sabato 18 agosto 2018

Tre stanze per un delitto...

... di Sophie Hannah.

La scheda del libro sul sito della Mondadori

Hercule Poirot decide di prendersi una meritata vacanza, ma evita di allontanarsi da Londra per sottrarsi allo stress e alle scomodità che un viaggio comporta. Mentre si trova al Caffè Pleasant gli si avvicina una giovane donna di nome Jennie, la quale gli racconta di essere in pericolo: rischia di essere assassinata, ma chiede al famoso investigatore di non fare nulla in proposito, perchè qualunque cosa succederà, se lo sarà meritato. Detto questo, la donna fugge via, pentita di essersi aperta con lui. Quando in un famoso hotel della città viene commesso un triplice omicidio, e tutto fa pensare che le vittime potrebbero salire a quattro, Poirot non può fare a meno di chiedersi se il misterioso incontro con Jennie sia legato a questi avvenimenti.
 
Come forse saprete, sono una grande fan di Agatha Christie e dei suoi personaggi letterari. L'idea che un personaggio che si è tanto amato possa tornare a vivere tra le pagine di un libro è, per ogni appassionato, qualcosa che attrae e terrorizza allo stesso tempo. Raramente, infatti, un altro scrittore riesce a rievocare le atmosfere che abbiamo amato e a fare realmente suo un personaggio che non gli appartiene, a maggior ragione se si tratta di un mito della letteratura gialla (e non solo) come Poirot.
Fatta questa doverosa premessa, sapete come mi sono accostata a questo romanzo, che segna il ritorno sulle scene letterarie del famoso investigatore Hercule Poirot. 

La mia opinione su questo romanzo si può riassumere così: pensavo peggio.
Certo, può sembrare un giudizio non particolarmente incoraggiante, ma non è esattamente così, come spiegherò nelle righe che seguono.

Hannah ha ambientato il suo romanzo in un momento della vita di Poirot in cui c'è una sorta di buco; il nostro investigatore si è preso una vacanza senza abbandonare Londra, ed alloggia in una tranquilla pensioncina. Qui conosce un detective di Scotland Yard, Edward Catchpool, che sarà la sua spalla in questa indagine, nonchè il legame che gli permetterà di indagare su un triplice omicidio avvenuto all'hotel Bloxham.

L'indagine si sviluppa in maniera decisamente classica, con Poirot che investiga, scruta, interroga, raccoglie prove e con il povero Catchpool che brancola nel buio (e noi con lui).
L'aver ricostruito un impianto investigativo classico è decisamente un punto a favore del romanzo di Hannah. Il rispetto delle atmosfere e dei modi e tempi del protagonista mi ha colpito favorevolmente e si vede, a parer mio, uno studio sufficientemente approfondito delle opere della Christie.
Quello che invece non ho apprezzato poi così tanto è stato l'eccessivo calcare la mano sul divario tra l'intuito investigativo di Poirot e l'ottusità di Catchpool. Insomma, per essere un detective di Scotland Yard (mica pizza e fichi, eh!) il nostro mi pare un tantinello sprovveduto. Restio a fare domande approfondite, utilizza il ricordo di un trauma infantile per evitare un'accurata ispezione cadaverica, addirittura restio a scavare nel passato delle vittime, Catchpool sembra a più riprese un dilettante e non un poliziotto. E a volte questa cosa diventa fastidiosa.

Poirot, al contrario, è molto ben curato e approfondito nei suoi tic, nelle sue manie e nel suo modo di agire; le sue rivelazioni (parziali) sono come sempre oscure, i dialoghi ben costruiti e le parole messe in bocca a Poirot suonano quasi sempre giuste, adeguate al personaggio. 

"La punizione e la persecuzione sono due cose distinte" osservò Poirot. [...] Enfin, non possiamo decidere quali sentimenti provare ma possiamo scegliere se seguirli oppure no. Se viene commesso un crimine, bisogna assicurarsi che la giustizio si occupi del criminale in maniera appropriata, ma sempre senza cattiveria nè rancore personale... sempre senza la sete di vendetta, che contamina ogni cosa ed è effettivmente un male".

Di tanto in tanto c'è qualche forzatura (Poirot che prende l'autobus? Ma anche no), ma nel complesso la ricostruzione del personaggio tiene.
Forse si potrebbe dire che a volte l'autrice esagera proprio in questa direzione, ritenendo necessario ribadire a ogni piè sospinto quello che rende Poirot unico: i baffi, le celluline grigie, l'ordine e il metodo, le citazioni in francese (decisamente troppe, secondo me) e così via. Traspare, insomma, a parer mio, un poco di ansia da prestazione da parte dell'autrice, che ci tiene a sottolineare che... beh, Poirot è Poirot.

Al contrario, atmosfere e ambientazioni sono ben costruite. Non mancano il tipico villaggio di campagna inglese e il classico scheletro nell'armadio. Questa è stata la parte migliore del romanzo e quella che ho amato di più.

E veniamo alla trama. Come già accennato, questa si sviluppa intorno ad una indagine di stampo classico, e fin dalle prime battute il mistero appare sufficientemente intricato per tener vivo l'interesse del lettore. Peccato che la trama venga però rallentata dalla presenza di Catchpool, il quale, come detto, non sembra avere molta voglia di indagare nè di far valere la sua autorità per far sì che testimoni e sospettati rispondano alle sue domande. Questo porta al trascinarsi di situazioni che potevano essere risolte con un numero decisamente minore di pagine.

Il mio giudizio sul finale e sulla soluzione del mistero è duplice. Da un lato, trovo che in fin dei conti l'enigma e relativa soluzione non siano poi così male; allo stesso tempo però devo notare come essi siano eccessivamente involuti, con un doppio colpo di scena finale che ho trovato lontano dallo stile della Christie. Questo per me influisce sul voto finale, perchè, scritto in oro in copertina c'è il nome della Christie prima di quello di Sophie Hannah. Perciò ritengo legittimo aspettarmi un certo tipo di romanzo e di intreccio. 
La soluzione finale, inoltre, appare troppo slegata dagli indizi seminati durante la narrazione; anzi, Poirot sembra risolvere l' enigma più a forza di intuizioni che di deduzioni logiche. E questo non mi è piaciuto molto.

Insomma, in conclusione credo sia impossibile giudicare questo libro senza confrontarlo con l' opera della Christie, di cui vuole dichiaratamente essere una prosecuzione; perciò il mio voto è duplice.
Da un lato, assegno un 7 al romanzo valutato in sè, perchè si tratta comunque di un giallo godibile anche se a tratti un po' lento, con un personaggio ben costruito e di facile impatto sul lettore. 
Assegno invece un 6 di incoraggiamento al romanzo valutato come emanazione delle opere di Agatha Christie, perchè ho ritrovato in parte le atmosfere che amo e il personaggio di Poirot, sebbene non perfettamente riuscito, è sufficientemente vicino all' originale, tanto da lasciarmi la voglia di leggere gli altri due romanzi della serie a lui dedicata [1].

[1] Il secondo della serie, intitolato La cassa aperta è uscito nel 2016, mentre il terzo della serie, The Mistery of three Quarters, uscirà il 23 agosto 2018 in lingua inglese. 

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