La scheda del libro sul sito della Sperling & Kupfer
Quattro amici di infanzia, Beaver, Henry, Pete e Jonesy, sono nel Maine settentrionale per una battuta di caccia. Durante una tempesta di neve, succede l'impensabile: l'area viene messa in quarantena a causa di una misteriosa infezione di origine aliena. Ma i quattro amici non sono persone come tutte le altre. Tanto tempo prima, quando erano solo ragazzini, avevano salvato un ragazzo di nome Duddits, affetto dalla sindrome di Down, da un gruppo di bulli, e l'amicizia con lui li aveva cambiati per sempre, e non soltanto in senso metaforico.
Perciò i quattro, con l'aiuto di Duddits, sono proprio le persone che hanno qualche speranza di arrestare la minacciosa avanzata aliena.
Io non sono un'esperta né una delle fan più accanite del Re, ma ne apprezzo le idee, le trame e quel gusto per l'horror che sembra svilupparsi sempre tra le pieghe della banalità quotidiana. Io non sono un'esperta, dunque, ma è facile intuire che in questo romanzo ritornano molte delle tematiche care a Stephen King, quali l'amicizia, il bullismo, la diversità, il Maine (e come ti sbagli? Tra lui e Jessica Fletcher avranno fatto crollare la voglia di trasferirsi nel Maine a livelli prossimi allo zero!!).
I protagonisti sono un gruppetto di amici di vecchia data, ormai adulti, che hanno preso strade diverse nella vita, ma cercano di non perdersi di vista. Li accomuna, oltre all'amicizia, qualcosa di speciale, di particolare, di diverso. Infatti i quattro amici hanno percezioni extrasensoriali, diverse tra loro, ma tutte vaghe, imprecise, che a volte li hanno aiutati nella vita, a volte no.
King inizia il romanzo dandoci un assaggio di queste capacità, senza però spiegarci cosa sono, da dove vengono, perché. Se è vero che l'effetto è un pochino straniante, è anche vero che con questo espediente l'autore ci catapulta immediatamente al centro del romanzo, senza troppi preamboli. A me questo essere lanciati senza rete è piaciuto molto.
Altra cosa che mi è piaciuta molto, sono stati i personaggi. King si prende tutto il tempo necessario per farceli conoscere e farceli capire (e amare), ma lo fa mostrandoceli in azione, non spendendo fiumi di parole astratte. Insomma, King è un paladino dello show, don't tell [1] e io lo amo per questo.
Tra un flashback e l'altro, mentre il quadro sulle quattro personalità si completa, e lentamente scopriamo chi è Duddits, assente dalla scena ma sempre presente nei pensieri dei protagonisti, iniziamo a capire anche che il soggiorno nella baita in mezzo ai boschi che i quattro si concedono ogni anno non sarà né tranquillo né sicuro.
L'incontro con uno stralunato cacciatore che si è perso darà il via all'orrore; Beaver e Jonesy si ritroveranno intrappolati nella baita mentre terribili creature proliferano intorno a loro, mentre Henry e Pete si troveranno bloccati sulla via del ritorno dall'emporio locale.
La minaccia aliena è descritta in maniera particolareggiata ed esaustiva. Niente è lasciato al caso, ed appare subito chiaro che la struttura degli alieni che minacciano la Terra è complessa. Per il lettore non sarà facile capire con cosa ha a che fare; anzi, la vera natura del pericolo si comprenderà appieno solo alla fine.
Se devo essere onesta però, devo anche muovere qualche critica a questo romanzo. Certo, criticare uno come King sembra quasi un sacrilegio, ma io una cosa la devo assolutamente dire. Va bene lo show don't tell, vanno bene i flashback per chiarire il quadro generale, vanno benissimo le descrizione particolareggiate che accrescono il senso di paura e di orrore, però a tutto c'è un limite!
Il romanzo è lungo, lungo, lunghissimo, e leggerlo è stato a tratti faticoso. Io leggo un centinaio di pagine al giorno, quando sono libera, ma qui, nonostante abbia approfittato delle vacanze pasquali, non riuscivo ad andare oltre le 30-40 pagine giornaliere, specie dopo la seconda metà del libro.
Per carità, il libro mi è piaciuto, ho apprezzato la rielaborazione di una trama tutto sommato non originalissima che però nelle mani di King è diventata magica, ma un tantinello di sintesi non avrebbe guastato, a parer mio. Nella seconda metà del libro già citata c'è un inseguimento che dura qualcosa come 250 pagine. Duecentocinquanta pagine! Sono arrivata alla conclusione sfinita. Manco fossi io quella che arrancava nella neve.
So benissimo che questo è lo stile di King e che sicuramente non cambierà, ma mi sembra giusto evidenziarlo.
Insomma, un bel libro, interessante, con temi classici dell'horror e della fantascienza, rielaborati da Stephen King in modo un po' prolisso.
Voto: 7= (non do il sette pieno perché non credo che il libro sia adatto a tutti, a causa delle critiche che ho mosso sopra)
So benissimo che questo è lo stile di King e che sicuramente non cambierà, ma mi sembra giusto evidenziarlo.
Insomma, un bel libro, interessante, con temi classici dell'horror e della fantascienza, rielaborati da Stephen King in modo un po' prolisso.
Voto: 7= (non do il sette pieno perché non credo che il libro sia adatto a tutti, a causa delle critiche che ho mosso sopra)
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