lunedì 23 luglio 2018

Chiamami col tuo nome...

... di Andre Aciman.

La scheda del libro sul sito della casa editrice Guanda

Riviera ligure, anni '80. La famiglia di Elio, diciassette anni, ospita per sei settimane estive uno studente americano, che sta scrivendo un libro con l'aiuto del padre di Elio, professore universitario. Elio si innamora di Oliver con una passione che segnerà la sua vita.

Questo romanzo narra la storia di un'ossessione amorosa, quella del giovanissimo Elio per un ragazzo di poco più grande di lui. Tutto si svolge nell'arco di sei settimane di una caldissima estate di una ventina di anni fa.
Elio è un adolescente talmente atipico da sfiorare l'irreale. Tutte le sue conversazione vertono su filosofi greci, musica classica, letteratura ottocentesca. Per carità, niente di male, eh, ma sinceramente mi risulta difficile figurarmi un adolescente che non abbia altri interessi che quelli. Anche a me piacciono da morire i classici e mi piace intavolare discussioni filosofiche con chi mi sta vicino, ma se parlassi esclusivamente di questo, credo che i miei familiari mi butterebbero fuori di casa.
Elio è anche la voce narrante della storia, ma purtroppo per noi la sua voce è piatta, la sua narrazione prolissa e pesante, molto cerebrale, perchè quasi tutto quello che avviene nel romanzo, avviene esclusivamente nella sua testa. Elio passa tutto il suo tempo a rimuginare su Oliver, su cosa fa, su dove va, sull'orario a cui entra e sull'orario in cui esce, analizzando ogni parola che dice o non dice, ogni gesto fatto o non fatto, ogni sbadiglio, ogni battito di ciglia. Non facciamo altro che leggere di sogni ad occhi aperti, dialoghi immaginari con l'oggetto dei suoi desideri, pensieri ed interminabili elucubrazioni mentali sul tema e se...?
Molto probabilmente quello che viene spacciato per amore nel libro non è altro che un mix di morbosa ossessione e desiderio sessuale frustrato.
Emblematico a tale proposito è un passaggio particolarmente famoso del romanzo, quello della famigerata pesca, che riguarda l'uso che Elio fa di una pesca mentre pensa ad Oliver.
Non dirò altro, ma se volete, potete fare una rapida ricerca tramite Google per trovare un breve video, tratto dal film basato sul romanzo, che vi permetterà di capire a cosa mi riferisco. E allo stesso tempo vi impedirà di guardare nuovamente le pesche con gli stessi occhi di adesso.
Cosa esattamente dovesse comunicarmi una simile scena non sono riuscita a capirlo. Come non sono riuscita a capire cosa aggiungesse allo sviluppo della storia.

Oliver è un personaggio che ho apprezzato di più, essendo più ambiguo e più sfumato ma anche meno concentrato su se stesso. Ma il fatto di poterlo vedere esclusivamente attraverso gli occhi di Elio non ha giovato, secondo me, ad una sua completa evoluzione.

Mi dispiace dire questo di un libro che ha riscosso tantissimo successo, ma io mi sono annoiata a morte. Il peccato maggiore di questo romanzo è, secondo me, proprio questo, la noia, la lentezza e la pesantezza della narrazione.

Voto: 4 e 1/2

2 commenti:

  1. Che peccato, ero curiosa di leggerlo proprio perché tutti lo dipingevano come un romanzo capolavoro.
    Non ho ancora visto il film, ma al momento eviterò di cercare il video della pesca, perché le pesche sono il mio frutto preferito e non voglio assolutamente rinunciare a loro >-<

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