martedì 12 giugno 2018

L'anello di Salomone. La Trilogia di Bartimeus #0.5...

... di Jonathan Stroud.


Molti secoli prima delle vicende narrate nei volumi della trilogia originale, quando ancora i grandi re e gli eroi mitici camminavano sulla Terra, il jinn conosciuto con il nome di Bartimeus si trova a Gerusalemme, al servizio di uno dei maghi di corte del grande e saggio re Salomone. Il potente monarca deve la sua forza ad un manufatto magico, un anello dalle capacità straordinarie, che lo rende invincibile ma che, allo stesso tempo, fa gola a tanti.
Quando Salomone minaccia la prosperità del regno di Saba, la Regina manda una giovane soldatessa al suo servizio ad uccidere il re, e prendere l'anello. Ma sulla strada dell'assassina, si metterà, suo malgrado, Bartimeus.

Molto lentamente, ma con passo deciso e sicuro, Joanthan Stroud sta scalando la mia personale classifica degli autori che preferisco. Questo perchè si tratta di uno scrittore che non si ripete mai, riesce sempre ad essere brillante e originale e a narrare storie che intrattengono e allo stesso tempo fanno riflettere.
L'anello di Salomone non fa eccezione.

Ci troviamo a Gerusalemme, circa mille anni prima della nascita di Cristo. La magia è parte integrante del sistema di governo; Salomone, egli stesso un mago, si circonda di un consiglio di diciassette maghi provenienti da tutto il mondo conosciuto, e fonda il suo potere sull'incredibile forza di un anello magico, unico manufatto nel suo genere, che lo rende invincibile.
Bartimeus, jinn di discreto potere ma di ego smisurato, si trova al servizio di uno dei diciassette, Khaba, probabilmente il più crudele, ambizioso e ambiguo. 

L'ambientazione è suggestiva e sufficientemente ben descritta. Trovo che la rivisitazione in chiave magica di un'epoca storica già di per sè ammantata di leggenda sia originale e sorprendente. Immaginate: Jonathan Stroud ha preso un periodo storico lontanissimo, i cui contorni si perdono nel mito, e l'ha reso ancora più mitico e magico, con una serie di elementi ben collaudati.
Tra questi, dobbiamo sottolineare innanzitutto il funzionamento della magia, che resta, a parer mio, una delle migliori trovate mai lette in un libro fantasy. Nel mondo creato da Stroud, i maghi non hanno direttamente poteri magici: tutto ciò che sanno fare è evocare degli spiriti, o demoni, da un'altra dimensione detta Altro Luogo, e costringerli, mediante formule complesse, a eseguire tutti i loro ordini. In pratica, gli spiriti sono schiavi alla mercè del mago che li ha evocati, esseri potentissimi alla costante ricerca del modo per spezzare le loro catene. Le implicazioni di un simile sistema condiziano inevitabilmente i rapporti tra i personaggi, creando una continua tensione narrativa che conferisce profondità alla trama.

Altro elemento ben collaudato è sicuramente il jinn protagonista della storia.
Bartimeus è semplicemente esilarante. Sveglio, brillante, ironico, racconta parte del romanzo in prima persona, con uno slang moderno che contrasta deliziosamente con l'ambientazione antichissima e mitica. Impossibile non adorarlo.
Questo il suo irriverente pensiero su Salomone:

Salomone voleva assomigliare ai grandi boss: i re dell'Assiria e della Babilionia laggiù ad est, gente dura che manco usciva dal letto se non c'era una testa di nemico sconfitto da calpestare sul tragitto per il bagno.

A fargli da contrappunto, questa volta troviamo Asmira, partita dal regno di Saba per portare a compimento l'ordine della sua regina di uccidere il grande re Salomone.
Laddove Bartimeus non prende nulla sul serio, non crede in niente e non è fedele a nessuno, Asmira è invece fedele, devota, seria. Pronta a morire per la causa.

Dopo qualche capitolo introduttivo dei tempi e dei luoghi, il loro incontro/scontro da l'avvio alla trama. Quando i rispettivi obiettivi sembrano chiariti, la storia pare avviarsi su binari alquanto prevedibili. E invece no. Jonathan Stroud sa regalare al romanzo svolte inaspettate, cambi di prospettiva e piccoli colpi di scena. Niente è scontato. Perciò la trama risulta frizzante e mai banale o noiosa. Non manca l'azione, soprattutto perchè la lotta al potere diventa ben presto un gioco a tre senza esclusione di colpi.
Sotto la superficie di una storia movimentata, dai dialoghi brillanti e dai personaggi accattivanti,  però, si cela ancora qualcosa. Ho apprezzato il messaggio che si intravede in controluce, tra le righe. Jonatahn Stroud ci parla, attraverso le parole mai del tutto serie di Bartimeus, della libertà e dei condizionamenti mentali che inconsapevolmente muovono le nostre scelte. Mettendo a confronto due situazioni molte diverse - la schiavitù di Bartimeus e lo stringente imperativo morale all'obbedienza di Asmira - l'autore ci porta a riflettere su cosa sia davvero la libertà.

L'unica differenza tra me e te è che io ho conoscienza della mia condizione. Io so di essere schiavo, e la cosa non mi garba affatto. Saperlo, però, mi dà almeno un piccolo spicchio di libertà. Tu non hai nemmeno quello.

Quando possiamo dirci liberi? Le nostre scelte sono veramente libere? Oppure siamo condizionati tanto da non riuscire più a distinguere la nostra volontà da quei fattori esterni che la dirigono?
Sono domande interessanti, così come è interessante trovarle in un romanzo fantasy, e per di più per ragazzi. 

Un libro che mi sento di consigliare a tutti
Voto: 7 e 1/2

Ps: Se volete dare un'occhiata alle altre recensioni che ho scritto sui libri di quest'autore, cliccate qui

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