lunedì 27 maggio 2019

Chiedi alla notte...

... di Antonella Boralevi.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Baldini+Castoldi

Ringrazio la casa editrice per la copia del romanzo.

Venezia, 28 settembre 2018. È la serata di gala della Mostra del Cinema, ed è anche il momento di Vivi Wilson, protagonista del film d'apertura e astro nascente del cinema mondiale. 
Quella stessa notte, Vivi Wilson viene trovata morta sulla spiaggia. Incidente, omicidio o suicidio?
Alfio Caruso, commissario di origini siciliane, indaga, e durante le indagini incontra nuovamente Emma, avvocato che lavora per Netflix, con cui aveva avuto una breve ma intensa storia d'amore una anno prima, quando indagava su un altro caso.
L'indagine non sarà facile, ed Emma ed Alfio si troveranno a collaborare, spinti l'uno verso l'altra da un sentimento mai sopito, e dovranno muoversi con cautela tra star, manger, critici cinematografici, nobili veneziani e uomini d'affari, il tutto in una splendida Venezia di fine estate, piena di luce ma anche di torbidi segreti.

In questo romanzo ritroviamo Alfio ed Emma, inquieti protagonisti de La bambina nel buio. A separarli, le infedeltà di Alfio; ad unirli la profonda affinità di due anime.
Alfio ed Emma vedono il contesto in cui è maturata la morte di Vivi Wilson da due punti differenti, entrambi utili alle indagini. Mentre Alfio si occupa della scena del crimini, di alibi e di rapporti della scientifica, Emma si trova coinvolta nei torbidi segreti della nobilità veneziana, che sembra sapere parecchio sulla morte di Vivi Wilson.
Le apparenze, in questo romanzo, ingannano sempre. E tutti mentono, come dice il regista di Vivi Wilson ad Emma. Perciò la risoluzione del mistero non è nè facile nè consolante, e richiede la collaborazione di entrambi i protagonisti, capaci di vedere ognuno un pezzo della soluzione.

Il romanzo sembra quasi essere diviso in due parti. Nella prima metà, più o meno, siamo trasportati nello scintillante mondo della Mostra del Cinema, tra feste, grandi alberghi, cocktail party, registi alcolizzati, giornalisti e paparazzi. Insomma, tutto quello che siamo soliti associare a quel mondo. L'elemento di disturbo, per così dire, è Emma, avvocato di Netflix, società che produce il film d'apertura.
La giovane inglese, dall'educazione e dalla professionalità impeccabili, si trova spaesata in quel contesto dove all'apprenza tutto è meraviglioso. Forte è il contrasto fra la sua personalità sofferente e confusa e quella dei bellissimi attori sicuri di sè sul red carpet. Il luccichio della fama e di quel mondo patinato fa emergere ancora una volta le sue fragilità e i dolori del passato, che non sono ancora sopiti.
Certo, a ben guardare questa prima parte del romanzo ha dalla sua una grande carica empatica, essendo descritto dal punto di vista della fragile Emma, ma allo stesso tempo risulta dispersivo e poco incisivo. Insomma, seguendo i pensieri e i sentimenti di Emma comprendiamo benissimo la sua sofferenza, i suoi rimpianti e la sua anima, ma per altro verso questo poco incide sulla trama, la fa avanzare lentamente e porta inevitabilmente a chiedersi dove alla fine andremo a parare.

Passata la metà del romanzo, il registro cambia, e la trama diventa più focalizzata sul proprio sviluppo e sulla risoluzione del mistero.
Emma, ospite nella villa di una enigmatica nobildonna veneziana, resta anche questa volta invischiata in una indagine a ritroso su un passato che non vuole saperne di restare tale.
Qui l'autrice dà il meglio di sè. Il ritmo della narrazione aumenta fino a diventare incalzante, e le rivelazioni si susseguono senza tregua. Il mistero sembra infittirsi anzichè chiarirsi, ed assume contorni sempre più inquietanti. Qui ho ritrovato l'angosciante atmosfera noir che tanto mi aveva colpito ne La bambina nel buio, e qui ho ritrovato ciò che mi aveva conquistato nel precedente romanzo: quella cappa di sofferenza che aleggia tra gli antichi palazzi e le scure calli: l'eco di una tragedia accaduta nel passato che arriva a plasmare il presente; e personaggi, anche quelli secondari, con ombre molto lunghe nelle loro anime spezzate.

Un'altra cosa particolarmente accattivante è stato il fatto che l'autrice ha voluto dare due finali al suo romanzo. Mi spiego meglio: Alfio ed Emma giungono ad una soluzione molto ben congegnata e soddisfacente.
In un breve ma splendido capitolo finale, intitolato Cosa videro i gabbiani, Boralevi aggiunge un tassello, che non sapevamo mancasse, ma che ci lascia con l'amaro in bocca.
Il doppio finale vale da solo il prezzo del biglietto (per restare in tema cinematografico).
Credo che questi finali così crudi e poco pietosi siano la cifra dell'autrice, ed una delle cose che apprezzo di più dei suoi romanzi.

Voto: 7

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