano circa una quarantina di pagine alla fine, c' è stato un plot twist: è finalmente accaduto qualcosa e io mi sono trovata a girare le pagine febbrilmente per scoprire la verità. Ho letto dunque un bel finale, che, sebbene non si possa definire adrenalinico, ha lasciato il segno e mi ha piacevolmente colpito.
Il quesito inevitabile a questo punto è: è sufficiente un breve ma buon finale a riscattare 350 pagine e più di noia e di lentezza?
Inizialmente mi sono detta che il plot twist era stato così ben costruito che il libro nella sua interezza meritava di essere rivalutato. Ma poi, riflettendo ancora sulla questione, una vocina nella mia testa (sì, ho una vocina nella testa, anzi, più d'una ad essere sinceri, con cui parlo di libri, di solito) ha detto: e ci mancherebbe pure che il finale non fosse stato ben costruito! Dopo centinaia di pagine di nulla, passate ad affastellare uno sull'altro dettagli, minuzie e banalità quotidiane, il minimo che dovevo aspettarmi era che il finale giungesse ben preparato e adeguatamente inserito nel contesto. Quindi la risposta al quesito è no, questo finale è il minimo sindacale e non basta da solo a risollevare le sorti del romanzo.
Capisco la necessità di ricostruire con precisone l' ambiente sociale di Margaret e capisco altresì la necessità di ricostruire quello di Selina, che si muove tra il mondo dello spiritismo e quello della cialtroneria, ma oltre 350 pagine dedicate esclusivamente a costruire atmosfera e ambientazione sono troppe. Anche la vena mistery del romanzo emerge esclusivamente alla fine, senza che al lettore sia data la possibilità di immaginare e di intuire la soluzione del mistero, perchè esso si smarrisce in un mare di descrizioni lunghe, minuziose e per lo più inutili che rendono difficile cogliere il disegno di insieme di quello che si sta leggendo.
Ecco, credo che l' eccessivo perfezionismo nello scrivere questo romanzo dal sapore classico abbia finito per far smarrire all'autrice la visione d'insieme della sua storia, rovinando una romanzo che, con qualche corposo taglio ben assestato, poteva essere veramente splendido.
Voto:5
Che bello trovare questa recensione. Certo il libro è lento, ma io l'ho amato lo stesso. Non quanto Ladra, ma lo colloco al secondo posto tra i libri di questa autrice. Poi nell'ultimo che ho cercato di leggere GLi ospiti paganti la lentezza diviene insostenibile.
RispondiEliminaComplimenti Lisse, proponi sempre recensioni interessanti e varie.
Lea
Grazie Lea, sei sempre gentile!
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