sabato 2 aprile 2016

Adesso...

...di Chiara Gamberale.
 
Esiste un momento nella vita di ognuno di noi dopo il quale niente sarà più come prima: quel momento è adesso.
Arriva quando ci innamoriamo, come si innamorano Lidia e Pietro. Sempre in cerca di emozioni forti lei, introverso e prigioniero del passato lui: si incontrano. Rinunciando a ogni certezza, si fermano, anche se affidarsi alla vita ha già tradito entrambi, ma chissà, forse proprio per questo, finalmente, adesso… E allora Lidia che ne farà della sua ansia di fuga? E di Lorenzo, il suo “amoreterno”, a cui la lega ancora qualcosa di ostinato? Pietro come potrà accedere allo stupore, se non affronterà un trauma che, anno dopo anno, si è abituato a dimenticare?
 
Ho dovuto necessariamente copiare la trama (trama?) del libro dalla scheda sul sito della Feltrinelli perché altrimenti non avrei saputo come scrivere una sinossi. Perché una storia, in questo libro, non c'è. Ci sono dei personaggi, è vero. Lidia, che non riesce, dopo tre anni, a darsi pace per la sua separazione da quello che ritiene la sua anima gemella. Tanto gemella che dopo un mese che stavano insieme si è fatto beccare a letto con altra. Eh già. Se non è amore eterno questo.
C'è Lorenzo, l'ex di Lidia di cui sopra che... boh. Non fa niente per tutta la durata del romanzo. Niente a parte sputare perle di improbabile saggezza sui rapporti umani e mettere in scena degli imbarazzanti siparietti con Lidia - i due, in tribunale, si chiamano reciprocamente Lilo e Stitch. Sì, davanti al giudice. No, non hanno 5 anni a testa.
C'è Pietro, anche lui alle prese con una separazione e con l'affidamento della figlia, che ritiene di doversi concentrare su quello che resta della sua famiglia, e crede di non potersi concedere altro che avventure fugaci.
Poi ci sarebbe quella che il risvolto della copertina definisce  una giostra di personaggi tragicomici.
Ma quando mai? Ci sono dei personaggetti che compaiono per mezza paginetta e con le loro insensate avventure da ragazzini delle medie che si innamorano di quello/a carino/a dovrebbero svelarci delle grandi verità sull'amore.
E c'è poco altro.
C'è questa storiella scarna, senza nulla di speciale, senza colpi di scena, tra Lidia e Pietro. Si conoscono, vanno a letto insieme, lei lascia tutto per seguirlo a Milano, si mettono insieme e poi litigano quando Lidia - che c'ha l'ansia di fuga dalle relazioni ma rimane attaccata come una cozza al suo ex -  si chiede chi ha sofferto di più: lei col divorzio dei suoi, oppure Pietro con la morte di malattia della madre e il conseguente suicidio del padre? Mah, che domanda intelligente. Proprio.
 
Il vero difetto di questo libro, secondo me, è di prendersi troppo sul serio. Ogni frase è buttata là come se stesse per rivelarci la verità suprema sull'amore. Il tono è pedante e pesante, manca quella leggerezza che avrebbe potuto creare un'empatia tra personaggi e lettore. Invece i personaggi restano distanti, e ciò è dovuto anche alle scelte stilistiche dell'autrice, senza dubbio originali, ma non certo azzeccate, a parer mio. Capitoli di riflessioni sull'amore (tra l'altro di una banalità sconcertante) staccati dal contesto e che non si sa a chi attribuire tra i personaggi; il curriculum sentimentale dei due protagonisti piazzato a metà libro, avulso dalla narrazione, scritto per quale ragione e con quale scopo non si capisce bene (sì, sto parlando proprio della vita sentimentale, a partire dall'infanzia, di Lidia e Pietro, scritta sotto forma di curriculum vitae, dove i due vengono chiamati "il candidato" e "la candidata"); pagine con una sola parola stampata a caratteri cubitali (per la cronaca, la parola è PAURA), la ripetizione ossessiva, a inizio /fine capitolo, della medesima citazione tratta dal libro stesso (il che denota quanto l'autrice si prenda sul serio).
Discutibile la scelta di raccontare l’innamoramento dall’interno (cito sempre il risvolto della copertina) usando dei personaggi che dell'amore non hanno capito niente.
A un certo punto, riferendosi a Pietro, qualcuno dice che essendo un padre è normale che si annulli per la figlia. (No, il libro è troppo brutto perché lo riprenda in mano e cerchi la citazione per riportarla esattamente, Fidatevi, c'è scritto così).
Ecco le grandi verità sull'amore: annullarsi per l'altro - partner o figlio che sia. Perfetto, direi.
Oppure: dopo una separazione di senti vuoto, e soffri. Dai? Davvero? Questa devo segnarmela, eh.
 
Raramente mi è capitato di leggere qualcosa di così profondamente inutile e insulso. Se avessi passato il mio tempo a fissare un muro bianco anziché leggere questo libro, avrei svolto una attività sicuramente più costruttiva ed interessante. Mi consola solo il fatto di non aver speso 16 sudatissimi euro per questo libro. E' di proprietà della Biblioteca Comunale, e glielo riporterò con gioia.
Voto: 2 
 

5 commenti:

  1. Ok, hai confermato quella che è stata la mia impressione relativamente agli ultimi lavori di questa autrice. È diventata insulsa, quasi inutile direi (anche se il termine potrebbe apparire offensivo). E mi spiace davvero tanto perché io mi innamorai della sua scrittura con "Le luci nelle case degli altri". Peccato davvero.

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  2. Un plauso alla tua recensione! la penso esattamente come te, ma sicuramente tu hai reso meglio l'idea!un libro-non libro, peccato, perchè quel poco che ho letto in passato della Gamberale mi è piaciuto.

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  3. Messaggio ricevuto, forte e chiaro ;-)

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  4. La recensione è bellissima: qualcosa di buono da questo libro è uscito!
    Purtroppo presto sarà di proprietà anche della biblioteca presso la quale lavoro: ho cercato di glissare, ma gli utenti me lo hanno chiesto espressamente. Pazienza.
    Io di certo non lo leggerò.
    Un saluto da Lea

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  5. Non mi ispirava ed ora mi ispira ancora meno!

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