lunedì 11 settembre 2017

Il mare nasconde le stelle...

di Francesca Barra.

La scheda del libro sul sito della Garzanti

Remon ha 14 anni quando decide di fuggire dal suo paese, l'Egitto, a causa della situazione sempre più pericolosa per chi, come lui, è di religione cristiano-copta. Violenze, soprusi e pestaggi sono all'ordine del giorno.
Aiutato da un cugino, con poche cose in un busta di plastica e senza sapere niente di quello che lo attende, Remon sale su uno di quei barconi tristemente noti. Crede di attraversare un braccio di mare, invece attraverserà l'inferno.
 
Non è facile recensire un libro che tocca un tema così attuale, delicato e doloroso.
Quello che è scritto in questo diario, trascritto e rielaborato da Francesca Barra, è molto istruttivo e significativo.
Nell'incoscienza e nell'ignoranza di ciò che lo aspetta, Remon parte perché sente di non avere altra scelta. Abbandona i genitori senza salutarli, oppresso dal senso di colpa per quella fuga e per l'enorme debito che lascerà loro da pagare.
Nel viaggio di Remon c'è tutto: la fame, la paura, il pericolo, la speranza, il tempo che non passa mai e sembra dilatarsi all'infinito. E poi c'è l'approdo in una terra sconosciuta e a tratti ostile. Da quel momento comincia per Remon un altro viaggio, quello per riappropriarsi della sua vita una volta sbarcato; per ricominciare a costruirsi un futuro, andare a scuola, integrarsi.
Se si pensa che questa è la storia vera di un ragazzino di 14 anni, essa acquista un sapore diverso, epico e drammatico, e non la si può leggere senza riflettere su molte cose, senza guardare con occhi diversi gli articoli di cronaca sull'immigrazione che leggiamo quotidianamente e a cui, diciamoci la verità, ci siamo assuefatti.
Da questo punto di vista il lavoro di Francesca Barra e di Remon è ammirevole, e rende questo libro un ottimo punto di partenza per avvicinarsi a questa tematica, specie per un pubblico più giovane.
 
Dal punto di vista esclusivamente letterario, non nascondo che mi sarei aspettata qualcosa di più.
Il linguaggio è volutamente molto molto semplice, cosa che del resto posso comprendere, perché si tratta pur sempre di un libro basato sul diario di un ragazzino che non parla l'italiano come prima lingua, e di cui l'autrice non ha voluto tradire lo spirito.
Ma, a parer mio, l'intervento appunto di un'autrice brava e capace come  Francesca Barra avrebbe potuto spingere la narrazione un pochettino più in profondità, scendere ancora qualche gradino, invece di restare a pelo d'acqua, per così dire.
Avrei gradito qualche dettaglio in più sulle ragioni che hanno spinto Remon alla fuga e anche che la parte del viaggio in mare fosse stata maggiormente ricca. Non certo per curiosità morbosa, ma per guardare e finalmente comprendere davvero quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
Ecco, in certi momenti, per capire a pieno cosa stava passando Remon dovevo fare appello a quello che avevo letto in precedenza su scafisti, maltrattamenti, centri di accoglienza come prigioni, eccetera. Mi sembrava che il libro me ne raccontasse la storia solo in parte, solo in superficie.
 
Credo, comunque, che il romanzo sia, come accennavo prima, rimasto fedele alla narrazione di Remon, che aveva 14 anni al momento del viaggio e non poteva che vedere il mondo attraverso i suoi occhi ingenui di ragazzino.
Questa caratteristica può essere un pregio, come potrebbe essere considerata un difetto.
Sta al lettore giudicare, anche perché io questo libro, al di là delle mie perplessità, lo consiglio vivamente, perché nella sua semplicità riesce comunque a far riflettere e far nascere delle domande.

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