mercoledì 18 luglio 2018

Il dandy della Reggenza...

... di Georgette Heyer.

La scheda del libro sul sito della Astoria Edizioni

Judith e Peregrine Taverner, da poco rimasti orfani, giungono a Londra per incontrare il loro tutore, Lord Worth, che avrà il compito di vegliare su di loro fino al compimento della maggiore età, nonchè il compito di amministrare il loro consistente patrimonio. I due giovani rimangono sorpresi nello scoprire che il loro tutore non è un anziano signore come avevano immaginato, ma un uomo giovane e che ha fama di essere uno dei dandy più famosi ma anche più indisponenti di tutta Londra. Un'antipatia immediata si instaura fra Worth e i suoi pupilli; quando a Peregrine cominciano a capitare incidenti strani, i ragazzi si chiedono se per caso non ci sia lo zampino del loro tutore.

Avevo grandi aspettative per questo libro, perchè adoro i romanzi ambientati nell'epoca Regency; adoro la letteratura inglese e gli/le autori/autrici che si inseriscono nel solco di Jane Austen. Nonostante questo romanzo abbia tutte queste caratteristiche, ne sono rimasta in parte delusa. 
Ma andiamo con ordine. 

La storia si svolge a Londra nel 1811. I protagonisti del romanzo, due fratelli non ancora ventenni rimasti orfani da poco,si tuffano nella vita londinese sotto l'occhio vigle e accigliato del loro tutore. Sono molto ricchi e ciò rende in particolar modo Judith un ottimo partito. In un turbinio di balli, inviti, piccoli scandali, i ragazzi proveranno a orientarsi tra le regole della buona società. I due infatti provengono dalla campagna e non hanno esperienza dello stile di vita cittadino. Questa loro ignoranza è l'espediente perfetto che permette all'autrice di sviscerare ogni minimo dettaglio riguardante la società dell'epoca: moda, riti, tic, nevrosi e taboo.
L'ambientazione è quella che abbiamo imparato a conoscere attraverso i romanzi di questo genere. Siamo di fronte ad una società frivola, rigorosamente aggrappata al mantenimento delle apparenze e della buona reputazione, che ha trasformato la vita sociale in un rituale talmente rigido da perdere qualunque significato.
Questo aspetto del romanzo è molto interessante. Il quadro che l'autrice dà di questa società e di un intero stile di vita è accuratissimo; l'inserimento nella narrazione di figure storiche come Beau Brummel o il principe reggente avviene con naturalezza e conferisce solidità alla trama.
Anche i personaggi di fantasia come Judith, Peregrine e Lord Worth sono comunque ben costruiti.
In particolare Judith mi è piaciuta molto: è una donna forte, che nonostante la giovane età sa farsi valere e pensa con la sua testa. Il suo anticonformismo però è bene inserito nella trama e nel contesto, e non assume mai caratteristiche eccessive o addirittura anacronistiche come spesso mi capita di leggere. Insomma, il personaggio principale è una donna forte del 1812, ben tratteggiata e sfaccettata.

Le mie perplessità riguardano, più che altro, lo sviluppo della storia. 

In primo luogo, nella lunga introduzione al romanzo, questo viene presentato come una sorta di anello di congiunzione tra Jane Austin ed il romanzo gotico; mi aspettavo di leggere perciò tutt'altro tipo di storia. Mi aspettavo più mistero, un briciolo di suspense in più; insomma, mi aspettavo che qualche ombra inquietante si allungasse sulla frivola vita londinese di inizio XIX secolo. Invece mi sono trovata a leggere un romance storico, non uno dei miei generi preferiti.
Gli elementi gotici (e anche quelli gialli, a dire il vero) sono praticamente assenti. È facilissimo intuire dove la trama andrà a parare sia per quel che riguarda la parte romance che per quella mistery.
Gli elementi mistery, a conti fatti, si riducono al mettere in pericolo la nostra eroina cosicchè l'eroe di turno possa soccorrerla appena in tempo.
La presentazione, a parer mio totalmente errata, non rende giustizia al romanzo e mi ha guastato il piacere della lettura.

In secondo luogo se, come ho accennato, da un lato ho apprezzato la cura dei dettagli e la ricostruzione del contesto storico, dall'altro manca, secondo me, un tocco di leggerezza che renda la lettura più piacevole e scorrevole. La narrazione infatti a tratti mi è parsa pedante. I dialoghi, per quanto arguti, a volte sono troppo lunghi e somigliano a sterili esercizi di stile.

In conclusione, si è trattato di una lettura interessante sotto certi punti di vista, ma che non è riuscita a brillare particolarmente.
Voto: 6

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